Agnelli condannato a un anno di inibizione dal tribunale Figc.

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Un anno di inibizione e 20mila euro di multa. E’ questa la sanzione inflitta dal Tribunale federale nazionale della Figc al presidente della Juventus, Andrea Agnelli, per i rapporti non consentiti con i tifosi e la vicenda biglietti. “Non è fatto mistero che l’intero management fosse votato a ricucire i rapporti con gli ultras e ad addolcire ogni confronto con i club, al punto da favorire concretamente ed espressamente le continue richieste di agevolazioni così da rendersi disponibili a scendere a patti pur di non urtare la suscettibilità dei tifosi”, si legge nelle motivazione della sentenza. Al club bianconero è stata inflitta invece un’ammenda di 300mila euro, escludendo tuttavia la chiusura dell’Allianz Stadium come invece chiesto dal procuratore federale Giuseppe Pecoraro.

Il procedimento sportivo nasce dopo l’inchiesta penale ‘Alto Piemonte‘ della Procura di Torino sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella curva della Juventus. Agnelli, secondo l’accusa, ha favorito il bagarinaggio, partecipando a diversi incontri in violazione dell’articolo 12 del codice di giustizia sportiva. Il procuratore Pecoraro aveva chiesto due anni e mezzo di inibizione per il presidente bianconero e che la squadra giocasse due partite a porte chiuse. Tuttavia il Tribunale federale ha escluso che da parte della dirigenza juventina ci fosse la “consapevolezza” di trattare con soggetti malavitosi infiltrati nella tifoseria. “Tale frequentazione avvenne in maniera decisamente sporadica ma soprattutto inconsapevole con riferimento alla conoscenza del presunto ruolo malavitoso dei soggetti citati”, si legge nella sentenza.

Le motivazioni della sentenza – Il Tribunale federale nazionale della Figc parla di “gesti accondiscendenti posti in essere in favore della tifoseria che si ritiene siano stati quanto meno tacitamente accettati dalla Presidenza”. “In tale contesto devono, pertanto, essere inquadrate anche le condotte contestate ad Agnelli che nulla ha fatto per evitare il perpetrarsi di tali gravissime condotte”, prosegue il Tribunale Federale. Secondo il quale, inoltre, “non vi è agli atti alcuna delega formale attribuita al Dott. Calvo in ordine alle attività che si afferma siano state allo stesso delegate, né in atti emerge alcuna attività di controllo e di verifica effettuata da Agnelli in ordine all’operato dei soggetti delegati”. Pertanto il Tribunale ritiene che il presidente bianconero  “abbia agevolato e in qualche modo avallato o comunque non impedito le perduranti e non episodiche condotte illecite poste in essere da Calvo […] al dichiarato fine di mantenere rapporti ottimali con la tifoseria”.

“Non sapeva dei capi ultras ‘ndranghetisti” – Il Tribunale Figc esclude invece che Agnelli sapesse dell’appartenenza di alcuni capi ultras alla ‘ndrangheta. Nella sentenza si legge che non appena appresa la notizia della presunta appartenenza di alcuni soggetti a cosche illecite, “ogni contato ebbe immediato termine” tra la dirigenza e quella frangia della tifoseria. Il Tribunale non ritiene quindi “sufficientemente provato che una simile frequentazione fosse dotata della contestata “consapevolezza” riferita allo status di quei tifosi”.

“Confidavamo nel proscioglimento del presidente, ovviamente la sentenza ci delude, anche se ha ridimensionato le accuse della Procura. Ora non possiamo nascondere la delusione. Certamente presenteremo appello, ora parlerò della sentenza con il mio collega Chiappero e con il presidente Agnelli”, ha detto a LaPresse Franco Coppi, legale del presidente della Juventus.

In primo grado è stato inoltre condannato Francesco Calvo, ex capo marketing dei bianconeri e ora al Barcellona, a un anno di inibizione e 20mila euro di ammenda. Ma anche Stefano Marulla e Alessandro Nicola D’Angelo, due dirigenti tesserati, rispettivamente a un anno di inibizione e a un anno e 3 mesi di inibizione. Anche per loro un ammenda da 20mila euro.

Se trovate questo codice di 4 lettere sulla vostra carta d’imbarco, ecco cosa vi aspetta

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La sigla sta per “Secondary Security Screening Selection” e viene assegnata in maniera casuale: dunque, può capitare a chiunque di ritrovarsela

 

Apparentemente non desta alcuna preoccupazione. Eppure potrebbe, in un certo senso, rovinarci la partenza. I viaggiatori che trovino sulla carta d’imbarco il codice “SSSS”dovrebbero essere consapevoli di ciò a cui vanno incontro, ovvero ulteriori controlli e accertamenti in aeroporto. La sigla sta per Secondary Security Screening Selection” e viene assegnata in maniera casuale: dunque, può capitare a chiunque di ritrovarsela sul biglietto.

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Ecco ciò che potrebbe capitare: un accertamento approfondito sull’identità e uno sguardo, a fondo, ai bagagli. La procedura, secondo i funzionari della sicurezza Usa, permette di tracciare persone potenzialmente pericolose in ingresso o in uscita dagli Stati Uniti.

