BUFERA NEL PD! LA CONFESSIONE CHOC DI BUZZI FA TREMARE TUTTI:”TANGENTI A TUTTO IL PD”

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mercoledì 3 maggio 2017

di Riccardo Di Vanna per Il Tempo

Quinto giorno di interrogatorio nel processo di Mafia Capitale per il ras delle coop: “Coratti, Ferrari, Giansanti, Tassone, D’Ausilio: mazzette per i debiti fuori bilancio”

Mazzette, assunzioni su «segnalazione» e accordi con esponenti del Pd romano. Al suo quinto giorno di esame davanti ai giudici della decima sezione penale del tribunale di Roma, Salvatore Buzzi è ancora un fiume in piena. Il «ras» delle cooperative, in collegamento video dal carcere di Tolmezzo, racconta dei suoi affari con il Campidoglio all’epoca dalla giunta Marino.
«Per l’approvazione del debito fuori bilancio legato al servizio di accoglienza per i minori non accompagnati ci siamo rivolti a Coratti», ha detto Buzzi, rispondendo alle domande dei suoi avvocati, Pier Gerardo Santoro e Alessandro Diddi. «Coratti – ha proseguito – ci ha chiesto 100mila euro in chiaro per far approvare la delibera del debito fuori bilancio creato nel semestre gennaio-giugno 2013. Io avevo il 26%, il restante apparteneva ad altre cooperative e tutti eravamo al corrente che dovevamo dare 50mila euro a Coratti e 50mila euro a D’Ausilio: praticamente l’1% della delibera da 11 milioni». «Un accordo corruttivo», il primo di una serie di tre stretti con Coratti, che per Buzzi sembra non prendere comunque la giusta piega. «L’accordo lo prendemmo io e Francesco Ferrara con Coratti – spiega Buzzi – ma quando arrivammo a maggio 2014 lo stesso Coratti mi disse che di queste cose non ne dovevo parlare più con lui ma con D’Ausilio». La voce del pagamento dei 100mila euro in chiaro, però, comincia evidentemente a circolare. «Mi chiama Luca Giansanti, capogruppo della lista Marino e mi dice: “e noi?” Quindi, l’8 agosto, mi chiede di passare in commissione Bilancio. In giunta non c’era problema perché il sindaco Marino è onestissimo e non ci ha mai chiesto nulla. Alfredo Ferrari del Pd, presidente commissione Bilancio, e Giansanti mi dicono se non ci dai 30mila euro non va in porto. Su questa vicenda, alla fine, non abbiamo pagato nessuno perché ci hanno arrestato».
Altri due episodi sui quali si dilunga Buzzi sono quelli relativi all’ex presidente del decimo municipio, Andrea Tassone. «Inizialmente Tassone mi chiamava e io evitavo di incontrarlo, perché ogni volta mi chiedeva di assumere qualcuno – ha raccontato Buzzi – Il 7 maggio 2014, comunque, mi presenta Paolo Solvi come un suo uomo. Mi disse che gli servivano un sacco di soldi per la campagna elettorale, e che mi avrebbe affidato un lavoro di potature in cambio di 30mila euro. Voleva i soldi in nero perché doveva pagare la campagna elettorale e concordai 26mila e 500 euro, il 10% di 264mila euro della gara». «Ho pagato una tangente a Tassone e a D’Ausilio anche per la gara per la pulizia delle spiagge di Ostia – ha poi aggiunto Buzzi – il 10% sui 122mila euro della gara».
E se Buzzi sembra ammettere senza scomporsi dazioni di denaro e tangenti, si infervora quando arriva il momento di parlare dell’ex vicesindaco Nieri (non indagato) e di altri politici Pd che, a suo dire, hanno preso le distanze da lui dopo il suo arresto. «Vergognati Nieri, vergognati – tuona Buzzi – Mi arrabbio per gli amici che ti conoscono da trent’anni e non ti difendono. Vengono qui a dire “speriamo che la giustizia trionfi”. Perché non sei andato da Pignatone a dire che hanno preso un abbaglio? Gli amici si vedono nel momento del bisogno». «Nieri – ha affermato Buzzi – ci chiese di fare il servizio di guardiania per una villa a Monte Mario che era stata destinata a Suor Paola. Era il corrispettivo per l’accordo sull’acquisto della sede della 29 Giugno a prezzo scontato, nel contesto della dismissione del patrimonio del Comune. A Nieri gli ho assunto più di venti persone». Un’ultima bordata, Buzzi la riserva a Matteo Orfini: «Ho fatto la Città dell’altra economia, Orfini ne beneficiava quando chiedeva la sala convegni. Nessuno pagava, solo Grillo. Nemmeno 200 euro per la sala».
In merito alla vicenda legata all’acquisto degli appartamenti della cooperativa San Lorenzo, Buzzi ha invece tirato in ballo la LegaCoop. «Ho comprato gli appartamenti perché me lo ha chiesto Legacoop – ha spiegato – Mi chiamò il presidente LegaCoop Lazio, Venditti, e mi disse che ne aveva parlato con Poletti. Andai a Bologna a parlare con il direttore generale di Unipol e mi mise a disposizione 4 milioni. Legacoop mi ha ordinato di comprare e io ho eseguito perché sono un soldato».

