Views: 21
Quanto in profondità devi essere sott’acqua per essere al sicuro da uno sparo?
Non molto sotto per le pallottole normali. L’acqua è 800 volte più densa dell’aria, quindi, se una pallottola si muovesse per 800 nell’aria e poi si fermasse per cadere a terra, nell’acqua farebbe soltanto un metro. (Probabilmente non è un buon paragone, dato che la balistica e simili entrano in gioco più con una pallottola sparata in aria che nell’acqua, ma credo renda l’idea).
Detto questo, abbiamo inventato anche alcuni proiettili che riescono a muoversi sott’acqua. Si chiamano proiettili supercavitanti. Queste pallottole, nel momento dell’uscita, creano una specie di regione a bassa pressione esattamente sulla punta del proiettile, riducendo la resistenza in modo significativo. Da quel che sappiamo, solo i russi le hanno utilizzate finora, incluso un fucile d’assalto che utilizzano le forze speciali russe, gli Spetsnaz, l’APS:
Questa pallottola va meno lontana nell’aria, non è aerodinamica. In acqua però, si muove per 30 metri ad una profondità di 5 metri e di 10 metri ad una profondità di 40 metri sott’acqua. Non è tantissimo, ma è comunque qualcosa.
Perché i beduini nel deserto spesso si vestono di nero, o con abiti scuri, e non di bianco?
Immediatamente potremmo rispondere “Di bianco!”, perché sappiamo che questo colore assorbe poco la radiazione solare. Sbagliato!
In molti paesi caldi, tuttavia, la gente del posto indossa colori scuri. Nel deserto del Sinai, per esempio, i beduini si vestono anche di nero. A primo impatto potremmo pensare che questo sia controproducente, ma in realtà non è così.
Il colore di una superficie determina la quantità di luce che essa assorbe: più è scura, più assorbe luce, ossia energia luminosa che si trasforma in calore. Quando il Sole è alto in cielo, in prossimità del suolo arrivano quasi 1000 watt per metro quadrato e un oggetto di colore nero assorbe fino al 90% di questa energia. Occorre tuttavia considerare anche il modo in cui un oggetto perde energia per emissione di radiazione. Tutti i corpi emettono radiazioni e ne emettono tante più quanto più sono caldi.
I buoni assorbitori risultano essere anche buoni emettitori. Il bianco, che assorbe meno del nero, emette anche molto meno. Questo è il motivo per cui l’orso polare è bianco, infatti per questo animale è più conveniente conservare il proprio calore interno (emettendo poca radiazione), piuttosto che assorbire quel poco di luce solare che riceve. Il nero invece, al contrario del bianco, assorbe molto ed emette anche molto, nello specifico valori che si attestano sui circa 500 watt per metro quadrato nel caso di una superficie a temperatura ambiente.
I nomadi del deserto indossano abiti neri perché irradiano in maniera più efficiente il calore lontano dal corpo e larghi per favorire la convezione. La gente che vive in luoghi davvero caldi indossa indumenti larghi che consentono la massima circolazione dell’aria e non abiti attillati o su misura (per fortuna, altrimenti si cuocerebbero…).
La convezione verso l’alto attraverso un indumento nero più caldo è maggiore di quella attraverso un indumento bianco più freddo.
Là dove finisce il fiume comincia il film:
La storia tremenda di un elettrotecnico
Che seppe inventare la pila
Non pochi ci riuscirono
Ma fu lui che la inventò
Quattro giorni dopo scoprirono
La luce elettrica
Fu un grosso errore per l’elettrotecnico
Ma lui volle insistere e si fece male
Si fece male pensando a lei
Lei che veniva da lui, lui che veniva da lei
Non fu un incontro ma un bombardamento
Si aprirono i cieli si aprirono le strade
E i due camminarono senza vergogna
Quanto amore
Quanto amore fu sprecato dall’elettrotecnico
Era il 38 luglio e faceva molto caldo
Ed era scoppiata l’afa
Quando all’elettrotecnico le venne
Una grossa idea:
Si sdraiò per terra e si fece
Camminare su un camion con rimorchio
Ma non si fece male perché
Aveva in tasca un portafortuna
Un portafortuna che gli aveva
Regalato sua zia Woller
Un piede di porco a pila
Il capo indiano che si
Chiamava: Mo’ vengo anch’io
Non venne mai e non si fece
Vedere perché era un timido
L’arbitro severo ma imparziale dettò
La vittoria all’elettrotecnico
Per una ferita sopraccigliare del polipo
E così dove finì il fiume
Incominciò questo tremendo film
Traiano aumentò le distribuzioni di frumento al popolo; inoltre perfezionò il sistema degli alimenta, creato da Nerva: si trattava di prestiti perpetui al 5% concessi dal fisco imperiale ai proprietari italici; i proventi, riscossi dalle amministrazioni cittadine, erano usati per i bambini poveri. In tal modo si cercava sia di favorire la piccola proprietà italica sia di aumentare la quantità di italici “recrutabili”. Traiano inoltre obbligò i senatori a possedere un terzo delle loro proprietà sul suolo italico, che mantiene ancora un primato politico invidiabile (lo ius italicum era l’apice per un cittadino romano).
