DIVERSI SGARBI A PARMA

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SGARBISSIMO!/2 – DOMENICA A PARMA UN EVENTO UNICO: DECINE DI PERSONE CHE PARLANO, RACCONTANO, INSULTANO IL VECCHIO SGARBONE. CHE PER UNA VOLTA DOVRÀ STARE ZITTO, E RELEGATO TRA IL PUBBLICO – CI SARANNO DAGO, BARBARA ALBERTI, LANGONE, LA SORELLA ELISABETTA, VISSANI, GUERRI, GAWRONSKI, OSCAR FARINETTI, DAVERIO, MAURO CORONA, FRANCESCO MICHELI, ECC. ECC.


 

DIVERSI SGARBI A PARMA

www.gazzettadiparma.it

 

Continuando idealmente l’evento del 7 maggio 2016, al Labirinto della Masone si svolgerà l’evento “Studiamo Sgarbi, interpretiamo un interprete”. Convivio di eccellenze su Sgarbi e con Sgarbi, al Labirinto

 

Un parterre de roi di esponenti del mondo della cultura e della società italiana, eccezionalmente riuniti nello stesso luogo, per raccontare Vittorio Sgarbi, al Labirinto della Masone di Fontanellato.

 

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La comunità del Tempio Fudenji, dopo il successo dell’evento “Studiamo Sgarbi, interpretiamo un interprete” dello scorso 7 Maggio 2016, mantenendo la stessa data benaugurante, si fa promotore di un evento unico e irripetibile, che riunisce un nutrito gruppo di professionisti legati in vario modo all’istrionico studioso, ognuno campione della sua arte.

 

Ciascuno di loro con la propria presenza e voce, nella suggestiva cornice del Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci, davanti a un Vittorio per una volta spettatore, esprimerà il proprio punto di vista e il rapporto personale (talvolta anche conflittuale) con Sgarbi, in piccoli ma preziosi contributi. L’evento avrà inizio domenica 7 Maggio alle ore 17,30. L’ingresso sarà aperto al pubblico, con il normale biglietto giornaliero di accesso alla struttura.

SGARBI ORIGINE DEL MONDOSGARBI ORIGINE DEL MONDO

 

Per l’occasione nella Sala Calvino del Labirinto della Masone, sarà inaugurata e poi visitabile per tutti i giorni, dal 7 al 14 maggio, una selezione di Franco Maria Ricci delle opere provenienti dalla mostra “Oltre il limite”, organizzata dalla Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito, curata da Sabrina Colle, in cui decine di artisti si sono adoperati per dare un’immagine dell’illustre studioso e critico d’arte italiano. Sarà possibile realizzare questo evento grazie al supporto di Finarte e Synergetic e alla partnership con il Labirinto della Masone.

 

Ospiti confermati:

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? Barbara Alberti – scrittrice, giornalista e sceneggiatrice

? Camillo Langone – saggista e giornalista del Foglio e di altre testate

? Carlo Vulpio – giornalista, autore televisivo e politico

? Elisabetta Sgarbi – editrice e promotrice della Nave di Teseo, sorella di Vittorio

? Fabio Massimo Bertolo – direttore della casa d’aste Minerva Auctions

? Fabio Canessa – professore, critico musicale, letterario e cinematografico

? Filippo Martinez – regista televisivo, creativo e autore

? Francesco Micheli – uno dei più importanti finanzieri italiani, appassionato di arte e musica

 

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? Fulvio Pierangelini – storico cuoco del Gambero Rosso, direttore creativo della Rocco Forte

? Gianfranco Vissani – cuoco, scrittore, ristoratore, critico gastronomico e conduttore televisivo

? Giordano Bruno Guerri – scrittore, giornalista e storico

? Jas Gawronski – giornalista, inviato e politico

? Luca Sommi – giornalista e scrittore

? Marco Cubeddu – scrittore, giornalista e personaggio TV

? Maria Rita Parsi – scrittrice, psicologa e psicoterapeuta

? Maria Elisabetta Marelli – regista, autrice e artista multimediale

 

? Mauro Corona – scrittore, alpinista e scultore

? Oscar Farinetti – imprenditore, dirigente d’azienda e fondatore della catena Eataly

? Philippe Daverio – critico d’arte, docente, scrittore, autore, politico e personaggio televisivo

? Roberto D’Agostino – giornalista e personaggio televisivo, autore del sito Dagospia

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? Romano Tamani – cuoco all’Ambasciata di Quistello, da sempre fra i migliori ristoranti italiani

 

? Vittoria Risi – attrice italiana

? Introduce il Rev. Fausto Taiten Guareschi – Abate del Tempio e Monastero Zen Soto Fudenji.

? Presenterà gli ospiti e condurrà la scaletta degli interventi: Tinto della trasmissione Decanter di Radio2

 

Contributi (durata da 5′ a 7′ ciascuno)

 

Fra il pubblico, da spettatore,

? VITTORIO SGARBI

 

e altri ospiti a sorpresa.

La spazzatura dell’oceano diventa una risorsa edilizia

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La spazzatura dell’oceano diventa una risorsa edilizia

 

(Rinnovabili.it) – L’inquinamento degli oceani è ad un livello critico: oggi nei nostri mari finiscono circa 8 milioni di tonnellate di plastica l’anno e senza adeguate misure di contrasto il problema assumerà nel prossimo futuro i contorni di uno tsunami: secondo le elaborazioni della Ellen MacArthur Foundation entro il 2050 nelle acque del Pianeta ci saranno più rifiuti polimerici che pesci. Mentre gli studiosi invitano a ridurne la produzione a monte e ad incentivare le pratiche di riciclo, c’è chi si sta già operando per ripulire gli oceani, creando nuove opportunità di business.