Fonte: http://www.iltempo.it/roma-capitale/2017/03/17/news/buzzi-choc-tangenti-a-tutto-il-pd-1026503/

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DOVETE CONDIVIDERLO TUTTI! IL PM ZUCCARO FA UNA RICHIESTA CHE FA TREMARE TUTTI. AIUTIAMOLO NEL SUO APPELLO CORAGGIOSO!

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mercoledì 3 maggio 2017

L’appello di Zuccaro al Senato: “Fatemi usare intercettazioni”

Il pm di Catania: “Indagini ferme, servono strumenti per intercettazioni satellitari sugli scafisti”. Sulle Ong: “Indagare su finanziamenti delle più recenti”

Bisogna “individuare i trafficanti che speculano sulle esigenze degli immigrati”. Una battaglia “non vana” per il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro che parla oggi della sua inchiesta sui legami tra ong e trafficanti davanti alla Commissione Difesa del Senato.

Noi abbiamo constatato come il fenomeno dei migranti stia provocando un numero immenso di vittime e ci sono organizzazioni criminali che su questo traffico creano il loro impero e le loro ricchezze“, ha spiegato Zuccaro, secondo cui ora la figura dello scafista non è più quella classica: i trafficanti, infatti, sceglierebbero “tra gli stessi migranti” le persone che devono condurre l’imbarcazione.

Nonostante questo, le inchieste sul traffico di esseri umani “stanno subendo un impasse”, per cui la procura di Catania non può provare l’esistenza di legami tra Ong e trafficanti di uomini. “Richiedo strumenti essenziali per poter meglio lavorare e riprendere quelle azioni investigative che stavano producendo effetti“, ha quindi spiegato Zuccaro, “Uno strumento interessante potrebbe essere le intercettazioni satellitari. Dall’esame del traffico telefonico dei natanti in mare potrebbero emergere alcuni collegamenti importanti e altri dati utili per l’individuazione dei trafficanti“.

Secondo il magistrato, infatti, “gli scafisti ricevono indicazione di gettare gli apparecchi telefonici in mare se ci sono militari durante il soccorso, mentre se sopraggiungono imbarcazioni private i cellulari vengono trovati sul natante“. Per questo per i trafficanti il ruolo delle Ong è fondamentale: “Da settembre-ottobre 2016 si è registrata una forte presenza di navi delle ong in acque territoriali più avanzate”, spiega Zuccaro, “Questo ha fatto in modo che i trafficanti abbiamo potuto utilizzare barche in condizioni peggiori, utilizzando alla guida alcuni degli stessi immigrati per garantirsi l’impunità“.

Tra le Ong, del resto, ci sono persone che hanno “profili di dubbia rilevanza, non collimanti con quelli dei filantropi“, aggiunge il pm a difesa delle sue indagini: “Sarebbe utile fornire all’autorità giudiziaria strumenti utili alla ricerca e alla individuazione delle fonti di finanziamento delle Ong di più recente costituzione che operano con mezzi economici assai ingenti“, sottolinea, “Da dove proviene il denaro delle Ong che hanno a bordo strumentazioni avanzate?“.

