L’infibulazione cos’è!???

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La otra realidad…

Se llama infibulación: se trata del raspado completo de la vagina y su cerca para impedir que la chica tenga relaciones sexuales, dejan un pequeño agujero a la chica para que tenga sus reglas y orina. Atan sus piernas con una cuerda por días para que la herida pueda sanar, generalmente tardan 15 a 40 días, la chica permanece atada, incapaz de moverse.
Básicamente, los puntos de sutura son reabridos por su marido el día de la boda para que pueda tener relaciones íntimas con ella. Al nacer, las mujeres deben ser cortadas de nuevo porque la apertura de la vagina es demasiado pequeña para el paso del bebé. Imagínese el dolor, el trauma…..
Esas prácticas monstruosas y canibalistas siguen existiendo en todo el mundo.
Compartir es lo menos que puedes hacer. La mayoría de la gente ni siquiera sabe de qué se trata ni del horror que existe todavía. Por favor, compartan
Si te ahogas al principio después de leer esto, luego continúas desplazando como si no vieras nada y sin al menos compartir, estas personas no necesitan tu lástima que necesitan ayuda, necesitan gente para hablar por ellos, y tomar sus voces que no pueden ser Escuché al mundo.

Cosa significa Kama Sutra?

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Letteralmente significa “massime sull’amore” e in molti lo confondono con un manuale del sesso. In realtà è uno dei testi più importanti della poesia sanscrita. Fu scritto tra il I e il VI secolo d.C. da un certo Vatsyayana, autore che probabilmente si limitò a elaborare e riunire opere diverse tramandate oralmente. Scopo del trattato è insegnare a uomini e donne come comportarsi con il desiderio, nel contesto di una spiritualità che includeva anche il corpo e il piacere.

Fonte Rivista FocusD&R

IL LOMBARDO PENSIERO

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di Annamaria Pisapia (Vice Presidente Movimento 24A Equità Territoriale)


Con lo scrittore Luca Doninelli, si allunga la lista dei lombardi presuntuosi, tronfi, avidi e arroganti dopo Feltri, Severgnini, Sala, De Bortoli, per citare solo quelli post covid andando un po a ritroso nel tempo come dimenticare il sindaco di Cantù Bizzozero, che nel 2017 definì Napoli “una fogna infernale”: alla giusta indignazione da parte dei napoletani seguì l’invito dei consiglieri comunali a visitare la città partenopea per ricredersi (sic!); dopo le “scuse” e poiché il pensiero razzista di Bizzozero rimase invariato, com’era prevedibile, nel 2019 ci riprovò con “Meridionali di fatto da terzo mondo”; “Sud appendice africana che, a parte la pizza, esporta droga, ndrangheta, camorra e cosa nostra”).

L’allucinante intervista rilasciata da Doninelli (che stento quasi a credere abbia potuto conseguire qualche successo scolastico, dopo le esternazioni da troglodita) mette in luce una visione comune a molti lombardi di grandeur che, con magnanimità accoglievano gli emigranti così rozzi, arretrati, una roba da terzo mondo: “Era già tutto nello stupore che gli emigrati meridionali provavano quando arrivavano a Milano.

Appena scesi alla Stazione Centrale, si trovavano davanti il Pirellone. Comprendevano immediatamente di essere in un altro mondo, diverso da quello da cui venivano, ma anche dal resto d’Italia. Questo generava un’aspirazione e insieme un rancore: il desiderio di diventare come Milano, ma anche la considerazione che è facile essere Milano se hai tutte quello che ha Milano: collegamenti, ricchezza, opportunità, posizione geografica”.

Ma i vaneggiamenti non finiscono qui e il Doninelli (sicuro che è scrittore?) forte del fatto che qualcuno lo abbia ascoltato senza mandarlo al diavolo prosegue: “Ho la sensazione che tra gli italiani e la Lombardia sia successo qualcosa di simile a quello che succede a un padre severo, che è sempre stato saldo, nel momento in cui si rivela fragile, incapace di far fronte alla difficoltà il figlio se la prende con lui, gli vomita addosso il suo disorientamento, perché scopre che anche il suo punto di riferimento è vulnerabile, e lo considera imperdonabile.

