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Un’indagine giornalista dai contorni sempre più inquietanti ha messo sotto i riflettori l’onorevole Michela Vittoria Brambilla e la sua gestione controversa della onlus Leidaa, teoricamente dedicata alla tutela degli animali. Tra spese di lusso, promozione di attività commerciali e presunti intrecci finanziari, la vicenda sembra sempre più un groviglio di operazioni in cui il benessere degli animali finisce relegato ai margini.
Le rivelazioni, che questa sera troveranno ampio spazio su Report , sollevano interrogativi cruciali sulla trasparenza nell’utilizzo dei fondi destinati alla onlus. Dai bilanci emergono spese che poco hanno a che fare con l’attività animalista: pernottamenti in alberghi di lusso, allestimenti per eventi politici, noleggio di auto blu e perfino la potatura di alberi nella residenza privata della deputata. Fatture alla mano, la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci ha documentato come i fondi della Leidaa hanno finanziato persino la campagna elettorale che ha portato Brambilla alla rielezione in Parlamento.
Nonostante le richieste di dimissioni da parte di diversi parlamentari, Brambilla ha difeso senza riserve ogni singola spesa, respingendo le accuse come un “volgare attacco politico orchestrato” dai media. Le sue giustificazioni oscillano tra ironia e sfida: dall’affermare che “gli eventi non si fanno alla pensione Mariuccia” al rifiutare l’idea di spostare la sede della onlus in “periferie tipo Bronx di Milano”.
La difesa dell’onorevole non sembra però convincere il pubblico né alcuni esponenti politici, soprattutto alla luce delle discrepanze temporali nelle fatture presentate per il Cras (Centro Recupero Animali Selvatici), la cui apertura risale al 2021, mentre alcune spese contestate risalgono al 2017.
Ma il caso si complica ulteriormente con l’emergere di un fitto intreccio di crediti e fiduciarie legate al commercio di prodotti ittici. Nonostante i proclami vegani della deputata, aziende riconducibili alla sua galassia aziendale risultano coinvolte nel business del salmone affumicato e dei gamberetti. Tra queste spicca la Blue Line, finita negli anni scorsi in gravi difficoltà finanziarie.
Un imprenditore del settore, intervistato da Report , ha descritto Brambilla come “la regina delle scatole cinesi”, evidenziando come fosse lei a gestire di fatto l’azienda, nonostante la presenza di strutture fiduciarie. La stessa Io Veg , azienda di prodotti alimentari vegetariani e vegani, riconducibile al marito della deputata, figura tra i creditori della Blue Line.
Il reticolo finanziario si allarga ulteriormente con il coinvolgimento della Lion Project e della Prime Group, per il cui salvataggio Silvio Berlusconi concesse una fideiussione da due milioni e mezzo di euro. Una garanzia che, secondo indiscrezioni, avrebbe contribuito a incrinare i rapporti tra Brambilla e Forza Italia.
Nonostante le ombre su questa intricata vicenda, la deputata rimane al suo posto, rivendicando il proprio impegno per il benessere degli animali. Sempre che non si tratti di salmoni e gamberetti.