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Avete mai sentito parlare della “Compañía de Tierras Sur Argentino” (CTSA)? E’ un’immensa azienda di allevamento che, soprattutto in Patagonia, possiede 941.000 ettari, un territorio grande come il Molise e la Liguria messe insieme. La CTSA venne fondata a Londra nel 1889. Qualche anno prima i popoli originari della Patagonia erano stati sterminati dalle campagne militari dell’esercito argentino e per questo c’era una grande quantità di terra a disposizione. La CTSA riuscì ad accaparrarsi immense estensioni anche grazie a prebende elargite ai governanti del tempo. Per oltre un secolo la CTSA è andata avanti con alti e bassi cambiando proprietari fino a che, nel 1991 sono arrivati i Benetton.
Edizione S.r.l., l’holding dei Benetton è oggi proprietaria di CTSA. I Benetton sono diventati i più grandi proprietari terrieri di tutta l’Argentina quando alla presidenza del Paese c’era Carlos Menem. Il muro di Berlino era appena caduto e in tutto il mondo le parole d’ordine erano “privatizzare”, “mercato”, “smantellamento dello stato sociale”, “liberismo unica via”. Erano gli anni in cui venne teorizzato il Trattato di Maastricht ed una serie di parametri europei ancora, tristemente, in vigore.
I Benetton si comprarono mezza Patagonia ad un prezzo stracciato così come, 8 anni dopo, grazie ai governi Prodi e D’Alema, divennero i “Signori delle autostrade italiane” assicurandosi le concessioni ad un prezzo straconveniente. Era il 1999, i parametri di Maastricht erano stati ulteriormente inaspriti con il Patto di Stabilità e crescita del 1997 ed i governi italiani di “sinistra”, con la scusa di far cassa per presentarsi diligenti a Bruxelles, inaugurarono la grande stagione delle privatizzazioni. Da allora i Benetton hanno fatto oltre 10 miliardi di utili grazie alle autostrade, infrastrutture costruite con le tasse di noi cittadini.
Poche settimane fa un gruppo di nativi mapuche (mapuche, tra l’altro significa “gente della terra”) ha occupato nella provincia argentina di Chubut un appezzamento di terra dei Benetton al grido di: “recuperiamo ciò che è nostro”. Portano avanti politiche di “recupero territoriale”. 150 anni fa sono stati cacciati dalle loro terre e quelle terre sono diventate possedimenti privati di politici e militari argentini, poi di imprese inglesi e oggi di una delle famiglie più influenti d’Italia: i Benetton.
Abbiamo molto da imparare dalla lotta dei mapuche. Anche noi dovremmo recuperare ciò che è nostro, ovvero le autostrade, e per farlo dovremmo essere uniti, al di là delle singole simpatie politiche. I Benetton sono potentissimi e parte del loro potere deriva dal legame con il sistema mediatico italiano.
Un tempo il gruppo Benetton possedeva azioni dei principali quotidiani italiani (Sole 24 ore, gruppo Caltagirone – Messaggero e Mattino, gruppo RCS – Corriere della Sera e Gazzetta dello sport). Poi si sono fatti furbi. Hanno capito che avere quote dirette dei giornali sarebbe stato oggetto di attacco e così le hanno cedute. Ma la loro influenza non si è ridotta, anzi. Oggi i Benetton possiedono il 2,1% di Mediobanca la quale possiede quasi il 10% di RCS, il gruppo editoriale della Gazzetta e del Corriere della Sera, tuttavia le pressioni più grandi sui media le esercitano, come sempre, con i soldi delle pubblicità.
United Colors of Benetton e Autogrill (anch’esse aziende della holding Edizione) investono moltissimo in pubblicità sulla carta stampata e la carta stampata, che vive una crisi senza precedenti, ha bisogno di quel denaro. E ancora: nel 2018 il Giro d’Italia (organizzato da RCS sport) è stato sponsorizzato da Autostrade per l’Italia ed il gruppo Atlantia (asset principale dei Benetton) ha finanziato la penultima edizione de “La Repubblica delle idee”, il festival annuale del quotidiano diventato ormai proprietà degli Elkann-Agnelli.
Tutto lecito sia chiaro, a parte il Ponte Morandi crollato e quei morti che non si possono dimenticare.
Non sono uno statalista, degli oltre 260.000 euro che ho restituito alla collettività tagliandomi lo stipendio da parlamentare, circa 210.000 euro li ho versati in un fondo a sostegno delle piccole e medie imprese private. Tuttavia, quel che ci dovrebbe rammentare il dramma del Covid-19 è l’importanza dello Stato! Uno dei modi che abbiamo per rafforzare lo Stato è la gestione pubblica di asset strategici come le autostrade svendute ai potenti di turno in cambio di pochi denari e parecchi finanziamenti ai partiti.
È dura, lo so. Tutto ciò che era pubblico e funzionava è stato smantellato per gridare “privato è sempre meglio” ed il potere di gruppi industriali e finanziari come i Benetton è immenso. Ma qui si vede la forza della Politica e soprattutto la maturità e l’unione del nostro popolo.
L’infodemia, la circolazione ossessiva di informazioni che caratterizza il mondo di oggi, è un pericolo. Sappiamo un mucchio di cose, siamo esperti di gossip, ci indigniamo per le gaffe dei politici ma poi dimentichiamo troppo in fretta quel che conta davvero per il nostro futuro e, nel caso di autostrade, per la nostra sicurezza.
Revocare le concessioni ai Benetton non è solo un atto di giustizia e di rispetto verso i morti di Genova e le famiglie, è un atto politico che diverrebbe un precedente drammatico per i capitalisti senza scrupoli.
Revocando le concessioni ai Benetton le multinazionali, finalmente, saprebbero che in Italia nessuno, nemmeno chi ha incassato 10 miliardi di utili negli ultimi 10 anni, potrà sentirsi al di sopra dell’interesse generale del Popolo italiano.
Coraggio!
Alessandro Di Battista