C’è un modo per evitare l’assegnazione di questo codice? Solitamente accade più di frequente a chi, entrando negli Usa, compra il biglietto pochi giorni prima della partenza, oppure lo paga in contanti e si “dimentica” di acquistare il ritorno. Questo genere di comportamenti desta preoccupazioni e sospetti su terrorismo e mette in moto la macchina della sicurezza. Salvi coloro che viaggiano abitualmente sugli aerei e chi compra la prima classe.

Arrestati i maghi della chiave bulgara: 85 colpi in pochi mesi

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I carabinieri hanno arrestato 28 persone in Italia e in Germania, tutti legate ad un gruppo criminale georgiano

Pubblicato il 25/09/2017

Erano così beffardi e sicuri di sé che un giorno, uscendo da un condomino appena derubato, hanno alzato il dito medio di fronte alle telecamere di sorveglianza, consegnando quel gesto di sfida all’impianto di registrazione. Ma con la loro spavalderia hanno collezionato una serie di errori, che hanno permesso ai carabinieri di identificarli e arrestarli. Con l’accusa di aver messo a segno almeno 85 furti in diverse regioni italiane, i carabinieri della compagnia di Chivasso hanno arrestato 28 persone in Italia e in Germania, tutte legate ad un gruppo criminale georgiano, specialisti in colpi con la chiave bulgara, in grado di aprire un gran numero di serrature e violare porte blindate in pochi minuti.

Dal dicembre 2015, la banda ha messo a segno una raffica di furti in abitazioni o uffici assicurativi nelle province di Torino, Savona, Alessandria, Cuneo e Pavia.

 

 

LE INDAGINI

Stando alle indagini, coordinate dal pm Roberto Sparagna, il gruppo criminale costituisce una diramazione locale del più ampio clan di Kutaisi, sorto nell’omonima città georgiana, attivo in tutta Europa nella commissione di reati contro il patrimonio. Nel corso delle indagini gli investigatori hanno scoperto a Reggio Emilia il deposito della banda, dove veniva stoccata la refurtiva prima di essere spedita in Georgia. All’interno dell’edificio c’era anche una sorta di «palestra dello scasso», dove i membri della banda si potevano allenare a migliorare i tempi di apertura delle serrature di porte e casseforti. Gli arresti, in considerazione della ramificazione del gruppo criminale, sono scattati in collaborazione con vari reparti territoriali e con lo Scip, il Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia del Dipartimento di Pubblica Sicurezza. Gli arrestati sono accusati a vario titolo di ricettazione e associazione per delinquere finalizzata al furto in abitazione.

Esonero Canone Rai: a chi spetta?

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I casi di esenzione dal pagamento dell’imposta sulla tv: non possesso di televisione e soggetti poveri.

Da quando il cosiddetto Canone Rai – ossia l’imposta sulla detenzione di apparecchi televisivi – viene riscosso tramite addebito in bolletta della luce, l’unico modo per non pagare è autocertificare all’Agenzia delle Entrate che, all’interno del nucleo familiare, c’è già una persona che sta pagando (ad esempio per un’altra casa di cui ha intestato il contratto della luce) o che, in casa, non si dispone di una televisione o di altro apparecchio atto a ricevere le onde tv. Al di là però dei casi di non addebito sulla bolletta della luce, esistono a monte delle ipotesi di esonero canone Rai: a chi spetta? L’esonero è concesso solo alle persone con ridotte capacità economiche, per come qui di seguito si vedrà. Brutte notizie, invece, per ciechi e anziani che stanno in ospizi: devono pagare il canone Rai anche i non vedenti e gli anziani ricoverati in case di riposo o di cura (per questi ultimi, un tempo, era prevista un’apposita esenzione che è stata ora cancellata). Ma procediamo con ordine e vediamo a chi spetta l’esonero del Canone Rai.

 

Non paga il canone Rai chi non possiede una televisione

A non pagare il canone Rai è, innanzitutto, chi non ha una televisione in casa. Per «televisione» si intende un apparecchio dotato di ricevere le onde della televisione. Questo significa che:

  • non paga il canone chi ha un monitor del computer o un tablet sul quale vede la televisione in streaming o i programmi sulla televisione via internet (come ad esempio Netflix);
  • paga invece il canone chi ha una televisione ma non la accende;
  • paga altresì il canone chi ha la televisione ma non riceve (o non vuol vedere) i canali Rai: l’imposta è dovuta sull’apparecchio e non sulla visione delle reti pubbliche;
  • paga l’imposta chi si trova in casa in affitto e l’apparecchio televisivo è di proprietà del padrone di casa. In tale ipotesi: a) se l’inquilino è intestatario del contratto di luce e presso l’immobile in questione è fissata la sua residenza, si vedrà addebitare il canone sulla bolletta elettrica; b) se il contratto della luce è intestato al padrone di casa, l’inquilino dovrà versare il canone con F24;
  • anche se l’apparecchio televisivo è unico, paga un distinto canone tv ogni persona che vive dentro l’appartamento se si tratta di soggetti non appartenenti allo stesso nucleo familiare. Ad esempio alcuni colleghi di lavoro o di università che dividono le stanze, devono pagare distinti canoni Rai a prescindere dal fatto che l’apparecchio sia stato comprato solo da uno di questi (a meno che non lo ha “chiuso” nella propria camera, rendendolo inaccessibile agli altri).