 

Un esempio? La ByFusion, startup statunitense che ha ideato un modo per mettere a frutto tutti questi rifiuti: riciclarli in blocchi di costruzione. Il metodo utilizzato è basato su un’idea dell’ingegnere e inventore Peter Lewis dalla Nuova Zelanda, ora assunto dalla ByFusion. “Abbiamo acquistato la proprietà intellettuale e sviluppato una piattaforma per portare il concept negli Stati Uniti e realizzare le cose in una scala molto più grande”, spiega Gregor Gomory, CEO di ByFusionCon una pressa modulare i rifiuti in plastica sono compressi in blocchi di forma e densità differente, a seconda dello scopo futuro. Il risultato è stato battezzato Replast. E anche se non sono in grado di svolgere lo stesso lavoro del calcestruzzo (in termini di resistenza alla compressione, le loro proprietà di isolamento sono molto più convincenti. “I blocchi Replast hanno caratteristiche incredibili in termini trasferimento di calore e di suono”, aggiunge Gomory. “Potremmo utilizzarli integrati alle normali strutture di costruzione come elementi di riempimento”.

 

La spazzatura dell’oceano diventa una risorsa edilizia

 

Per ora però, ci si deve affidare solo alle parole dell’azienda perché non sono state pubblicate né specifiche tecniche né valori di riferimento per quanto riguarda l’isolamento. Si sa tuttavia che i blocchi non richiedono colle o adesivi, possono contribuire alla certificazione LEED per l’edilizia e possiedono un peso in termini di emissioni di gas serra del 95 per cento inferiore rispetto ai blocchi di cemento. Se il progetto dovesse andare in porto, consoliderebbe la lista delle starup e aziende che negli ultimi anni hanno guardo ai rifiuti marini per creare qualcosa di nuovo, sostenibile ma soprattutto economicamente fruttuoso. Basti pensare alla Bureo che in Cile recupera le vecchie reti da pesca per trasformale in skateboard, o alla Adidas che, in collaborazione con Parley for the Oceans, ha dato vita ad una T-shirt tecnica realizzata con la plastica marina recuperata.

Nasce il centro di riciclo mobile che trasforma rifiuti in piastrelle

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centro di riciclo mobile

 

 

(Rinnovabili.it9 – È alimentato grazie all’energia solare ed è in grado di trasformare rapidamente rifiuti di plastica e tessuto in piastrelle per l’edilizia. Non poteva esserci dunque nome più appropriato di Trashpresso, per il nuovo centro di riciclo mobileinventato da Miniwiz.

La società aveva già fatto parlare di sé con il lancio dei Polli-Bricks, mattoni in PET riciclato con cui nel 2010 è stata realizzata la struttura temporanea EcoARK a Taipei. Il successo dei Polli-Bricks – unità ottagonali leggere e allo stesso tempo robuste e facili da assemblare – ha spinto Miniwiz a osare di più.

Il centro di riciclo mobile Trashpresso nasce dall’esigenza di facilitare le buone pratiche di smaltimento rifiuti anche in quelle comunità remote e isolate che non hanno accesso a infrastrutture e servizi comuni nei centri sviluppati. In altre parole Trashpresso è stato progettato per alleggerire il carico, creando in loco un sistema di upcyclingautosufficiente.

 

Come funziona il centro di riciclo mobile Trashpresso

L’impianto, una grossa scatola lunga approssimativamente 12 metri, è mobile: può essere trasportato ovunque ce ne sia bisogno con l’unica precauzione di essere parcheggiato sotto il sole. Per poter funzionare in aree remote e quindi, con molta probabilità, prive di rete elettrica, l’intero processo di riciclo deve essere autosufficiente. Ecco perché il macchinario è alimentato da alcuni moduli fotovoltaici istallati sulla sommità della struttura.

Una volta portata a destinazione e disimballata, la macchina è in grado di pulire, sminuzzare, fondere e ri-solidificare i rifiuti di plastica e tessuto in piastrelle adatte a pavimentazioni interne ed esterne. Secondo la società, serve l’equivalente di cinque bottiglie in PET per realizzare una piastrella. Trashpresso può produrre circa 10 metri quadrati di piastrelle ogni 40 minuti. Anche l’acqua impiegata per lavare la spazzatura viene riciclata all’interno del sistema, nel tentativo di ridurre ulteriormente la sua impronta

 

“Trashpresso – spiega Arthur Huang, co-fondatore e CEO di Miniwiz – supera le barriere della distanza e dell’energia, dimostrando che il riciclo è possibile ovunque. Non solo permette di trasformare i rifiuti in loco, ma serve anche come strumento educativo nelle comunità isolate”. Il primo utilizzo del centro di riciclo mobile sarà a partire da luglio, nella regione del NianBao Yuze, sull’altopiano tibetano, dove l’aumento del turismo sta incrementando anche l’abbandono dei rifiuti.