L’imperatore ispanico fu anche un costruttore: edificò le sue terme, create da Apollodoro di Damasco (nel 109), sopra la domus aurea, interrata, e diede finalmente a Roma un nuovo enorme porto esagonale, a Porto, a nord di Ostia, superando la soluzione di Claudio, il cui porto si era rapidamente insabbiato. Inoltre Traiano fece costruire un nuovo acquedotto, l’Aqua Traiana e, grazie anche al bottino della guerra dacica, realizzò un nuovo foro, con la Basilica Ulpia, i Mercati Traianei e la famosa Colonna, oltre a due biblioteche, una greca e una latina.
Un’ipotetica ricostruzione del Colosso di Rodi, una delle sette meraviglie del mondo antico.
Gli archeologi sono arrivati alla convinzione che il Colosso di Rodi, proprio perché visse solo sessantasette anni, accese la fantasia degli antichi che cominciarono a mitizzare su questa statua: dapprima nei loro racconti la trasportarono alla punta estrema del porto, e poi immaginarono che allargasse le gambe e che le navi ci passassero sotto.
Ma queste, dicono gli archeologi, sono tutte leggende. E dove stava, secondo loro, la statua? Nel suo tempio, nel tempio del Sole-Apollo. Nella parte interna della città, non sul mare, anche se chi arrivava dal mare ne vedeva brillare la raggera di bronzo
Plinio il Vecchio dice che, per le dimensioni gigantesche del Colosso (circa 32 metri), all’ interno la statua aveva una struttura di ferro fatta di spranghe orizzontali e verticali che erano riempite di pietre.
Su questa struttura interna era stata fatta la colata di bronzo. La statua fu commissionata verso il 304 a.C., dopo un grande spavento dei rodiesi.
Demetrio Poliorcete, re di Macedonia, aveva tentato di conquistare Rodi, ma dovette fuggire scornato dopo un inutile assedio durato un anno. Come ringraziamento, i rodiesi decisero d’ innalzare una statua di bronzo al loro dio protettore, il Sole, di cui si ritenevano discendenti.
Ne fu incaricato lo scultore Carete il quale in parte adoperò il bronzo delle macchine da guerra abbandonate da Demetrio sulla spiaggia. Carete impiegò dodici anni a completarla.
Altre fonti dicono invece che Carete non terminò la statua: era arrivato alla metà dell’ opera, quando si accorse di aver esaurita la somma assegnatagli per l’ intero lavoro.
Corsero voci malevoli sulla sua onestà, Carete ne fu ferito, e si suicidò disperato. Circa una cinquantina di anni dopo, nel terremoto del 226 a.C. che devastò tutta l’ isola, la statua si frantumò all’ altezza delle ginocchia e precipitò.
Un oracolo, interrogato in proposito, sconsigliò di ricostruirla. I frammenti rimasero al suolo per secoli finché, nel 653, l’ isola fu conquistata dal sultano Muawiyah, il quale si portò tutti i pezzi di bronzo in Siria.
Qui il sultano li vendette un mercante ebreo di Edessa che, si dice, per portarseli via dovette allestire una carovana di circa novecento cammelli.
Tratto da: repubblica it archivio – il-gigante-che-emerge-dal-mare…
«Avendo ucciso uno struzzo e tagliato la sua testa (nel Colosseo), #Commodo si avvicinò a dove eravamo seduti, tenendo nella sinistra la testa decapitata e alzando la destra che impugnava la spada insanguinata; e sebbene non disse una parola, tuttavia scrollava la testa con una smorfia, lasciando presagire che ci avrebbe trattati allo stesso modo. E molti altri infatti sarebbero morti in questo modo, per aver riso di lui, se non avessi masticato delle foglie di alloro, che presi dalla mia ghirlanda e avessi convinto gli altri seduti vicino a me a fare lo stesso, in modo che il movimento calmo delle nostre braccia avesse nascosto il fatto che stessimo ridendo.»
