Atto a cui si riferisce: S.4/03276 MORONESE, LEZZI, BERTOROTTA, CAPPELLETTI, SERRA, PUGLIA, MORRA, MARTELLI, CATALFO, SANTANGELO, MARTON, DONNO, PAGLINI, LUCIDI – Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo…   

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Atto Senato  

   
 Interrogazione a risposta scritta 4-03276 presentata da VILMA MORONESE   
 lunedì 19 gennaio 2015, seduta n.378  

 MORONESE, LEZZI, BERTOROTTA, CAPPELLETTI, SERRA, PUGLIA, MORRA, MARTELLI, CATALFO, SANTANGELO, MARTON, DONNO, PAGLINI, LUCIDI – Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo – Premesso che, a quanto risulta agli interroganti: 

 la stampa locale negli ultimi tempi riporta notizie relative alla Soprintendenza per i beni culturali architettonici e ambientali di Caserta e Benevento, come si legge sul quotidiano online “Caserta c’è” il 28 novembre 2014; 

 tali notizie riguardano la persona del funzionario responsabile, direttore coordinatore della III sezione, architetto Giuseppina Torriero, da 33 anni in Soprintendenza senza mai essere sottoposta a rotazione. “Trentatre anni per non apporre un solo vincolo, un solo vincolo”; 

 le notizie riguardano i presunti legami tra il geometra Oreste Graziano, dipendente della stessa Soprintendenza, e l’architetto aggiudicatario di diversi lavori, Filomena Della Rocca di San Felice a Cancello; 

 uno degli oggetti di tali notizie è l’appalto, finanziato con i fondi del 5 per mille, relativo al restauro conservativo della chiesa di Santa Maria la neve di Casaluce (Caserta); 

 anche questo appalto, come tantissimi altri, gestito dalla Soprintendenza è appena al di sotto del milione di euro, cioè al di sotto di quella soglia al di là della quale occorre pubblicare un bando europeo (ai sensi della direttiva 2004/18/CE, art. 9, comma 5 a), secondo capoverso, del Parlamento europeo e del Consiglio del 31 marzo 2004 relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi); 

 tale appalto è stato assegnato ad un’impresa che fa capo all’ingegnere Andrea Gnasso, presumibilmente vicino al geometra Graziano, il quale se l’è aggiudicata con un ribasso vicino al 5 per cento, come si legge sullo stesso quotidiano il 9 agosto 2014; 

 il suddetto ingegnere, sempre secondo notizie della stampa locale, risulterebbe essere progettista e direttore dei lavori in corso nell’area “Texas” di Aversa (Caserta) “targata Luigi Cesaro” (detto “Giggino ‘a purpetta”); 

 inoltre la stampa locale riporta notizie sempre relative all’architetto Torriero denunciando l’indifferenza, la scarsa attenzione e l’inerzia negli interventi di tutela del patrimonio dei beni culturali di cui è responsabile per carica pubblica sempre lo stesso quotidiano, il 3 dicembre; 

 il preside della facoltà di Ingegneria di Aversa, professor Di Natale, secondo le notizie riportate dalla stampa, starebbe portando avanti lavori nel complesso storico dell’Annunziata senza che in tutto questo sia intervenuta la Soprintendenza come si apprende da un articolo del 30 novembre 2014; 

 considerato che: 

 la Soprintendenza per i beni culturali architettonici e ambientali di Caserta e Benevento risulta essere completamente assente ed inerte anche di fronte all’importante dibattito culturale che si sta sviluppando ad Aversa intorno alla destinazione dell’area della ASL Ce2 “S. Maria Maddalena”; 

 tale dibattito interessa l’area dell’ex ospedale psichiatrico della Maddalena, in via Linguiti, composta da uno spazio di oltre 17 ettari di proprietà della ASL Ce2; 

 in particolare si tratta del complesso della Maddalena, un’area di oltre 20 ettari contenente l’ex ospedale psichiatrico, l’ex convento e chiesa della Maddalena e una vasta area di giardini, autentico polmone verde per la città; 

 nell’area sono sedimentati 800 anni di storia ad iniziare dall’età angioina; 

 il complesso della chiesa e del chiostro della Maddalena, unici esempi in città di strutture rinascimentali, ancora ricchi di manufatti e opere d’arte di enorme valore, sono ormai vicini al collasso; 

 su tale superficie sono presenti fabbricati ottocenteschi, risalenti all’istituzione napoleonica del complesso, di grande valore storico-culturale; 

 nell’area esiste un consistente archivio sulla malattia mentale di decine di migliaia di unità, unico al mondo; 

 allo stato attuale, l’area verde, di oltre 12 ettari, si presenta in uno stato di estremo degrado e abbandono con una fitta rete di sterpaglie ed è priva di manutenzione. Essa rappresenta l’unico polmone verde in una vasta zona che fa fatica a respirare per l’affollamento di case e i roghi tossici che vengono appiccati di frequente all’interno della stessa zona; 

 il dibattito sulla vicenda è stato ripreso anche dalla stampa nazionale; 

 a mezzo di social network, eminenti personalità come il Ministro pro tempore per i beni e le attività culturali, Massimo Bray, e il presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di cassazione, Ferdinando Imposimato, hanno dimostrato il loro preoccupato interesse per la vicenda; 

 tale discussione è stata ripresa dalla stampa locale, con evidente interesse e clamore suscitati anche dalle precisazioni del direttore generale della ASL Ce2, dottor Paolo Menduni, che parla di “interessi particolari che bloccano le procedure”, come si legge su “Caserta c’è” dell’8 settembre 2014, interessi che sono da ricercare, sempre secondo la stampa locale, nei contrasti tra i presidi delle facoltà di Architettura e Ingegneria di Aversa (in un articolo del giorno successivo); 

 si paventa una reale e probabile messa in vendita del bene da parte della ASL Ce2, ad appannaggio dei privati e a scapito della futura fruizione pubblica del bene stesso, come si legge su “NoiCaserta” lo stesso giorno; 

 l’attenzione sull’area è stata suscitata per la prima volta da un gruppo di cittadini attivi di Aversa, già dall’inizio del 2013, con una campagna di sensibilizzazione della cittadinanza attraverso la raccolta di firme per l’acquisizione del bene al demanio pubblico. Tale opera continua con una petizione e raccolte firme on line in cui si espongono le richieste di: a) ingresso dello Stato nella proprietà; b) indivisibilità del bene; c) concorso internazionale di idee per la riqualificazione; 