In questi casi, per non pagare il canone Rai devi inviare il nuovo modello di autocertificazione in via telematica all’Agenzia delle Entrate.

Non si paga il canone se, nel nucleo familiare, c’è già chi lo paga

Il canone Rai va pagato una sola volta per nucleo familiare – a prescindere dal numero di abitazioni possedute e dal numero di tv – a condizione che i componenti abbiano la stessa residenza nel medesimo luogo.

Pertanto:

  • se nella stessa abitazione ci sono 5 tv, si paga una sola volta il Canone Rai;
  • se moglie e marito hanno la stessa residenza nella medesima casa, ma uno dei due (o entrambi) è intestatario di un’altra abitazione (seconda casa) e in essa è attivata la luce, in essa non si dovrà pagare il Canone Rai. In buona sostanza, si prescinde dal numero di abitazioni possedute;
  • se però moglie e marito hanno la residenza in case differenti e in ciascuna di esse vi è un autonomo contratto della luce intestato l’uno al marito e l’altro alla moglie, bisogna pagare due Canoni. In buona sostanza, nel caso in cui i coniugi, pur avendo entrambi lo stesso domicilio perché conviventi sotto lo stesso tetto, hanno invece una residenza diversa, sono tenuti a pagare due distinti abbonamenti Rai;
  • se il figlio si distacca dai genitori e va a vivere da solo cambiando residenza deve pagare il proprio Canone Rai;
  • se il figlio si stacca dal nucleo familiare dei genitori deve pagare un proprio Canone Rai.

Non paga il canone Rai chi è povero

Non paga infine il Canone Rai chi ha ridotte capacità economiche. In particolare, le condizioni per avere l’agevolazione fiscale sono le seguenti:

  • bisogna avere almeno 75 anni di età entro il termine per il pagamento del canone di abbonamento Rai (attualmente il 31 gennaio e 31 luglio di ciascun anno). Chi, pertanto, ha 74 anni o meno non può usufruire dell’esenzione, anche se versa in condizioni economiche di disagio;
  • non bisogna dichiarare un reddito superiore a 6.713 euro annui (ossia 516,46 euro per 13 mensilità). In tale reddito è sommato anche quello del coniuge. Vuol dire che si deve tenere conto non solo del reddito del contribuente richiedente ma anche quello del marito o della moglie e se quest’ultimo guadagna bene, non si ha più diritto alla esenzione. Dunque la somma dei redditi dei coniugi non deve sforare i 6.713 euro. In verità, la legge di stabilità 2016 ha elevato tale limite a 8.000 euro, subordinando però l’efficacia della disposizione a un decreto ministeriale che ancora non è stato emanato. La modifica, dunque, non è ancora operativa e il limite di reddito resta, pertanto, ancora quello precedente (6.713 euro);
  • salvo il coniuge, il contribuente non deve convivere con altri soggetti titolari di un reddito proprio. Pertanto, per esempio, se il padre – in possesso delle condizioni di reddito sopra indicate – convive coi figli disoccupati e con la moglie, ha diritto all’esenzione. Se invece i figli hanno un lavoro, egli non ha diritto all’esenzione anche se il reddito proprio e quello della moglie è al di sotto del limite di 6,713 euro annui.

Come calcolare il limite di reddito per l’esonero canone Rai?

Onde ottenere l’esonero dal Canone Rai, come detto, non bisogna avere un reddito annuo superiore a 6.173 euro. A tal fine è necessario sommare il reddito del soggetto che chiede l’esenzione e quello del suo coniuge. Vanno conteggiati i redditi riferiti all’anno precedente a quello per il quale si intende fruire dell’agevolazione in esame.

Il reddito da tenere in considerazione ai fini di tale calcolo, onde poter godere dell’agevolazione fiscale in commento, è dato dalla somma:

– del reddito imponibile risultante dalla dichiarazione dei redditi presentata per l’anno precedente. Per coloro che sono esonerati dalla presentazione della dichiarazione, si assume a riferimento il reddito indicato nel modello Cud;

  • dei redditi soggetti a imposta sostitutiva o ritenuta a titolo di imposta, quali, ad esempio, gli interessi maturati su depositi bancari, postali, Bot, Cct e altri titoli di Stato, nonché i proventi di quote di investimenti;
  • delle retribuzioni corrisposte da enti o organismi internazionali, rappresentanze diplomatiche e consolari e missioni, nonché quelle corrisposte dalla Santa Sede, dagli enti gestiti direttamente da essa e dagli enti centrali della Chiesa cattolica;
  • dei redditi di fonte estera non tassati in Italia.

Sono esclusi dal calcolo:

  • i redditi esenti da Irpef (ad esempio pensioni di guerra, rendite Inail, pensioni erogate ad invalidi civili);
  • i trattamenti di fine rapporto e relative anticipazioni;
  • il reddito della casa di abitazione principale e relative pertinenze; i redditi soggetti a tassazione separata.

Entro quando va inviata la richiesta di esenzione Canone Rai?

La richiesta va spedita o consegnata entro il 30 aprile dell’anno di riferimento, da parte di coloro che per la prima volta fruiscono del beneficio.

