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La Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto l’ultimo tentativo di Donald Trump di ritardare la condanna per i pagamenti all’attrice di film porno Stormy Daniels: la sentenza resta quindi in programma per venerdì 10 gennaio ed è attesa nel pomeriggio (ora italiana). Gli avvocati di Trump avevano sostenuto che una condanna pochi giorni prima del suo insediamento avrebbe minacciato la sicurezza nazionale: Trump giurerà infatti come nuovo presidente degli Stati Uniti, insediandosi ufficialmente, il prossimo 20 gennaio.
Il giudice di New York che sta seguendo il caso ha già escluso una pena che preveda il carcere, la libertà vigilata o una multa (ci sono altri tipi di pene, come i servizi sociali). È anche per questo che la Corte Suprema ha deciso che Trump poteva subire la condanna, ritenendo che una sentenza di questo tipo non avrebbe ostacolato il suo insediamento. La maggioranza comunque è stata minima: dei 9 membri della Corte, 5 hanno votato a favore dell’emissione della condanna e 4 contro. La pena massima per i reati di cui è accusato Trump sarebbe stata di 4 anni di carcere.
A maggio del 2024 la giuria popolare aveva dichiarato Trump colpevole per tutti i 34 capi di accusa a suo carico: in sostanza di aver falsificato documenti contabili della campagna elettorale del 2016 per nascondere l’esistenza dei pagamenti a Daniels, usati per comprare il suo silenzio su una relazione sessuale avvenuta dieci anni prima. Negli Stati Uniti prima si decide la colpevolezza, e poi l’eventuale condanna in un’udienza successiva: Trump deve ancora ricevere la condanna.
Questo era uno dei quattro processi penali in cui era coinvolto Donald Trump e l’unico in cui è stato giudicato colpevole. C’erano poi quello per l’assalto al Congresso del gennaio del 2021, in cui è accusato di aver provato a sovvertire il risultato delle elezioni in cui aveva perso contro Joe Biden; quello relativo alla sottrazione di documenti riservati, conservati nella sua villa di Mar-a-Lago, in Florida; quello per aver tentato di cambiare i risultati ufficiali delle presidenziali del 2020 nello stato della Georgia. Per i primi due è stata decisa l’archiviazione, nel terzo è stata rimossa la procuratrice che se ne occupava.