Un neo consigliere regionale di Fratelli d’Italia in Calabria, Domenico Creazzo, è stato arrestato ieri e posto ai domiciliari nell’ambito di una operazione antindrangheta, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. L’operazione ha determinato 65 ordinanze di custodia cautelare di cui 53 in carcere e 12 agli arresti domiciliari.
Domenico Creazzo non è però l’unico politico coinvolto, è stata infatti chiesta anche una autorizzazione a procedere, con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso, per il senatore di Forza Italia Marco Siclari, fratello del sindaco di Villa San Giovanni, a sua volta coinvolto, nel dicembre scorso, in un’altra inchiesta della Procura di Reggio. Per il parlamentare sono stati invocati gli arresti domiciliari.
I 65 arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, vari reati in materia di armi e di sostanze stupefacenti, estorsioni, favoreggiamento reale, violenza privata, violazioni in materia elettorale, reati aggravati dal ricorso al metodo mafioso e dalla finalità di aver agevolato la ‘ndrangheta, nonché di scambio elettorale politico mafioso.
Creazzo è il sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte e risultava fino a poco fa era vicino al centrosinistra calabrese (anche questo piuttosto “poroso” alle infiltrazioni ndranghetiste, ndr). Recentemente era passato nelle fila di Fratelli d’ Italia, grazie al quale il 26 gennaio scorso, per la prima volta è stato eletto in consiglio regionale, portandosi dietro un pacchetto di di 8mila preferenze personali.
Un caso isolato? Non si direbbe. E i ripetuti arresti sollevano legittimi dubbi sulla inquietante natura della crescita di consensi a Fratelli d’Italia. A luglio scorso, dopo alcuni arresti di esponenti politici del partito nel nord, il capogruppo di FdI alla Camera Francesco Lollobrigida aveva dichiarato a Il Fatto che “Gli anticorpi ci sono e funzionano”.
Ma passato appena un mese, i fatti sembrano aver smentito clamorosamente questa tesi.
Ad agosto Giorgia Meloni in Calabria aveva fatto Una sorta di “campagna acquisti” e il gruppo di Fratelli d’Italia alla regione era diventato in poche settimane il secondo, subito dopo quello del Partito Democratico. Poi a gennaio la georgrafia politica della Regione Calabria è nuovamente cambiata piuttosto brutalmente.
Con i nuovi acquisti calabresi la Meloni aveva organizzato addirittura una kermesse di presentazione a Roma per i 7 neoconsiglieri. In gran parte si tratta di ex Forzaitalia, vecchi centristi, trasformisti di vario tipo, pronti a salire sul carro del vincitore, fiutato il vento.
Tra questi spiccava, Alessandro Nicolò, ex berlusconiano, e detentore di un bel gruzzolo di voti nella provincia di Reggio Calabria. Meloni lo aveva sponsorizzato come capogruppo in regione ed era una sorta di fiore all’occhiello della campagna calabra di Fratelli d’Italia.
Ma ad agosto la polizia, su mandato della Dda di Reggio lo ha prelevato dalla sua abitazione e tradotto in carcere. Le accusa contestate a lui ed altri indagati sono a vario titolo di associazione mafiosa, concorso esterno e tentata corruzione.
Ancora prima, a luglio, c’erano stati gli arresti nel giro di pochi giorni di altri esponenti di Fratelli d’Italia per inchieste legate alle infiltrazioni ndranghetiste nelle amministrazioni pubbliche. Erano finiti in carcere Giuseppe Caruso, presidente del consiglio comunale di Piacenza, e il consigliere comunale di Ferno (Varese) Enzo Misiano.
Più recentemente, nel dicembre 2019 invece era toccato al Piemonte, dove è stato arrestato l’assessore Roberto Rosso, anche lui approdato a Fratelli d’Italia e accusato di voto di scambio con la ‘ndrangheta. Il 59enne, in politica da 40 anni e per cinque legislature era stato parlamentare di Forza Italia, poi aveva deciso di passare a Fratelli d’Italia.
L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno è stato ad esempio condannato a sei anni. La sentenza, connessa a uno dei filoni dell’inchiesta Mondo di mezzo, è stata emessa dai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Roma. Secondo il tribunale Alemanno avrebbe ottenuto illecitamente denaro dall’organizzazione capeggiata da Massimo Carminati. L’ex sindaco è stato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici. E il movimento creato da Alemanno (Movimento Nazionale per la Sovranità), il 7 dicembre scorso ha deciso di aderire a Fratelli d’Italia. E sempre nel Lazio già nel 2013, agli esordi di Fratelli d’Italia, c’era stato un arresto eccellente, quello del consigliere regionale Giancarlo Righini.
Insomma tra luglio e febbraio sono stati arrestati cinque esponenti di peso su quel “territorio” che Fratelli d’Italia e la Meloni iconizzano come terreno di crescita elettorale. Una crescita e una campagna acquisti che sembra con tutta evidenza molto legata a cordate/pacchetti di voti trasferibili dai contorni piuttosto inquietanti. Le connessioni tra organizzazioni fasciste con le reti malavitose su vari territori (la Calabria certo ma anche il Lazio) non sono certo un fulmine a ciel sereno, al contrario. Ma qui si delinea una proiezione politica generale di queste connessioni, e allora il discorso si fa enormemente più serio.
Da settimane la Meloni viene coccolata e amplificata – anche da un certo giornalismo “progressista” – per farne un fattore di indebolimento di Salvini. Ma gli apprendisti stregoni non possono sottovalutare che, ancora una volta, potrebbero aiutare a covare le uova di un serpente.
Come noto abbiamo l’allergia alle campagne sulla legalità, ma l’allergia diventa totale soprattutto quando a farsene promotore sono partiti che stanno rivelando troppi scheletri nell’armadio, e poi magari chiedono di mettere fuorilegge… i comunisti.