Come chiedere l’esonero dal Canone Rai?

Per chiedere l’esonero dal pagamento del Canone Rai è necessario presentare una dichiarazione sostitutiva, attestante il possesso dei requisiti per godere dell’agevolazione. Questa potrà essere:

  • spedita a mezzo del servizio postale in plico raccomandato, senza busta, al seguente indirizzo: AGENZIA DELLE ENTRATE – UFFICIO TORINO 1 S.A.T. – SPORTELLO ABBONAMENTI TV – 10121 – TORINO. Ai sensi dell’articolo 38, terzo comma, del DPR n. 445 del 2000, alla dichiarazione sostitutiva va allegata copia fotostatica non autenticata del documento di identità del sottoscrittore;
  • consegnata dall’interessato presso un ufficio dell’Agenzia delle Entrate. Gli indirizzi degli uffici locali sono consultabili sul sito www.agenziaentrate.gov.it.

Canone Rai: moglie e marito con residenza diversa pagano due canoni?

Come anticipato nel testo, si paga un unico Canone Rai, a prescindere dal numero di televisori posseduti e dagli immobili in cui essi sono allocati, a condizione di:

  • rientrare nel medesimo stato di famiglia;
  • che i coniugi abbiano la stessa residenza.

Se quindi moglie e marito hanno residenza diversa, in due immobili separati, devono pagare due volte il Canone Rai.

Il non vedente paga il Canone Rai?

Sì, non sono previste agevolazioni.

L’inquilino paga il Canone Rai?

Sì, anche se la tv è di proprietà del padrone di casa. Egli pagherà in bolletta se la luce è a lui intestata; se invece il contratto è intestato al padrone di casa, deve pagare con F24.

L’anziano in casa di cura paga il Canone Rai?

Sì, la precedente agevolazione è stata cancellata.

Se vedo Netflix sulla televisione collegata a internet pago il Canone Rai?

Sì. L’imposta si paga sull’apparecchio tv a prescindere dall’uso.

Se vedo Netflix sul monitor del computer pago il Canone Rai?

No, in questo caso il video del pc non è equiparato alla tv perché non è in grado di ricevere onde video.

Se vedo la tv in streaming su internet pago il Canone Rai?

No, a condizione che lo si faccia sul monitor e non su un apparecchio tv collegato a internet.

Se sono disoccupato ma mia moglie guadagna bene posso avere l’esonero?

No. I redditi dei due coniugi si sommano ai fini del calcolo dell’agevolazione fiscale.

Se ho diritto all’esonero del Canone ma mio figlio, che convive, lavora, devo pagare?

Sì. L’esonero è concesso solo a condizione che, a parte il coniuge, non convivano con il contribuente altri soggetti percettori di reddito. Se il figlio fosse stato disoccupato si sarebbe potuto godere dell’esonero.

Se non guardo la Rai devo pagare il canone?

Sì. L’imposta è sulla televisione e non sui canali.

Se faccio suggellare la televisione devo pagare il Canone Rai?

Sì. Il suggellamento è stato ormai eliminato come causa di esenzione dal pagamento del Canone Rai.

note

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Niente più scarico otturato con i rimedi fai da te a base di sale e bicarbonato. Scopriamoli insieme!

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Contro lo scarico lento e intasato ci sono degli ottimi rimedi fai da te che risolveranno il problema in pochi minuti. Sale e bicarbonato sono due ottime soluzioni che non solo libereranno lo scarico di lavandino, doccia o lavatrice, ma lo renderanno ancora più brillante. Vediamo come preparare in casa degli ottimi rimedi fai da te per liberare lo scarico otturato della cucina e del bagno.

scarico otturato
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Liberare lo scarico otturato della cucina e del bagno con metodi fai da te

Per lo scarico del lavandino della cucina o del bagno preparate una miscela di sale fino e bicarbonato nella stessa quantità. Versate i due prodotti nello scarico e aprite ogni tanto l’acqua corrente in modo da far scendere il composto verso i tubi.

Successivamente, chiudete il punto di scarico e far scorrere dell’acqua calda in modo da riempire il lavandino. Versateci dentro mezza bottiglia di aceto e dopo circa un minuto aprite il passaggio e fate scorrere il tutto lungo i tubi.

Per lo scarico della doccia, invece, mettete sale e aceto nel tubo di scarico, versate dell’acqua bollente e lasciate agire per un paio di ore. Inizierà così una prima reazione chimica che farà friggere il tutto.

Dopo un paio di ore, versate dell’aceto bianco e lasciate agire tutta la notte per ottenere un risultato ottimale. Al mattino fate scorrere dell’acqua corrente e vedrete che come questa non rimarrà nel piatto doccia. Se il lavoro è andato a buon fine, lo scarico è libero.

Per mantenere lo scarico pulito ed evitare ingorghi, ripetete questa operazione una volta a settimana utilizzando semplicemente dell’acqua calda senza l’aceto. In alternativa, fate bollire mezza bottiglia di aceto bianco e versate nello scarico lasciando agire per un paio di ore.