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/lappello-zuccaro-senato-fatemi-usare-intercettazioni-1392640.html

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PARTE IL REDDITO DI CITTADINANZA PER IL COMUNE DI ROMA! GUARDATE E DIFFONDETE QUESTA MERAVIGLIOSA VITTORIA DEL M5S!

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24/03/2017 – Parte il progetto per il reddito comunale di cittadinanza. Il piano del governo Raggi è su base biennale e ovviamente è legato allo stato delle casse del Campidoglio. Già oggi l’incontro con il ex-commissario Francesco Paolo Tronca darà un quadro della situazione economica generale. Ma l’idea è quella di portare a regime il reddito di cittadinanza in due anni di amministrazione virtuosa. Già in Campidoglio gli assessorati competenti stanno facendo i primi calcoli, sono stati elaborati addirittura due piani di intervento per un doppio bacino di fruitori. Il primo è quello più stretto, forse con più garanzie di attuazione a medio termine: riguarda i 50mila romani che, per motivi di particolare indigenza o difficoltà economica, a fine 2018 avranno diritto all’assegno in base alle graduatorie, e prevede 300 euro al mese per dodici mesi, cioè 3600 euro all’anno per un totale di 180 milioni di intervento.

Il secondo ha invece un respiro più ampio, collegato ai margini del piano di rientro graduale dal debito del Comune: stesso quantitativo di euro mese/anno, 300, ma base quintuplicata, cioè le 250 mila famiglie romane con i requisiti per ottenere l’assegno dal Campidoglio, per un totale di 900 milioni di euro di intervento. Ovviamente si tratterebbe di una svolta, annunciata sì nel format di programma elettorale del Movimento 5 Stelle e già portata avanti in città cinquestelle come Livorno e Pomezia. Ma a cifre dieci volte inferiori rispetto a Roma, sia nel particolare che nel quadro generale: 300 euro al mese nella Capitale, 30 al mese nelle altre due città che hanno già messo in pratica il reddito di cittadinanza.

 

«È una cosa prevista nel programma del Movimento 5 stelle, è chiaro deve essere poi valutata alla luce della situazione finanziati del comune, tenendo conto dei risparmi di spesa che si faranno via via, dell’aumento di alcune entrate che dovranno essere fatto – ha detto ieri il presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito -. Compatibilmente con questo si può ipotizzare. Alcuni comuni lo hanno adottato, come Pomezia e Livorno. Presumo che non sia una cosa che possa essere fatta in tempi molto rapidi, man mano che si rimettono a posto i conti del comune si può pensare al reddito comunale di cittadinanza». Su modello già adottato in varie parti d’Europa, in accompagno all’assegno il Campidoglio potrebbe pure creare due supporti da fornire a chi ha bisogno: una social card comunale, per situazioni di indigenza difficilmente recuperabile, e una social card disoccupati destinata a chi vive una difficoltà temporanea collegata alla mancanza di lavoro. – FONTE roma.corriere.it

LA GRANDE TRUFFA DEL GRATTA&VINCI- SAI COME FUNZIONANO? SAI CHI STAI INGRASSANDO? 

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LUNEDÌ 1 MAGGIO 2017

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LOTTOMATICA, UNA DELLE CONCESSIONARIE DEI VIDEOPOKER CHE RIESCONO A FARLA FRANCA CON LE TASSE E FINANZIANO LE FONDAZIONI DEI POLITICI

Gratta & perdi. Ecco perché è una grande illusione

di Angelo Perfetti e Stefano Sansonetti

Possibilità di mettere a segno il colpo grosso praticamente pari allo zero. Possibilità di ripagarsi almeno il costo della giocata che si collocano tra il 18 e il 35%.