Come dire: ‘Tu sei il capo del plotone, sei stato ferito: noi ora come accidenti ce la caviamo?”. Non pago e mostrando chiaramente di essere affetto da “disturbo delirante Doninelli si spinge a dichiarare ” Io Napoli senza le sue debolezze non la vorrei. Così come Roma tutta precisa non riuscirei a riconoscerla. Milano è la città che deve far dire: “Per fortuna c’è lei”. Bene, la diagnosi è confermata: Doninelli soffre di una patologia psichiatrica.

L’inquietudine viene dal fatto che ad esserne colpiti siano molti lombardi che necessiterebbero di una terapia d’urto: un opportuno ripasso storico (ad libitum) di quando la Lombardia non era altro che una colonia dell’Impero Austriaco e come tale sottoposta a pressioni fiscali tali che, se un colonizzato milanese avesse osato fare affermazioni come quelle di Doninelli avrebbe visto spalancarsi le porte, si ma del manicomio.

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IL LOMBARDO PENSIERO

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di Annamaria Pisapia (Vice Presidente Movimento 24A Equità Territoriale)


Con lo scrittore Luca Doninelli, si allunga la lista dei lombardi presuntuosi, tronfi, avidi e arroganti dopo Feltri, Severgnini, Sala, De Bortoli, per citare solo quelli post covid andando un po a ritroso nel tempo come dimenticare il sindaco di Cantù Bizzozero, che nel 2017 definì Napoli “una fogna infernale”: alla giusta indignazione da parte dei napoletani seguì l’invito dei consiglieri comunali a visitare la città partenopea per ricredersi (sic!); dopo le “scuse” e poiché il pensiero razzista di Bizzozero rimase invariato, com’era prevedibile, nel 2019 ci riprovò con “Meridionali di fatto da terzo mondo”; “Sud appendice africana che, a parte la pizza, esporta droga, ndrangheta, camorra e cosa nostra”).

L’allucinante intervista rilasciata da Doninelli (che stento quasi a credere abbia potuto conseguire qualche successo scolastico, dopo le esternazioni da troglodita) mette in luce una visione comune a molti lombardi di grandeur che, con magnanimità accoglievano gli emigranti così rozzi, arretrati, una roba da terzo mondo: “Era già tutto nello stupore che gli emigrati meridionali provavano quando arrivavano a Milano.

Appena scesi alla Stazione Centrale, si trovavano davanti il Pirellone. Comprendevano immediatamente di essere in un altro mondo, diverso da quello da cui venivano, ma anche dal resto d’Italia. Questo generava un’aspirazione e insieme un rancore: il desiderio di diventare come Milano, ma anche la considerazione che è facile essere Milano se hai tutte quello che ha Milano: collegamenti, ricchezza, opportunità, posizione geografica”.

Ma i vaneggiamenti non finiscono qui e il Doninelli (sicuro che è scrittore?) forte del fatto che qualcuno lo abbia ascoltato senza mandarlo al diavolo prosegue: “Ho la sensazione che tra gli italiani e la Lombardia sia successo qualcosa di simile a quello che succede a un padre severo, che è sempre stato saldo, nel momento in cui si rivela fragile, incapace di far fronte alla difficoltà il figlio se la prende con lui, gli vomita addosso il suo disorientamento, perché scopre che anche il suo punto di riferimento è vulnerabile, e lo considera imperdonabile.

Come dire: ‘Tu sei il capo del plotone, sei stato ferito: noi ora come accidenti ce la caviamo?”. Non pago e mostrando chiaramente di essere affetto da “disturbo delirante Doninelli si spinge a dichiarare ” Io Napoli senza le sue debolezze non la vorrei. Così come Roma tutta precisa non riuscirei a riconoscerla. Milano è la città che deve far dire: “Per fortuna c’è lei”. Bene, la diagnosi è confermata: Doninelli soffre di una patologia psichiatrica.

