Napoli, sfrattato l’ultimo principe d’Avalos

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Dopo cinquecento anni di storia, l’ultimo d’Avalos è uscito, anzi è stato cacciato, anche in malo modo, dall’antico palazzo di via dei Mille. Ieri mattina alle 7, con uno spiegamento di forze antisommossa è stato eseguito lo sfratto nei confronti del principe Andrea e della sua anziana e malata madre Antonietta che, per carità filiale, l’erede era riuscito a far allontanare un po’ di tempo prima, per evitarle almeno l’estrema umiliazione. Chi era presente racconta una situazione surreale che ha lasciato increduli gli intimi della famiglia testimoni da sempre della mitezza delle persone: gli ufficiali giudiziari sono stati scortati da due pattuglie, una camionetta della polizia di Stato e un’ambulanza. Secondo i testimoni, gli agenti avevano giubbotti anti proiettili e tenute antisommossa.

che coordinava con sua figlia – e per tramite degli ufficiali giudiziari – le operazioni di sgombero. . Questa volta hanno usato una nuova strategia, scegliendo il passaggio attraverso il giardino delle camelie come percorso più agevole per fare irruzione della nobile dimora. Il giardino, infatti, consente l’accesso diretto all’appartamento grazie a una porta-finestra. Questa è stata forzata con un flex e le forze dell’ordine hanno così fatto un blitz nella casa intimando «mani in alto». Proprio così.

«Sono stati trattati come se fossero due delinquenti di alto profilo: come se un’anziana invalida e con i postumi di interventi chirurgici potesse darsela a gambe levate dopo aver commesso chissà quale crimine». La drammatica mattinata si è conclusa nel peggiore dei modi: il principe Andrea e sua madre (anche se in quel momento non presente) sono stati cacciati dagli imprenditori che, vivo il padre e compositore Francesco d’Avalos, avevano fondato la Vasto srl per restaurare il palazzo.

Un ricovero provvisorio perché, al momento, il principe non è in condizioni tali da poter fronteggiare un affitto. Con il nobile, compositore anche lui, c’era anche l’avvocato Pier Francesco Montoro: «Con certezza – racconta – posso affermare che c’è stato uno spiegamento di forze assolutamente irrituale per uno sfratto. Almeno una decina di poliziotti come se si trattasse di mettere fuori dalla porta dei mafiosi: è stata una scena molto forte e inverosimile. Ora il principe ha trenta giorni per portare via dal palazzo i suoi beni e le sue suppellettili. Il Corriere ha scritto che l’ultimo ad espugnare il palazzo era stato Giuseppe Bonaparte. Ebbene dopo di lui c’è stato l’ufficiale giudiziario».

. Gli avvocati di recente avevano fatto due tentativi di sospensione della sentenza di esecuzione dello sfratto; il giudice ha sospeso il pagamento di un onere di otto milioni richiesti dai Ferlaino come fitto dei d’Avalos a palazzo d’Avalos, mentre non ha sospeso la parte che condannava l’erede al rilascio dell’immobile. Non solo. Era stata riproposta l’opposizione all’esecuzione e l’udienza era stata fissata per il 17 gennaio. Sarebbe stato troppo tardi. Così d’Avalos attraverso i suoi avvocati ha chiesto un’anticipazione che è stata respinta. Da qui l’irruzione di ieri.

—- aspetta entro la settimana prossima il progetto esecutivo da parte della Vasto srl, così come richiesto dal Mibact, dopo la campagna del Corriere del Mezzogiorno che ha portato a un risultato importante per l’immobile: l’applicazione dell’articolo 32 del codice dei beni culturali, in base al quale Ferlaino deve ristrutturare il palazzo a sue spese e, qualora non lo facesse, procederebbe lo Stato in danno della Vastò srl. «Ferlaino – dice La Rocca – ci ha fatto sapere con una lettera che, entro i termini, invierà il progetto richiesto. Siamo in attesa». Le “pietre” hanno avuto più fortuna delle persone.

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