Chissà se l’universo delle lotterie istantanee, i cosiddetti “Gratta e Vinci”, continuerebbe a proliferare senza sosta se gli italiani mettessero a fuoco queste percentuali certo non incoraggianti. Del resto la pressante pubblicità dei concessionari, la sete continua di incassi da parte dello Stato e la voglia di cercare fortuna “spingono” da tempo un settore in cui, però, le prospettive di vittoria sono a dir poco risicate. Gli esempi si sprecano. Basti dire che attualmente in Italia esistono ben 46 tipologie diverse di “Gratta e Vinci”. Segno inconfutabile di come questo tipo di gioco “tiri”. Ma quante chance si hanno di vincere? E qui viene il bello, perché in media, secondo quanto è riportato sul sito dell’Aams (Monopoli di Stato), si tratta di una possibilità ogni 3,6 biglietti venduti. Rapporto vero, ma basato soprattutto sui premi delle dimensioni economiche più piccole, quelli che in pratica consentono giusto di ripagarsi il costo della giocata. I primi premi, invece, sono un’autentica chimera.

I numeri

La Notizia, decreti alla mano, ha calcolato queste percentuali in relazione alle più ricche lotterie istantanee. Si prenda “Mega Miliardario”, il Gratta e Vinci istituito dal gennaio del 2007. Ebbene, il decreto di istituzione prevedeva la distribuzione di 50 milioni e 160 mila biglietti. Ora, il primo premio, quello per il quale si gioca inseguendo il colpo grosso, è contenuto in 30 biglietti. A stabilire questa grandezza, così come tutte le altre, è sempre il decreto dell’Aams. E’ chiaro che per vincere 1 milione di euro ci vuole una gran bella botta di fortuna, ma 30 biglietti su un totale di 50 milioni e 160 mila significa avere lo 0,00006% delle chance di accaparrarsi il bottino più ricco. Si prenda invece il premio minimo, quello da 10 euro. E’ portato in dote da 17.844.002 biglietti, ovvero il 35,5% del totale. Ma 10 euro è proprio il prezzo di un singolo biglietto del “Mega Miliardario”. Insomma, si avrà anche il 35,5% delle possibilità di vincere, ma solo un premio che consente di recuperare la giocata fatta e che molto spesso ispira l’acquisto di un ulteriore biglietto. Se ci si sposta a un’altra lotteria istantanea la musica non cambia. Si consideri “Turista per sempre”, uno dei quei Gratta e Vinci che consente al più fortunato di incassare 200 mila euro subito, 6 mila euro al mese per 240 mensilità consecutive più un bonus finale non inferiore a 100 mila euro. Il decreto di istituzione, a partire dal gennaio del 2010, prevedeva un distribuzione di 100 milioni e 800 mila biglietti. Il premio più ricco, del valore nominale di 1 milione e 450 mila euro, è previsto in 35 biglietti. Che su un totale di 100 milioni e 800 mila restituisce una possibilità di vittoria dello 0,00003%. Se invece si va a vedere il premio minore, quello di 5 euro che corrisponde al prezzo di un biglietto, viene fuori che è contenuto in 30.319.800 biglietti. Il tutto con una possibilità di vincere del 30%, che però ad altro non si riferisce se non al recupero della giocata

Da registrare che, a differenza di altri giochi, in Italia il “Gratta e Vinci” è gestito da un concessionario unico che si chiama Lotterie Nazionali srl, che fa capo a Gtech, la società del gruppo De Agostini che nel Belpaese opera attraverso il brand di Lottomatica. E’ chiaro, allora, che è proprio questa la società che si arricchisce grazie al business delle lotterie istantanee. Così come si arricchisce lo Stato, che dal fenomeno riesce a incassare circa 2 miliardi di euro di tasse.

La grande illusione

Giochereste alla tradizionale tombola di Natale sapendo che alla seconda estrazione dei numeri dal bussolotto qualcuno ha già fatto Tombola e si è preso il premione? Continuereste a mettere ceci sulle cartelle accontentandovi di raccogliere, in mancanza del premio finale, l’ambo oppure il tombolino? Se la risposta che avete precipitosamente dato è “ovviamente no”, sappiate che invece lo fate. O almeno si rischia di farlo ogni volta che si acquista un Gratta e Vinci, di qualunque natura. Fa parte delle regole del gioco, dicono da Lottomatica, l’azienda che gestisce le lotterie, ed è l’alea che corre qualunque giocatore. Sarà, ma un giocatore rischia sapendo di avere la chanche di portare a casa il bottino, diversamente forse non rischierebbe.