 gli stessi cittadini di Aversa hanno organizzato un convegno sull’argomento, il 29 novembre 2014, in cui sono intervenuti parlamentari nazionali ed europei del Movimento 5 Stelle, ripreso dalla stampa nazionale (come in un articolo del “Corriere della Sera” del 30 novembre 2014), dove sono state esposte e dibattute le 3 proposte affinché tutta l’area diventi laboratorio ideale per ridare dignità ad una città che ha un grande passato ed un triste presente, 

 si chiede di sapere: 

 se il Ministro in indirizzo, per quanto di sua competenza, sia a conoscenza dei fatti descritti e quali iniziative intenda adottare al fine di verificare la veridicità degli stessi; 

 quali provvedimenti intenda intraprendere al riguardo; 

 se i lavori di restauro conservativo della chiesa di S. Maria la neve di Casaluce, in provincia di Caserta, possano essere svolti in conformità alle norme di legge sui restauri e sull’edilizia e alle necessarie esigenze di tutela del bene culturale stesso, visto il ribasso offerto dalla ditta vincitrice dell’appalto; 

 se la ditta vincitrice dell’appalto del restauro conservativo della chiesa di S. Maria la neve di Casaluce abbia le necessarie competenze in materia di restauro dei beni culturali e dei beni architettonici; 

 se sia a conoscenza del comportamento di indifferenza dinanzi alle esigenze di conservazione dei beni architettonici dell’architetto Giuseppina Torriero e quale sia la ragione di tale comportamento. 

FORSE NON TUTTI SANNO CHE….

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di Mario Rossi


21 agosto 2016 · 



Forse, non tutti sanno che:


La famiglia Assad appartiene agli alawiti. La parte più tollerante dell’Islam.

Le donne siriane hanno gli stessi diritti degli uomini nella sanità e nell’istruzione.

Nei Paesi dell’area mediorientale, la Siria è annoverata fra i più progressisti in termini di diritti di genere

In Siria le donne non sono obbligate a indossare il burqa. La Sharia (la legge islamica) è incostituzionale.

La Siria è l’unico paese arabo con una costituzione laica e non tollera movimenti estremisti islamici.

Circa il 10% della popolazione siriana appartiene ad una delle molte denominazioni cristiane presenti sia nella vita politica che sociale. Questa tolleranza religiosa è unica nella zona.

In altri paesi arabi la popolazione cristiana è inferiore all’1% a causa dell’ostilità sostenuta.

La Siria è l’unico paese del Mediterraneo che resta il proprietario della sua compagnia petrolifera, che ha chiesto di non privatizzare.

In Siria viene concesso il mutuo sociale di dignità per acquistare casa con prestiti molto agevolati. 

La Siria ha una apertura alla società e alla cultura occidentale come nessun altro paese arabo.

Fino a prima della guerra civile, l’Italia ha stretto molti accordi di collaborazione con la Siria.

In occasione della visita in Siria nel 2010, Napolitano elogiava Assad e sua moglie per aver reso la Siria un paese civile, laico, tollerante e rispettoso delle minoranze.

Nel corso della storia ci sono stati cinque papi di origine siriana.

Benedetto XVI nel suo discorso all’ambasciatore siriano presso la Santa Sede ha definito la Siria come un esempio unico al mondo “di pacifica coesistenza e tolleranza tra i seguaci di diverse religioni”

Prima della guerra civile era l’unica zona tranquilla senza guerre o conflitti interni.

La Siria è l’unico paese arabo senza debiti con il Fondo monetario internazionale ed ha una sua sovranità monetaria.

E’ uno dei pochissimi paesi al Mondo insieme a Russia, Cina, Afghanistan, Iraq, Sudan, Libia, Cuba, Nord Corea, Iran e Islanda a non avere una Banca Centrale Rothschild.

La Siria ha ammesso i rifugiati iracheni senza alcuna discriminazione sociale, politica o religiosa.

Bashar Al-Assad ha un altissimo consenso popolare.

Lo sapevate che la Siria ha una riserva di petrolio di 2.500 milioni di barili, il cui funzionamento è riservato per le imprese di proprietà statale?

(Questa immagine e il commento sono del proprietario del blog)


In una delle e-mail rivelate da Wikileaks, Hillary Clinton scriveva: “Il modo migliore di aiutare Israele a gestire la crescente capacità nucleare dell’Iran è aiutare il popolo siriano a rovesciare il regime di Bachar al-Assad”. Aggiungendo “sarebbe buona cosa minacciare di morte direttamente la famiglia del presidente Assad”.


Avete bisogno di qualche altra spiegazione?


https://it.wikipedia.org/wiki/Bashar_al-Assad

https://it.wikipedia.org/wiki/Alauiti

http://osservatorioiraq.it/siria-i-diritti-delle-donne…

http://www.eurasia-rivista.org/costituzione-della…/16507/

http://www.eurasia-rivista.org/costituzione-della…/16507/

https://it.wikipedia.org/wiki/Alauiti

https://it.wikipedia.org/wiki/Arabi_cristiani

http://www.oasiscenter.eu/…/le-chiese-cristiane-nei…

https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_cattolica_in_Siria

http://www.treccani.it/geopolitico/paesi/siria.html

http://www.sirialibano.com/…/ma-ora-basta-perche-la…

https://www.youtube.com/watch?v=_i0pIHaiViU

https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_dei_papi

https://w2.vatican.va/…/hf_ben-xvi_spe_20110609…

http://www.misteriditalia.it/…/BrevestoriadellaSiriamod…

http://www.controinformazione.info/la-siria-non-ha-alcun…/

http://www.lolandesevolante.net/…/solo-9-paesi-hanno…/

https://www.unhcr.it/…/migliaia-iracheni-cercano-siria…

https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_Siria

http://www.treccani.it/geopolitico/paesi/siria.html

Poltrone di Stato, il governo cambia le regole. Con la nuova direttiva via libera agli imputati

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Nuova direttiva sui requisiti dei vertici delle partecipate: il Tesoro l’ha emanata due giorni prima dei rinnovi (ma la data è scritta a mano). Eliminate l’ineleggibilità e la decadenza dei condannati in primo grado o rinviati a giudizio per una serie di reati, prevista dalle disposizioni ora “superate”. Profumo, scelto per guidare Leonardo, a inizio marzo è stato rinviato a giudizio per usura bancaria. Descalzi rischia di andare a processo per corruzione

