“Ma che cavolo mi chiede?

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Una scena piuttosto insolita ha avuto luogo durante un’intervista con Romano Prodi, ex presidente del Consiglio e figura di spicco della politica italiana. Il protagonista di una delle carriere politiche più longeve d’Italia ha mostrato segni di frustrazione quando una giornalista di “Quarta Repubblica” gli ha posto una domanda sulla rilettura del Manifesto di Ventotene, in particolare sulla parte che tratta l’abolizione della proprietà privata. La domanda, che cercava di sondare il pensiero dell’ex premier su una delle questioni più controverse della politica del 1941, ha fatto scattare la reazione inaspettata di Prodi.

“Ma che cavolo mi chiede? Non sono un bambino”, ha esclamato visibilmente irritato. La domanda in questione riguardava la posizione del Manifesto di Ventotene, scritto da Altiero Spinelli e altri esponenti dell’antifascismo, che prevedeva, in una visione socialista, l’abolizione della proprietà privata. Un passaggio che, secondo il giornalista, sarebbe stato utile per capire se i principi di quell’epoca potevano essere ancora rilevanti oggi.

Prodi, con un tono secco, ha risposto infastidito: “Era nel 1941, gente messa in prigione dai fascisti… cosa pensavano, secondo lei, all’articolo secondo della Costituzione? Ma il senso della storia ce l’ha lei?”. A queste parole, il clima nell’intervista è diventato teso, con Prodi che ha proseguito: “Questo è far politica in modo volgare…”.

La reazione dell’ex premier sembra riflettere una sensazione di distacco nei confronti di una domanda che considerava forse troppo retrò e fuori contesto. Le sue parole suggeriscono che, per lui, la politica non dovrebbe essere ridotta alla mera riproposizione di temi del passato senza una comprensione profonda del contesto storico e delle sfide contemporanee.

La domanda sul Manifesto di Ventotene non è casuale. Il testo, che ha ispirato la nascita dell’Europa unita e delle istituzioni comunitarie, è stato recentemente riesaminato e riproposto da alcuni esponenti della politica italiana, in particolare nell’ambito di dibattiti riguardanti il ​​futuro dell’Unione Europea e le sue radici ideologiche. Tuttavia, la domanda della giornalista ha messo in evidenza un contrasto tra una visione storica della politica e le esigenze pragmatiche del presente.

L’incidente potrebbe essere visto come un esempio di come le figure politiche più esperte reagiscano a temi che ritengono ormai superati, in un contesto in cui la politica si sta sempre più concentrando su questioni urgenti e moderne. Prodi, tuttavia, ha lasciato trasparire anche una critica al giornalismo politico odierno, accusato di inseguire il sensazionalismo piuttosto che affrontare i temi in modo serio e con profondità storica.

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