Le regole del gioco

Quando inizia un nuovo Gratta e Vinci (ce ne sono una quarantina attualmente in circolazione) viene fatto un Decreto di indizione del nuovo gioco che, con un apposito contratto, viene accettato dai Monopoli di Stato.  In questo contratto c’è scritto chiaramente quanto è il monte premi finale, come viene suddiviso (in quanti diversi premi), quanti biglietti vengono stampati. Ovviamente al momento della stampa tutto viene randomizzato, cioè fatto in maniera casuale, segreta e scollegata, in modo da non sapere dove fisicamente finirà il biglietto milionario, né in termini di blocchetti né in termini di regione. C’è una verifica di congruità del lavoro svolto fatta da terzi, in particolare da Deloitte, per registrare la correttezza dei vari passaggi. Fin qui tutto ok. Se però il destino si divertisse a far trovare nel primo mese di gioco tutti i premi più alti, la stampa dei biglietti non si esaurirebbe. La regola vuole infatti che il gioco duri fino a quando non si assegnano tutti i premi messi in palio (con uno scostamento nell’ordine dell’1/2%), compresi i premi che sono un mero risarcimento del costo del biglietto.

Report mensili sulle vincite criptati

Detto questo, va segnalato come Lottomatica correttamente faccia ai Monopoli di Stato ogni mese un report sui premi realmente incassati. Il che però rappresenta un’aggravante del problema, perché è del tutto evidente che mese per mese di sa quali premi siano stati già trovati dai giocatori, e dunque si ha la percezione dell’”inutilità” di un certo gioco praticamente in tempo reale. Solo che è un dato che resta nei cassetti di Lottomatica e Monopoli di Stato, alla faccia della trasparenza voluta dal decreto Balduzzi.

 

Compiti a casa, la mamma scrittrice: “Sono troppi, mia figlia ha chiuso”

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Troppi compiti a casa per la figlia. Bunmi Laditan, scrittrice statunitense che vive in Canada, insorge contro il carico eccessivo di lavoro per la sua Maya, dieci anni, che “dopo aver passato otto ore in classe, al ritorno in famiglia, deve restare sui libri altre due, tre ore ogni giorno”, scrive su Facebook.

Il suo post si apre con un secco “Mia figlia con i compiti ha chiuso”. Perché, dice, negli ultimi anni “ho notato che è sempre più stressata quando va a scuola. E per stress intendo dolori al petto, disturbi al sonno, e in generale paura della scuola”. Questo nonostante la sua bambina “adori studiare. Maya legge 10-12 libri l’anno, approfondisce, fa ricerche (proprio adesso preparando una storia sui lupi), si diverte un mondo a disegnare”.

Però, dice, il tempo che le viene richiesto dalla scuola è troppo. Come si fa, dopo una giornata full time che comincia alle 8,15 e finisce alle 4, a chiedere di studiare ancora a casa? “Non è importante dedicare tempo alla famiglia? – continua la scrittrice -. Non è importante che i bambini abbiano tempo per rilassarsi e riposarsi? O la mia Maya deve diventare una ‘workaholic’ a soli dieci anni?”.

E per consolidare la sua tesi aggiunge: “Sapete che in Finlandia i compiti a casa sono vietati? E che in quel Paese c’è il più alto tasso d’Europa di studenti che vanno al college?”. La scrittrice è convinta che i ragazzi abbiano bisogno di rilassarsi dopo la scuola esattamente come gli adulti dopo il lavoro. “Io credo nell’educazione, ma non credo che gli impegni di studio debbano assorbire completamente la vita di un bambino”. Come, secondo lei, succede alla sua Maya. “La mia bambina deve poter essere una bambina”, afferma. E avere il tempo per esserlo.