L’inquietudine viene dal fatto che ad esserne colpiti siano molti lombardi che necessiterebbero di una terapia d’urto: un opportuno ripasso storico (ad libitum) di quando la Lombardia non era altro che una colonia dell’Impero Austriaco e come tale sottoposta a pressioni fiscali tali che, se un colonizzato milanese avesse osato fare affermazioni come quelle di Doninelli avrebbe visto spalancarsi le porte, si ma del manicomio.

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Lo strapotere dei Benetton e l’interesse degli italiani

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Avete mai sentito parlare della “Compañía de Tierras Sur Argentino” (CTSA)? E’ un’immensa azienda di allevamento che, soprattutto in Patagonia, possiede 941.000 ettari, un territorio grande come il Molise e la Liguria messe insieme. La CTSA venne fondata a Londra nel 1889. Qualche anno prima i popoli originari della Patagonia erano stati sterminati dalle campagne militari dell’esercito argentino e per questo c’era una grande quantità di terra a disposizione. La CTSA riuscì ad accaparrarsi immense estensioni anche grazie a prebende elargite ai governanti del tempo. Per oltre un secolo la CTSA è andata avanti con alti e bassi cambiando proprietari fino a che, nel 1991 sono arrivati i Benetton.

Edizione S.r.l., l’holding dei Benetton è oggi proprietaria di CTSA. I Benetton sono diventati i più grandi proprietari terrieri di tutta l’Argentina quando alla presidenza del Paese c’era Carlos Menem. Il muro di Berlino era appena caduto e in tutto il mondo le parole d’ordine erano “privatizzare”, “mercato”, “smantellamento dello stato sociale”, “liberismo unica via”. Erano gli anni in cui venne teorizzato il Trattato di Maastricht ed una serie di parametri europei ancora, tristemente, in vigore.

I Benetton si comprarono mezza Patagonia ad un prezzo stracciato così come, 8 anni dopo, grazie ai governi Prodi e D’Alema, divennero i “Signori delle autostrade italiane” assicurandosi le concessioni ad un prezzo straconveniente. Era il 1999, i parametri di Maastricht erano stati ulteriormente inaspriti con il Patto di Stabilità e crescita del 1997 ed i governi italiani di “sinistra”, con la scusa di far cassa per presentarsi diligenti a Bruxelles, inaugurarono la grande stagione delle privatizzazioni. Da allora i Benetton hanno fatto oltre 10 miliardi di utili grazie alle autostrade, infrastrutture costruite con le tasse di noi cittadini.

Poche settimane fa un gruppo di nativi mapuche (mapuche, tra l’altro significa “gente della terra”) ha occupato nella provincia argentina di Chubut un appezzamento di terra dei Benetton al grido di: “recuperiamo ciò che è nostro”. Portano avanti politiche di “recupero territoriale”. 150 anni fa sono stati cacciati dalle loro terre e quelle terre sono diventate possedimenti privati di politici e militari argentini, poi di imprese inglesi e oggi di una delle famiglie più influenti d’Italia: i Benetton.

Abbiamo molto da imparare dalla lotta dei mapuche. Anche noi dovremmo recuperare ciò che è nostro, ovvero le autostrade, e per farlo dovremmo essere uniti, al di là delle singole simpatie politiche. I Benetton sono potentissimi e parte del loro potere deriva dal legame con il sistema mediatico italiano.

Un tempo il gruppo Benetton possedeva azioni dei principali quotidiani italiani (Sole 24 ore, gruppo Caltagirone – Messaggero e Mattino, gruppo RCS – Corriere della Sera e Gazzetta dello sport). Poi si sono fatti furbi. Hanno capito che avere quote dirette dei giornali sarebbe stato oggetto di attacco e così le hanno cedute. Ma la loro influenza non si è ridotta, anzi. Oggi i Benetton possiedono il 2,1% di Mediobanca la quale possiede quasi il 10% di RCS, il gruppo editoriale della Gazzetta e del Corriere della Sera, tuttavia le pressioni più grandi sui media le esercitano, come sempre, con i soldi delle pubblicità.