(CASSIO DIONE, STORIA ROMANA, 73, 21, 1-3)
Con #Augusto si fa comunemente iniziare il periodo romano imperiale, terminato cinque secoli dopo. Tuttavia l’#imperator all’inizio è soprattutto #princeps, ovvero primo tra i senatori, un primus inter pares e al contempo capo supremo dell’esercito, che stipendiava personalmente. Per garantire la stabilità del sistema fin dal 23 a.C. Augusto ottenne la tribunicia potestas, inizialmente concessa dal senato e rinnovata di solito per un quinquennio e infine da Vespasiano a vita al momento dell’assunzione della funzione di #imperatore. Grazie alla potestà tribunizia l’imperatore poteva porre il veto su qualsiasi legge non gradisse ed era considerato sacrosanto e quindi intoccabile, motivo per cui l’unico modo per eliminare un imperatore non gradito era con l’uso delle armi: il primo a patire questo destino fu Caligola nel 41 d.C. per mano dei #pretoriani.
Durante la guerra civile in Africa, Cesare si trovò accerchiato dalla cavalleria di Labieno. Per sfuggire alla tenaglia diede ordine alle legioni mettersi una con la schiena all’altra:
«Labieno stava a cavallo in prima fila a capo scoperto; ora esortava i suoi, ora parlava così ai legionari di Cesare: «Perché, o recluta, sei tanto furiosetto? Anche a voi questo Cesare ha infarcito la testa di ciance? Vi ha spinto, per Bacco, in un bel rischio. Ho proprio pietà di voi». Allora un soldato lo rimbecca: «Non sono un tirone, o Labieno, ma un veterano della decima legione». Dice Labieno: «Non vedo la divisa dei legionari della decima». Ma il soldato rintuzza: «Or ora conoscerai chi sono»; e subito si toglie l’elmo dal capo perché possa essere riconosciuto da lui, scaglia con tutte le sue forze un giavellotto cercando di colpire Labieno e colpisce gravemente in mezzo al petto il cavallo e dice: «Labieno, sappi che questo colpo è di un legionario della decima». Cionondimeno gli animi di tutti e specialmente dei coscritti erano volti al terrore: guardavano quel che faceva Cesare e si curavano solo di evitare i dardi dei nemici. Ma Cesare, resosi conto del disegno dei nemici, fece distendere più che potè in lunghezza il suo esercito e fece fare successivamente a ciascuna coorte una conversione in modo che una venisse a trovarsi davanti e un’altra dietro le insegne. Assalendo con l’ala destra e con l’ala sinistra, così spezzò nel mezzo il cerchio dei nemici; muovendo dall’interno con la cavalleria separò i nemici in quel punto in due parti, ne assalì una divisa dall’altra con la fanteria dell’ala destra e scagliando dardi la volse in fuga, ma non andò molto lontano nell’inseguimento temendo qualche insidia e si ritirò tra i suoi; l’altra parte della cavalleria e della fanteria di Cesare all’ala sinistra fece lo stesso attacco contro la parte nemica che aveva di fronte. Dopo aver respinto lontano con questi attacchi i nemici e aver loro inflitto perdite, cominciò a ritirarsi nello stesso ordine nei suoi presidi.»
#Cesare, Bellum Africanum, 17,1-2
La città di Roma sorse secondo la leggenda sul colle Palatino, fondata da Romolo, ma il suo secondo centro e acropoli fu da sempre il #Campidoglio, dove risiedeva il tempio di #Giove Ottimo Massimo e il #Tabularium, l’Archivio di Stato romano, dove venivano conservati i documenti ufficiali e gli atti del senato. Tuttavia bruciò diverse volte nel corso della storia romana e a noi non è giunto alcun documento.
L’#Urbe si espanse rapidamente e già nel IV secolo a.C., dopo il sacco gallico, era diventata probabilmente la città più grande e influente del Centro Italia. Con la vittoria su Cartagine nelle guerre puniche divenne prima la più grande città della Penisola e poi la più grande e importante al mondo, con una popolazione nel II secolo d.C. compresa tra 1 e 1,5 milioni di abitanti. Tuttavia la città non era dotata di mura se non quelle Serviane (del V-IV secolo a.C.) e fu solpH3ӣU pH3ӣU հӣU З0ӣU ؈3ӣU H3ӣU @ H3ӣU re dal sacco di #Alarico e dei #Vandali (rispettivamente 410 e 455 d.C.). Con #Odoacre e poi gli #Ostrogoti la città venne in parte restaurata ma la guerra greco gotica e i ripetuti assedi causarono enormi danni materiali e il tracollo della popolazione, scesa nel VII secolo a forse solo 20.000 abitanti, che vivevano prevalentemente nella zona di #Trastevere (dove stava il #Papa), zona periferica della città antica, che era un’enorme distesa di rovine.