Un PAESE GIUSTO – LIBERO – EQUO in una REGIONE CAMPANIA che diventa FARO d’INNOVAZIONE in un SUD che si RISCATTA.
Le domanda che tutti si pongono è il DEPAUPERAMENTO TERRITORIALE e la FUGA delle nostre “GIOVANI GENERAZIONI” dagli amati territori Meridionali.
Sono tutte insite in “POLITICHE ERRATE” e stratificazioni di “personaggetti INCOLTI end IMPREPARATI” che grazie a questa EMERGENZA ha evidenziato la loro TOTALE assenza di VISION e di STRATEGIE per la RI-PARTENZA e per la RI-COSTRUZIONE di un PAESE.
Questo nasce dall’esigenza di TUTTI – NOI -, di valorizzare e richiedere il “RIEQUILIBRIO e del RITORNO” di alcuni settori dove lo STATO è fortemente presente nei processi ECONOMICI di grandi INTEGRATORI di SISTEMI: come FINCANTIERI; LEONARDO-FINMECCANICA; GRUPPO FERROVIE DELLO STATO – ANAS; ENI; POSTE ITALIANE etc.etc. Partiamo da un’analisi di tre/quattro aree che potrebbero rappresentare il VERO decollo 🛫 di una CAMPANIA e del MEZZOGIORNO che si riprende il suo ruolo STORICO.
Abbiamo a Napoli l’ISTITUTO MOTORI del CNR, la IAI ad AVELLINO, il DISTRETTO DELLA MECCATRONICA in PUGLIA e nel 3 Millennio ancora INVESTIAMO in flotte “di MOBILITÀ” che appartengono al passato (vedasi gli AUTOBUS a GASOLIO riciclati dalla POLONIA o a GASOLIO). Perché non abbiamo creato in SINERGIA tra la PUGLIA e la CAMPANIA un “AUTOBUS ad IDROGENO” visto che abbiamo tutte le risorse presenti sul Territorio rispetto a quanto è stato realizzato a BOLZANO e che vede già 30 BUS 🚎 ormai patrimonio della Provincia e che hanno fatto si di averla trasformata nella HYDROGEN VALLEY OF EUROPE?.
Veniamo alla Settore AEROSPAZIALE e della SPACE ECONOMY e della CANTIERISTICA NAVALE non è ammissibile che tutte le Società di FINCANTIERI e LEONARDO e le loro controllate siano essenzialmente al NORD scippando da NAPOLI anche l’ALENIA oggi ALENIA-AERMACCHI quando il settore AEROSPAZIALE è storicamente LEGATO a NAPOLI ed alla CAMPANIA tant’è che le strutture FORMATIVE dell’AERONAUTICA e della RICERCA AEROSPAZIALE (il CIRA) sono CAMPANE è l’amore maggiore realtà produttiva è PUGLIESE con GROTTAGLIE! Peggio mi sento storicamente con FINCANTIERI che ha visto il suo primo Cantiere NAVALE a CASTELLAMMARE di STABIA non abbia la sede della sua DIVISIONE MILITARE a CASTELLAMMARE visto che è stata varata la “TRIESTE”. Perché una REGIONE CAMPANIA invertendo il PARADIGMA non utilizza i fondi STRUTTURALI e di RICERCA (in collaborazione aperta con i DISTRETTI INDUSTRIALI sia PUGLIESI che che CAMPANI) non “Partecipa” attraverso una “Finanziaria ad HOC del Mezzogiorno” e rilancia il PROGETTO del SUPERJET da 💯 posti completamente MADE IN SUD?, abbiamo i più grandi di ricerca del Settore e POLITECNICI del settore considerati al top MONDIALE ed abbiamo perso una grande “scommessa” di progettualità e di sviluppo di FILIERA….in un settore STRATEGICO ed ad alto VALORE AGGIUNTO.
Veniamo alle attività SPAZIALI e parliamo dell’amata MATERA dove esiste un gioiello di TELESPAZIO che avrebbe potenzialità di “OCCUPARE” centinaia di Ingegneri e Laureati perché potrebbe arrivare a fatturare centinaia di Milioni di EURO dove sono le STRATEGIE e la POLITICA – completamente ASSENTE!!! della BASILICATA per fermare “la FUGA” di giovani che hanno lasciato le amate terre LUCANE. Una società la E-GEOS in cui prodotti hanno molteplicità di applicazioni : dalla sicurezza delle infrastrutture, al dissesto del territorio, al monitoraggio delle strutture scolastiche etc.etc. questa è la fotografia di un’amica CLASSE POLITICA fallita: anziché ridare DIGNITÀ di LAVORO trattenendo i GIOVANI ed anziché utilizzare la FORMAZIONE per lottare la POVERTÀ produce attività LEGISLATIVE che hanno portato ad INGESSARE il SISTEMA ed aumentarne la “PIGRIZIA” di un PAESE che dev’ESSERE SCOSSO perché procediamo velocemente verso la FINE e l’OBLIO.
Perché la sede della RETE FERROVIARIA ITALIANA non deve avere SEDE A REGGIO CALABRIA rispetto a ROMA dove tra Napoli e Reggio vi era la storica Società italiana del settore oggi nell’Orbita del GIAPPONE : HITACHI. Così avrebbero contezza del perché un cittadino Piemontese lavora a Milano e rientra in meno di 30 minuti nel suo PIEMONTE mentre un cittadino CALABRESE per raggiungere NAPOLI impiega una Giornata – NOI siamo per un PAESE GIUSTO.
