Il riporto

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E no ja non mi puoi andare in giro a tipo testimonial falluto del metodo Cesare Ragazzi, altro che “ho in testa un’idea meravigliosa” che a te ti ha pigliato male il trapianto, un po’ a zolle irregolari, modello cerchi nel grano e mo pare che in capa tieni una coltivazione idroponica di licheni rachitici che, poracci, con tutto l’accanimento terapeutico del caso, a Pasqua non ci arrivano, e, piuttosto di restare aggrappati disperatamente alla tua pelata, opterebbero per una più dignitosa dolce morte in una clinica Svizzera e amen. Poi, comunque, non è che puoi tesaurizzare quegli unici tre capelli che ti sono rimasti, farteli crescere, fartici fare pure le meches, pensando alla chioma fluente di Bon Jovi, e raccoglierli in un zuzzosissimo e squallidissimo codino con la scusa che ti vanno davanti agli occhi e ti danno fastidio quando tira il vento. Ah e, a proposito di vento, quante ardite architetture, ore di machiavellici giochi di pettine, cotonature, spray volumizzanti, lacche, mastici per il legno e cromatina da scarpe effetto Toto Cotugno ho visto miseramente collassare alla prima folata di gentile brezzolina primaverile; sappi che nei riporti, come nei risvoltini, ci vuole la giusta misura. Guarda non vorrei essere io a dirtelo che, in fondo, sono solo un’estranea, ma altro che capelli originali di modelli svedesi, per il tuo parrucchino, sì si capisce credimi che tieni il parrucchino, hanno usato al massimo la paglia che si mette per dentro i cesti di Natale e, altro che “dove osano le aquile”, ti devi stare pure attento che, vista la carenza di alloggi, una rondine non ti depone le uova in capa che è periodo.

FONTE Facebook Francesca Prisco 

​COME FARE FELICE UN UOMO:

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 1. Fare Sesso (o lo cercherà altrove) 

 2. Nutrirlo

 3. Dormire con lui

 4. Farlo sentire importante

 5. Lasciarlo in pace

 6. Non controllare il suo telefono

 7. Non volerlo cambiare

Quindi cosa c’è di così difficile in questo?

COME FARE UNA FELICE UNA DONNA:

Non è davvero troppo difficile, ma… per rendere felice una DONNA, un uomo deve solo essere:

1. Un amico

2. Un compagno

3. Un amante

4. Un padre

5. Un fratello

6. Un maestro

7. Uno chef

8. Un elettricista

9. Un idraulico

10. Un meccanico

11. Un massaggiatore

12. Un super fotografo 

13. Uno stylist

14. Un sessuologo

15. Un ginecologo

16. Un bravo Psicologo

17. Un disinfestatore di parassiti

18. Un medico

19. Che sappia leggere le stelle

 20. Un ottimo ascoltatore

 21. Un organizzatore

 22. Un buon padre

 23. Molto pulito, profumato e ordinato

 24. Simpatico

 25. Atletico

 26. Sensibile

 27. Attento

 28. Sincero

 29. Intelligente

 30. Divertente

 31. Creativo

 32. Generoso

 33. Forte

 34. Comprensivo

 35. Tollerante

 36. Prudente

 37. Ambizioso

 38. Passionale

 39. Coraggioso

 40. Determinato

 41. Rispettoso

 42. Affidabile

 43. Premuroso

 44. Che faccia delle sorprese (bigliettini d’amore, viaggi, regali piccoli, medi e grandi)

 45. Galante

 46. Spontaneo

 47. Figo

 48. Che faccia tante coccole e separate dal sesso

 49. Ascolti la donna con attenzione e senza interromperla

 50. Le faccia trovare ed invii messaggi d’amore 

51. Naturalmente che la faccia ridere.

Senza dimenticare di:

52. Saper gestire sbalzi d’umore e tsunami emotivi: pre-durante-post ciclo

53. Prestarsi a mangiare con gusto e con classe ogni cosa che la  donna prepara, esaltando la bontà dei piatti (anche se sono pop corn!)

54. Farle complimenti e sorriderle regolarmente

55.Andare a fare shopping con lei e pagare!

56. Essere abbastanza o molto ricco

57. Non sottolineare i suoi difetti

58. Non guardare le altre ragazze/donne

E ALLO STESSO TEMPO, è inoltre necessario:

59. Darle un sacco di attenzioni

60. Darle un sacco di tempo, soprattutto tempo per sé stessa

61. Darle un sacco di spazio, senza mai preoccuparsi di dove vada e con chi sia.                    

Ma più di tutto è molto importante :

62. Non Dimenticare mai:

      * compleanni

      * anniversari

      * San Valentino

      * visite mediche specialistiche

      * piccole attenzioni ogni giorno

      * disposizioni date da lei.