I testimoni di Geova

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Che poi, sotto sotto, sono una persona gentile, cioè so cazza pure di aprire la porta ai testimoni di Geova nella controra domenicale, col ragù che mi continua a pippiare nello stomaco, la braciola che ancora cerca un centro di gravità permanente, trattenendo persino il rutto gusto limoncello, modello Hiroshima. Sto lì con l’aria obnubilata di chi sta in overdose da carboidrati, la pupilla dilatata causa sei babà al rum, e il rivoletto di bava secca ai lati della bocca e mi sorbisco eroica le loro teorie sulla fede, coinvolgendo nell’interessante dibattito anche un rappresentante della Folletto in borghese che passava di lì per caso e arrivando, con il suo contributo tecnico, all’ipotesi innovativa che una casa pulita è propedeutica ad una coscienza pulita! E poi volete mettere? Cioè veramente che io a Torre di guardia, quasi quasi, mi ci farei l’abbonamento che sta cosa del “pentiti, la fine del mondo è vicina” mi pare un consiglio in fin dei conti sensato, una teoria assai più convincente rispetto a tutte le boiate che scrivono sui giornali o che sento al telegiornale.

F.to Francesca Prisco

Nomi, finanziatori e intrighi. Ecco tutti i segreti delle navi Ong

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Da Soros al tifoso di Hillary Clinton, ecco dove prendono i soldi e come li spendono le Ong che portano migranti in Italia

È vero? Chissà. Di certo ci sono molti lati oscuri su cui è doveroso fare un po’ di luce.

Medici Senza Frontiere

Partiamo dalle associazioni più grandi. In cima alla lista va messa ovviamente Medici Senza Frontiere, che nel 2016 poteva contare su tre navi: la Dignity I, la Bourbon Argos e Aquarius. Oggi è rimasta attiva solo la Aquarius, a cui però è stato affiancato il nuovo acquisto “Prudence“, un’imbarcazione commerciale da 75 metri e 1000 posti a bordo. Un gigante del salvataggio.

Niente da ridire sulle attività che Msf porta avanti nel mondo. Anzi. Fa però sorridere il fatto che tra i suoi fondatori compaia Bernard Kouchner, medico francese che ha visto più palazzi della politica che sale operatorie. Nel 2007 infatti è stato nominato ministro degli Affari Esteri da Nicolas Sarkozy, ovvero di quel governo che ha bombardato Muhammad Gheddafi e trasformato la Libia nel porto senza regole da cui oggi partono i barconi carichi di immigrati.

E così, in qualche modo, persone collegate a Msf sono al tempo stesso causa e palliativo della crisi migratoria. Oggi l’associazione per salvare stranieri dalle bagnarole sostiene spese ingenti, ma i fondi non sembrano essere un problema. Nel 2016 ha raccolto 38 milioni di euro grazie al contributo di 319.496 donatori, 9,7 milioni di euro dal 5×1000 (di cui 1,5 andati per la nave Bourbon Argos) e 3,3 milioni da aziende e fondazioni. Tra queste chi appare? La Open Society Foundation di George Soros, il magnate ungherese col vizio del buonismo e delle frontiere aperte. Peraltro, la Open Society e Msf sono soliti scambiarsi collaboratori come se facessero le cose in famiglia. Un esempio? Marine Buissonnière, per 12 anni dipendente Msf, poi direttrice del programma per la Sanità pubblica di Soros e ora di nuovo consulente per le migrazioni della Ong.

Save The Children

Guarda caso, Soros ha finanziato (anche se per altre iniziative) pure un’altra organizzazione attivissima nel recupero clandestini: Save The Children. La nota associazione internazionale ha nel suo parco navi la Vos Hestia, un’imbarcazione da 62metri, che batte bandiera italiana e si avvale di due gommoni di salvataggio. I soldi? No problem: nel 2015 a bilancio sono segnati 80,4 milioni di euro di incassi.

Proactiva Open Arms

Un anno fa a gestire il famoso peschereccio Golfo Azzurro, “beccato” dai radar a raccogliere stranieri vicino alle coste libiche, ci pensava l’olandese Life Boat Refugee Foundation. Da inizio 2017 la fondazione non organizza più salvataggi in mare, ma la Golfo Azzurro continua la sua opera al servizio della Ong spagnola Proactiva Open Arms, che una volta usava il vascello di lusso Astral donato dal milionario italiano Livio Lo Monaco. Per le loro navi gli spagnoli spendono 1,4 milioni di euro, di cui il 95% usati per le azioni di salvataggio (700mila euro al largo della Libia e 700mila euro a Lesbo) e il restante 5% in strutture, comunicazione e via dicendo. L’incasso però è più alto, con una raccolta fondi che supera i 2,1 milioni di euro. Secondo il direttore Oscar Camps, la Golfo Azzurro può ospitare 400 persone a bordo e un giorno di navigazione costa “solo” 5mila euro.

SOS Mediterranée

Spende invece almeno il doppio la Ong italo-franco-tedesca Sos Mediterranée, fondata dall’ex ammiraglio Klaus Vogel. Per sostenere 24 ore di mare, alla Acquarius servono circa 11mila euro. E se desiderate fare una donazione sappiate che con 30 euro si riesce a mettere in mare per un’oretta solo la lancia di salvataggio. Tra i soci fondatori compare il Cospe, una Onlus italiana dedita all’immigrazione e che (oltre a fondi pubblici) ha ricevuto 46mila euro dalla solita Open Society di Soros.