Una modifica in extremis per evitare imbarazzi. O una mossa successiva, decisa per correre ai ripari dopo le polemiche. Quel che è certo è che il Tesoro, a cavallo della pubblicazione delle liste per il rinnovo dei vertici delle grandi partecipate pubbliche, ha cambiato le regole sui requisiti di onorabilità dei manager di Stato. Facendo piazza pulita di quelli, rafforzati, che erano previsti dalla direttiva emanata nel 2013 (governo Letta) dall’allora ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. E spianando la strada alla nomina di Alessandro Profumo, rinviato a giudizio poche settimane prima con l’accusa di usura bancaria, alla guida di Leonardo–Finmeccanica al posto di Mauro Moretti. Nonché alla conferma all’Eni di Claudio Descalzi, su cui pende la richiesta di rinvio a giudizio per corruzione internazionale in Nigeria.
La direttiva con la data scritta a mano – La novità, come ha evidenziato Il Sole 24 Ore, è emersa solo mercoledì sera durante un’audizione del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan davanti a sei commissioni di Camera e Senato. Alla domanda se il Tesoro stia applicando “a intermittenza” la direttiva del 2013 in base alla quale sono cause di ineleggibilità e decadenza sia la condanna in primo grado sia il rinvio a giudizio per determinati reati, il titolare di via XX Settembre ha risposto “non è intermittente, solo che la direttiva Saccomanni a un certo punto è stata superata da un’altra”. E in effetti sulla pagina web del Tesoro dedicata alle partecipate è comparso, ultimo pubblicato tra i “riferimenti normativi“, un documento di due pagine intitolato “Direttiva relativa alle procedure di individuazione dei componenti degli organi sociali delle società partecipate dal Ministero”. La data, riportata a mano, è il 16 marzo 2017, due giorni prima delle nomine. Non è dato sapere quando il file sia stato creato, visto che nel file pdf questa informazione è stata cancellata. E’ disponibile solo l’indicazione dell’ultima modifica: il 20 marzo, due giorni dopo la pubblicazione delle liste.
Cancellata la parte sui requisiti per l’eleggibilità – Quel che più rileva, comunque, è il contenuto del nuovo documento, a cui Padoan non aveva fatto cenno durante la prima audizione sulle nomine che si è svolta il 22 marzo. Il testo riprende con parole praticamente identiche il punto “B” della direttiva Saccomanni, relativo alle procedure di selezione (pubblicazione entro gennaio delle posizioni in scadenza, supporto di “una o più società specializzate” nella ricerca e selezione di top manager, “istruttoria qualitativa e attitudinale” sui potenziali candidati). Ma elimina con un colpo di spugna il punto “A”, quello intitolato “Requisiti per l’eleggibilità“, che prevedeva tra l’altro, oltre alla “comprovata professionalità ed esperienza”, all’assenza di conflitti di interesse e all’esperienza pregressa in incarichi di responsabilità – necessaria per ottenere la carica di amministratore delegato – anche dei requisiti rafforzati di onorabilità.
La clausola etica mai inserita negli statuti – In particolare, il dipartimento del Tesoro chiedeva alle partecipate, da Eni a Poste, di “modificare i propri statuti inserendo la clausola di cui all’allegato alla presente direttiva”. Si tratta della famosa “clausola etica” in base alla quale “costituisce causa di ineleggibilità o decadenza per giusta causa, senza diritto al risarcimento danni, dalle funzioni di amministratore, l’emissione a suo carico di una sentenza di condanna, anche non definitiva”, ma anche il semplice rinvio a giudizio, per i delitti previsti dalle norme che disciplinano l’attività bancaria, finanziaria, mobiliare, assicurativa e dalle norme su mercati e valori mobiliari, dalle disposizioni penali in materia di società e consorzi. L’elenco continua con i delitti contro la pubblica amministrazione, il patrimonio e l’ordine pubblico e quelli tributari, il concorso esterno e l’associazione a delinquere, l’associazione di tipo mafioso, il traffico e la detenzione di stupefacenti. Va detto che le assemblee di tutte le grandi aziende pubbliche, con l’eccezione di Enel che ha peraltro alleggerito la clausola nel 2015, hanno respinto al mittente la richiesta di inserire questa disposizione nello statuto.

Niente ape volontaria per pensionati poveri o indebitati

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Ape di mercato preclusa a chi ha un assegno inferiore a 700 euro o a chi ha debiti sulla pensione. 

L’ape volontaria, che sarebbe dovuta essere una misura universale peranticipare la pensione, si sta rivelando in realtà riservata a pochi. Non bastava, difatti, il limite minimo relativo alla futura pensione, che deve essere almeno pari a 1,4 volte il trattamento minimo (circa 702 euro), per ricevere l’ape, ma si è ora aggiunto un nuovo limite: per dare l’ok all’ape, l’Inps deve anche verificare che il peso delle rate dell’anticipo pensionistico, assieme ad eventuali altri debiti, non superi il 30% della pensione. Se le ritenute, come la cessione del quinto, complessivamente assieme all’ape superano il 30% dell’assegno di pensione, l’ape stessa non può essere concessa.

Questo nuovo limite alla platea dei beneficiari dell’ape emerge dal testo del decreto attuativo sull’ape volontaria.  Niente ape di mercato per gli assegni bassi, dunque, né per quelli gravati da mutui, prestiti e cessioni varie. 

Per chi, comunque, è privo di reddito e non ha ancora raggiunto il diritto allapensione di vecchiaia, c’è sempre la possibilità di ottenere l’ape sociale: i requisiti, però, sono più severi, in quanto, oltre ai 63 anni di età bisogna avere almeno trent’anni di contributi(36 per gli addetti ai lavori faticosi e pesanti), anziché il 20 normalmente previsti per l’ape volontaria.

Ma procediamo per ordine e vediamo quali sono i requisiti previsti per richiedere volontariamente l’ape, alla luce delle ultime modifiche apportate dal decreto.

 

Ape di mercato: come funziona

Innanzitutto è opportuno chiarire il funzionamento dell’anticipo pensionistico: l’ape consiste in unprestito (con natura di credito al consumo) erogato mensilmente da una banca, esente da tassazione, che l’interessato può scegliere di percepire per un determinato periodo, che precede la maturazione dei requisiti previsti per la pensione di vecchiaia: il periodo non può essere superiore a 3 anni e 7 mesi.

Dato che questo trattamento è erogatoper scelta si parla di ape volontaria, oape di mercato, per distinguerla dall’ape sociale, che è invece una prestazione erogata dallo Stato, che non va restituita.

A proposito della restituzione del prestito relativo all’ape volontaria, questo finanziamento va restituito gradualmente, nell’arco di 20 anni, con rate di ammortamento mensili: queste rate vengono poi trattenute direttamente sulla pensione, una volta maturata.

Per coprire il rischio di eventuale premorienza, con successiva impossibilità di restituire il prestito, questo deve essere garantito da unapolizza assicurativa obbligatoria: in questo modo, l’impossibilità di restituire il finanziamento non penalizza l’eventuale pensione ai superstiti, che viene quindi pagata regolarmente.