FERMI TUTTI! Parla Celentano: “Ecco chi preferisco tra Di Maio e Renzi”

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Il cantautore commenta la petizione del Fatto Quotidiano contro i presunti nemici della Costituzione, tra la legge “truffa” sulle grandi navi a Venezia e regolamenti televisivi mancati.
La democrazia e l’alternativa renziana – Tanto per cominciare, diciamo subito che, se è in atto un cambiamento, il merito va a un uomo solo: Grillo. Senza di lui rischiavamo altri 50 anni di macerie come quelle create dall’ipnotica cultura della Democrazia Cristiana, dei socialisti, fascisti e comunisti, senza contare poi l’indotto distruttivo che da questi ne deriverebbe a causa della loro tragica malformazione mentale e che purtroppo, dico purtroppo, investirebbe il povero italiano che, assorbendone tutti i difetti, precipiterebbe a loro “immagine e somiglianza”. Un’impresa, quella di Grillo, che tuttavia non manca di qualche errore. Si dice che sbagliando si impara e qualcuno del suo movimento sta quasi esagerando nell’imparare. Il primo fra tutti, Luigi Di Maio. Un ragazzo in gamba dallo sguardo fermo e rassicurante, e altri che sono stati espulsi perché avevano una loro opinione. Ma a Grillo non bastava. Sentiva che gli mancava qualcosa e così ha pensato bene di generare lui stesso il suo antagonista. E gli è venuto mica male, devo dire, tutt’altro che “ebetino”. In quattro e quattr’otto ha fatto un clamoroso sgambetto a Letta ed è subito diventato Presidente del Consiglio. Grillo ancora non è contento. Forse se lo immaginava diverso e qualcuno già dice che si sia pentito di averlo concepito in quel modo. Dal suo blog infatti lo accusa di golpe alla democrazia. Un’accusa che gli fanno in parecchi e, anche se meno esplicita, persino alcuni del suo partito.