Semplice no???

             ❤️

Corto circuito in salsa PD

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di Laura Castelli

Non c’è nulla di peggio di un partito che si incarta e si contraddice da solo.

I fatti:

– Chiara Appendino chiede al Governo ciò che deve al Comune di Torino. 61 milioni così come da sentenze del Tar e del Consiglio di Stato.
– Piero Fassino comincia a scalpitare perché se oggi Torino vanta questo credito è grazie a lui. E quindi chiede riconoscenza.
– Maria Elena Boschi in TV dichiara che a Torino non spettano questi soldi, che non sono dovuti.

Ammetto di essere un po’ confusa. Sarà mica questione di colore politico? Chissà cosa risponderà Fassino alla sua compagna Boschi.

Noi rispondiamo così:

“Non lo dice Chiara Appendino che quei 60 milioni spettano a Torino, ma due sentenze, una del Tar e l’altra del Consiglio di Stato – ha dichiarato la Sindaca di Torino – Il Governo dovrebbe avere con le amministrazioni locali un rapporto istituzionale e non legato all’appartenenza politica, cosa che dalle dichiarazioni di Boschi mi sembra che non avvenga per Torino. 
Faccio appello affinchè tutta Torino si unisca a noi in questa battaglia che è una battaglia per la nostra comunità e per tutti i torinesi”. 
E ancora: “Gli esiti delle due sentenze dei giudici amministrativi certificano la correttezza dei calcoli effettuati dai nostri uffici. Per questa ragione abbiamo deciso di rimettere la questione al Consiglio di Stato con un ricorso di ottemperanza che sarà notificato nei prossimi giorni ai ministeri. Come sono state trovate soluzioni transattive per altri comuni come Lecce, tramite l’inserimento di un emendamento specifico nella finanziaria, ci saremmo aspettati lo stesso trattamento per Torino. Chiediamo niente di più e niente di meno di ció che ci è dovuto.” ha concluso Chiara Appendino.

PUGLIA ,UN SEGNALE PER TUTTA L’ITALIA: “RIPRENDIAMOCI LA TERRA”

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Quello che sta accadendo in queste ore in Puglia (nella bellissima zona del Salento) ci coinvolge e ci sconvolge al tempo stesso. Ci coinvolge perché anche noi – come i Salentini – ci sentiamo figli di una cultura contadina che per secoli ha rappresentato l’anima di questo Paese. Ci sconvolge perché in una delle Nazioni più devastate dal cemento, dalle industrie petrolchimiche e dai rifiuti radioattivi, c’è ancora gente disposta a difendere la Terra anche a costo di essere caricata dalla Polizia.

Il fatto sconvolgente è che le proteste non riguardano solo lo stravolgimento di un pezzo di Salento per il passaggio del gasdotto della Tap, ma una cosa molto più innocente e profonda: la difesa a oltranza di duecento ulivi secolari, che devono essere espiantati perché ostacolano il percorso. Certo, saranno ripiantati in un’area adiacente, come si è detto (l’importante è liberare quegli ottanta chilometri di Salento da questi ulivi che – detto ironicamente – frenano lo sviluppo), ma questo, secondo i No Tap, sconvolgerà l’armonia e gli equilibri di un territorio delicatissimo che è bello così, non come si vorrebbe che fosse.

Un ulivo disseccato segnato con la X. Sopra. un’immagine della protesta No Tap di ieri

Il fatto sconvolgente è che in Puglia c’è gente che finalmente ha capito la differenza fra sviluppo e progresso, ha capito che una fabbrica può essere costruita a condizione che non inquini, che una casa può essere costruita a condizione che non deturpi, che il gasdotto può passare dalla loro regione, ma a condizione che non devasti ottanta chilometri di paesaggio, perché quel paesaggio per la Puglia è tutto: l’identità, la storia, l’economia di una Terra che da sempre vive di agricoltura e di turismo.

Mentre il simbolo di Roma è il Colosseo, di Parigi la Torre Eiffel, di New York la Statua della libertà, della Puglia sono questi ulivi secolari che – al pari del Colosseo, della Torre Eiffel, della  Statua della libertà – non possono essere tolti da dove sono sempre stati.

A questo va aggiunto il fatto che, a causa del batterio della Xilella, questo straordinario patrimonio dell’umanità rischia di essere cancellato o ridimensionato per gli espianti decisi dallo Stato e dall’Unione europea che – come nel caso della Tap – non tengono in considerazione le proteste di una parte del popolo salentino.

Nel caso della Tap ci riferiamo alla proposta di un percorso alternativo che – elaborata dal comitato  e dalla Regione Puglia, in controtendenza con lo Stato – dovrebbe coinvolgere il porto di Brindisi, fatto che non incontra i favori dei costruttori dell’opera per i costi maggiori da affrontare.

