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Lascia la guida dell’Associazione nazionale magistrati,
Quattro anni di impegno intensissimo e faticoso, seppure molto gratificante, spiega il magistrato, “sono sufficienti, e credo che nella difesa dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura occorra evitare ogni personalizzazione. Perciò è giusto che altri prendano le redini della rappresentanza”.
Santalucia dunque non si presenterà alle prossime elezioni per il vertice dell’Anm, lasciandone la guida. E lo fa nei giorni delle nuove polemiche con il potere politico, dopo l’assoluzione di Matteo Salvini a Palermo e il proscioglimento di Matteo Renzi a Firenze. Queste sentenze dicono “che i giudici valutano prove e fatti ed emettono un giudizio in linea con quanto emerso dai processi. Ma un’assoluzione non significa che il processo non andava fatto; solo nei regimi illiberali, in cui i pubblici ministeri sono orientati dal potere e i giudici non si permettono di dissentire, i processi si concludono sempre con le condanne”, ha spiegato il presidente Anm uscente.
Anche gli avvocati delle Camere penali hanno parlato di “uso politico dello strumento giudiziario” e Santalucia si dice “basito”, invitando “i rappresentanti degli avvocati, da tecnici del diritto, a rileggere ciò che scrivono prima di divulgare un fuor d’opera incommentabile, che si qualifica da sé”. Il vicepremier Salvini ha sollecitato una riforma per far pagare i danni ai pm che falliscono, e Renzi sembra d’accordo: “Sono tutte forme surrettizie per arrivare all’esito sotteso alla separazione delle carriere di pm e giudici: controllare e condizionare il pm, che, rischiando una richiesta di danni a fronte a un’eventuale assoluzione, finirà per chiedersi chi glielo fa fare”, conclude Santalucia suggellando i suoi 4 anni di presidenza e anticipando, molto probabilmente, il filo conduttore dei prossimi quattro.