Un atto d’accusa contro i troppi compiti che si aggiunge alla schiera di genitori che già in passato hanno fatto sentire le loro proteste, anche in Italia. Naturalmente la presa di posizione di Bunmi ha subito scatenato la reazione della Rete, soprattutto tra gli insegnanti. In una polemica infinita e, ovviamente, senza soluzione.

300 euro in più nella pensione, ma nessuno lo dice. Bisogna fare richiesta. Ecco come fare per averli…

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Finalmente una buona notizia per il nostro paese, anche se a quanto pare nessuno sta diffondendo la notizia. I pensionati possono tirare un respiro di sollievo. È previsto per loro un contributo in più di circa 300 euro mensili.

Solo per un pensionato su due però. Intanto, se ci fate caso, nessuno ne parla di questa notizia. Il motivo? Qualche interesse politico latente, probabilmente. I pensionati che ricevano un assegno inferiore ai 750 euro ci sono i cosiddetti “diritti inespressi”: agevolazioni finanziarie che per essere ricevute devono essere richieste esplicitamente dai pensionati richiedenti.
Ma perché nemmeno i diretti interessanti, ovvero i pensionati, sanno niente di tutto questo? Il fatto è che l’INPS e il Governo tengono ben nascosta tutta questa faccenda. Il contributo massimo è di 300 euro. Forse si teme che troppi anziani facciano domande? Sono pochi i pensionati che infatti, sanno di questo bonus e lo hanno già ricevuto, integrando la propria pensione con assegni mensili fissi dai 100 ai 300 euro. Insomma, cifre del genere possono fare davvero la differenza per un pensionato che percepisce solo 500 o 600 euro al mese.

È importante che notizie come queste circolino, per permettere a tutti di fare domanda e ricevere il bonus che, seppure minimo, potrebbe rivelarsi vitale per chi non versa in ottime condizioni finanziarie.

Vengono chiamati “diritti inespressi” perché, anche essendo dei diritti, per essere riconosciuti devono essere richiesti. In caso contrario l’assegno previdenziale rimane quello di sempre.
Quindi è possibile fare una richiesta all’Inps e chiedere anche gli arretrati fino a 5 anni. Il quotidiano “La Verità” diretto da Maurizio Belpietro ha puntato i riflettori sulle pensioni, portando alla luce tutto ciò. Tutte le informazioni sui “diritti inespressi” potete trovarle sul sito http://www.inps.it, per avviare la richiesta bisogna collegarsi alla pagina personale “Cedolino pensione e servizi collegati”, ma se non riuscite a farlo in autonomia potrete naturalmente far riferimento ad un CAF.

DEPUTATI DEL PD? 20MILA EURO AL MESE PER TROMBARE CON LE COLLEGHE! 

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lunedì 1 maggio 2017

NEL PALAZZO NON SI PARLA D’ALTRO, ALLA FACCIA DI ESODATI E DISOCCUPATI

IN PARLAMENTO SI LAVORA POCO, MA SI SCOPA MOLTO! – NEI PALAZZI NON SI PARLA D’ALTRO: 5 COPPIE SEGRETE DENTRO AL PD, DI PARLAMENTARI SPOSATI. DUE VIVONO INSIEME DURANTE LA SETTIMANA, ALTRI DUE SONO STATI BECCATI DALLA MOGLIE DI LUI. UNA RELAZIONE INTENSA CONCLUSA DOPO LA PAURA DI UNA GRAVIDANZA GALEOTTA

Nei corridoi di palazzo si accusano gli eccessi di noia della politica, veri responsabili di questo preoccupante accendersi degli ormoni democratici: Cinque coppie, unite nel credo politico, ma formalmente clandestine, visto che tutti e dieci gli amanti democratici hanno matrimoni regolari e famiglie…

Franco Bechis per “Libero Quotidiano

Sembra un romanzone rosa dei vecchi tempi: amori clandestini, tradimenti, vendette, doppie vite, perfino un figlio della colpa. Fatti privati, naturalmente, che non meriterebbero due righe non fosse che tutto ciò è avvenuto nei gruppi parlamentari del Partito democratico, e coinvolgendo anche leader di primo piano e due esponenti del governo, questa piccola Sodoma a Palazzo è ormai fra i principali argomenti di chiacchiera politica nei capannelli di senatori e deputati.