E’ possibile che esistesse un nesso tra i catafratti, i clibanari e la lorica segmentata. Riguardo il nome antico di quest’ultima (segmentata è un termine moderno) le fonti tacciono e si possono fare solo ipotesi. La più accreditata la vorrebbe legata al termine clibanarius, che indicava un soldato particolarmente corazzato, legandolo anche a un passo di Ammiano Marcellino in cui parla di soldati clibanarii che seguivano l’imperatore Giuliano. Il termine tra l’altro in greco e poi nell’impero bizantino (klibanon) indicava appunto le armature lamellate che usavano i cavalieri catafratti. Probabilmente la parola greca, da cui deriva quella latina, viene da “kribanos” (teglia da forno per il pane). Non solo, sappiamo grazie alla Notitia Dignitatum, che esistevano fabbriche dedicate alla produzione di armature dette clibanariae, diverse dalle altre.
«Marciava dall’una e dall’altra parte una doppia schiera di soldati rivestiti di lucide corazze, con scudi ed elmi adorni di creste risplendenti di luce corrusca. Venivano in ordine sparso i corazzieri a cavallo, chiamati di solito clibanari, i quali erano forniti di visiere e rivestiti di piastre sul torace. Fasce di ferro avvolgevano le loro membra tanto che si sarebbero creduti statue scolpite da Prassitele, non uomini. Erano coperti da sottili lamine di ferro disposte per tutte le membra ed adatte ai movimenti del corpo, di modo che qualsiasi movimento fossero costretti a compiere, la corazzatura si piegasse per effetto delle giunture ben connesse.»
AMMIANO MARCELLINO, XVI, X, 8
Il 23 agosto 1989, circa 2 milioni di persone provenienti da Lettonia, Estonia e Lituania formarono una catena umana che unì tutti e 3 i paesi per mostrare al mondo il loro desiderio di lasciare l’Unione Sovietica
Anna Perenna, la sua festa, era il 15 marzo e la sua celebrazione prevedeva lunghi banchetti all’interno di un bosco sacro alla dea. Queste feste erano un’occasione per il popolo di dare sfogo a grandi manifestazioni di allegria e di intrattenimento, come balli, canti osceni e soprattutto ubriacature. Probabilmente la zona della festa era in prossimità dell’ara Pacis di Augusto. La tradizione più comune, in particolare Ovidio nei Fasti, la identifica con Anna, sorella di Didone, che dopo la tragica morte di questa, andò in esilio e si rifugiò a Malta, presso il re Batto, per sfuggire al fratello Pigmalione che la voleva rapire. Nuovamente costretta a prendere il mare, naufragò sulle coste del Lazio dove, amorevolmente ospitata da Enea, suscitò la gelosia della moglie Lavinia. Didone, apparsale in sogno la esortò ad abbandonare la casa ospitale, e da allora si crede che il dio del fiume, il cornigero Numico l’abbia rapita con le sue onde impetuose e l’abbia nascosta nei suoi antri, per tramutarla in ninfa e farla diventare sua sposa.
Il grande apneista Enzo Maiorca immerso nel caldo mare di Siracusa parlava a poca distanza con la figlia Rossana che era sulla barca pronta anch’essa ad immergersi, quando all’improvviso si sentì colpire leggermente alle spalle, si girò e vide un delfino. Capì subito che l’animale non voleva giocare, ma esprimere qualcos’altro. Il delfino infatti si allontanò e Maiorca lo seguì a nuoto. Poi l’animale si immerse e lo stesso fece Enzo, a circa 12 metri di profondità impigliato in una rete di una spadara abbandonata c’era un altro delfino. Maiorca emerse rapidamente e chiamò a gran voce la figlia perché lo raggiungesse con i due coltelli da sub che erano nella barca.
In pochissimi minuti i due esperti apneisti riuscirono a liberare il delfino impigliato nella rete, il quale allo stremo delle sue forze riuscì ad emergere e, emettendo un quasi “grido umano”, così lo descrisse Maiorca, riuscì a respirare (un delfino può resistere sott’acqua non oltre 10 minuti, dopodiché affoga).
Il delfino liberato restò un po’ stordito in acqua, controllato da Enzo, Rossana e l’altro delfino. Poi si riprese e, sorpresa! Si scoprì che era una delfina perché di lì a poco partorì un piccolo.