United Colors of Benetton e Autogrill (anch’esse aziende della holding Edizione) investono moltissimo in pubblicità sulla carta stampata e la carta stampata, che vive una crisi senza precedenti, ha bisogno di quel denaro. E ancora: nel 2018 il Giro d’Italia (organizzato da RCS sport) è stato sponsorizzato da Autostrade per l’Italia ed il gruppo Atlantia (asset principale dei Benetton) ha finanziato la penultima edizione de “La Repubblica delle idee”, il festival annuale del quotidiano diventato ormai proprietà degli Elkann-Agnelli.

Tutto lecito sia chiaro, a parte il Ponte Morandi crollato e quei morti che non si possono dimenticare.

Non sono uno statalista, degli oltre 260.000 euro che ho restituito alla collettività tagliandomi lo stipendio da parlamentare, circa 210.000 euro li ho versati in un fondo a sostegno delle piccole e medie imprese private. Tuttavia, quel che ci dovrebbe rammentare il dramma del Covid-19 è l’importanza dello Stato! Uno dei modi che abbiamo per rafforzare lo Stato è la gestione pubblica di asset strategici come le autostrade svendute ai potenti di turno in cambio di pochi denari e parecchi finanziamenti ai partiti.

È dura, lo so. Tutto ciò che era pubblico e funzionava è stato smantellato per gridare “privato è sempre meglio” ed il potere di gruppi industriali e finanziari come i Benetton è immenso. Ma qui si vede la forza della Politica e soprattutto la maturità e l’unione del nostro popolo.

L’infodemia, la circolazione ossessiva di informazioni che caratterizza il mondo di oggi, è un pericolo. Sappiamo un mucchio di cose, siamo esperti di gossip, ci indigniamo per le gaffe dei politici ma poi dimentichiamo troppo in fretta quel che conta davvero per il nostro futuro e, nel caso di autostrade, per la nostra sicurezza.

Revocare le concessioni ai Benetton non è solo un atto di giustizia e di rispetto verso i morti di Genova e le famiglie, è un atto politico che diverrebbe un precedente drammatico per i capitalisti senza scrupoli.

Revocando le concessioni ai Benetton le multinazionali, finalmente, saprebbero che in Italia nessuno, nemmeno chi ha incassato 10 miliardi di utili negli ultimi 10 anni, potrà sentirsi al di sopra dell’interesse generale del Popolo italiano.
Coraggio!

Alessandro Di Battista

Lo strapotere dei Benetton e l’interesse degli italiani

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Avete mai sentito parlare della “Compañía de Tierras Sur Argentino” (CTSA)? E’ un’immensa azienda di allevamento che, soprattutto in Patagonia, possiede 941.000 ettari, un territorio grande come il Molise e la Liguria messe insieme. La CTSA venne fondata a Londra nel 1889. Qualche anno prima i popoli originari della Patagonia erano stati sterminati dalle campagne militari dell’esercito argentino e per questo c’era una grande quantità di terra a disposizione. La CTSA riuscì ad accaparrarsi immense estensioni anche grazie a prebende elargite ai governanti del tempo. Per oltre un secolo la CTSA è andata avanti con alti e bassi cambiando proprietari fino a che, nel 1991 sono arrivati i Benetton.

Edizione S.r.l., l’holding dei Benetton è oggi proprietaria di CTSA. I Benetton sono diventati i più grandi proprietari terrieri di tutta l’Argentina quando alla presidenza del Paese c’era Carlos Menem. Il muro di Berlino era appena caduto e in tutto il mondo le parole d’ordine erano “privatizzare”, “mercato”, “smantellamento dello stato sociale”, “liberismo unica via”. Erano gli anni in cui venne teorizzato il Trattato di Maastricht ed una serie di parametri europei ancora, tristemente, in vigore.

I Benetton si comprarono mezza Patagonia ad un prezzo stracciato così come, 8 anni dopo, grazie ai governi Prodi e D’Alema, divennero i “Signori delle autostrade italiane” assicurandosi le concessioni ad un prezzo straconveniente. Era il 1999, i parametri di Maastricht erano stati ulteriormente inaspriti con il Patto di Stabilità e crescita del 1997 ed i governi italiani di “sinistra”, con la scusa di far cassa per presentarsi diligenti a Bruxelles, inaugurarono la grande stagione delle privatizzazioni. Da allora i Benetton hanno fatto oltre 10 miliardi di utili grazie alle autostrade, infrastrutture costruite con le tasse di noi cittadini.