Pare che il motivo stia nella velocità con la quale il Presidente del Consiglio vuole riformare il Senato in modo diverso a com’era prima del suo arrivo: oltre a volerlo snellire nelnumero dei senatori(da 350 a 100) e nei costi, la cosa che più infastidisce i dissidenti (e fra questi ci sono fior di professori come Rodotà, lo storico dell’arte Salvatore Settis, Zagrebelsky e molti altri) sta nel fatto che i rimanenti 100 senatori prenderanno un compenso ridotto, ma non saranno eletti dal popolo. Le loro poltrone saranno strettamente raccomandate dalle Regioni e daiComuni. Due enti, che dalla fine della guerra in poi, si sono dimostrati tra i principali responsabili del disastro italiano. Per cui verrebbe a mancare la leggendaria sovranità del popolo. Dopo di che non è difficile immaginare la domanda che gli italiani, compreso il sottoscritto, potrebbero farsi: “Cosa ha prodotto la sovranità popolare negli ultimi 50 anni”? Se diamo un’occhiata in giro, solo disastri (e la sciagurata trascuratezza degli scavi di Pompei ne è la testimone oculare): con un debito pubblico stratosferico che non si può più neanche chiamare debito, poiché la sua fisionomia più corrispondente è ormai quella del becchino. Pertanto viene logico pensare che quel tipo di democrazia così tanto ambita dai detrattori di Renzi esistesse solo nel suono delle parole. “Forse, più che una democrazia – avrà pensato Renzi – ciò che davvero serve è una “dittatura democratica”, dove l’approvazione di una legge non dovrà più sottostare all’eterno ping pong senza uscita fra le due Camere. Certo, stando così le cose, è difficile dargli torto. Ma allora dov’è lo sbaglio? In quelli che vogliono una finta democrazia dove c’è posto anche per la corruzione che avvelena il Sud con le scorie nucleari? O in quelli che vogliono una dittatura democratica dove, per paura che la sovranità popolare possa esprimersi, si tenti con ogni mezzo di allontanare l’agibilità dei referendum portandoli a 800mila firme anziché a 500mila come è stato fino ad ora? Di sicuro non è facile. Specie quando si tratta di scegliere fra due sistemi orrendi.
Quel Canale dei mostri che deturpa la Laguna – C’è un solo modo per capire quale dei due sentieri è il meno sanguinoso. Osservare, credo, con più attenzione quelli che per ora non sono che i primi passi di questo governo, al fine di intercettare qualche segnale che ci dia almeno un’idea di quale sarebbe la sua vera direzione. E uno di questi segnali si è manifestato già nei primi giorni di Ferragosto. Con un blitz a sorpresa è stata approvata la legge “truffa” sulle grandi navi a Venezia. La quale ci annuncia che il nuovo attacco alla città sarà di scavare il Contorta, un canale apposito per il passaggio dei mostri. Questo per liberare “ipocritamente” la Laguna dallo spaventoso traffico che tuttavia permarrà fino a oltre il 2016, periodo in cui agli sciacalli del mare è stato imposto un divieto che ha più della farsa tanto è spudorato: non superare le 96mila tonnellate di peso. Forse Renzi non sa che con questa legge ha inferto un colpo mortale al cuore dell’Arte in seno alla città di Venezia: culla delle arti figurative, dell’architettura e della musica. Ritenuta da tutte le nazioni una delle città più belle del mondo, patrimonio tutelato dall’Unesco, che ora minaccia di escludere la città dalla lista dei patrimoni dell’umanità. Mi domando come sarebbe apparso Renzi agli occhi del mondo se, oltre a essere giovane, svelto e simpatico, avesse fatto anche un decreto legge hard rock, che avesse vietato per sempre (senza ulteriori sprechi e scavi pericolosi) il micidiale passaggio delle grandi navi a Venezia. Sono certo che avrebbe ricevuto il plauso di tutti i giovani del mondo e non solo, difficile da credere, ma persino dal suo “acerrimo” nemico Grillo. E invece caro Matteo, credo proprio che tu abbia perso il treno della tua vita. Quel treno che, non avendo il coraggio di non far salire uomini distruttivi come il ministro Lupi e il velenoso padrone del porto Paolo Costa, rischia di andare a sbattere, sebbene tu non perda occasione per dire che a te interessa solo il bene degli italiani. Sarà anche vero e io voglio crederlo, ma forse ancora non hai capito qual è il bene degli italiani, come credo non l’abbiano capito non solo nessuno dei tuoi avversari politici, ma neanche gli italiani. Ed è questa la vera disgrazia.
Cambiamo verso alla pubblicità – E, se devo essere sincero, con tutti questi giochi di potere, di cui in prima linea è sempre il popolo a fare le spese, proprio non saprei dire quale potrebbe essere lo schema ideale per il tuo governo. Viviamo in un mondo in cui, come giustamente dice il Papa, è in atto (sia pure a piccoli sprazzi) la terza guerra mondiale. Dove, oltre alle bombe, non mancano i cretini che, per paura di essere dimenticati, sganciano frasi non meno pericolose. Dove nemici come la Rai, e altrettanto dicasi diMediaset, bombardano di spot pubblicitari la mente dell’uomo con una frequenza devastante, dove l’inserto non è più quello dello spot pubblicitario che interrompe il film, ma al contrario è il film che interrompe la pubblicità con tanti piccoli frammenti di “Ben Hur” distribuiti nella intera serata pubblicitaria. E qui capisci che la guerra è molto più sottile e penetrante. Perché lacera i sentimenti. Quei sentimenti che, se appiattiti, riducono l’uomo ad annaspare nel buio del nulla in cerca magari di qualche guerra da combattere. Non importa quale e chi sia il nemico, purché si combatta, tanto per ammazzare il tempo, oltre che se stessi. Questo è ciò che mi pare di capire. Una prospettiva alquanto triste che il “Re degli ignoranti” altro non sa immaginare e che solo un presidente del Consiglio potrebbe cambiare.
Ma tu non te la senti, o te la senti (tanto per cominciare, per poi subito dopo affondare il dito nella piaga delle tasse ingiuste) di fare un decreto legge che impone alla Rai, aMediaset e a tutte le stazioni televisive che l’intervallo tra un inserto pubblicitario e l’altro non debba essere inferiore ai 20 minuti? E che l’inserto pubblicitario non possa durare più di 2 minuti? No, non te la senti, perché avresti contro il mondo della pubblicità, le televisioni e i politici di tutti i partiti comincerebbero a parlarti di disoccupazione, di gente che vive sulla pubblicità, come l’Ilva diTaranto e le grandi navi, che come ha dichiarato il governatore Zaia (dall’alto della sua cattiva ignoranza) danno lavoro a tanta gente, anche se poi è a causa loro che si muore di cancro. Ma tu non te la senti vero? Perché è questo il tipo di governo che “il vento di questo tempo” impone. Le legislature, compresa la tua, dureranno sempre meno se chi ne è coinvolto non ascolterà la voce impetuosa di questo vento. Oggi, più di ieri, la gente ascolta e giudica. E anche se, come dicono tanti, l’aggettivo di “sovrano” applicato al popolo è una tragica burla, piuttosto che niente è meglio vederlo scritto a caratteri cubitali nella Costituzione, in modo che i 100 senatori rimasti prenderanno qualcosa meno, ma avranno l’onore di essere eletti direttamente dal popolo e conservare così una chiave di controllo nel caso la Camera impazzisca (cosa non difficile) e approvasse una legge ingiusta, antidemocratica e contro la libertà di pensiero.
Il sottile nemico che alberga in noi – Ho letto Eugenio Scalfari che, in un suo bellissimo editoriale su Repubblica, diceva: “Credo che la sola e vera forma che realizza la sovranità sociale sial’oligarchia”. Che significa (lo spiego per il mio popolo): tipo di governo in cui i poteri sono concentrati nelle mani di pochi cittadini. “A patto però – diceva Scalfari – che siano democraticamente eletti dal popolo.” Quindi un’oligarchia aperta al facile e disinvolto rinnovamento sia per i molti che vi entrano che per quelli che escono. Un’idea che a mio parere si può anche condividere, ma non prima d’aver trovato il rimedio per risolvere la crisi. Che non si risolverà mai se non si ha il coraggio di fare una vera e propria “rivoluzione economica.” E qui sono d’accordo con Grillo, quando dice che se l’Europa non condivide il pagamento del nostro “debito” è meglio uscire dall’euro. Del resto, il titolo di “comunità Europea” è valido solo se gli Stati membri si aiutano l’uno con l’altro. Solidarietà indispensabile, per non dire vitale, tanto più nel caso di un ritorno alla lira, che però non avrebbe nessun effetto se nei rapporti col prossimo l’uomo non recupera, prima di ogni altra cosa, quellaspiritualità che l’arido mondo del business ha perso. E per farlo è necessario che la società popolare sia investita da un senso nazionale di crisi, non per addentrarsi nei meandri di un incubo, ma al contrario per accomunarci tutti insieme lungo il sentiero della trasparenza e dell’onestà. E questa è una pulizia che deve partire dalpopolo. Perché, se lo sporco è già tra le file del popolo, come non di rado accade quando magari il falegname o l’idraulico si approfitta dell’ingenuità del semplice per fargli pagare la riparazione di un tavolo o un rubinetto che perde tre volte quello che dovrebbe costare, è inevitabile poi che anche i pochi che ci governano, se prima erano puliti, piano piano ma non tanto piano addirittura ci sguazzino nello sporco, perché troverebbero nel popolo un terreno fertile.
E come giustamente ha esortato il Papa in una delle sue ultime omelie: le vie che l’uomo può percorrere non sono tre, ma due. Quella Spirituale, seminata nell’arte della natura e delle cose, e quella mondana, la cui dimensione rischia di ingigantire il sottile nemico che alberga in ognuno di noi, l’ego. Che tanti identificano come “lo sfidante”, “il falso io” che esiste solo a livello psichico ma non fisico. Da qualche parte, non so dove, devo aver letto qualcosa che diceva più o meno così: “Quando l’ego occupa lo spazio che il Creatore ha destinato alla natura, attraverso la quale vive quel principio divino da cui nasce l’unica vera essenza dell’uomo, non fa altro che sfruttare a suo vantaggio le risorse di quell’essere umano di cui l’ego si è impossessato, a tal punto che il ‘posseduto’ non ha più coscienza di sé e di cosa ci sta a fare in questo mondo. E la sua vita si trasforma in un vero inferno”.
FONTE: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/13/celentano-renzi-dittatore-democratico-incapace-di-fare-veri-decreti-hard-rock/1120051/