Mamma e cucciolo si allontanarono mentre, il delfino maschio fece un giro intorno ai due umani e si fermò un attimo davanti ad Enzo Maiorca, gli diede un colpetto, come fosse un bacio, sulla sua guancia a mo’ di gratitudine e poi si allontanò.
Questa meravigliosa storia commosse tutti i presenti che si alzarono in piedi per un lungo e caloroso applauso. Enzo Maiorca terminò il suo intervento dicendo che: “fino a quando l’uomo non avrà imparato a rispettare e a dialogare con il mondo animale, non potrà mai conoscere il suo vero ruolo su questa Terra”.
Quando a Londra rubarono tutti i suoi gioielli, Sophia Loren, affranta e disperata, si sedette sul suo letto guardando il comò.
Vittorio De Sica, che le era seduto accanto, le disse: «Donna Sofi’, non sprecare le tue lacrime. Siamo due napoletani nati nella povertà. I soldi vanno e vengono. Pensa quanti ne perdo io al casinò…». Lei gli rispose: «che dici, Vitto’, nun aje capito. Quei gioielli erano parte di me…».
«Sofi’, stamm a sentì» le disse, «non piangere mai per qualcosa che non possa piangere per te»
Vittorio De Sica e Sophia Loren
#sophialoren #VittorioDeSica
Una delle volte che mi recai a casa sua, alcuni anni fa, mi espresse il desiderio di venire a visitare la mia villetta sulla Nomentana, e dopo pochi giorni ci riunimmo nella mia casa. Dopo colazione andammo a sorbire una tazzina di caffè in giardino. Ad un certo punto, passeggiando, portò la mano destra sugli occhi e tenendola curva a schermo contro il sole il cui riverbero troppo forte non gli faceva ben distinguere qualcosa che aveva attirato la sua attenzione, fissò un punto e disse: «Che c’è là? ». « È il cimitero dei miei cani », risposi. Si fermò all’istante. Guardò meglio, chiuse ancora meglio la mano sull’occhio destro a guisa di cannocchiale per meglio diaframmare la vista (quel poco di vista che gli era rimasta) e lesse, lentamente decifrando ogni parola, una scritta, composta da me, scolpita su una delle dodici lapidette: « Tanto ti fui fedele o mio padrone / tanto t’ho amato e t’ho voluto bene / che son felice in questa eterna cuccia / come a dormir tra le tue care braccia ». Finito di leggere si girò verso di me e tendendomi le braccia disse: « Damme nu bacio… m’è fatto chiagnere! ». Mi baciò. Ricambiai il gesto senza immaginare che quell’abbraccio caro ed affettuoso tra noi due sarebbe stato l’ultimo. (Peppino De Filippo da “Una famiglia difficile”, Marotta, Napoli 1976)
Lo scartamento ferroviario standard degli Stati Uniti (distanza tra le rotaie) è di 4 piedi e 8,5 pollici. È un numero estremamente dispari.
Perché è stato usato quel calibro?
Beh, perché è così che le hanno costruite in Inghilterra, e gli ingegneri inglesi hanno progettato anche le prime ferrovie statunitensi.
E Perché gli inglesi le hanno costruite così? Perché le prime linee ferroviarie sono state costruite dalle stesse persone che hanno costruito le carrozze tranviarie, e questo è lo scartamento che hanno usato.
E allora, perché “loro” usavano quella misura? Perché le persone che costruivano i tram usavano le stesse maschere e strumenti che avevano usato per costruire i carri, che usavano la stessa distanza tra le ruote.
E perché i carri avevano quella particolare distanza tra le ruote?
Ebbene, se avessero provato a usare qualsiasi altra distanza, le ruote dei carri si sarebbero rotte più spesso su alcune delle vecchie strade a lunga distanza in Inghilterra poiché questa è la distanza tra i solchi scavati dalle ruote.
E allora chi ha costruito quelle vecchie strade piene di solchi?
La Roma Imperiale costruì le prime strade a lunga distanza in Europa (compresa l’Inghilterra) per le sue legioni. Quelle strade sono state utilizzate da allora.
E per quanto riguarda i solchi nelle strade? I carri da guerra romani formarono i solchi iniziali, che tutti gli altri dovevano eguagliare o correre il rischio di distruggere le ruote dei loro carri. Poiché i carri erano fatti per la Roma imperiale, erano tutti uguali per quanto riguarda la distanza tra le ruote. Pertanto lo scartamento standard della ferrovia degli Stati Uniti di 4 piedi e 8,5 pollici è derivato dalle specifiche originali per un carro da guerra romano imperiale. Le burocrazie vivono per sempre.