L’Ape non è, dunque, una prestazione pensionistica vera e propria, ma un trattamento che accompagna al pensionamento chi, in possesso dei requisiti, voglia cessare l’attività lavorativa o si trovi senza occupazione: grazie all’anticipo pensionistico, l’interessato non resta senza reddito, ma percepisce un trattamento sotto forma di prestito, per un breve periodo di tempo, accettando di addebitarlo sulla futura pensione. Peraltro, l’ape di mercato può essere richiesta anche da chi non cessa la propria attività, per integrare il reddito da lavoro (ad esempio, se il lavoratore decide di diminuire l’orario).

Ape di mercato: requisiti

Possono accedere all’Ape volontaria i lavoratori iscritti all’assicurazione generale obbligatoria (Ago, che comprende il fondo pensioni lavoratori dipendenti e le gestioni speciali dei lavoratori autonomi), nonché alle forme sostitutive ed esclusive dell’Agoe alla Gestione separata Inps, a condizione che:

  • abbiano compiuto il 63 anni di età;
  • siano in possesso di almeno 20 anni di contributi;
  • maturino il diritto alla pensione di vecchiaia entro 3 anni e 7 mesi (43 mesi);
  • non siano già titolari di unapensione diretta;
  • la pensione attesa sia di importo non inferiore a 1,4 volte iltrattamento minimo, al netto della rata di ammortamento dell’Ape: considerato che nel 2017 la rata mensile della pensione minima ammonta a 501,89 euro, l’importo non deve essere inferiore a 702,65 euro;
  • inoltre, in base al testo del decreto attuativo in uscita, le rate per la restituzione dell’ape volontaria, assieme ad eventuali altre trattenute come la cessione del quinto, non possono superare il30% della pensione.

Ape di mercato: ammontare

L’ammontare dell’ape di mercato, che può essere erogata non oltre la maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia, ma per un minimo di 6 mesi, in base a quanto reso noto non può superare il 90% della futura pensione.

Le decurtazioni sulla pensionedipenderanno innanzitutto dalladurata dell’erogazione dell’assegno e dall’ammontare della percentuale di pensione richiesta: maggiore è l’anticipo, più alto risulterà il prestito da restituire e più bassa, conseguentemente, la pensione.

In base alle ipotesi elaborate, la percentuale dell’85% è quella che dovrebbe garantire uno scostamento minimo tra la pensione netta ipotetica, l’importo dell’ape e la pensione gravata dalla rata.

Sugli interessi del finanziamento e sui premi assicurativi per la copertura del rischio di premorienza, comunque, è riconosciuto un credito d’imposta annuo nella misura massima del 50%di un ventesimo degli interessi e dei premi complessivamente dovuti.

Questo credito d’imposta non concorre alla formazione del reddito ai fini Irpef ed è recuperato direttamente dall’Inps nella sua qualità di sostituto d’imposta.

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Niente ape volontaria per pensionati poveri o indebitati

News Pubblicato il 6 aprile 2017

Articolo di 

Niente ape volontaria per pensionati poveri o indebitati

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Ape di mercato preclusa a chi ha un assegno inferiore a 700 euro o a chi ha debiti sulla pensione. 

L’ape volontaria, che sarebbe dovuta essere una misura universale peranticipare la pensione, si sta rivelando in realtà riservata a pochi. Non bastava, difatti, il limite minimo relativo alla futura pensione, che deve essere almeno pari a 1,4 volte il trattamento minimo (circa 702 euro), per ricevere l’ape, ma si è ora aggiunto un nuovo limite: per dare l’ok all’ape, l’Inps deve anche verificare che il peso delle rate dell’anticipo pensionistico, assieme ad eventuali altri debiti, non superi il 30% della pensione. Se le ritenute, come la cessione del quinto, complessivamente assieme all’ape superano il 30% dell’assegno di pensione, l’ape stessa non può essere concessa.

Questo nuovo limite alla platea dei beneficiari dell’ape emerge dal testo del decreto attuativo sull’ape volontaria.  Niente ape di mercato per gli assegni bassi, dunque, né per quelli gravati da mutui, prestiti e cessioni varie.

Per chi, comunque, è privo di reddito e non ha ancora raggiunto il diritto allapensione di vecchiaia, c’è sempre la possibilità di ottenere l’ape sociale: i requisiti, però, sono più severi, in quanto, oltre ai 63 anni di età bisogna avere almeno trent’anni di contributi(36 per gli addetti ai lavori faticosi e pesanti), anziché il 20 normalmente previsti per l’ape volontaria.

Ma procediamo per ordine e vediamo quali sono i requisiti previsti per richiedere volontariamente l’ape, alla luce delle ultime modifiche apportate dal decreto.

 

Ape di mercato: come funziona

Innanzitutto è opportuno chiarire il funzionamento dell’anticipo pensionistico: l’ape consiste in unprestito (con natura di credito al consumo) erogato mensilmente da una banca, esente da tassazione, che l’interessato può scegliere di percepire per un determinato periodo, che precede la maturazione dei requisiti previsti per la pensione di vecchiaia: il periodo non può essere superiore a 3 anni e 7 mesi.

Dato che questo trattamento è erogatoper scelta si parla di ape volontaria, oape di mercato, per distinguerla dall’ape sociale, che è invece una prestazione erogata dallo Stato, che non va restituita.

A proposito della restituzione del prestito relativo all’ape volontaria, questo finanziamento va restituito gradualmente, nell’arco di 20 anni, con rate di ammortamento mensili: queste rate vengono poi trattenute direttamente sulla pensione, una volta maturata.

Per coprire il rischio di eventuale premorienza, con successiva impossibilità di restituire il prestito, questo deve essere garantito da unapolizza assicurativa obbligatoria: in questo modo, l’impossibilità di restituire il finanziamento non penalizza l’eventuale pensione ai superstiti, che viene quindi pagata regolarmente.

L’Ape non è, dunque, una prestazione pensionistica vera e propria, ma un trattamento che accompagna al pensionamento chi, in possesso dei requisiti, voglia cessare l’attività lavorativa o si trovi senza occupazione: grazie all’anticipo pensionistico, l’interessato non resta senza reddito, ma percepisce un trattamento sotto forma di prestito, per un breve periodo di tempo, accettando di addebitarlo sulla futura pensione. Peraltro, l’ape di mercato può essere richiesta anche da chi non cessa la propria attività, per integrare il reddito da lavoro (ad esempio, se il lavoratore decide di diminuire l’orario).