Nel caso della Xilella ci riferiamo al fatto che – secondo il movimento che si batte per la difesa del paesaggio – non esistono ricerche scientificamente certe sulle cause dell’essiccamento di alcuni ulivi, con le conseguenze che un posto straordinario come il Salento rischia di deprezzarsi e di diventare facile preda degli speculatori.

In Puglia lo scontro è questo e la posta in gioco è alta. Il governatore Emiliano lo ha capito e ieri ha accusato lo Stato: “Non è vero che la Puglia non vuole il gasdotto. E’ il governo che non comprende le esigenze della popolazione”. Non è la prima volta e temiamo che non sia l’ultima. Ma da questo pezzo d’Italia sta partendo un segnale bellissimo: riprendiamoci la Terra con un atto d’amore nei confronti degli ulivi. Un fatto che sconvolge. E che coinvolge.

Luciano Mirone

LEVA SUBITO I SOLDI DA QUESTE 3 BANCHE: STANNO PER FALLIRE! DISASTRO PADOAN, ECCO COSA FANNO AI CONTI

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sabato 1 aprile 2017

Potrebbe essere solo questione di tempo perché tre grandi gruppi bancari italiani dichiarino fallimento. Il ministro dell’Economia, PierCarloPadoan, avrebbe intenzione di intervenire facendo quel che ha sempre fatto finora, come riporta il Fatto quotidiano, cioè nulla. A trovarsi sull’orlo del baratro ci sono Monte dei Paschi di SienaPopolare di Vicenza e Veneto Banca, che equivalgono al 10% dell’intero sistema bancario nazionale.

È giusto però che i meriti sui fallimenti imminenti siano distribuiti tra chi ha contribuito all’ultimo capolavoro nel mondo creditizio nostrano. Oltre al ministro Padoan, va dato atto ai burocrati della Bce e a quelli della Commissione Ue di essersi impegnati parecchio. Si sta per assistere a una sorta di esperimento sulla pelle viva dei correntisti e dei contribuenti italiani, perché le attese sono sull’applicazione della Direttiva Brrd, quella famigerata sul bail in. Prima però che siano messe le mani nelle tasche dei correntisti con più di 100 mila euro, la Bce ha ricordato più volte che il fallimento di un istituto di credito è evitabile ricorrendo alla “ricapitalizzazione precauzionale”. Che tradotto vuol dire: iniezione di soldi dello Stato, quindi di chi paga le tasse.

Il delirio di leggi e regolette europee però non finisce così facilmente. Secondo il comma 22 della direttiva, lo Stato può intervenire per salvare una banca solo se “rispetta i requisiti patrimoniali minimi”. Per una volta le banche, in questo caso Mps, si ritrova nello stesso incubo di tanti correntisti che hanno chiesto credito alla propria banca. Così Mps ha bisogno di soldi e li chiede allo Stato, ma la Bce può autorizzare lo Stato solo se Mps dimostra di non aver bisogno di quei soldi.

Grazie a questo meccanismo malato le tre banche sono a un passo dal disastro. I due istituti veneti non sono poi messi meglio, dopo anni di magagne sui conti ignorate dalla vigilanza della Banca d’Italia. Sia la popolare di Vicenza che Veneto Banca sono state costrette dalla Bce a rimettere mani al portafogli per un aumento di capitale senza aiutini. A Vicenza l’aumento è stato di 1,5 miliardi, a Montebelluna il fondo Atlante – partecipato dalla banche – un miliardo tondo. La scorsa estate per le due banche destinate alla fusione sono stati iniettati altri 2,5 miliardi. I vertici però si accorgono che il buco lasciato da chi dirigeva in passato la baracca era molto più profondo.

A quel punto le due venete chiedono l’aiuto dello Stato, indispensabile per non fallire. Dalla Commissione europea però avvertono che le perdite previste nei rispettivi bilanci devono essere coperte dal fondo Atlante, che ormai è a secco. E nessuno dei soci del fondo ha più intenzione di dare un altro euro alle due banche venete, visto che finora ci hanno rimesso 3,4 miliardi con scarse speranze di rivederli presto, compresi gli interessi. Nel frattempo Padoan è rimasto immobile, dal suo ufficio non sono partite notizie per i vertici delle due banche, in attesa che ne arrivino dalla Bce, che a sua volta le aspetta dalla Commissione europea. I correntisti nel frattempo stanno scappando, già un terzo dei depositi è andato perso nell’ultimo anno e mezzo. Il pallino è sempre nelle mani del governo, sempre più sotto lo schiaffo di Bruxelles, ma di decisioni all’orizzonte non si vede neanche l’ombra.

FONTE: http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/12327006/tre-banche-stanno-per-fallire-mps-popolare-di-vicenza-veneto-banca-padoan.html