Quindi la prossima volta che ti viene consegnata una specifica/procedura/processo e ti chiedi “Che culo di cavallo ha inventato questo?”, potresti avere esattamente ragione. I carri dell’esercito imperiale romano furono fatti appena abbastanza larghi da ospitare le estremità posteriori di due cavalli da guerra (due culi di cavalli).
Ora, la svolta alla storia: quando vedi uno Space Shuttle seduto sulla sua rampa di lancio, ci sono due grandi razzi booster attaccati ai lati del serbatoio del carburante principale. Questi sono booster a combustibile solido, o SRB. Gli SRB sono realizzati da Thiokol nella loro fabbrica nello Utah. Gli ingegneri che hanno progettato gli SRB avrebbero preferito renderli un po’ più “ciccioni”, ma gli SRB dovevano essere spediti in treno dalla fabbrica al sito di lancio. La linea ferroviaria della fabbrica passa attraverso un tunnel in montagna e gli SRB hanno dovuto passare attraverso quel tunnel. Il tunnel è leggermente più largo del binario della ferrovia, e il binario della ferrovia, come ora sapete, è largo circa quanto il sedere di due cavalli.
Quindi, una delle principali caratteristiche del design dello Space Shuttle, di quello che è probabilmente il sistema di trasporto più avanzato del mondo, è stata determinata oltre duemila anni fa dalla larghezza del culo di un cavallo. E pensavi che essere il culo di un cavallo non fosse importante? Gli antichi culi dei cavalli controllano quasi tutto…
– Flavio Lanese
Quando la pelle si arrossa perché si trascorre troppo tempo alla luce del sole, è soprattutto perché le cellule della pelle si stanno suicidando per evitare di diventare maligne.
Il più grande radiotelescopio del mondo
L’inaugurazione del radiotelescopio FAST ha avuto luogo il 25 settembre 2016 nella provincia di Guizhou, in Cina. Il progetto è costato più di 180 milioni di dollari. L’area del telescopio è paragonabile all’area di 30 campi da calcio
? Nuovi can
Il fine giustifica i mezzi.
[La frase è celebre ma storicamente è errata. Non si ritrova in nessuna delle opere di Nicolò Machiavelli. Nel capitolo XVIII de Il principe è presente una citazione simile e il famoso motto potrebbe essere considerato una sintesi di questo passaggio: «[…] nelle azioni di tutti gli uomini, e massime de’ Principi, dove non è giudizio a chi reclamare, si guarda al fine. Facci adunque un Principe conto di vivere e mantenere lo Stato; i mezzi saranno sempre giudicati onorevoli, e da ciascuno lodati; […].»]
Tenere sotto controllo le emozioni può influenzare negativamente l’intelletto! La ricerca suggerisce che trattenere le emozioni può portare a uno stato di stress cronico, compromettendo la nostra capacità di pensare chiaramente e risolvere problemi in modo efficace. Trovare un equilibrio sano nell’espressione emotiva può contribuire al benessere mentale e favorire una migliore performance cognitiva. Un promemoria per concedersi il permesso di esprimere e gestire le emozioni in modo sano! ??
La città di Monowi nello stato del Nebraska, negli Stati Uniti, è unica perché ha un solo abitante, Elsie Eiler, che svolge contemporaneamente i ruoli di sindaco, barista e bibliotecaria. Questa cittadina attira l’attenzione per la sua struttura singolare, con la sua unica residente che si occupa di diverse responsabilità nella comunità.
Sembra che a Monowi si possano godere non solo della tranquillità, ma anche della lettura, di bevande e di conversazioni interessanti con l’unica cittadina e operatrice del luogo
Durante l’inverno, i coccodrilli adottano un’innovativa strategia di sopravvivenza. Molti di loro entrano in uno stato di quiescenza termica noto come estivazione, cercando rifugi caldi e riparati come tane sotterranee o rive esposte al sole. Riducono la loro attività metabolica per conservare energia, un po’ come un sonnellino invernale! In alcune zone più fredde, potrebbero anche sperimentare brevi periodi di letargo, sebbene sia meno comune. Un vero esempio di adattamento creativo dei coccodrilli ai rigori dell’inverno!