Lui è il Generale Sergio Costa. Ha lanciato un’accusa gravissima contro il Governo del PD. Guadate cos’ha scoperto..

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LA RIVELAZIONE: «GLI ECOMAFIOSI HANNO BRINDATO ALLA NOTIZIA»

«Abbiamo scoperto Terra dei fuochi. E ora lo Stato ci vuole smantellare»
Intervista esclusiva al generale Costa: «Folle sciogliere il Corpo forestale». Sit in a Roma
Sergio Costa, generale, comandante regionale del Corpo forestale dello Stato. Ci sarà oggi a Roma per manifestare contro lo smantellamento della «sua» polizia?
«Purtroppo no».
Perché?
«Questa mattina abbiamo una riunione per decidere quali terreni della Terra dei fuochi vincolare e quali liberare. Non posso andare in piazza, ho l’obbligo etico di dare una risposta al Governo. Quello, per intenderci, che vuole cancellarmi».
LA RIVELAZIONE: «GLI ECOMAFIOSI HANNO BRINDATO ALLA NOTIZIA»
«Abbiamo scoperto Terra dei fuochi. E ora lo Stato ci vuole smantellare»
Intervista esclusiva al generale Costa: «Folle sciogliere il Corpo forestale». Sit in a Roma
Sergio Costa, generale, comandante regionale del Corpo forestale dello Stato. Ci sarà oggi a Roma per manifestare contro lo smantellamento della «sua» polizia?
«Purtroppo no».
Perché?
«Questa mattina abbiamo una riunione per decidere quali terreni della Terra dei fuochi vincolare e quali liberare. Non posso andare in piazza, ho l’obbligo etico di dare una risposta al Governo. Quello, per intenderci, che vuole cancellarmi».

Polizze vita dormienti: come chiedere il rimborso

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Polizze vita non riscosse e prescritte: domanda di rimborso anche per gli eredi.

Le polizze vita dormienti sono polizze che non sono state riscosse dai beneficiari e si trovano presso le imprese di assicurazione o intermediari in attesa della prescrizione(decennale), trascorsa la quale vengono trasferite in un apposito fondo pubblico.

I diritti derivanti dalle polizze vita si prescrivono in 10 anni dalla data dell’evento che coincide con la morte dell’assicurato o con la scadenza del contratto.

Se sono decorsi più di dieci anni, le imprese assicuratrici devono devolvere le relative somme non riscosse al cosiddetto Fondo Rapporti Dormienti istituito presso la Consap.

Come sapere se un familiare deceduto aveva stipulato una polizza vita?

L’Ivass (Istituto per la vigilanza sulle Assicurazioni) suggerisce due strade per verificare l’esistenza di polizze dormienti stipulate da familiari deceduti:

1) rivolgersi al “Servizio ricerca coperture assicurative vita” dell’ANIA (Associazione nazionale delle imprese assicurazione) che fornisce ai richiedenti (ad esempio eredi delle persone decedute) informazioni sull’esistenza o meno, presso le imprese italiane, di coperture assicurative vita relative alla persona deceduta.