Sea Watch Foundation

Il mistero dei costi si infittisce osservando le attività della Sea Watch Foundation. Nel 2014 Harald Höppner investe con un socio 60.000€ nell’acquisto di un vecchio peschereccio olandese. Oggi vanta attrezzature di tutto rispetto: oltre alle due unità navali (una battente bandiera olandese e l’altra neozelandese), a breve dovrebbe essere operativo il “Sea Watch Air”, un aereo col compito di pattugliare dall’alto il Mediterraneo. Da dove vengono i soldi? Non è dato sapere.

Life Boat

Sia Sea Watch che la sorella Life Boat condividono una curiosità interessante. Tra i loro partner spicca la Fc St. Pauli, una società sportiva di Amburgo più famosa per sposare cause buoniste che per meriti calcistici. Per dirne una, è stata la prima squadra a vietare l’ingresso allo stadio ai tifosi di destra. Altro che accoglienza. La base operativa sarebbe a Malta, ma l’equipaggio della Minden sembra preferire i porti italiani per “scaricare” i migranti. Solitamente effettuano missioni da 10 giorni per 24 ore di navigazione e il costo giornaliero del carburante ruota attorno ai 25 euro. Sulla piattaforma betterplace.org sono riusciti a raccogliere 6mila euro per radar e comunicazioni satellitari, 7.500 euro per comprare un gommone di salvataggio e 12 mila euro per il combustibile. Troppi pochi per gestire così tante missioni. Gli altri da dove arrivano? Lecito chiederselo, visto che a breve dovrà comprare una barca tutta sua e per ora i generosi sostenitori hanno versato solo 1.800 euro.

Sea-Eye e Jugend Rettet

All’appello delle cinque Ong tedesche mancano la Sea-Eye e la Jugend Rettet. La prima è stata fondata nel 2015 da Michael Buschheuer, conta circa 200 volontari e sul sito è scritto che gli bastano 1.000 euro per pagare un’intera giornata alla ricerca di clandestini. Si avvale dei pescherecci Sea-Eye e Sea Fox. La seconda invece è formata da un gruppo di ragazzi che per 100mila euro ha comprato il peschereccio Iuventa. Ogni missione in mare costa circa 40 mila euro al mese e viene finanziata con donazioni private. La loro raccolta fondi funziona molto bene, visto che da ottobre 2016 ad oggi hanno racimolato 166.232 euro.

Moas

Il caso più curioso è però quello della Migrant Offshore Aid Station, associazione maltese con due imbarcazioni (Phoenix e Topaz responder), diversi gommoni Rhib e alcuni droni. Moas è stata fondata nel 2013 da due imprenditori italo-americani, Christopher e Regina Catambrone, diventati milionari grazie alla Tangiers Group, agenzia assicurativa specializzata in “assistenza nelle emergenze e servizi di intelligence”. Tra i vari (e ricchi) partner, ha ricevuto 500mila euro da Avaaz.org, cioè la società riconducibile a Moveon.org, che a sua volta fa capo all’onnipresente George Soros. Non è tutto. Perché Christopher appare tra i finanziatori (416mila dollari) di Hillary Clinton durante l’ultima deludente campagna elettorale e negli anni si è contornato di personaggi a dir poco particolari. Nel circolo di amici appare tal Robert Young Pelton, proprietario di un’azienda (Dpx) che produce coltelli da guerra. Esatto: armi bianche già testate in zone di conflitto come Afghanistam Somalia, Iraq e Birmania. Non basta? Fino a giugno 2016 il direttore era Martin Xuereb, in passato Capo della Difesa dell’Esercito maltese. Infine, una seggiola del Consiglio di Moas è riservata a Ian Ruggier, ex ufficiale maltese famoso per aver represso con la violenza le proteste dei migranti ospitati sull’isola. Strano, no? Professano accoglienza e poi usano il pugno duro. Oltre ad avere alcuni lati oscuri, pare che lo Ong pecchino anche di coerenza.

Maggiorazione sociale della pensione e incremento: chi ne ha diritto?

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Maggiorazione sociale per i pensionati e incremento per gli over 70: quali sono i requisiti di reddito per aver diritto alle prestazioni?

Hai compiuto 70 anni e la tua pensione è bassa? Forse non sai che puoi avere diritto all’incremento della maggiorazione sociale della pensione, cioè a un importo aggiuntivo che serve ad aumentare mensilmente la tua pensione. La maggiorazione sociale, che spetta dai 60 anni in poi, è stata introdotta da una legge del 1998 [1], mentre l’incremento della maggiorazione da una legge del 2001 [2]; sia la maggiorazione che il suo incremento sono stati adeguati nel tempo. Gli invalidi possono richiedere l’incremento già dal compimento del 60° anno di età; inoltre, per chi ha versato un minimo di anni di contributi, l’età a partire dalla quale si ha diritto all’aumento della maggiorazione si abbassa, dai 69 sino ai 65 anni.

Ma procediamo per ordine e cerchiamo di capire come funzionano la maggiorazione sociale e il suo incremento, a quanto ammontano, chi ne ha diritto e quali requisiti di reddito si devono possedere per ottenere le prestazioni.