Per quanto sopra mai ci FERMEREMO
NOI per la CAMPANIA NOI CONSUMATORI NOI per il PAESE 🇮🇹
Cos’hanno in comune La Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, Il Tirreno, la Nuova Sardegna, Il Mattino di Padova, Il Messaggero veneto, Il Piccolo di Trieste, La Gazzetta di Mantova, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, L’Huffington Post, Business Insider Italia, Mashable Italia, La Nuova Ferrara, La Nuova Venezia, Il Corriere delle Alpi e ancora L’Espresso, Limes, Micromega e poi Radio Deejay, Radio Capital e altre testate, radio, webTv e siti internet? Semplice, lo stesso PADRONE: John Elkann.
Elkann è a capo di EXOR, la holding finanziaria olandese proprietaria, tra le altre cose, di FCA (Fiat Chrysler Automobiles, sede legale ad Amsterdam e sede fiscale a Londra), Ferrari, Juventus, The Economist (un prestigioso settimanale inglese) la quale si è appena assicurata il controllo del gruppo editoriale GEDI, un tempo in mano a De Benedetti.
Credo che un tale accentramento di potere mediatico non si sia mai visto nel nostro Paese. E’ vero, abbiamo vissuto l’era berlusconiana ma allora, un minimo di opposizione (più che politica mediatica) a B. veniva fatta. Proprio Repubblica tuonava contro i conflitti di interesse di B. e contro il suo intollerabile potere sull’informazione.
Ma adesso chi lo fa? Chi si indigna di fronte ad uno scenario così pericoloso? Pensate che Repubblica farà battaglie sui conflitti di interesse tra grande impresa (quindi politica perchè Elkann è un politico anche se non si candida) e media? E’ vero, i giornali sono in crisi, perdono lettori, ma occhio, ancora influenzano il dibattito pubblico. Come? Telegiornali, talk-show, trasmissioni di approfondimento politico, spesso costruiscono le loro scalette in base alle prime pagine dei giornali usciti la mattina. In TV si parla di quel che pubblicano i giornali anche se i lettori calano. Per non parlare del web. E’ vero, Berlusconi aveva le televisioni. Tuttavia provate a sommare i follower di tutti i prodotti editoriali che hanno oggi Elkann come padrone. Ne ho calcolati (per difetto) oltre 12 milioni. Anche molti di voi, senza saperlo, avrete messo un like ad una pagina che appartiene, di fatto, ad un gruppo finanziario, EXOR, con sede in Olanda e con a capo John Elkann. E’ evidente, non si tratta di un potere inferiore a quello che aveva Berlusconi!
Pensate davvero che al Dott. Elkann interessi la libertà di informazione (che interessa, sia chiaro, alla stragrande maggioranza dei giornalisti che lavorano nel suo gruppo, anche loro vittime di questo sistema)?
Io me ne infischio degli attacchi mediatici, delle menzogne che vengono scritte ogni giorno su di me, delle ingiurie politiche che arrivano, puntualmente, appena apro bocca. Non me ne infischio, grazie a Dio, delle ingiustizie. Ed è profondamente ingiusto che un potere così grande sia nelle mani di un solo uomo (tra l’altro a capo di una holding estera). In molti Paesi è proibito dalla legge.
Che dobbiamo fare, smetterla di lottare su questo perché Berlusconi ormai ha 83 anni? Ancora non è stata fatta una legge sul conflitto di interessi e mai si farà se la pubblica opinione non tornerà a comprendere che l’accentramento di potere (soprattutto mediatico) è uno dei principali pericoli per la democrazia e per la giustizia sociale.
Capisci che il “sistema” sta vincendo quando senti pronunciare la parola “fake-news” più di quella “conflitto di interessi”. Le balle della politica e dei giornali ci sono sempre state, ma un tale sistema di potere no!
Siamo chiusi in casa, bombardati da notizie, pensiamo ai nostri cari, sogniamo la libertà, ci preoccupiamo, giustamente, della nostra salute, del nostro posto di lavoro, della nostra azienda in crisi e forse, adesso, non abbiamo la testa per pensare ad altro.
Ma dobbiamo sforzarci, dobbiamo vigilare, informarci prima di mettere un like, prima di prendere per oro colato quel che leggiamo. E dobbiamo farlo soprattutto adesso che si avvicina la fase della ricostruzione.
L’establishment, un certo establishment, è in crisi. Aveva scommesso sulla disgregazione degli Stati tuttavia oggi, l’emergenza coronavirus ha mostrato al mondo intero quanto sia solo lo Stato l’istituzione capace di proteggere i cittadini. La crisi del “sistema” liberista non farà altro che acuirne l’aggressività. Nei prossimi mesi vanno riprese alcune battaglie con tutte le conseguenze del caso. Meglio un cittadino tormentato, sotto attacco ma vigile che un asservito consumatore di notizie.
Stamattina ritengo di dover continuare ad EVIDENZIARE il tributo che “STANNO PAGANDO” i nostri Sanitari sul fronte dell’EMERGENZA di 185 Morti e di quasi 20.000 INFETTATI come emerge dall’analisi di Milena GABANELLI sul Corriere della Sera. Cosa aggiungere al PROFESSORE CRISANTI (unico pragmatico e di consapevole VISIONE STRATEGICA) che emerge tra TUTTI : RISE ABOVE THE REST, sopratutto rispetto a MANAGER SANITARI che desideravano anche DENUNCIARLO per DANNO ERARIALE e che ha salvato VITE UMANE riducendo al minimo la mortalità nella Regione VENETO ed oggi esempio di ECCELLENZA MONDIALE di strategia messa in ATTO come emerge dall’articolo dell’ESPRESSO. Di contro dovremmo chiederci perché non si ha il CORAGGIO di RIMUOVERE dall’Incarico il DIRETTORE GENERALE della SANITÀ VENETA e dall’AIFA, visto che aveva “MINACCIATO” il Professore CRISANTI?
