La prima battaglia politico-mediatica contro la camorra

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JPEG - 5.2 KbDopo le elezioni 6 e 13 novembre 1892, l’azione dei giolittiani campani, tesa a contrastare la leadership di Nicotera nelle amministrazioni territoriali, ebbe in Terra di Lavoro uno dei suoi punti di svolta. Nelle elezioni provinciali del 1892, nel collegio di Sora, il confronto tra Raffaele Corsi, sottosegretario alla Marina, e l’ingegnere Leonardo Carpi, vide schierato il governo, attraverso la prefettura di Caserta, che garantì a Corsi il sostegno elettorale necessario per vincere nel collegio, grazie anche alle relazioni politiche e gli uffici dei deputati Visocchi di Cassino, e Federico Grossi di Pontecorvo. In quelle elezioni si sancì l’egemonia del giolittiano Pietro Rosano in provincia di Terra di Lavoro, il quale fu accusato da Carpi di aver inquinato le elezioni provinciali intimidendo sindaci, accordando sovvenzioni, minacciando insegnanti attraverso i dirigenti ministeriali, usando indiscriminatamente il suo ruolo di sottosegretario agli interni del nuovo governo Giolitti.

JPEG - 6.1 KbPietro Rosano, nato nel 1846, figlio di Giuseppe Rosano, un avvocato che scontò l’espulsione dal Regno d’Italia nel 1863 e diverse volte il carcere per motivi politici, era consuocero di Carlo Municchi, prefetto di Napoli tra il 1893 ed il maggio 1896 e cognato di Gaspare Colosimo, uno dei più potenti deputati giolittiani delle province calabre e campane. Avvocato di cause di livello nazionale, è stato allievo di Nicola Amore, quando questi era uno dei più noti avvocati napoletani. Rosano costruì la sua roccaforte elettorale ad Aversa, collegio in cui fu eletto deputato a scrutinio di lista dal 1882, e dove continuerà ad essere eletto fino al 1900. Legato al barone Francesco De Renzis, fedele a Depretis fino al 1886, Rosano passò con Crispi nel 1887 e nel 1889. Dopo le elezioni del 1892 fu poi chiamato al governo da Giolitti, tra il maggio del 1892 e il novembre del 1893. In qualità di sottosegretario al ministero degli Interni. Fu poi ministro delle Finanze nel secondo esecutivo Giolitti, per soli sei giorni, tra il 3 novembre ed il 9 novembre, quando la sua carriera finì tragicamente.

Ad Aversa, Rosano dominò per anni grazie ad un’amministrazione di suoi fedelissimi, con la quale tesse un rete di relazioni clientelari, basata su ristretti gruppi politici, spesso uniti da vincoli parentali, fino a legarsi con la camorra per l’organizzazione del consenso elettorale. A partire dal potere instaurato nel casertano, avvalendosi dell’appoggio della prefettura e del barone de Renzis, riuscì ad ottenere il controllo del consiglio provinciale di Caserta, organizzando intorno a sé un nucleo di deputati con forti legami nelle amministrazioni locali, e nei gruppi affaristici napoletani. Tra questi, fedelissimo alleato del Rosano era Giuseppe (detto Peppuccio) Romano, proclamato deputato nel collegio di Sessa Aurunca nel 1901, per l’improvvisa morte dell’effettivo vincitore del collegio, il candidato locale Giovan Battista Di Lorenzo. Romano fu poi rieletto poi nello stesso collegio nel 1904, sconfiggendo (1486 voti contro 1014) Guglielmo Godio, un ricco e sconosciuto uomo d’affari che aveva grossi interessi in Argentina e Paraguay.

Nato ad Aversa nel 1862, deputato fino al 1907, Romano finì al centro della prima campagna giornalistica contro la camorra della storia d’Italia, portata avanti coraggiosamente dai socialisti, attraverso le interrogazioni parlamentari dell’on. Morgari Oddino, su L’Avanti, e soprattutto sul foglio campano La Propaganda, in cui il “monosillabico” Peppuccio Romano veniva apertamente accusato di essere un capo camorra della Terra dei Mazzoni, protetto dalla procura di Santa Maria Capua Vetere. Accuse che rimbalzarono su tutti i principali giornali europei dell’epoca.

Il “monosillabico” Peppuccio Romano, che usava accompagnarsi di guappi vestiti in abito scuro e armati di rivoltella, anche durante le campagne elettorali, nella sua vita parlamentare effettivamente presentò solo un paio di interrogazioni (sulla divisione dei compiti tra i tribunali di Cassino e Santa Maria Capua Vetere, e per rendere comune autonomo la fraziome di Vallefredda), era accusato dai socialisti di scambio di voto con l’ex generale altoatesino Carlo Schanzer, Ministro delle Poste, a cui Romano garantì i voti nel collegio di Aversa in cui fu eletto, in cambio di una serie di favori, quali l’intercessione per l’improvvisa autorizzazione prefettizia al riconoscimento della nomina di sindaco di un noto pregiudicato di Frignano e la concessione della grazia ad un camorrista di Parete; la nomina del marito della figlia, di cui il ministro fu compare di anello, a direttore del Manicomio di Aversa, ed altre accuse documentate e circostanziate, tra cui di quella di essere stato presidente onorario della malavita di Aversa; di peculato e lucro sul dazio, ed altre nequizie ancora.

JPEG - 4.2 KbBenchè mai condannato dal tribunale di Santa Maria C.V., alle elezioni del 1909, dove si candidò nel collegio di Aversa, Peppuccio Romano fu sconfitto dal marchese Alfredo Capece Minutolo di Bugnano, diventato nobile nel 1907 per concessione regia, in uno scontro in cui nella fantasia popolare della Terra dei Mazzoni i sostenitori di Capece Minutolo vennero chiamati i “gatti” e quelli di Romano i “sorici” (i topi). Romano vinse 1329 voti contro 966, ma le elezioni furono annullate e ripetute in seguito ad una misteriosa lettera, di cui in verità non c’è traccia negli atti parlamentari, contenente minacce di morte agli onorevoli Morgari, Chiesa, Ciccotti e Bissolati, mettendoli in guardia dal proseguire gli attacchi contro l’on. Romano. Le elezioni vennero ripetute in un clima di intimidazioni e violenze, durante le quali fu assassinato il sindaco di Aversa, duca De Lieto, avversario della camorra e del partito di Capece Minutolo, mentre a Napoli era in corso il primo processo spettacolo contro la camorra, il processo Cuocolo. Giuseppe Romano, nella ripetizione della tornata elettorale, fu sconfitto, segno che il potente capoclan di Aversa, Vincenzo Serra, aveva cambiato partito.

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