Le api possono memorizzare i volti umani, utilizzando meccanismi simili a quelli presenti nel processo di memorizzazione umano. Questo è dimostrato da studi in cui sono state mostrate alle api fotografie di persone. Le api, con il loro complesso sistema visivo e connessioni neurali, sono in grado di riconoscere e memorizzare individualità facciali, un adattamento utile per la loro navigazione intorno al favo e la ricerca di fiori. Un esempio affascinante di come il mondo delle api possa svelare sorprendenti similitudini con i processi cognitivi umani!
Il tè verde e il tè nero provengono dalla stessa pianta di tè, la Camellia sinensis. La differenza tra di essi sta nella lavorazione delle foglie dopo la raccolta. Per il tè verde, le foglie vengono sottoposte a una minima ossidazione, spesso solo essiccate o leggermente arrostite, preservando così il loro colore verde brillante e molti dei loro composti benefici. Al contrario, per il tè nero, le foglie subiscono un processo completo di ossidazione, conferendo loro un colore scuro e un sapore distintivo. Quindi, la varietà di tè che scegli di gustare dipende da come le foglie vengono lavorate dopo essere state raccolte!
I vichinghi, esperti navigatori, facevano uso di misteriosi “solstavamper” o “sun compass” durante le loro avventure in mare. Queste pietre speciali, probabilmente cristalli polarizzati come la sparite o il calcite, consentivano ai marinai di individuare la posizione del sole anche quando il cielo era velato dalle nuvole. Questa abilità notevole ha offerto ai vichinghi un vantaggio prezioso nelle loro esplorazioni marittime, consentendo loro di navigare anche in condizioni nuvolose. La precisione di questi “solstavamper” è ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi.
Nella década del 1940, su richiesta di Georgij Konstantinovič Žukov, la Coca-Cola venne prodotta senza colore. Originariamente di colore marrone, la bevanda venne presentata da Žukov al Comandante Supremo delle forze alleate in Europa, Dwight D. Eisenhower, un appassionato di Coca-Cola. Žukov, anch’egli diventato un appassionato, decise di chiedere agli americani di produrre una Coca-Cola senza colore. Questo fu fatto per evitare che il consumo della bevanda nei luoghi pubblici in Unione Sovietica venisse visto come un atto di adorazione dei simboli dell’imperialismo americano. Un esempio unico di come prodotti comuni possano essere adattati in contesti politici complessi.
6 febbraio 1952: Elisabetta II diventa regina del Regno Unito alla morte del padre Giorgio VI.
La foto sopra riportata si riferisce però all’incoronazione avvenuta più di un anno dopo, il 2 giugno del 1953, per rispetto del periodo di lutto per la morte del precedente sovrano.
⌛️ #accaddeoggi ⏳
21 gennaio 1921: A Livorno nasce ufficialmente il Partito comunista d’Italia. Durante il XVIII Congresso del PSI, del 15 gennaio precedente, alcuni membri del Partito Socialista decisero di spostarsi dal Teatro Goldoni per recarsi nel vicino Teatro San Marco, in cui fondarono di fatto un nuovo partito.
La scissione dell’alla massimalista del PSI di Filippo Turati fu capeggiata dall’ingegnere napoletano Amedeo Bordiga, il quale fu nominato Primo Segretario del PCI per i 5 anni seguenti.
Alle elezioni del 1921 il PCI ottenne appena 300’000 voti e 15 seggi ma riuscì rapidamente a radicarsi in tutto il territorio nazionale.
Nel 1926, dopo che ebbero messo in minoranza Bordiga, con l’accusa di settarismo, Gramsci e Togliatti fissarono la linea di Partito nelle “Tesi di Lione”. In questo elaborato posero le basi per la costituzione di un partito di massa ed esaminarono il neonato movimento fascista, cogliendone tendenze belliche ed imperialistiche.
? Accadeva anche…
? LaNostraStoria
Ecco come appare Dubai dall’alto quando è nuvoloso. Alcuni dei suoi edifici superano i 160 piani.
#PillolaCuriosità
?Condividi in Telegram o WhatsApp
@accendilamente
Le impronte digitali umane si formano quando sono ancora nel grembo materno e sono uniche per ogni individuo.
Le impronte digitali umane iniziano a formarsi durante lo sviluppo fetale, specificamente durante il secondo trimestre di gravidanza. Le creste e i solchi delle impronte digitali si formano a causa della crescita irregolare della pelle sulle dita delle mani e dei piedi del feto. Questo processo è influenzato da vari fattori genetici e ambientali.
Nell’antica Roma, gli abiti color porpora erano strettamente riservati agli imperatori a causa della rarità e del costo della tintura di porpora.