 Cinque coppie, unite nel credo politico, ma formalmente clandestine, visto che tutti e dieci gli amanti democratici hanno matrimoni regolari e famiglie. Due di loro sono i meglio organizzati: vivono insieme a Roma dal martedì al giovedì sera, poi il venerdì salvo impegni istituzionali ognuno dei due torna fra le braccia della famiglia regolare, lui nel centro-Nord e lei a Sud.

Resistono da qualche anno, e sembrano assai solidi. Altri due hanno tubato per mesi, ma non sono stati così bravi a proteggere la clandestinità, visto che la notizia è arrivata alla moglie di lui. Secondo i compagni di partito, la relazione è stata così intensa e pericolosa da avere fatto rischiare il classico figlio della colpa.

Un allarme che poi sarebbe rientrato, convincendo i due però a separarsi subito dopo l’ estate. Nei corridoi di palazzo si accusano gli eccessi di noia della politica, veri responsabili di questo preoccupante accendersi degli ormoni democratici…

FONTE

http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/parlamento-si-lavora-poco-ma-si-scopa-molto-palazzi-non-si-parla-113030.htm

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LA GRANDE TRUFFA DEL GRATTA&VINCI- SAI COME FUNZIONANO? SAI CHI STAI INGRASSANDO? 

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lunedì 1 maggio 2017

LOTTOMATICA, UNA DELLE CONCESSIONARIE DEI VIDEOPOKER CHE RIESCONO A FARLA FRANCA CON LE TASSE E FINANZIANO LE FONDAZIONI DEI POLITICI

Gratta & perdi. Ecco perché è una grande illusione

di Angelo Perfetti e Stefano Sansonetti

Possibilità di mettere a segno il colpo grosso praticamente pari allo zero. Possibilità di ripagarsi almeno il costo della giocata che si collocano tra il 18 e il 35%.

Chissà se l’universo delle lotterie istantanee, i cosiddetti “Gratta e Vinci”, continuerebbe a proliferare senza sosta se gli italiani mettessero a fuoco queste percentuali certo non incoraggianti. Del resto la pressante pubblicità dei concessionari, la sete continua di incassi da parte dello Stato e la voglia di cercare fortuna “spingono” da tempo un settore in cui, però, le prospettive di vittoria sono a dir poco risicate. Gli esempi si sprecano. Basti dire che attualmente in Italia esistono ben 46 tipologie diverse di “Gratta e Vinci”. Segno inconfutabile di come questo tipo di gioco “tiri”. Ma quante chance si hanno di vincere? E qui viene il bello, perché in media, secondo quanto è riportato sul sito dell’Aams (Monopoli di Stato), si tratta di una possibilità ogni 3,6 biglietti venduti. Rapporto vero, ma basato soprattutto sui premi delle dimensioni economiche più piccole, quelli che in pratica consentono giusto di ripagarsi il costo della giocata. I primi premi, invece, sono un’autentica chimera.

I numeri

La Notizia, decreti alla mano, ha calcolato queste percentuali in relazione alle più ricche lotterie istantanee. Si prenda “Mega Miliardario”, il Gratta e Vinci istituito dal gennaio del 2007. Ebbene, il decreto di istituzione prevedeva la distribuzione di 50 milioni e 160 mila biglietti. Ora, il primo premio, quello per il quale si gioca inseguendo il colpo grosso, è contenuto in 30 biglietti. A stabilire questa grandezza, così come tutte le altre, è sempre il decreto dell’Aams. E’ chiaro che per vincere 1 milione di euro ci vuole una gran bella botta di fortuna, ma 30 biglietti su un totale di 50 milioni e 160 mila significa avere lo 0,00006% delle chance di accaparrarsi il bottino più ricco. Si prenda invece il premio minimo, quello da 10 euro. E’ portato in dote da 17.844.002 biglietti, ovvero il 35,5% del totale. Ma 10 euro è proprio il prezzo di un singolo biglietto del “Mega Miliardario”. Insomma, si avrà anche il 35,5% delle possibilità di vincere, ma solo un premio che consente di recuperare la giocata fatta e che molto spesso ispira l’acquisto di un ulteriore biglietto. Se ci si sposta a un’altra lotteria istantanea la musica non cambia. Si consideri “Turista per sempre”, uno dei quei Gratta e Vinci che consente al più fortunato di incassare 200 mila euro subito, 6 mila euro al mese per 240 mensilità consecutive più un bonus finale non inferiore a 100 mila euro. Il decreto di istituzione, a partire dal gennaio del 2010, prevedeva un distribuzione di 100 milioni e 800 mila biglietti. Il premio più ricco, del valore nominale di 1 milione e 450 mila euro, è previsto in 35 biglietti. Che su un totale di 100 milioni e 800 mila restituisce una possibilità di vittoria dello 0,00003%. Se invece si va a vedere il premio minore, quello di 5 euro che corrisponde al prezzo di un biglietto, viene fuori che è contenuto in 30.319.800 biglietti. Il tutto con una possibilità di vincere del 30%, che però ad altro non si riferisce se non al recupero della giocata