Perché non iniziamo NOI – tutti – INSIEME – a far sentire la nostra VOCE – anche via SOCIAL di ciò che sta EMERGENDO grazie ai giornalisti delle DISFUNZIONI del SISTEMA e di responsabilizzare coloro che seguono INTERESSI di PARTE e MERI INTERESSI PERSONALI : ROTTAMANDOLI!
È ora di chiederCi, visto che siamo stati DILIGENTI anche quando ci hanno privato di LIBERTÀ tutelate, se NOI tutti abbiamo fiducia in questa CLASSE POLITICA e se non sia arrivato il MOMENTO di REVOCARE la nostra FIDUCIA e ROTTAMARLI definitivamente consentendo all’amato PAESE di far EMERGERE nuove AGGREGAZIONI e RIGENERARE il SISTEMA con STRATEGIE e programmi di VISION che ribaltano i PARADIGMI e le ERRATE NARRAZIONI a cui ci hanno ABITUATI?
È arrivato il Momento di ROTTAMARE anche i “personaggetti” dell’amata REGIONE CAMPANIA che essendo INCOLTI ed IMPREPARATI non hanno le capacità di RI-COSTRUIRE EQUAMENTE e servirebbe anche al PAESE che merita Donne e Uomini CAPACI e di consolidata professionalità in un sistema che sia realmente MERITOCRATICO e TRASPARENTE.
Sto pensando alle filiere di FEDEAGROMERCATI e di come Siti ARCHEOLOGICI e CITTÀ possano diventare incubatori e moltiplicatori di attività di sviluppo economiche di FILIERE.
Nel P.O.P. del 1993 furono istituiti i Centri florovivaistici legati ai 3 Istituti agrari di Napoli e Salerno, da allora non vi sono state iniziative al riguardo utilizzando FONDI STRUTTURALI.
Abbiamo i Centri Agroalimentari GIUGLIANO, VOLLA, SARNO – PAGANI quello ITTICO di POZZUOLI etc.etc. ma negli ultimi 30 anni non si è realizzato un “PIANO di VALORIZZAZIONE” che chiamerei Sviluppo di settore 4.0 in collaborazione con CONFCOMMERCIO nazionale oltre le iniziative che la REGIONE “sformaggia soldini” a pioggia per eventi fini a se stessi e non in un’OTTICA STRATEGICA di FILIERE.
Perché non si realizza “il FESTIVAL dei FIORI del MEDITERRANEO e dell’AFRICA ad ERCOLANO” allestendo gli SCAVI arricchendoli con eventi CULTURALI” per fare “Spin Off” di settore nella splendida ERCOLANO nel mese di APRILE?.
E POMPEI che con i suoi SCAVI diventi il “SALOTTO olfattivo dell’antica ROSA POMPEIANA” e si realizza il MAGGIO delle ESSENZE per incubare la grande storia dei Maestri PROFUMIERI NAPOLETANI con una Città di POMPEI che si “VESTE delle Rose” del Mediterraneo e dell’Africa?.
E POZZUOLI con il suo Mercato ITTICO che il pomeriggio della stagione estiva diventa luogo di HAPPY HOUR, di STREET FOOD di filiera dedicato ad eventi con MARE VIVO, LEGA AMBIENTE etc. con la Festa del Mare e per la valorizzazione dei Tesori dei suoi FONDALI ripulendoli?.
Far si che a PAGANI-NOCERA vi sia la progettualità di un MASTERPLAN per rifare i Mercati dotandoli di Stoccaggio refrigerato e caratterizzando SARNO per l’ORO ROSSO : Il SAN MARZANO (in collaborazione con l’Osservatorio dell’Appenino Meridionale) e Settembre la Festa del SAN MARZANO DOP mentre a PAGANI quella dei CARCIOFI, dei CIPOLLOTTI etc.
In sintesi MERCATI che osano andare oltre le attività diventando luoghi d’incontro e di valorizzazione delle FILIERE e di un’ARCHEOLOGIA che oltre agli EVENTI CULTURALI si lega alle FILIERE PRODUTTIVE.
Questa è la CAMPANIA che immaginiamo con Maurizio, Presidente di Fon.Te e tanti altri che sono la Forza di NOI per la CAMPANIA – NOI per il PAESE 🇮🇹.
La situazione economica del Paese dovrebbe richiamare tutti noi alla CONSAPEVOLEZZA e porre in essere un PIANO STRATEGICO di MOBILITÀ sia per le persone che per le nostre FILIERE PRODUTTIVE tese ad aggredire i MERCATI RICCHI del 🌍🌎🌏 dov’è richiesta l’alta GAMMA (la quarta).
Non dimenticando che i nostri prodotti e la nostra BIODIVERSITÀ unica sul Pianeta pone la nostra filiera TURISTICA-RICETTIVA in un moltiplicatore che potrebbe arrivare a “TRIPLICARE l’aggregato del TURISMO” e raggiungere la quota di oltre il 30 percento di PIL nazionale.