Maggiorazione sociale della pensione: chi ne ha diritto

Si ha diritto alla “semplice” maggiorazione sociale a partire dal compimento del 60° annodi età. La maggiorazione non spetta ai titolari di qualsiasi pensione, ma soltanto a coloro la cui prestazione è pagata da un fondo facente capo all’Inps, ad esclusione degli iscritti alla Gestione Separata. Sono quindi esclusi gli iscritti alle casse dei liberi professionisti.

Incremento della maggiorazione sociale: chi ne ha diritto

L’incremento della pensione, indipendentemente dai contributi versati, spetta ai pensionati di età pari o superiore a 70 anni (over 70). Per i pensionati di età compresa fra 65 e 70 anni,  l’età anagrafica a partire dalla quale si ha diritto all’incremento è ridotta in relazione agli anni di contributi versati, sino a un minimo di 65 anni di età, come vedremo più avanti.

Nel dettaglio, l’incremento spetta:

  • agli invalidi civili totali, ai sordomuti o ai ciechi civili assoluti, titolari di pensione ordinaria o di inabilità; per i titolari di pensione di inabilità, gli invalidi civili totali, i sordomuti e i ciechi civili assoluti l’età per poter ottenere l’incremento della maggiorazione sociale si riduce a 60 anni;
  • ai titolari di assegno sociale;
  • ai titolari di pensione sociale (o della sola maggiorazione della pensione sociale);
  • ai titolari di pensione dei fondi esclusivi e sostitutivi dell’assicurazione generale obbligatoria;
  • ai titolari di pensione a carico dell’assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti e dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, mezzadri e coloni);
  • ai titolari di pensione della gestione speciale per i lavoratori delle miniere, cave etorbiere.

Il limite anagrafico per l’incremento, come anticipato, può essere ridotto fino a 65 anni, nella misura di un anno di età ogni 5 anni di contribuzione.

Vediamo, nel dettaglio, come si riduce il requisito di età:

  • 69 anni età, se la contribuzione è versata per almeno 5 anni;
  • 68 anni età se la contribuzione è versata per almeno 10 anni;
  • 67 anni età se la contribuzione è versata per almeno 15 anni;
  • 66 anni età se la contribuzione è versata per almeno 20 anni;
  • 65 anni età se la contribuzione è versata per almeno 25 anni.

Si può ottenere la riduzione di un anno anche se si è in possesso di un periodo di contribuzione non inferiore a 2 anni e mezzo: ad esempio, se l’interessato ha almeno 2 anni e 6 mesi di contribuzione la maggiorazione può essere concessa a 69 anni, con almeno 7 anni e 6 mesi di contributi a 68 anni, con almeno 12 anni e 6 mesi a 67 anni e così via…

Maggiorazione sociale: ammontare

La maggiorazione sociale, per l’anno 2017, è pari a:

  • 25,83 euro al mese per coloro che hanno dai 60 ai 64 anni;
  • 82,64 euro al mese per chi ha un’età che si colloca tra 65 e i 69 anni.

Incremento della maggiorazione sociale: ammontare

L’incremento della maggiorazione sociale, il cosiddetto incremento al milione, spetta invece, come già esposto, a chi ha compiuto almeno 70 anni e consente di arrivare a una prestazione mensile sino a 638,33 euro (per l’anno 2017) [3]. 

L’incremento della maggiorazione sociale non è dunque fisso, come la maggiorazione base, ma è costituito dalla differenza tra il reddito minimo garantito di 638,33 euro e l’assegno mensile spettante.

Incremento e maggiorazione sociale: limiti di reddito

Se il pensionato non è coniugato e il suo limite di reddito non supera il trattamento minimo, pari a 501,89 euro mensili e 6.254,57 euro annui (considerando 13 mensilità) ha diritto alla maggiorazione sociale o (sussistendone i requisiti) all’incremento in misura intera (se percepisce anche la quattordicesima, l’incremento si abbassa di conseguenza).

La maggiorazione sociale o l’incremento sono invece riconosciuti in misura parziale se il reddito annuo proprio supera il trattamento minimo, ma non supera l’importo dato dalla somma del trattamento minimo annuo con l’ammontare annuo dell’incremento o della maggiorazione.

In buona sostanza, l’integrazione è parziale:

  • per chi percepisce la sola maggiorazione sociale, se non supera:
    • 860,36 euro annui di reddito, se ha da 60 a 64 anni;
    • 598,89 euro annui di reddito, se ha da 65 a 69 anni;
  • per chi percepisce l’incremento della maggiorazione sociale, se non supera 8.298,29 euro di reddito annuo.

Se il pensionato è coniugato (non legalmente ed effettivamente separato), ha diritto alla maggiorazione o all’incremento in misura intera se, oltre a rispettare i limiti di reddito personale, il reddito coniugale non supera l’importo dato dalla somma del trattamento minimo annuo con l’ammontare annuo dell’assegno sociale.

La maggiorazione sociale o l’incremento per i coniugati sono invece riconosciuti in misura parziale se il reddito annuo proprio supera il trattamento minimo, ma non supera l’importo dato dalla somma del trattamento minimo annuo con l’ammontare annuo dell’incremento o della maggiorazione; in riferimento al reddito coniugale, questo non deve superare l’importo dato dalla somma del trattamento minimo annuo con l’ammontare annuo dell’assegno sociale e dell’incremento o della maggiorazione.