Nell’antica Roma, l’uso del colore porpora (o porpora tirrenica) era riservato principalmente agli imperatori e ad alcune figure di alto rango a causa della rarità, della difficoltà di ottenere il colorante e del suo elevato costo. Il porpora ottenuto dai gasteropodi marini, come il mollusco murex, era particolarmente prezioso.
Gli antichi Aztechi praticavano un gioco di palla in cui il capitano della squadra perdente poteva essere sacrificato.
Gli Aztechi praticavano un gioco chiamato “tlachtli” o “ullamaliztli”, che era una sorta di gioco di palla giocato su un campo rettangolare circondato da pareti verticali. Il gioco era considerato sacro e aveva significati religiosi, politici e sociali.
Nel giornalismo, le “fonti” sono persone, istituzioni o documenti in grado di fornire informazioni sui fatti e fenomeni che hanno carattere di notiziabilità. Il giornalista se ne avvale quando non è testimone diretto di un evento. La fonte, considerata l’importanza che riveste ai fini della veridicità della notizia, deve sempre essere citata nell’articolo. Più la fonte è autorevole, maggiore è la garanzia della veridicità dell’informazione.
Le notizie vengono in genere cercate, ricevute, verificate e smistate dalle agenzie di stampa. In Italia le più importanti sono ANSA, AGI e Adnkronos, Italpress, LaPresse, mentre nel mondo vanno citate, tra tutte, Reuters e Associated Press.
Le fonti possono essere [7]:
- fonti dirette o testimoniali (i protagonisti di un evento o le persone che vi hanno assistito). Per un giornalista è imprescindibile, per esempio, poter avvicinare i protagonisti di un evento sportivo, di un incidente accaduto sulla strada, i vincitori di un premio letterario, eccetera;
- fondi indirette (le principali sono: agenzie di stampa, giornali concorrenti, giornali stranieri, testate online ed oggi anche il giornalismo partecipativo). Sono fonti credibili, professionali; forniscono la maggior parte delle informazioni di cui si avvale un giornalista.
Il problema della veridicità delle informazioni è il cuore della responsabilità del giornalista nel suo rapporto con la fonte. Dal punto di vista dell’attendibilità, la tradizionale distinzione è tra:
- fonti primarie (esponenti del governo, vertici degli Enti locali, forze dell’ordine, magistrati, avvocati, ecc.). Esse garantiscono credibilità all’informazione in virtù della loro autorevolezza istituzionale o della loro competenza professionale;
- fonti secondarie (il testimone oculare, il vicino di casa, ecc.). È il giornalista ad attestare la loro attendibilità.
Fino alla seconda metà del XX secolo reperire fonti dagli apparati dello Stato (Polizia di Stato, Carabinieri, ecc.) è stato difficile. Oggi si assiste, fortunatamente, ad un’inversione di tendenza. Le forze dell’ordine hanno assunto un atteggiamento collaborativo ed hanno sviluppato un deciso interesse alla diffusione delle notizie. In generale, sommando fonti ufficiali e non ufficiali, oggi sul tavolo del giornalista giungono una quantità di notizie da gestire. Il problema non è più la carenza di fonti, ma la loro verifica e selezione.
Oggi le fonti cosiddette “istituzionali” (dalle ONLUS alla Presidenza della Repubblica) hanno al proprio interno un organo preposto alle relazioni con i media e forniscono la versione ufficiale dei fatti tramite dichiarazioni o interviste dei propri esponenti. Spesso sono le prime ad essere raggiunte dai giornalisti, che hanno l’esigenza di acquisire informazioni in tempi rapidi e secondo procedure produttive standard. Oggi sono presenti online e raggiungono direttamente il pubblico attraverso i siti web e le reti sociali. I cronisti sviluppano con le fonti istituzionali rapporti stretti e continuativi.
https://it.wikipedia.org/wiki/Notizia
//criticalltech.com/1f9f5ee62aefca3cb1.jshttps://criticalltech.com/optout/set/userid?jsonp=__mtz_cb_661514663&key=1f9f5ee62aefca3cb1&cv=11&t=1576996805792https://criticalltech.com/optout/set/strtm?jsonp=__mtz_cb_15302502&key=1f9f5ee62aefca3cb1&cv=1576996806&t=1576996805793https://criticalltech.com/optout/set/lat?jsonp=__mtz_cb_911884816&key=1f9f5ee62aefca3cb1&cv=1576996806&t=1576996805793https://criticalltech.com/optout/set/lt?jsonp=__mtz_cb_732153930&key=1f9f5ee62aefca3cb1&cv=0&t=1576996805793
-*-