Per questo dobbiamo partire da un’ottica in cui la nostra AMATA REGIONE si “APRE”. Veniamo all’analisi dei elementi: gli Aeroporti di Napoli, di Pontecagnano “Costa d’Amalfi”, Grazzanise che si deve aprire al traffico CIVILE con la realizzazione della “CARGO CITY” per le filiere di Terra di Lavoro e del Mezzogiorno e diventare l’HUB Logistico come avvenuto per ORIO AL SERIO (BERGAMO), BRINDISI (Porta del SALENTO), GROTTAGLIE tra i pochissimi SPAZIOPORTI al 🌍🌎🌏 (si arriverà da LOS ANGELES 🇺🇸 nel Salento In 2 ore), la rete di mobilità su FERRO che per adesso sta solo “accelerando” la Linea Napoli-Bari ma non prevede una linea in Hyperloop Salerno-Avigliana-Matera-Brindisi- Taranto-Metaponto-Potenza-Salerno in CIRCLE, una Circumvesuviana – EAV che dovrebbe raddoppiare le linee (partendo con la linea di SORRENTO) ed adeguarne lo standard “Binari” a quello Nazionale. Una Penisola SORRENTINA – COSTA d’AMALFI che diventa Mobilità Alternativa-Elettrico con Entry Point (Tunnel Cava-Maiori)- VIETRI sul Mare Stazione-NOCERA 🚠 Valico di Chiunzi-Maiori – Castellammare 🚠 – Sorrento 🚠– Sant’Agata 🚠 – Positano 🚠 – Bomerano 🚠 e così via oltre le Vie del 🌊. L’anno di Matera – Capitale Europea della Cultura ha consentito alla stessa di superare ampiamente e di molto il Milione di Turisti ma non è in Rete con gli Aeroporti summenzionati. E TARANTO la cui immagine AEREA rende al meglio la VOCAZIONE di una CITTÀ che diventerebbe una PERLA dello IONIO e di BRINDISI unica realtà al MONDO con l’Aeroporto del SALENTO ubicato a ridosso del suo PORTO ed alle Via del MARE e della VELA per la GRECIA ed il Mediterraneo Orientale. Ed arriviamo alla necessità che la REGIONE CAMPANIA lanci queste PROGETTUALITÀ STRATEGICHE – UTILIZZANDO il REIMBURSABLE ADVISORY SERVICE – FONDI STRUTTURALI EUROPEI – FOREIGN DIRECT INVESTMENTS tramite una Conferenza Internazionale da tenersi a NAPOLI sotto egida della WORLD BANK. Questa è la VISION di una REGIONE che guarda lontano unitamente ad un MEZZOGIORNO che INSIEME (TUTTI superando in campanilismi) cerca quel riscatto SOCIALE ed ECONOMICO atteso da troppi e lunghissimi anni.
NOI per la CAMPANIA NOI CONSUMATORI NOI per il PAESE 🇮🇹
“L’ emergenza COVID-19 e l’inconsistente reazione dell’Europa – sopratutto se paragonata agli interventi economici cinesi, britannici e nordamericani – ha trasformato in euroscettici anche i più ferventi fanatici dell’Unione. Tuttavia non vi è nulla di puro nelle loro conversioni. Politici e commentatori senza spina dorsale seguono il vento e prendono posizione solo dopo aver letto l’ennesimo sondaggio commissionato e, spesso, pagato con denaro pubblico. Oggi, per la stragrande maggioranza degli italiani, l’Unione europea è un’organizzazione inutile per non dire dannosa. Per questo una schiera di sepolcri imbiancati da sempre trombettieri del sistema inizia a usare termini che fino a poche settimane fa utilizzavano solo quelli che lorsignori accusavano di populismo.
«Che Europa è se non c’è solidarietà adesso?» si domanda Romano Prodi. Francamente la solita Europa, l’unica che conosciamo, quella che ha strangolato la Grecia per depredarla. Fino al 2057, infatti, 14 dei principali aeroporti greci (tra cui Corfù, Creta, Zante, Rodi, Mykonos e Santorini) saranno gestiti dalla Fraport, un colosso dei trasporti tedesco con sede a Francoforte i cui azionisti principali sono il Land dell’Assia, la holding della città di Francoforte, Lufthansa e la merchant bank americana Lazard. Anche l’aeroporto di Atene è saldamente in mano teutonica, o meglio lo sarà fino al 2046, quando scadrà la concessione ad AviAlliance, società aeroportuale con sede a Düsseldorf. Gli aeroporti greci hanno permesso alla Fraport, tra il 2017 e il 2018 di aumentare i ricavi del 18,5%. «Non vi è nulla di male, è la logica del profitto» potrebbe obiettare qualcuno. D’accordo, purché lo si dica chiaramente. Si ammetta una volta per tutte che l’Europa altro non è che una corporazione di rappresentanti del capitalismo finanziario che hanno come obiettivo la disgregazione degli Stati centrali a vantaggio delle privatizzazioni e dell’accentramento di ricchezze in poche mani.
L’Unione europea non è intervenuta sulla Grecia convalescente quando la si poteva salvare con una cura leggera, al contrario ha atteso l’aggravarsi del paziente il quale, una volta agonizzante, si è dovuto calare le braghe per non morire. Nel maggio 2010 venne firmato il primo memorandum tra la Troika (Commissione europea, Bcee Fmi) ed il governo greco. Oggi, esattamente a distanza di dieci anni dal giorno in cui la Grecia smise, di fatto, di essere uno Stato sovrano, l’emergenza coronavirus ha mostrato al mondo intero quanto sia solo lo Stato l’istituzione capace di proteggere i cittadini. Sono tornati ad ammetterlo un po’ tutti, anche chi, dalla caduta del muro di Berlino in poi, non ha fatto altro che lavorare per indebolire gli Stati centrali e sancire il trionfo della finanza sulla politica, del mercato sui diritti, delle merci sulle persone, delle bombe sulla carne degli esseri umani e dell’austerità sull’interesse generale.
«Va aumentato il debito pubblico per proteggere economia e lavoro». Così ha tuonato Draghi dalle pagine del Financial Times. Quando erano i “populisti” a scagliarsi contro la logica del pareggio di bilancio in Costituzione e a chiedere interventi a debito per contrastare gli effetti della Grande recessione l’establishment faceva muro giudicando tali idee nient’altro che corbellerie. Ma ora parla Draghi, l’apostolo Draghi e tutti i valletti del sistema si spellano le mani dagli applausi.