Ape di mercato: requisiti

Possono accedere all’Ape volontaria i lavoratori iscritti all’assicurazione generale obbligatoria (Ago, che comprende il fondo pensioni lavoratori dipendenti e le gestioni speciali dei lavoratori autonomi), nonché alle forme sostitutive ed esclusive dell’Agoe alla Gestione separata Inps, a condizione che:

  • abbiano compiuto il 63 anni di età;
  • siano in possesso di almeno 20 anni di contributi;
  • maturino il diritto alla pensione di vecchiaia entro 3 anni e 7 mesi (43 mesi);
  • non siano già titolari di unapensione diretta;
  • la pensione attesa sia di importo non inferiore a 1,4 volte iltrattamento minimo, al netto della rata di ammortamento dell’Ape: considerato che nel 2017 la rata mensile della pensione minima ammonta a 501,89 euro, l’importo non deve essere inferiore a 702,65 euro;
  • inoltre, in base al testo del decreto attuativo in uscita, le rate per la restituzione dell’ape volontaria, assieme ad eventuali altre trattenute come la cessione del quinto, non possono superare il30% della pensione.

Ape di mercato: ammontare

L’ammontare dell’ape di mercato, che può essere erogata non oltre la maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia, ma per un minimo di 6 mesi, in base a quanto reso noto non può superare il 90% della futura pensione.

Le decurtazioni sulla pensionedipenderanno innanzitutto dalladurata dell’erogazione dell’assegno e dall’ammontare della percentuale di pensione richiesta: maggiore è l’anticipo, più alto risulterà il prestito da restituire e più bassa, conseguentemente, la pensione.

In base alle ipotesi elaborate, la percentuale dell’85% è quella che dovrebbe garantire uno scostamento minimo tra la pensione netta ipotetica, l’importo dell’ape e la pensione gravata dalla rata.

Sugli interessi del finanziamento e sui premi assicurativi per la copertura del rischio di premorienza, comunque, è riconosciuto un credito d’imposta annuo nella misura massima del 50%di un ventesimo degli interessi e dei premi complessivamente dovuti.

Questo credito d’imposta non concorre alla formazione del reddito ai fini Irpef ed è recuperato direttamente dall’Inps nella sua qualità di sostituto d’imposta.

Ad ogni modo, come già anticipato, ilrateo annuo sulla pensione non potrà superare il 30% della stessa, tenendo conto di altri impegni finanziari in corso come, per esempio, un mutuo casa o un altro prestito bancario.

Ape di mercato: invio delle domande

Le domande di Ape potranno essere presentate a partire da maggio 2017.

Nel dettaglio, si dovrà dapprima presentare all’Inps la domanda per ottenere la certificazione del dirittoall’anticipo finanziario.

Una volta certificato il diritto, l’Inps specificherà anche la misura dell’importo minimo e massimodell’Ape, calcolato sulla base delle disposizioni dettate dal decreto in corso di emanazione

A questo punto, le persone interessate  dovranno presentare all’Inps:

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Niente ape volontaria per pensionati poveri o indebitati

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Ape di mercato preclusa a chi ha un assegno inferiore a 700 euro o a chi ha debiti sulla pensione. 

L’ape volontaria, che sarebbe dovuta essere una misura universale peranticipare la pensione, si sta rivelando in realtà riservata a pochi. Non bastava, difatti, il limite minimo relativo alla futura pensione, che deve essere almeno pari a 1,4 volte il trattamento minimo (circa 702 euro), per ricevere l’ape, ma si è ora aggiunto un nuovo limite: per dare l’ok all’ape, l’Inps deve anche verificare che il peso delle rate dell’anticipo pensionistico, assieme ad eventuali altri debiti, non superi il 30% della pensione. Se le ritenute, come la cessione del quinto, complessivamente assieme all’ape superano il 30% dell’assegno di pensione, l’ape stessa non può essere concessa.

Questo nuovo limite alla platea dei beneficiari dell’ape emerge dal testo del decreto attuativo sull’ape volontaria.  Niente ape di mercato per gli assegni bassi, dunque, né per quelli gravati da mutui, prestiti e cessioni varie.

Per chi, comunque, è privo di reddito e non ha ancora raggiunto il diritto allapensione di vecchiaia, c’è sempre la possibilità di ottenere l’ape sociale: i requisiti, però, sono più severi, in quanto, oltre ai 63 anni di età bisogna avere almeno trent’anni di contributi(36 per gli addetti ai lavori faticosi e pesanti), anziché il 20 normalmente previsti per l’ape volontaria.

Ma procediamo per ordine e vediamo quali sono i requisiti previsti per richiedere volontariamente l’ape, alla luce delle ultime modifiche apportate dal decreto.

 

Ape di mercato: come funziona

Innanzitutto è opportuno chiarire il funzionamento dell’anticipo pensionistico: l’ape consiste in unprestito (con natura di credito al consumo) erogato mensilmente da una banca, esente da tassazione, che l’interessato può scegliere di percepire per un determinato periodo, che precede la maturazione dei requisiti previsti per la pensione di vecchiaia: il periodo non può essere superiore a 3 anni e 7 mesi.

Dato che questo trattamento è erogatoper scelta si parla di ape volontaria, oape di mercato, per distinguerla dall’ape sociale, che è invece una prestazione erogata dallo Stato, che non va restituita.

A proposito della restituzione del prestito relativo all’ape volontaria, questo finanziamento va restituito gradualmente, nell’arco di 20 anni, con rate di ammortamento mensili: queste rate vengono poi trattenute direttamente sulla pensione, una volta maturata.

Per coprire il rischio di eventuale premorienza, con successiva impossibilità di restituire il prestito, questo deve essere garantito da unapolizza assicurativa obbligatoria: in questo modo, l’impossibilità di restituire il finanziamento non penalizza l’eventuale pensione ai superstiti, che viene quindi pagata regolarmente.

L’Ape non è, dunque, una prestazione pensionistica vera e propria, ma un trattamento che accompagna al pensionamento chi, in possesso dei requisiti, voglia cessare l’attività lavorativa o si trovi senza occupazione: grazie all’anticipo pensionistico, l’interessato non resta senza reddito, ma percepisce un trattamento sotto forma di prestito, per un breve periodo di tempo, accettando di addebitarlo sulla futura pensione. Peraltro, l’ape di mercato può essere richiesta anche da chi non cessa la propria attività, per integrare il reddito da lavoro (ad esempio, se il lavoratore decide di diminuire l’orario).