Nel dettaglio, per i coniugati, l’integrazione è totale se il reddito coniugale non supera 12.349,48 euro annui (5.824,91 euro, pari all’assegno sociale – 448,07 euro al mese – per 13 mensilità, più 13 mensilità di trattamento minimo, pari a 6.254,57 euro); l’integrazione, invece, è parziale:

  • per chi percepisce la sola maggiorazione sociale, se non supera:
    • 685,27 euro annui di reddito coniugale, se ha da 60 a 64 anni;
    • 423,80 euro annui di reddito coniugale, se ha da 65 a 69 anni;
  • per chi percepisce l’incremento della maggiorazione sociale, se non supera 14.123,20 euro di reddito annuo coniugale.

Devono, come già esposto, applicarsi anche i limiti di reddito personale già osservati: in pratica, opera un doppio limite, relativo al reddito personale e coniugale, oltre a un ulteriore “paletto”, che comporta, nel caso in cui non si raggiunga la soglia massima data dalla somma tra limiti minimi e incremento o maggiorazione, la corresponsione dell’integrazione per differenza, fino al raggiungimento della soglia massima.

note

[1] L.544/1988

[2] L.448/2001.

[3] Art.38, L. 448/2001.

Il dossier di Frontex che accusa le Ong: “Chiamate dirette dai barconi”.

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M5S: “Abbiamo ragione sulle Ong, chiedeteci scusa”

“Nel 90 per cento dei salvataggi eseguiti dalle navi delle Organizzazioni non governative nel 2017, le imbarcazioni coinvolte sono state individuate direttamente dalle Ong e soltanto in seguito è stata data comunicazione al centro operativo della Guardia costiera a Roma”. Sarebbe questa una delle accuse contenute nel rapporto riservato di Frontex su cui sta indagando il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, secondo quanto scrive il Corriere della Sera. Si tratta di 20 pagine, allegate al dossier principale, che si concentrano sull’attività svolta nel Mediterraneo da otto navi “private”: “Sono i trafficanti che operano in Libia e la Guardia costiera operativa nell’area di Sabrata e di Az Zawiya a contattare direttamente le navi delle Ong che operano vicino alle acque territoriali della Libia”.

Le associazioni, ricorda il quotidiano, hanno già respinto come “infamie” le contestazioni dell’organismo dell’Unione Europea specificando di aver “come unico obiettivo il salvataggio delle vite umane”, ma proprio su questo si concentrano le verifiche disposte dal magistrato.

Scrive il Corriere:

Nella relazione sono indicati i mezzi e le relative Ong: Sea Watch diSeaWatch.org che batte bandiera olandese e porta fino a 350 persone; Aquarius di Sos Mediterraneo/Medici senza frontiere di Gibilterra con una capienza di 500 persone; Sea Eye di Sea Watch.org dall’Olanda, fino a 200 persone; Iuventa di Jugendrettet.org bandiera olandese con 100 persone; Minden di Lifeboat Project tedesca per 150; Golfo Azzurro di Open Arms da Panama che porta fino a 500 persone; Phoenix di Moas con bandiera del Belize che ne imbarca 400; Prudence di Medici senza frontiere con bandiera italiana che è la più grande visto che ha 1.000 posti.

Gli analisti di Frontex – riporta il quotidiano – hanno esaminato le rotte seguite nel 2017 e si sono soffermati sulle modalità di avvicinamento alle acque libiche monitorando in particolare il periodo che va dal 13 al 27 marzo 2017. Ma hanno utilizzato anche “le informazioni provenienti dagli interrogatori dei migranti appena sbarcati, i report provenienti dagli apparati di intelligence di alcuni Stati”. E sostengono che proprio in quell’arco di tempo “prima e durante le operazioni di salvataggio, alcune Ong hanno spento i transponder per parecchio tempo”.

Secondo Frontex, in alcuni casi le modalità di salvataggio con cui agiscono le Ong possono interferire con le indagini. In particolare, il rapporto segnala il rischio che gli scafisti possano confondersi tra i migranti. L’accusa più pesante, però, resta quella delle chiamate dirette:

“I telefoni satellitari consegnati agli scafisti contengono la lista dei contatti con i numeri diretti delle navi delle Ong e i migranti vengono istruiti dai trafficanti a segnalare la propria posizione”. Un’affermazione che i responsabili delle associazioni liquidano sdegnati: “I nostri obiettivi sono esclusivamente umanitari”.

La pubblicazione – da parte del Corriere della Sera e del Messaggero – di alcuni passaggi del dossier di Frontex arriva parallelamente alla notizia – anticipata da Panorama e riportata oggi dal Fatto Quotidiano – della notizia di un’inchiesta aperta dalla Procura di Trapani su una Ong in particolare, indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per missione navale “umanitaria” non richiesta.

“Oggi due importanti quotidiani nazionali (Corriere e Messaggero) pubblicano stralci del rapporto su cui si basa l’indagine della Procura di Catania. Si tratta di un documento riservato di 20 pagine, datato 10 aprile e proveniente ancora una volta dall’agenzia europea Frontex. Il dossier dimostra che il MoVimento 5 Stelle ha ragione: sulle ONG bisogna continuare a indagare e bisogna rispettare e tutelare il lavoro di magistrati coraggiosi come il procuratore di Catania Zuccaro”. Lo scrive il MoVimento 5 Stelle sul blog di Beppe Grillo. “Non solo. La Procura di Trapani avrebbe messo sotto inchiesta un’altra Ong aprendo un’indagine per favoreggiamento all’immigrazione clandestina per missione navale ‘umanitaria’ non richiesta. Il sospetto è che un’imbarcazione sarebbe entrata in azione senza un SOS dei potenziali naufraghi o una richiesta di intervento delle autorità italiane”, prosegue il M5S. “Questi due episodi confermano una volta per tutte sia le denunce mosse dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, sia le perplessità sollevate dal MoVimento 5 Stelle sull’argomento”.