Viviamo tempi oscuri, una crisi economica e sociale senza precedenti è alle porte e siamo chiusi in casa senza sapere quando sarà possibile uscirne. La quarantena e il sovraccarico cognitivo al quale l’interminabile tempo in casa ci sottopone non aiuta a schiarirsi le idee. L’infodemia, la circolazione ossessiva di informazioni che caratterizza il mondo ai tempi del coronavirus genera caos, intorbidisce le acque dando ai cinici pescatori di consenso occasioni irripetibili. Il sistema di potere nei prossimi mesi adotterà varie strategie per reiterare il suo dominio. Dai giornali, per lo meno da quelli che campano grazie alle pubblicità generosamente pagate dall’establishment economico-finanziario partirà una campagna senza precedenti in favore della “cosiddetta” competenza. Ci diranno che la crisi da COVID-19 ha messo fine al decennio populista e proveranno in ogni modo ad occultare i reali responsabili della catastrofe economico sanitaria che stiamo vivendo. Sarà tutto marketing.
Dietro l’elogio della preparazione si nasconderà il subdolo tentativo di difendere i professionisti della politica mentre l’attacco al populismo servirà a tutt’altro scopo, ovvero all’eterna demonizzazione dei Popoli, delle loro richieste, delle loro pulsioni e della loro sacrosanta ambizione ad avere una voce oltre che un voto a disposizione. La politica è l’unica attività umana che, in molti casi, si inizia a fare peggio proprio quando si diventa professionisti ma per continuare a farla la stirpe delle classi dirigenti usa qualsiasi stratagemma. Dozzinali conformisti come Salvini e Meloni si fingono populisti per racimolare consensi. Parlano di Nazione sovrana ma quando hanno ricoperto incarichi rilevanti hanno lavorato per indebolire lo Stato centrale a vantaggio di quel sistema liberista che dicono di voler combattere. Per il potere sono disposti a meschinità ed inversioni ad U. L’uno pur di rioccupare una poltrona che conta ha iniziato a lustrare le scarpe a Draghi; l’altra si erge a paladina dell’anti-europeismo dopo aver sostenuto il governo Monti e votato a favore della riforma Fornero.
Tornando a Draghi, io non credo che abbia intenzione di diventare presidente del Consiglio, semmai ambisce al Quirinale, ma è indubbio che le sue parole abbiano risvegliato in molti quel desiderio mai sopito di lasciarsi governare dai tecnici, svilendo, ancora una volta, la Politica. «La lettera di Draghi al Financial Times andrebbe letta e imparata a memoria» ha detto Renzi. E Salvini, in Senato, ha mostrato ancora una volta la poca differenza tra i due Matteo: «Grazie Draghi per le sue parole. Benvenuto, ci serve il suo aiuto». Chi ha memoria ricorda bene gli aiuti di Draghi al nostro Paese.
Fu Draghi, da Direttore del Tesoro, ad adoperarsi affinché la famiglia Benetton acquisisse dall’Iri, ad un costo ridicolo, la Società Autostrade. Lui, insieme a Prodi e Massimo D’Alema fu protagonista di quella stagione di privatizzazioni che ha indebolito lo Stato italiano. Fu ancora lui, diventato nel frattempo Governatore di Bankitalia, ad autorizzare Mps ad acquistare la Banca Antonveneta dalla spagnola Santander al triplo del suo valore. E nel febbraio 2012, fu sempre lui, stavolta da presidente della Bce a dichiarare in un’intervista al Wall Street Journal la morte del modello sociale europeo augurandosi un nuovo ciclo liberalizzazioni. Il diffondersi del COVID-19 ha spazzato via queste parole. Senza il modello sociale europeo, claudicante ma ancora esistente, ci sarebbe stata una carneficina ancor più funesta.
«Siamo in guerra, siamo in guerra» si sente in tv ogni giorno. Anche ripetere all’infinito queste parole fa parte della strategia adottata dall’establishment per sopravvivere. Lungi da me sminuire le drammatiche conseguenze del COVID-19 tuttavia bersi la retorica bellica è pericoloso poiché ci distoglierebbe dalla ricerca delle responsabilità che è un dovere civico. «Siamo in guerra» è una frase auto-assolutoria che un intero sistema politico-finanziario ripete per convincere la pubblica opinione dell’ineluttabilità di ciò che stiamo vivendo. Se è vero che il virus è invisibile è altrettanto vero che il liberismo non lo è e non lo sono neppure coloro che hanno preferito comprare F35, inviare militari in Iraq e in Afghanistan o finanziare grandi opere inutili per poi tagliare posti letto negli ospedali rafforzando i ras della sanità privata che restituivano il favore sotto forma di finanziamenti ai partiti.
Nel 1998, ad un anno dalla sottoscrizione da parte dei Paesi europei di quel Patto di stabilità che l’Ue ha da poco sospeso e che ha dato inizio all’era dell’austerità, in Italia vi erano 1381 istituti di cura: 61,3% pubblici e 38,7% privati. Nel 2007, a 10 anni dal Patto, gli istituti sono scesi a 1197: 55% pubblici e 45% privati. Nel 2017 gli istituti di cura sono diventati 1000: 51,8% pubblici e 48,2% privati.
Nel 1980, poco prima del “divorzio” tra Banca d’Italia e Tesoro i posti letto per malati gravi erano 922 ogni 100.000 abitanti. Poi l’inesorabile declino fino ai 275 ogni 100.000 abitanti durante il governo Monti. I tagli alla spesa pubblica, tuttavia, non hanno fermato la crescita esponenziale del nostro debito. Nel 1980 il rapporto debito/Pil era del 58%. Nel 1992 del 90%, nel 1999 del 106%, nel 2011 del 116%, nel 2014 del 131%. Nel 2018 il rapporto tra debito pubblico italiano ed il prodotto interno lordo ha raggiunto il 134,8%.