Poche settimane fa un gruppo di nativi mapuche (mapuche, tra l’altro significa “gente della terra”) ha occupato nella provincia argentina di Chubut un appezzamento di terra dei Benetton al grido di: “recuperiamo ciò che è nostro”. Portano avanti politiche di “recupero territoriale”. 150 anni fa sono stati cacciati dalle loro terre e quelle terre sono diventate possedimenti privati di politici e militari argentini, poi di imprese inglesi e oggi di una delle famiglie più influenti d’Italia: i Benetton.

Abbiamo molto da imparare dalla lotta dei mapuche. Anche noi dovremmo recuperare ciò che è nostro, ovvero le autostrade, e per farlo dovremmo essere uniti, al di là delle singole simpatie politiche. I Benetton sono potentissimi e parte del loro potere deriva dal legame con il sistema mediatico italiano.

Un tempo il gruppo Benetton possedeva azioni dei principali quotidiani italiani (Sole 24 ore, gruppo Caltagirone – Messaggero e Mattino, gruppo RCS – Corriere della Sera e Gazzetta dello sport). Poi si sono fatti furbi. Hanno capito che avere quote dirette dei giornali sarebbe stato oggetto di attacco e così le hanno cedute. Ma la loro influenza non si è ridotta, anzi. Oggi i Benetton possiedono il 2,1% di Mediobanca la quale possiede quasi il 10% di RCS, il gruppo editoriale della Gazzetta e del Corriere della Sera, tuttavia le pressioni più grandi sui media le esercitano, come sempre, con i soldi delle pubblicità.

United Colors of Benetton e Autogrill (anch’esse aziende della holding Edizione) investono moltissimo in pubblicità sulla carta stampata e la carta stampata, che vive una crisi senza precedenti, ha bisogno di quel denaro. E ancora: nel 2018 il Giro d’Italia (organizzato da RCS sport) è stato sponsorizzato da Autostrade per l’Italia ed il gruppo Atlantia (asset principale dei Benetton) ha finanziato la penultima edizione de “La Repubblica delle idee”, il festival annuale del quotidiano diventato ormai proprietà degli Elkann-Agnelli.

Tutto lecito sia chiaro, a parte il Ponte Morandi crollato e quei morti che non si possono dimenticare.

Non sono uno statalista, degli oltre 260.000 euro che ho restituito alla collettività tagliandomi lo stipendio da parlamentare, circa 210.000 euro li ho versati in un fondo a sostegno delle piccole e medie imprese private. Tuttavia, quel che ci dovrebbe rammentare il dramma del Covid-19 è l’importanza dello Stato! Uno dei modi che abbiamo per rafforzare lo Stato è la gestione pubblica di asset strategici come le autostrade svendute ai potenti di turno in cambio di pochi denari e parecchi finanziamenti ai partiti.

È dura, lo so. Tutto ciò che era pubblico e funzionava è stato smantellato per gridare “privato è sempre meglio” ed il potere di gruppi industriali e finanziari come i Benetton è immenso. Ma qui si vede la forza della Politica e soprattutto la maturità e l’unione del nostro popolo.

L’infodemia, la circolazione ossessiva di informazioni che caratterizza il mondo di oggi, è un pericolo. Sappiamo un mucchio di cose, siamo esperti di gossip, ci indigniamo per le gaffe dei politici ma poi dimentichiamo troppo in fretta quel che conta davvero per il nostro futuro e, nel caso di autostrade, per la nostra sicurezza.

Revocare le concessioni ai Benetton non è solo un atto di giustizia e di rispetto verso i morti di Genova e le famiglie, è un atto politico che diverrebbe un precedente drammatico per i capitalisti senza scrupoli.

Revocando le concessioni ai Benetton le multinazionali, finalmente, saprebbero che in Italia nessuno, nemmeno chi ha incassato 10 miliardi di utili negli ultimi 10 anni, potrà sentirsi al di sopra dell’interesse generale del Popolo italiano.
Coraggio!

Alessandro Di Battista