 

L’ELENCO DELLE ONG SCAFISTE DEL MARE MEDITERRANEO

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CHI PAGA LE ONG PER RIEMPIRCI DI IMMIGRATI
Le organizzazioni che aiutano gli scafisti tra Libia e Sicilia sono tedesche o americane con base a Malta. Tra i loro fondatori gente dell’intelligence e contractor. dopo le denunce si muove il senato.

” Sono le organizzazioni che vanno a recuperare gli immigrati nei pressi delle coste libiche e poi le portano in Italia. Molte sono tedesche, gestite da privati. Altre fanno base a Malta, ma sono state fondate da americani. Altre ancora ricevono finanziamenti dalla fondazione Open Society del finanziere George Soros. Ecco, nome per nome, da chi è composta la flotta che, giorno dopo giorno, ci consegna centinaia di persone, trasformando l’invasione in realtà.
Alle 2,15 di domenica, una nave di Medici Senza Frontiere ha ricevuto una segnalazione del Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo, si è diretta in acque internazionali di fronte alla città libica di Sabratha e ha recuperato 412 persone alla deriva a bordo di un barcone di legno. La nave in questione si chiama Prudence ed è un nuovo acquisto di Msf, una delle Ong più attive nel Mediterraneo. “La Prudence è una nave commerciale di 75 metri di lunghezza, che può ospitare a bordo 600 persone, altre 400 in caso di estrema necessità.”, ha spiegato Giorgia Girometti di Msf . “Con 13 persone dello staff a bordo, tra cui diversi italiani e 17 membri dell’equipaggio, la nave è equipaggiata per fornire primo soccorso ed è fornita di pronto soccorso, ambulatorio, farmacia e aree per trattare i casi più vulnerabili”. Sempre domenica, la Ong ha recuperato altre 129 persone a bordo di un gommone. Dove si è diretta poi? Verso l’Italia: lo sbarco era previsto per le 7 di ieri mattina a Trapani.

SOCCORSI QUOTIDIANI
Ieri invece, come riportato dall’Ansa, “è arrivata nel porto di Reggio Calabria la nave Aquarius di Medici senza frontiere con a bordo 645 degli oltre 1900 profughi recuperati nel Mediterraneo centrale. Sulla nave anche il cadavere di una donna, morta, presumibilmente, per schiacciamento nel gommone sul quale viaggiava”. Si tratta della stessa nave Aquarius che, domenica, assieme alla Juventa della Ong Jugend Rettet, ha soccorso e portato in Italia 645 persone. Sempre l’Aquarius, il 21 marzo scorso, ha attraccato a Catania portando 946 stranieri.
Sapete che cosa significa?
Che nonostante le ripetute denunce di Frontex (l’agenzia UE che controlla le frontiere), le inchieste giornalistiche (compresa la nostra) e l’indagine aperta dalla procura di Catania, le organizzazioni non governative continuano indisturbate a fare quel che vogliono nel Mediterraneo. Per l’esattezza vanno a recuperare gli immigrati alla deriva sui barconi nei pressi della Libia e li portano – a centinaia e centinaia – sulle coste italiane. Parlare genericamente di Ong, tuttavia, può risultare fuorviante. Nel senso che sotto la generica sigletta potrebbe esserci qualunque cosa.

PROFESSIONE TAXI
Invece è bene andare a vedere quali sono, nello specifico, le associazioni che si occupano di traghettare qui gli stranieri. Cominceremo dalle più piccine. La prima è Jugend Rettet , associazione tedesca che appunto gestisce la nave Juventa. Sempre tedesca è la Ong che possiede la nave Sea-Eye. attiva dal 2015, nel solo 2016 ha portato in salvo (cioè in Italia) 5568 stranieri. Il sito internet spiega che donando solo 1000 euro si può finanziare un’intera “giornata di utilizzo della Sea-Eye al largo della Libia” Lo scrivono pure: lavorano nei pressi delle coste africane per portare gente qui.
Un’altra organizzazione tedesca, sempre fondata e pagata da privati è Sea-Watch, che nasce esattamente quando il nostro Paese ha deciso di sospendere Mare Nostrum, Certo, temendo che le nostre navi smettessero di portare immigrati in Italia, questi volonterosi imprenditori tedeschi si sono subito mobilitati e si sono fatti la loro barchetta, onde essere sicuri che i flussi diretti verso il nostro Paese non cessassero.
Come se non bastasse ecco qui Life-Boat, altra Ong attiva nel Mediterraneo centrale e nata in Germania. E fanno quattro, tutte tedesche.
Ma vediamo di proseguire occupandoci, delle organizzazioni più grosse. Tra queste, ovviamente, c’è Medici senza frontiere che oltre alla nave Prudence appena entrata in attività gestisce, assieme a Sos Méditerranée la Aquarius. Sapete chi c’è tra i finanziatori di Medici senza frontiere? Facile: la Open Society Foundation di George Soros.