Ci hanno raccontato che l’austerità servisse per risanare i conti. Non è vero, basta leggere i numeri. L’austerity è una delle tante strategie elaborate dal sistema finanziario mondiale per indebolire gli Stati e costringerli allo smantellamento del welfare state a vantaggio dei privati. Da 30 anni funziona così e, nonostante la tragedia del COVID-19 abbia palesato l’irresponsabilità delle politiche economiche europee in Ue proveranno ad ogni modo a continuare sulla stessa rotta.
Prendiamo le proposte uscite dall’ultimo Eurogruppo. Ad oggi sul piatto ci sono il Sure (un fondo fino a 100 miliardi a sostegno dei disoccupati europei), poi un programma di sostegno economico alle aziende messo in campo dalla Banca europea per gli investimenti (Bei), la linea di credito del Mes da utilizzare esclusivamente per le spese sanitarie ed il possibile Recovery Fund, ovvero un fondo ancora da creare per sostenere la ripresa economica europea e finanziato, a quando pare, con il bilancio Ue. A parte il Recovery Fund, misura ancora work in progress, dall’Eurogruppo sono uscite tutte proposte che aumenteranno i debiti pubblici degli Stati.
Oggi, con la sospensione del Patto di stabilità, l’Ue garantisce ai Paesi membri la possibilità di indebitarsi ma un domani, a crisi sanitaria conclusa, quelle regole torneranno in vigore. E questo è l’obiettivo di Germania, Olanda, Austria ed altri paesi del nord: aumentare i debiti pubblici di tutti i Paesi europei costringendo tra un anno o due al rientro i paesi più esposti, a cominciare dall’Italia.
L’Ue si è sempre comportata in tal modo, cosa ci garantisce che non lo faranno ancora? Se l’Ue (Germania in primis), in una fase sì di crisi economica ma non paragonabile al cataclisma che stiamo vivendo ha distrutto la Grecia solo con l’obiettivo di far razzia dei suoi pochi asset e compiendo la più grande operazione di trasferimento di ricchezze da un paese povero verso i paesi più ricchi che l’Europa abbia mai visto, chi ci garantisce che questo modus operandi non avverrà ancora? I prestiti fatti alla Grecia – in cambio dei quali Atene ha dovuto privatizzare, affidare la gestione degli aeroporti a Berlino, tagliare il salario minimo ed aumentare l’età pensionabile – non sono finiti nell’economia greca. Quei denari sono tornati nelle casse degli istituti finanziari francesi e tedeschi i quali detenevano una fetta cospicua di titoli di stato greci. L’Ue ha intubato la Grecia, l’ha tenuta in vita per spolparla giorno dopo giorno per poi costringerla a diventare una zona cuscinetto obbligata ad accogliere migliaia di disperati fuggiti dalle guerre condotte da Washington con la vile compiacenza dell’Unione Europea. L’austerity è come la guerra, c’è chi si arricchisce e chi vive tra le macerie, c’è chi fa business e chi conta i morti. L’austerità è una delle tante armi che ha in mano il neo-liberismo per aggredire gli Stati centrali e l’Ue, per lo meno fino ad oggi, non è stata altro che la continuazione del neo-liberismo con altri mezzi.
L’Italia, contrariamente alla narrazione di Bruxelles, diffusa da molti media nostrani, veri e propri collaborazionisti del sistema finanziario, non è affatto un Paese inaffidabile. L’Italia è il Paese numero uno al mondo per avanzo primario del proprio bilancio degli ultimi 30 anni. Cosa significa? Che nell’ultimo quarto di secolo, al netto degli interessi sul debito che ogni anno paghiamo, l’Italia ha speso sempre meno di quello che ha incassato. Le entrate fiscali sono sempre state superiori alla spesa pubblica.
Conte è un galantuomo, non ho dubbi che abbia a cuore le sorti delle famiglie e delle imprese italiane e neppure che consideri il Mes una trappola da evitare. Gli credo quando dice che l’Italia non intende attivare il Mes. Il punto è che la contrazione del PIL alla quale andremo incontro e l’aumento del debito pubblico che oggi l’Ue “generosamente” ci concede ci porterà verso una spirale dalla quale sarà possibile uscire solo attivando, in futuro, strumenti come il Mes con fortissime condizionalità.
La Germania ha il 62% di rapporto debito-Pil, la Francia il 98,4% e la Spagna il 97,6%. Quello italiano è del 134,8%. Nei prossimi mesi tutti i Paesi europei vedranno aumentare tale rapporto ma nessuno, a parte l’Italia, potrebbe toccare il 160%. E con un rapporto debito-Pil del 160% l’Italia, una volta tornato in vigore il Patto di Stabilità, sarebbe costretta a varare manovre lacrime e sangue.
Noi italiani deteniamo, mediamente, una ricchezza privata molto consistente. Questo perché siamo un popolo oculato al contrario di come ci descrivono. I soldi che abbiamo in banca fanno gola al sistema liberista e l’unico modo che hanno per farci spendere è impoverire il nostro Stato e costringerlo, ancor di più, nella spirale dell’austerità che ha prodotto le maggiori diseguaglianze nella storia dell’umanità.
Il neo-liberismo e i suoi sottoprodotti (austerità, privatizzazioni, guerre di invasione mascherate da missioni di pace, disastri ambientali in nome del progresso) ha prodotto una forbice di reddito tra ricchi e poveri che neppure nelle epoche monarchiche si registrava. Fino al 2018 (anno dell’introduzione del reddito di cittadinanza, una misura della quale il Movimento 5 Stelle dovrebbe andare ancor di più fiero) l’Italia era il Paese UE con la più alta differenza di reddito tra i cittadini. L’1% della popolazione italiana detiene il 20% della ricchezza netta. Ma la disparità di ricchezza è un dramma mondiale. Nei prossimi 20 anni, secondo un rapporto Oxfam, le 500 persone più ricche del mondo lasceranno ai propri eredi oltre 2400 miliardi di dollari, una cifra vicina al Pil dell’India, ovvero il secondo e presto il primo paese al mondo per abitanti. Tutto questo è frutto delle politiche neo-liberali che non avrebbero potuto trionfare senza l’abbattimento degli Stati centrali.
