Marcello Veneziani, intellettuale di destra

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Ha da sempre suscitato discussioni e dibattiti con le sue posizioni politiche fortemente critiche nei confronti della classe dirigente italiana. Lontano da qualsiasi conformismo, Veneziani non ha mai avuto paura di esprimere il suo dissenso, anche nei confronti di chi, come Giorgia Meloni, rappresenta il suo stesso schieramento politico. A differenza di molti, il pensiero di Veneziani è spesso tagliente, provocatorio, e non teme di attaccare direttamente quelle che lui considera le falle del governo e della politica estera della Meloni.

In una recente intervista, Veneziani ha ribadito il suo scetticismo riguardo le scelte politiche della presidente del Consiglio, sostenendo che la Meloni abbia adottato un approccio che privilegia la fedeltà e l’appartenenza al suo “clan”. Un’osservazione che si estende alla sua classe dirigente, che, secondo lui, è “mediamente modesta”. A suo parere, la qualità del governo Meloni non sarebbe all’altezza delle sfide che il Paese si trova ad affrontare. Una critica che non risparmia nemmeno gli alleati politici della coalizione, con il quale considera che la situazione non sia affatto migliore. Per Veneziani, la politica estera è uno dei settori in cui l’esecutivo di centrodestra pecca di mancanza di visione e di spessore.

Il “problema doppio” di Veneziani, come lo definisce lui stesso, sta nella sua posizione di intellettuale di destra che si sente spesso ai margini della scena politica. Da un lato, il legame con la “mafia culturale” della sinistra, che definisce come il vero ostacolo alla libertà di pensiero e di azione in Italia. Dall’altro, la difficoltà di trovare una vera forza riformatrice all’interno della destra stessa, soprattutto considerando il livello, a suo avviso, mediocre della classe dirigente.

Veneziani ha sempre avuto un rapporto critico con il revisionismo storico e con l’interpretazione della storia italiana, soprattutto quando si parla di Mussolini. È particolarmente critico nei confronti dei libri che celebrano il fascismo, come quelli di Scurati, definendoli pieni di “errori” e interpretazioni tendenziose. Il suo pensiero, seppur spigoloso, solleva interrogativi sulle narrazioni ufficiali che, secondo lui, hanno ingabbiato la vera storia italiana.

Oltre a queste riflessioni politiche e storiche, il suo nome è stato anche associato a polemiche personali che lo hanno reso una figura tanto amata quanto discussa. Le sue battute, spesso pungenti, nei confronti della compagna di Meloni, Andrea Pascale, sono uno degli aspetti più controversi della sua persona. E non sono mancati i contrasti professionali, come il suo licenziamento da parte di Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, che ha accentuato la sua posizione di outsider nel mondo dell’informazione. La sua vita personale è stata altrettanto segnata da turbolenze: una separazione dalla prima moglie con tanto di libri bruciati, e le controversie legali che ne sono seguite, hanno finito per arricchire il suo profilo di intellettuale combattivo, ma anche di uomo dalle storie complicate.

Nonostante tutto, Veneziani ha sempre ritenuto che la sua posizione critica, tanto verso la destra quanto verso la sinistra, non fosse una forma di autoisolamento, ma una necessaria testimonianza di disincanto rispetto a una politica italiana che ritiene troppo poco seria e troppo legata alle logiche di potere. La sua figura, quindi, si inserisce in un contesto che va ben oltre le mere polemiche: è un osservatore acuto, forse un po’ solitario, ma sempre pronto a sollevare questioni scomode e a puntare il dito contro ciò che ritiene un sistema politico e culturale inadeguato.