Da registrare che, a differenza di altri giochi, in Italia il “Gratta e Vinci” è gestito da un concessionario unico che si chiama Lotterie Nazionali srl, che fa capo a Gtech, la società del gruppo De Agostini che nel Belpaese opera attraverso il brand di Lottomatica. E’ chiaro, allora, che è proprio questa la società che si arricchisce grazie al business delle lotterie istantanee. Così come si arricchisce lo Stato, che dal fenomeno riesce a incassare circa 2 miliardi di euro di tasse.

La grande illusione

Giochereste alla tradizionale tombola di Natale sapendo che alla seconda estrazione dei numeri dal bussolotto qualcuno ha già fatto Tombola e si è preso il premione? Continuereste a mettere ceci sulle cartelle accontentandovi di raccogliere, in mancanza del premio finale, l’ambo oppure il tombolino? Se la risposta che avete precipitosamente dato è “ovviamente no”, sappiate che invece lo fate. O almeno si rischia di farlo ogni volta che si acquista un Gratta e Vinci, di qualunque natura. Fa parte delle regole del gioco, dicono da Lottomatica, l’azienda che gestisce le lotterie, ed è l’alea che corre qualunque giocatore. Sarà, ma un giocatore rischia sapendo di avere la chanche di portare a casa il bottino, diversamente forse non rischierebbe.

Le regole del gioco

Quando inizia un nuovo Gratta e Vinci (ce ne sono una quarantina attualmente in circolazione) viene fatto un Decreto di indizione del nuovo gioco che, con un apposito contratto, viene accettato dai Monopoli di Stato.  In questo contratto c’è scritto chiaramente quanto è il monte premi finale, come viene suddiviso (in quanti diversi premi), quanti biglietti vengono stampati. Ovviamente al momento della stampa tutto viene randomizzato, cioè fatto in maniera casuale, segreta e scollegata, in modo da non sapere dove fisicamente finirà il biglietto milionario, né in termini di blocchetti né in termini di regione. C’è una verifica di congruità del lavoro svolto fatta da terzi, in particolare da Deloitte, per registrare la correttezza dei vari passaggi. Fin qui tutto ok. Se però il destino si divertisse a far trovare nel primo mese di gioco tutti i premi più alti, la stampa dei biglietti non si esaurirebbe. La regola vuole infatti che il gioco duri fino a quando non si assegnano tutti i premi messi in palio (con uno scostamento nell’ordine dell’1/2%), compresi i premi che sono un mero risarcimento del costo del biglietto.

Report mensili sulle vincite criptati

Detto questo, va segnalato come Lottomatica correttamente faccia ai Monopoli di Stato ogni mese un report sui premi realmente incassati. Il che però rappresenta un’aggravante del problema, perché è del tutto evidente che mese per mese di sa quali premi siano stati già trovati dai giocatori, e dunque si ha la percezione dell’”inutilità” di un certo gioco praticamente in tempo reale. Solo che è un dato che resta nei cassetti di Lottomatica e Monopoli di Stato, alla faccia della trasparenza voluta dal decreto Balduzzi.


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