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La poesia e la musica rientrano tra le opere dell’ingegno protette dal diritto d’autore (oggi lo si chiama, impropriamente, copyright). La legge tutela l’autore di un’opera dallo sfruttamento altrui senza autorizzazione, anche se ciò avviene per scopi non di lucro ma semplicemente artistici, autopromozionali o per mero amore dell’opera stessa (si pensi al fan di Neruda che ami leggere le sue poesie). Nel concetto di «sfruttamento» rientra anche la recitazione in pubblico e tale è la creazione di un video e la sua pubblicazione su YouTube. Il fatto che la poesia venga interpretata con una particolare inflessione della voce, personalizzata con l’accompagnamento di una musica di sottofondo, magari accompagnata da immagini in sequenza non rende il lavoro una nuova creazione; al contrario si commetteranno più violazioni del diritto d’autore per quante sono le opere sfruttate senza autorizzazione (così ad esempio si violerà nello stesso tempo anche i diritti del musicista e del fotografo).
Se la poesia è presa da internet
Il diritto d’autore copre tanto i testi, quanto le immagini, quanto le musiche anche se condivise su internet dallo stesso creatore. La pubblicazione sul web di una poesia, ad esempio, non rende l’opera di pubblico dominio benché l’autore non abbia precisato, a fine del testo, che la creazione è protetta dal diritto d’autore: si tratta di un effetto automatico che scaturisce già dalla legge con la nascita dell’opera. Ciò detto, chi reperisce su internet l’opera letteraria altrui, come una poesia, non può recitarla e trasformarla poi in un video da caricare su YouTube se non ha prima chiesto il permesso all’autore. A proposito, si segnala che, per rendere più facile l’ottenimento dell’autorizzazione dell’autore (specie se questo è deceduto), chi intende utilizzare l’opera altrui deve limitarsi a chiedere la licenzia alla Siae.
Le vecchie poesie sono libere da diritti d’autore
Se invece sono decorsi 70 anni dalla morte dell’autore è possibile utilizzare liberamente l’opera letteraria.
Recitazione di poesie proprie
Se si recita una propria poesia e la si trasforma in video non bisognerà chiaramente chiedere l’autorizzazione a nessuno, ma attenzione alla musica di sottofondo: se non è presa da una banca dati freeware (ossia libera) anch’essa potrebbe ledere l’altrui diritto d’autore.
Cosa rischia chi recita in pubblico un’opera altrui?
Recitare in pubblico una poesia altrui, o creare un video e pubblicarlo su web con detta recitazione, costituisce un reato. La legge sul diritto d’autore prevede infatti [1] la multa da euro 51 a euro 2.065 per chiunque, senza averne diritto, a qualsiasi scopo e in qualsiasi forma riproduce, trascrive, recita in pubblico, diffonde, vende o mette in vendita o pone altrimenti in commercio un’opera altrui o ne rivela il contenuto prima che sia reso pubblico, o introduce e mette in circolazione nel regno esemplari prodotti all’estero contrariamente alla legge italiana. Alla stessa pena soggiace
- chi mette a disposizione del pubblico, immettendola su internet, mediante connessioni di qualsiasi genere, un’opera dell’ingegno protetta, o parte di essa;
- rappresenta, esegue o recita in pubblico o diffonde, con o senza variazioni od aggiunte, un’opera altrui adatta a pubblico spettacolo od una composizione musicale.
La rappresentazione o esecuzione comprende la proiezione pubblica dell’opera cinematografica, l’esecuzione in pubblico delle composizioni musicali inserite nelle opere cinematografiche e la radiodiffusione mediante altoparlante azionato in pubblico.
note
[1] Art. 171-ter legge diritto autore.
Autore immagine: 123rf com