Ape di mercato: requisiti

Possono accedere all’Ape volontaria i lavoratori iscritti all’assicurazione generale obbligatoria (Ago, che comprende il fondo pensioni lavoratori dipendenti e le gestioni speciali dei lavoratori autonomi), nonché alle forme sostitutive ed esclusive dell’Agoe alla Gestione separata Inps, a condizione che:

  • abbiano compiuto il 63 anni di età;
  • siano in possesso di almeno 20 anni di contributi;
  • maturino il diritto alla pensione di vecchiaia entro 3 anni e 7 mesi (43 mesi);
  • non siano già titolari di unapensione diretta;
  • la pensione attesa sia di importo non inferiore a 1,4 volte iltrattamento minimo, al netto della rata di ammortamento dell’Ape: considerato che nel 2017 la rata mensile della pensione minima ammonta a 501,89 euro, l’importo non deve essere inferiore a 702,65 euro;
  • inoltre, in base al testo del decreto attuativo in uscita, le rate per la restituzione dell’ape volontaria, assieme ad eventuali altre trattenute come la cessione del quinto, non possono superare il30% della pensione.

Ape di mercato: ammontare

L’ammontare dell’ape di mercato, che può essere erogata non oltre la maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia, ma per un minimo di 6 mesi, in base a quanto reso noto non può superare il 90% della futura pensione.

Le decurtazioni sulla pensionedipenderanno innanzitutto dalladurata dell’erogazione dell’assegno e dall’ammontare della percentuale di pensione richiesta: maggiore è l’anticipo, più alto risulterà il prestito da restituire e più bassa, conseguentemente, la pensione.

In base alle ipotesi elaborate, la percentuale dell’85% è quella che dovrebbe garantire uno scostamento minimo tra la pensione netta ipotetica, l’importo dell’ape e la pensione gravata dalla rata.

Sugli interessi del finanziamento e sui premi assicurativi per la copertura del rischio di premorienza, comunque, è riconosciuto un credito d’imposta annuo nella misura massima del 50%di un ventesimo degli interessi e dei premi complessivamente dovuti.

Questo credito d’imposta non concorre alla formazione del reddito ai fini Irpef ed è recuperato direttamente dall’Inps nella sua qualità di sostituto d’imposta.

Ad ogni modo, come già anticipato, ilrateo annuo sulla pensione non potrà superare il 30% della stessa, tenendo conto di altri impegni finanziari in corso come, per esempio, un mutuo casa o un altro prestito bancario.

Ape di mercato: invio delle domande

Le domande di Ape potranno essere presentate a partire da maggio 2017.

Nel dettaglio, si dovrà dapprima presentare all’Inps la domanda per ottenere la certificazione del dirittoall’anticipo finanziario.

Una volta certificato il diritto, l’Inps specificherà anche la misura dell’importo minimo e massimodell’Ape, calcolato sulla base delle disposizioni dettate dal decreto in corso di emanazione

A questo punto, le persone interessate  dovranno presentare all’Inps:

  • la domanda di ape;
  • una contestuale domanda di pensione di vecchiaia, da liquidarsi al momento di perfezionamento dei requisiti.

Nella domanda andranno indicati la banca e  l’assicurazione che si assumerà il rischio premorienza: finanziatore e assicurazione dovranno essere scelti tra quelli che aderiranno alle apposite convenzioni che saranno stipulate a breve.

In questi accordi saranno inoltre definiti il tasso di interesse (in base al decreto pari al 2,5% annuo) e la misura del premio assicurativo per premorienza.

Lettera ad un Idiota: “Caro John, i soldi non comprano la dignità” – La fantastica risposta di un giovane di Alghero a John Elkann che aveva dichiarato “I giovani italiani non hanno la giusta determinazione a trovare lavoro… perchè stanno bene a casa”.

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La sua lettera è stata pubblicata ieri sul giornale on line Caratteri Liberi (e sta facendo il giro del web) come risposta alle dichiarazioni di John Elkann, rampollo d’oro di casa Agnelli che a 38 anni si è ritrovato a presiedere la Fiat e un bel po’ di altre società miliardarie. Il giovane Elkann pochi giorni fa l’aveva sparata grossa: durante una lezione organizzata dalla Banca Popolare di Sondrio nella città lombarda aveva detto che i giovani italiani “non hanno la giusta determinazione a trovare lavoro” “perchè stanno bene a casa”, ricordando poi che ”io e i miei fratelli abbiamo il desiderio di fare, di partecipare e questa è una grande motivazione per avere una vita positiva. Penso che sia più interessante fare una vita in cui sei impegnato e lavori con passione che fare una vita in cui sei in vacanza tutto il tempo, perché dopo un po’ ci si annoia”. Poche ore dopo l’imprenditore Diego Della Valle aveva bollato il giovane John come “Un imbecille”.

Attaccate il M5S ma non parlate della merda dei partiti, ma in quale cazzo di paese vivete?”

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giovedì 6 aprile 2017

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=9mjC5RbcdkY] 



Brutte notizie per l’Italia sul fronte della libertà di stampa. Nell’annuale classifica di Reporters sans Frontieres il nostro Paese perde quattro posizioni, scendendo dal 73° posto del 2015 al 77° (su un totale di 180 Paesi) del 2016. L’Italia è il fanalino di coda dell’Ue (che è comunque l’area in cui c’è maggiore tutela dei giornalisti), seguita soltanto da Cipro, Grecia e Bulgaria.

Classifica: ecco le prime 10 posizioni (Fonte: rsf.org)


GIORNALISTI NEL MIRINO
Fra i motivi che – secondo l’organizzazione con base in Francia – pesano sul peggioramento, il fatto che «fra i 30 e i 50 giornalisti» sarebbero sotto protezione della polizia per minacce di morte o intimidazioni. Nel rapporto vengono citati anche «procedimenti giudiziari» per i giornalisti che hanno scritto sullo scandalo Vatileaks. I giornalisti in maggiore difficoltà in Italia, dunque, sono quelli che fanno inchieste su corruzione e crimine organizzato

DIETRO BENIN E BURKINA FASO
Per farsi un’idea dell’allarmante situazione italiana basta dare un’occhiata alla classifica: ci precedono Paesi come Tonga, Burkina Faso e Botswana.