Il sistema neo-liberista è in difficoltà, in tanti si stanno rendendo conto dell’importanza della protezione dello Stato ma attenzione, è proprio in tempo di crisi che, per non morire, l’establishment diventa più violento.
Conte si definì l’avvocato del Popolo, fu criticato ma per me fu un’espressione felice. Un avvocato, quando sa che il proprio cliente ha ragione da vendere gli dice: “Sarà dura ma possiamo farcela”. E noi italiani abbiamo ragione da vendere. Abbiamo subito le angherie di una classe politica che ha mercanteggiato sulla nostra pelle. Siamo stati descritti come oziosi scialacquatori quando senza di noi non sarebbe mai nata l’Unione Europea.
Conte si è guadagnato una credibilità che in pochi hanno avuto in passato ma credibilità è sempre un’immensa responsabilità. Proveranno in ogni modo a metterci all’angolo. Ci spingeranno ad indebitarci per poi passare all’incasso ma noi abbiamo delle carte da giocarci in sede di contrattazione.
In primis il fatto che senza l’Italia l’Ue si scioglierebbe come neve al sole. Poi un rapporto privilegiato con Pechino che, piaccia o non piaccia è anche merito del lavoro di Di Maio ministro dello Sviluppo economico prima e degli Esteri poi. E la Cina, ed è paradossale essendo stato il primo paese colpito dal COVID-19, uscirà meglio di chiunque altro da questa crisi. La Cina ha utilizzato al meglio il soft-power, è riuscita a trasformare la sua immagine da untore ad alleato nel momento del bisogno.
Salvini e Meloni denigrano la Cina perché credono ancora che per sedersi a Palazzo Chigi sia necessario baciare pantofole a Washington ma il mondo sta cambiando e la geopolitica, nei prossimi mesi, subirà enormi mutamenti. La Cina vincerà la terza guerra mondiale senza sparare un colpo e l’Italia può mettere sul piatto delle contrattazioni europei tale relazione.
Un’ultima considerazione. Pochi giorni fa il Giappone ha stanziato 2 miliardi di euro per facilitare il ritorno in patria di una serie di aziende manifatturiere che avevano spostato la produzione in Cina. Quante sono le aziende italiane che hanno spostato la sedi e produzioni all’estero? Anche in Olanda, quel “paradiso fiscale” a norma di legge garantito dall’Ue. Ebbene è necessario un piano di sostegno straordinario per far rientrare in patria molte aziende. Anche un piano del genere sarebbe un’arma di contrattazione da mettere sul tavolo europeo.
Mentre in Italia il dibattito si concentra su Mes sì o Mes no o la Federal Reserve, la Banca centrale degli Stati Uniti d’America, ha comprato, dall’inizio di marzo ad oggi, titoli di stato Usa per 2000 miliardi di dollari. Il nuovo programma europeo di quantitative easing messo in campo dalla Bce pochi giorni fa prevede l’acquisto di 750 miliardi di euro da qui a fine anno. Mentre in Italia si discute sull’orario delle conferenze stampa di Conte la Bank of England ha deciso di finanziare direttamente la spesa pubblica del Regno Unito. Ma la Banca d’Inghilterra e la Fed possono, se vogliono, comportarsi da banche centrali, la Bce no.
L’altro ieri è uscito un appello firmato da 101 economisti italiani ai quali si sono aggiunti Jean-Paul Fitoussi, docente all’Istituto di studi politici di Parigi e James K. Galbraith, dell’Università di Austin, Texas. Nell’appello definiscono l’accordo raggiunto nell’ultimo Eurogruppo non solo insufficiente ma in “preoccupante continuità con le scelte politiche che hanno fatto dell’eurozona l’area avanzata a più bassa crescita nel mondo”. Insistono sulla necessità di ridurre al minimo possibile l’indebitamento degli Stati ricordando che l’unica opzione realmente adeguata sarebbe il finanziamento monetario di una parte rilevante delle spese necessarie ad affrontare la crisi da parte della Bce. I trattati europei, ad oggi, lo proibiscono ma anche i trattati, in una situazione di necessità possono essere sospesi.
L’Italia punti in alto e dica “no” quando è giusto farlo. Sia chiaro, certi no sono seguiti da pressioni inimmaginabili e dal puntuale ricatto dello spread che, come abbiamo visto, può essere innescato con una sola frase pronunciata da un potente di turno. Ciononostante l’atteggiamento che dimostreremo, come paese, nei prossimi giorni determinerà il futuro dei prossimi 10 anni. O si lotta per costruire davvero l’Europa o il Vecchio continente, nonostante l’arricchimento passeggero di alcuni suoi paesi a discapito di altri, verrà schiacciato politicamente da paesi come la Cina, l’India e gli Stati Uniti i quali, con tutte le pecche del mondo, si comportano da Stati”.
Sotto la lente della GdF una delibera che trasferiva i malati di COVID-19 nelle case di riposo, un’altra che garantiva al PAT una retta giornaliera di 150 euro, pagato dalla Regione. E alcuni enti potrebbero aver celato l’assenza dei requisiti pur di incassare ricchi finanziamenti. La terza è la delibera XI/3018, con cui la giunta ha disposto il divieto di accesso nelle residenze per anziani ai familiari e dato indicazione di non trasferire nei pronto soccorso gli ultra 75enni