FRONTIERE APERTE
Un’altra Ong attiva nel salvataggio degli stranieri a bordo di bagnarole è Save the children , grazie alla nave Vos Hestia che la Ong descrive orgogliosamente: “Lunga 59 metri, potrà accogliere fino a 300 persone per volta e si avvarrà di due gommoni di salvataggio gestiti da squadre specializzate”. Indovinate chi c’è tra i finanziatori di Save the children… Bravi: la Open Society Foundation di George Soros. Sarà un caso che il magnate della finanza, grande sostenitore delle frontiere aperte, finanzi organizzazioni che vanno a recuperare gli stranieri vicino alle coste africane per portarli qui? Diciamo che la circostanza è perlomeno curiosa.
Ora però viene la parte più interessante. A parte la Ong olandese Boat Refugee Foundation, che gestisce l’attivissima nave Golfo Azzurro, e la spagnola Proactiva Open Arms, che si appoggia alle Nazioni Unite tramite l’International maritime rescue federation, c’è c’è un’altra organizzazione su cui vale la pena soffermarsi. si tratta del Moas, che gestisce le navi Topaz e Phoenix.

AMICI MALTESI
Si tratta di Migrant Offshore Aid station, una associazione con sede a Malta, fondata da Christopher e Regina Catrambone (lui americano, lei italiana, entrambi imprenditori). Christopher è stato tra i finanziatori di Hillary Clinton (donazione di 416.000 dollari per la campagna presidenziale). A sua volta ha ricevuto 500.000 dollari di donazione da Avaaz.org, cioè una “comunità” fondata dall’organizzazione Moveon.org. E sapete a chi fa capo quest’ultima? A George Soros. Fin qui tuttavia è ordinaria amministrazione. Più stimolante è vedere chi siano i personaggi che ruotano attorno al Moas.

GIOVANE DI SUCCESSO
Chris Catrambrone, come ricostruito dai ricercatori della fondazione indipendente Gefira, ha lavorato per il Congresso degli Stati Uniti, dopo di che si è reinventato come investigatore assicurativo, lavorando in posticini tranquilli come Iraq e Afghanistan. A 25 anni ha fondato Tanglers Group, gruppo di compagnie specializzato in “assicurazioni, assistenza in situazioni d’emergenza” e “servizi di intelligence”. Tanglers lavora in una cinquantina di Paesi, zone di guerra comprese. Deve fruttare bene, perché Catrambrone è diventato milionario e ha deciso, nel 2013, di fondare il Moas. Tra i suoi consulenti c’è un signore piuttosto conosciuto. si tratta di Robert Young Pelton. Costui è il proprietario di Ppx, un’azienda che produce coltelli utilizzabili in “zone di conflitto”. Coltelli da guerra, per intenderci.

OTTIMI RAPPORTI
Sul sito della ditta si legge che i coltellacci sono stati testati sul campo in Afghanistan, Somalia, Iraq e Birmania. Il signor Pelton, in sostanza, fa da consulente per un’organizzazione che si occupa di soccorrere persone in fuga dalle guerre: poi però produce coltelli che si possono usare nelle guerre suddette. Di più: Pelton (che lavora anche come giornalista free lance per il sito da lui fondato Migrant Report) per un certo periodo è stato socio in affari di un altro bel tipetto: Erik Prince. Cioè il capoccia di Blackwater, una delle più celebri società di contractors del mondo. Una compagnia militare privata che ha operato in Iraq per conto degli Stati Uniti.
Insomma il quadro non è che sia proprio incoraggiante. Tra le Ong che agiscono nelle nostre acque, praticamente tutte straniere, ce ne sono 4 tedesche, 3 in qualche modo supportate da George Soros e una con sede a Malta attorno a cui ruotano personaggi piuttosto abituati agli scenari di guerra, Non è che l’impressione sia esattamente quella di aver a che fare con una banda di samaritani.

L’AUDIZIONE
Abbiamo spiegato nei giorni scorsi come l’immigrazione possa essere considerata a tutti gli effetti una arma di distruzione di massa. Ecco queste sono le persone che maneggiano quell’arma, decidendo di puntarla verso il nostro Paese. Ogni giorno costoro accompagnano qui da noi centinaia se non migliaia di stranieri, che poi dobbiamo accogliere e mantenere. Credete davvero che a muovere tutto questo meccanismo sia la solidarietà? Comunque sia, della pratica si sta occupando anche il nostro Parlamento. Pochi giorni orsono, su richiesta di Maurizio Gasparri, Paolo Romani e Bruno Alicata di Forza Italia, il presidente della commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre ha deciso di avviare un’indagine conoscitiva sulle attività delle Ong nel Mediterraneo. Il 6 aprile di fronte alla commissione comparirà l’ammiraglio Enrico Credendino, comandante della missione Eunavfor Med, cioè l’operazione navale voluta dall’Europa nel Mare Nostrum. Poi dovrebbe toccare ai vertici delle varie organizzazioni. Resta da vedere se si prenderanno la briga di rendere conto al popolo italiano. Non sono tenute a farlo, ma sarebbe almeno cortese, da parte loro, che ci spiegassero perché continuano a portarci persone che poi dobbiamo ospitare a spese dei contribuenti.

Foto
(Dal quotidiano La Verità del 29 marzo 2017, pag. 3
Articolo di Francesco Borgonovo, La Verità, 29 marzo 2017, pagg. 1-2 e 3
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