Calciopoli, Fabio Caressa: “La Juventus chiese a Sky la testa mia e di Bergomi”

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In un incontro all’università Bocconi, il giornalista ha ricordato un episodio del 2004, dopo una vittoria in trasferta dei bianconeri a Bologna grazie anche a un arbitraggio favorevole: “Nel post partita dicemmo che c’erano due rigori per il Bologna e la dirigenza Juve telefonò all’ad di Sky per farci licenziare”

“La dirigenza della Juventus telefonò all’allora amministratore delegato di Sky per chiedere la testa mia e di Beppe Bergomi. È stata una pagina molto brutta e io sono stato testimone di quello che accadeva”. A parlare, durante un incontro tenutosi all’università Bocconi di Milano, è il giornalista Fabio Caressa, volto e voce nota della tv di Rupert Murdoch. Il telecronista ha ripercorso cosa avveniva nei mesi immediatamente precedenti alla deflagrazione dello scandalo Calciopoli, raccontando per la prima volta un episodio che la dice assai lunga sullo strapotere e i metodi usati in quegli anni dall’allora dirigenza bianconera. La partita in questione è un Bologna-Juventus del 12 dicembre 2004: i bianconeri vinsero in trasferta per 0-1, decisivo il gol di Nedved e la direzione di gara dell’arbitro Pieri, che non concesse due rigori netti ai padroni di casa. Nel post partita Caressa e Bergomi ne chiesero conto a chi, quei presunti interventi irregolari, li aveva subiti, ovvero il centravanti felsineo Cipriani. “Nell’intervista a fine gara, dichiarò che gli episodi non erano importanti” ha ricordato Caressa. Che poi ha spiegato: “Cipriani era un giocatore della GEA (la società di procuratori controllata da Alessandro Moggi, figlio di Luciano, l’ex dg della Juve radiato dal calcio italiano, ndr) e dopo che noi affrontammo l’argomento in telecronaca dicendo che due rigori non erano stati concessi, arrivò una telefonata all’allora amministratore delegato di Sky dalla dirigenza della Juventus”.
Il contenuto? Secondo Caressa era stata chiesta la rimozione del telecronista e dell’ex capitano dell’Inter. “Il nostro dirigente ci disse di ricordarci che noi siamo Sky – ha ricordato Caressa – e che, visto che siamo noi a dare i soldi alla Juventus per i diritti, magari un giorno chiederemo noi di decidere il loro allenatore ma loro non decideranno mai su quello che deve fare Sky. Questo – ha concluso l’ex direttore di Sky Sport 24 – fa capire che forza servisse in quel momento per resistere ad alcune pressioni”. Che arrivavano anche dai media. È sempre Caressa a ricordarlo nell’incontro alla Bocconi: “Il giorno dopo la partita, sulla prima pagina del Corriere della Sera, ci furono due colonne di attacco nei confronti miei e di Bergomi dicendo che Cipriani stesso aveva detto che i rigori c’erano, mistificando la realtà in una maniera ignobile. Non dico il nome del giornalista per rispetto – ha detto – ma dopo uscì che era colluso con queste persone quì”.

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L’Agenzia delle Entrate riconosce la detrazione del 19% per tutti i costi inerenti alla scuola, come viaggi scolastici, mensa, assicurazione, teatro, ecc.

Dall’anno prossimo le famiglie potranno scalare dalle tasse non solo la retta pagata alla scuola per la frequenza dei figli, ma anche tutti gli altri servizi integrativi connessi all’istruzione come i costi per le gite scolastiche, per l’assicurazione della scuola e ogni altro contributo scolastico finalizzato all’ampliamento dell’offerta formativa (ad esempio corsi di lingua, teatro) deliberato dagli organi d’istituto. Su tali spese spetta quindi la detrazione del 19%. Se i soldi vengono versati direttamente alla scuola, il contribuente che intende usufruire dell’agevolazione fiscale non dovrà presentare al Caf o al proprio commercialista la copia della delibera scolastica che ha disposto tali versamenti; viceversa, se la famiglia deve pagare la somma a un soggetto esterno all’istituto scolastico, come l’agenzia viaggi, dovrà munirsi della suddetta delibera.

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Spese scolastiche, gita e mensa: quali detrazioni fiscali?

Lo sai che? Pubblicato il 5 aprile 2017

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Spese scolastiche, gita e mensa: quali detrazioni fiscali?

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L’Agenzia delle Entrate riconosce la detrazione del 19% per tutti i costi inerenti alla scuola, come viaggi scolastici, mensa, assicurazione, teatro, ecc.

Dall’anno prossimo le famiglie potranno scalare dalle tasse non solo la retta pagata alla scuola per la frequenza dei figli, ma anche tutti gli altri servizi integrativi connessi all’istruzione come i costi per le gite scolastiche, per l’assicurazione della scuola e ogni altro contributo scolastico finalizzato all’ampliamento dell’offerta formativa (ad esempio corsi di lingua, teatro) deliberato dagli organi d’istituto. Su tali spese spetta quindi la detrazione del 19%. Se i soldi vengono versati direttamente alla scuola, il contribuente che intende usufruire dell’agevolazione fiscale non dovrà presentare al Caf o al proprio commercialista la copia della delibera scolastica che ha disposto tali versamenti; viceversa, se la famiglia deve pagare la somma a un soggetto esterno all’istituto scolastico, come l’agenzia viaggi, dovrà munirsi della suddetta delibera.

A prevederlo è una circolare dell’Agenzia delle Entrate [1]: nel provvedimento viene espressamente chiarito che, dal prossimo modello 730, nella detrazione del 19% per le spese di istruzione dei figli rientrano anche i costi per le gite, per l’assicurazione della scuola e ogni altro contributo per servizi integrativi pre e post scuola. Ma procediamo con ordine e vediamo come ottenere lo sconto fiscale.

Spese per la scuola: cosa detrarre dalle tasse

La detrazione del 19% spetta sulletasse (ad esempio quelle di iscrizione e di frequenza), sui contributi obbligatori, quelli volontari, nonché sulle erogazioni liberali appositamente deliberati dagli istituti scolastici o dai loro organi e sostenute dal contribuente con la specifica finalità legata alla frequenza scolastica.

La detrazione spetta anche sui soldi spesi per la mensa scolastica e per i servizi scolastici integrativi, come l’assistenza al pasto e il pre/post scuola (anche quando il servizio è reso per il tramite del Comune o di altri soggetti terzi rispetto alla scuola).

Nella detrazione del 19% ricadono infine le spese per gite scolastiche, per l’assicurazione della scuola e ogni altro contributo finalizzato all’ampliamento dell’offerta formativa (ad esempio corsi di lingua, teatro, ecc.) purché deliberato dagli organi d’istituto.

Tali detrazioni spettano a prescindere da quale sia il grado della scuola frequentata dal figlio: pertanto si può ottenere della detrazione fiscale su mense, gite scolastiche ecc, per scuole dell’infanzia (scuole materne), primarie e secondarie di primo grado (scuole elementari e medie), secondarie di secondo grado (scuola superiore) sia statali che paritarie private e/o degli enti locali.

La detrazione non spetta per le spese relative all’acquisto di materiale di cancelleria e di testi scolastici o per il servizio di trasporto scolastico (bus).

Come detrarre dalle tasse gite e mensa scolastica

La detrazione fiscale è del 19% ma il tetto massimo che si può scorporare dalle tasse è di 564 euro annui per ciascun figlio.

Se la famiglia ha più figli è necessario compilare più righi con l’indicazione della relativa spesa sostenuta con riferimento a ciascun alunno.