2) rivolgersi all’intermediario assicurativo, alla banca o all’impresa di assicurazione di cui si serviva il familiare, chiedendo informazioni – meglio se per iscritto – sulla esistenza della polizza.

Come ottenere il rimborso della polizza dormiente?

Quando la polizza è già confluita nel Fondo Rapporti Dormienti, è possibile presentare domanda di rimborso alla Consap.

La domanda di rimborso è ammessa per quelle polizze vita prescritte (c.d. “Polizze dormienti”) per le quali sono soddisfatte tutte le seguenti condizioni:

  1. evento (morte/vita dell’assicurato) o scadenza della polizza che hanno determinato il diritto a riscuotere il capitale assicurato, intervenutosuccessivamente alla data del 1° gennaio 2006;
  2. prescrizione di tale diritto intervenuta anteriormente al 1° luglio 2011;
  3. rifiuto della prestazione assicurativa da parte dell’intermediario, per effetto della suddetta prescrizione e conseguente trasferimento del relativo importo al Fondo rapporti dormienti.
  4. non aver già ricevuto alcun rimborso, anche parziale, nell’ambito di uno dei precedenti cinque avvisi di presentazione delle domande per polizze dormienti. In caso di accoglimento della domanda, sarà corrisposto al massimo il 60% dell’importo della polizza devoluto dall’Intermediario al Fondo rapporti dormienti.

Domanda rimborso polizza vita dormiente

La domanda per il rimborso dovrà va presentata entro e non oltre il 20 novembre 2017 [1], a pena di irricevibilità della domanda stessa.

La domanda può essere presentata in uno dei seguenti modi:

  1. Raccomandata a.r. al seguente indirizzo: Consap Spa – Gestione Polizze dormienti, Via Yser, 14 00198, Roma (saranno istruite solamente le domande inoltrate dal 2 ottobre 2017 ed entro il 20 novembre 2017, purché pervengano comunque entro il 1° dicembre 2017. Le domande che dovessero pervenire oltre il 1° dicembre 2017, pur se spedite entro il termine del 20 novembre, non saranno infatti prese in considerazione, saranno ritenute irricevibili e non potranno essere valutate a norma del presente avviso;
  2. Plico a mano: le domande possono essere presentate all’indirizzo di cui sopra dalle ore 8.00 alle ore 17.00 dal lunedì al giovedì, dalle ore 8.00 alle ore 13.00 il venerdì (la data di acquisizione della domanda presentata a mano è comprovata dal timbro datato apposto su di essa da Consap);
  3. Posta Elettronica Certificata al seguente indirizzo: consap@pec.consap.it. (non saranno prese in considerazione le domande inoltrate a mezzo di posta elettronica non certificata).

Alla domanda di rimborso dovrà essere allegata la seguente documentazione:

  1. copia del documento di riconoscimento del richiedente avente titolo al rimborso (fronte/retro);
  2. copia del codice fiscale;
  3. copia della polizza vita. In mancanza (ad es. in caso di smarrimento) sarà necessaria una dichiarazione dell’intermediario con indicazione di contraente, assicurato e beneficiario della polizza;
  4. originale dell’attestazione rilasciata dagli intermediari (compagnie assicuratrici, banche o altri soggetti che esercitano l’assicurazione sulla vita), conforme al modello pubblicato sul sito Consap, in cui l’Intermediario dichiari di: a. aver accertato la sussistenza dei requisiti di dormienza della polizza vita e, quindi, che: I. l’evento (morte/vita dell’assicurato) o la scadenza che hanno determinato il diritto a riscuotere il capitale assicurato siano intervenuti successivamente alla data del 1° gennaio 2006; II. la prescrizione del diritto alla riscossione del capitale assicurato sia intervenuta anteriormente al 1° luglio 2011; b. aver estinto il contratto di polizza esistente e trasferito il capitale assicurato al Fondo rapporti dormienti (indicando la data del versamento, importo e numero di CRO); c. aver rifiutato la prestazione assicurativa, opponendo l’intervenuta prescrizione, con contestuale impegno a non provvedervi in futuro.

Rimborso polizze dormienti eredi

Se la domanda è presentata da persona diversa dall’avente diritto al rimborso, dovrà essere inviata, altresì, documentazione idonea a dimostrare la sussistenza dei poteri rappresentativi in capo al richiedente. Più precisamente:

  1. nel caso di richiesta avanzata dall’erede del beneficiario indicato in polizza, dovrà essere prodotta in originale la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà attestante il decesso del beneficiario e la relativa data con i nominativi degli eredi (va specificato se trattasi di unici eredi);
  2. nel caso di richiesta avanzata dal tutore nell’interesse di un minore ovvero nell’interesse di un soggetto interdetto, dovrà essere prodotto il provvedimento di nomina nonché autorizzazione all’incasso del giudice tutelare.
  3. nel caso di richiesta avanzata dal delegato o dal mandatario – con o senza rappresentanza del mandante – dovranno essere prodotti in originale: a. la delega o il mandato del beneficiario corredata del documento d’identità del delegante o del mandante; b. delega alla riscossione di benefici economici da parte di terzi (o, in alternativa, procura notarile all’incasso, con indicazione delle coordinate IBAN del soggetto delegato.

note

[1] Consap, sesto avviso di rimborsabilità.

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