Documenti

Se la famiglia versa i soldi per le spese scolastiche direttamente alla scuola non deve poi produrre al commercialista o al Caf la copia della delibera scolastica che ha disposto tali versamenti. La delibera va richiesta, invece, nel caso in cui la spesa per il servizio scolastico integrativo non sia sostenuta per il tramite dell’istituto, ma sia pagata direttamente a soggetti terzi (ad es. all’agenzia di viaggio).

La famiglia deve conservare le ricevute o le quietanze di pagamento recanti gli importi sostenuti a titolo di spese scolastiche. Quelle per la mensa scolastica vanno comprovate mediante la ricevuta del bollettino postale o del bonifico bancario intestata al soggetto destinatario del pagamento – sia esso la scuola, il Comune o altro fornitore del servizio – e devono riportare nella causale l’indicazione del servizio mensa, la scuola di frequenza e il nome e cognome dell’alunno.

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Spese scolastiche, gita e mensa: quali detrazioni fiscali?

Lo sai che? Pubblicato il 5 aprile 2017

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Spese scolastiche, gita e mensa: quali detrazioni fiscali?

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L’Agenzia delle Entrate riconosce la detrazione del 19% per tutti i costi inerenti alla scuola, come viaggi scolastici, mensa, assicurazione, teatro, ecc.

Dall’anno prossimo le famiglie potranno scalare dalle tasse non solo la retta pagata alla scuola per la frequenza dei figli, ma anche tutti gli altri servizi integrativi connessi all’istruzione come i costi per le gite scolastiche, per l’assicurazione della scuola e ogni altro contributo scolastico finalizzato all’ampliamento dell’offerta formativa (ad esempio corsi di lingua, teatro) deliberato dagli organi d’istituto. Su tali spese spetta quindi la detrazione del 19%. Se i soldi vengono versati direttamente alla scuola, il contribuente che intende usufruire dell’agevolazione fiscale non dovrà presentare al Caf o al proprio commercialista la copia della delibera scolastica che ha disposto tali versamenti; viceversa, se la famiglia deve pagare la somma a un soggetto esterno all’istituto scolastico, come l’agenzia viaggi, dovrà munirsi della suddetta delibera.

A prevederlo è una circolare dell’Agenzia delle Entrate [1]: nel provvedimento viene espressamente chiarito che, dal prossimo modello 730, nella detrazione del 19% per le spese di istruzione dei figli rientrano anche i costi per le gite, per l’assicurazione della scuola e ogni altro contributo per servizi integrativi pre e post scuola. Ma procediamo con ordine e vediamo come ottenere lo sconto fiscale.

Spese per la scuola: cosa detrarre dalle tasse

La detrazione del 19% spetta sulletasse (ad esempio quelle di iscrizione e di frequenza), sui contributi obbligatori, quelli volontari, nonché sulle erogazioni liberali appositamente deliberati dagli istituti scolastici o dai loro organi e sostenute dal contribuente con la specifica finalità legata alla frequenza scolastica.

La detrazione spetta anche sui soldi spesi per la mensa scolastica e per i servizi scolastici integrativi, come l’assistenza al pasto e il pre/post scuola (anche quando il servizio è reso per il tramite del Comune o di altri soggetti terzi rispetto alla scuola).

Nella detrazione del 19% ricadono infine le spese per gite scolastiche, per l’assicurazione della scuola e ogni altro contributo finalizzato all’ampliamento dell’offerta formativa (ad esempio corsi di lingua, teatro, ecc.) purché deliberato dagli organi d’istituto.

Tali detrazioni spettano a prescindere da quale sia il grado della scuola frequentata dal figlio: pertanto si può ottenere della detrazione fiscale su mense, gite scolastiche ecc, per scuole dell’infanzia (scuole materne), primarie e secondarie di primo grado (scuole elementari e medie), secondarie di secondo grado (scuola superiore) sia statali che paritarie private e/o degli enti locali.

La detrazione non spetta per le spese relative all’acquisto di materiale di cancelleria e di testi scolastici o per il servizio di trasporto scolastico (bus).

Come detrarre dalle tasse gite e mensa scolastica

La detrazione fiscale è del 19% ma il tetto massimo che si può scorporare dalle tasse è di 564 euro annui per ciascun figlio.

Se la famiglia ha più figli è necessario compilare più righi con l’indicazione della relativa spesa sostenuta con riferimento a ciascun alunno.

Documenti

Se la famiglia versa i soldi per le spese scolastiche direttamente alla scuola non deve poi produrre al commercialista o al Caf la copia della delibera scolastica che ha disposto tali versamenti. La delibera va richiesta, invece, nel caso in cui la spesa per il servizio scolastico integrativo non sia sostenuta per il tramite dell’istituto, ma sia pagata direttamente a soggetti terzi (ad es. all’agenzia di viaggio).

La famiglia deve conservare le ricevute o le quietanze di pagamento recanti gli importi sostenuti a titolo di spese scolastiche. Quelle per la mensa scolastica vanno comprovate mediante la ricevuta del bollettino postale o del bonifico bancario intestata al soggetto destinatario del pagamento – sia esso la scuola, il Comune o altro fornitore del servizio – e devono riportare nella causale l’indicazione del servizio mensa, la scuola di frequenza e il nome e cognome dell’alunno.

Documentazione da controllare e conservare 
 

Tipologia Documenti
Spese di frequenza scolastica
1-   ricevute o quietanze di pagamento recanti gli importi sostenuti a tale titolo nel corso del 20162-   per le spese sostenute per la mensa scolastica:

a)  ricevuta del bollettino postale o del bonifico bancario intestata al soggetto destinatario del pagamento con riportata nella causale l’indicazione del servizio mensa, la scuola di frequenza e il nome e cognome dell’alunno

b)   qualora il pagamento sia stato effettuato in contanti, con altre modalità di pagamento o con l’acquisto di buoni in formato sia cartaceo sia elettronico, attestazione del soggetto che ha ricevuto il pagamento o della scuola che certifichi l’ammontare della spesa sostenuta nell’anno e i dati dell’alunno o studente. 

Spese per gite scolastiche, assicurazione della scuola e altri contributi scolastici finalizzati all’ampliamento dell’offerta formativa (ad esempio corsi di lingua, teatro)
–   ricevute o quietanze di pagamento recanti gli importi sostenuti a tale titolo nel corso del 2016 e i dati dell’alunno o studente-   qualora il pagamento sia stato effettuato nei confronti di soggetti terzi attestazione dell’istituto scolastico dalla quale si rilevi la delibera di approvazione e i dati dell’alunno o studente.

note

[1] Circolare n. 7/E/2017 congiunta di agenzia delle Entrate e Consulta nazionale dei Caf