MUSA DI DAVID LACHAPELLE, TRANS CON IL CORPO PIÙ COSTOSO AL MONDO, AMANDA LEPORE TRAVOLGE IL MUCCASSASSINA: ‘SOGNAVO DI ESSERE COSÌ, UNA CREATURA MERAVIGLIOSA!’ – PADRE ITALOAMERICANO E MADRE SCHIZOFRENICA, AMANDA NON HA PASSATO NE’ ETA’ – SBATACCHIATA DAI GO-GO BOYS ROMANI, UNA FOLLA ADORANTE, LA DIVA DI PLASTICA NON ERA PER NIENTE DIVA: SI È CONCESSA A TUTTI CON SELFIE, AUTOGRAFI, BACI A CANOTTO

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lato b di amanda leporelato b di amanda lepore

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

 

 

1. CHI È AMANDA LEPORE?

Alberto Dandolo per Dagospia (febbraio 2014)

 

http://www.dagospia.com/rubrica-5/cafonal/meglio-sfilate-new-york-fashion-week-2014-sono-71671.htm

 

 

2. INTERVISTA AD AMANDA LEPORE IN VISITA A ROMA

Alessio Poeta per GAY.IT http://www.gay.it/primo-piano/news/amanda-lepore-intervista-biografia-libro  

 

una foto con amanda lepore (3)una foto con amanda lepore (3)

Andare oltre le aspettative con una che nella sua vita ha fatto di tutto per disattenderle, non è poi facile come sembra. Dal vivo, Amanda Lepore, meglio conosciuta come la musa indiscussa di David LaChapelle e come l’ex trans con il corpo più costoso al mondo, è una forza della natura, seppur geneticamente modificata.

 

Dopo aver cambiato sesso a soli diciotto anni, la seconda Amanda più famosa al mondo ha rifatto le labbra rendendole le più grandi in tutto il pianeta Terra grazie a delle iniezioni di silicone liquido, ma ha fatto anche la riduzione della fronte, ha rimodellato fianchi e glutei, due blefaroplastiche, tre, quattro operazioni per aumentare il seno e si è fatta persino togliere qualche costola per avere una vita molto più stretta alla Jessica Rabbit, ma in Messico, perché in America da sempre proibito.

amanda lepore nel suo spettacolo sul palco di muccassassina con i pink magic gogos (22)amanda lepore nel suo spettacolo sul palco di muccassassina con i pink magic gogos (22)

 

Della sua vita si sa ben poco: padre italo americano e madre schizofrenica spesso chiusa in manicomio. Stop.

Amanda vuole essere un’entità della quale si pensa di sapere tutto, senza poi sapere niente. Il nostro incontro avviene al Muccassassina, famoso per essere il tempio dell’omosessualità capitolina e, dall’ultimo piano del Qube, l’iconica Lepore parla davanti a champagne, e fettine di limone, del suo corpo a clessidra, della sua immagine ai limiti del grottesco, degli occhi puntati sempre addosso, ma anche del presidente degli Stati UnitiDonald Trump, dell’antipatia di Amanda Lear e della sua prima biografia “Doll Parts” che approderà in Italia a partire da fine aprile, ma guai a chiederle l’età.

amanda lepore sul palco di muccassassina durante il suo spettacolo (5)amanda lepore sul palco di muccassassina durante il suo spettacolo (5)

 

Almodovar disse che la vera autenticità sta nel riuscire a somigliare, il più possibile, al sogno che si ha di sé stessi. Lei sognava davvero di essere così?

amanda lepore sul palco di muccassassina durante il suo spettacolo (6) amanda lepore sul palco di muccassassina durante il suo spettacolo (6)

Sì, sognavo di essere esattamente così. Anzi, forse neanche con il sogno avrei mai pensato tanto.  Alla fin fine, sognavo solamente di diventare una bella ragazza. Una di quelle da centro commerciale.

 

Quando si guarda allo specchio cosa vede?

Una creatura meravigliosa!

 

Qual è la parte del corpo che preferisce?

La sinuosità che ho creato.

 

E quella che ha pagato di più?

she dorianshe dorian

Non c’è una parte vera e propria che è costata di più. Tutto è costato terribilmente tanto, ma il risultato mi ha ripagata. La definizione del corpo più costoso al mondo, poi, è un’invenzione di LaChapelle. Io mi limito a dire che sono un’opera d’arte.

 

Non hai pensato: “forse, stavolta, ho esagerato?”

Assolutamente, no!

 

Quei continui occhi puntati sul suo corpo, non l’hanno stancata?

Ci son così abituata, che neanche ci faccio più caso. È in dubbio che mi faccia piacere e penso che soffrirei se dovesse finire quest’ossessione nei miei confronti.

 

Chi è Amanda Lepore?

la vanda gastrica la vanda gastrica

Quello che vede è persino più importante di quel che faccio!

 

Oggi è innamorata?

(ride, ndr) Sì, di un paio di persone!

 

E la sua ultima relazione a quando risale?

Abbiamo chiuso a Dicembre. Amen!

 

Pensa di piacere più agli uomini etero o a quelli gay?

il popolo di mucca (6) il popolo di mucca (6)

Penso di piacere ad entrambi, ma in particolare modo al mondo gay. Sono una loro icona e son felice di esserlo. Anche se odio parlare ancora di diritti: tutti dovrebbero essere trattati in egual modo ed è imbarazzante vedere ancora queste leggi a metà!

 

il popolo di mucca (5) il popolo di mucca (5)

Dicono che Amanda Lear non abbia una grande simpatia nei suoi confronti. Si è mai chiesta il perché?

Ah sì? Non l’ho mai conosciuta! (Si sono incontrate a Parigi, più volte, durante alcune sfilate, ndr)

 

Vive a New York. Le piace Donald Trump?

No, no, no. Non mi ci faccia pensare..

 

Su internet non c’è scritta la sua vera età. Sono così maleducato se le chiedessi quanti anni ha?

Sì, è un maleducato! Dovrebbe sapere che non si chiede mai l’età ad una signora. Ad ogni modo sono senza età..

 

Allora mi dica almeno quanti se ne sentpH3ӣU pH3ӣU  հӣU З0ӣU ؈3ӣU H3ӣU @ H3ӣU um;”>21, contento?

 

amanda lepore nel suo spettacolo sul palco di muccassassina con i pink magic gogos (21)amanda lepore nel suo spettacolo sul palco di muccassassina con i pink magic gogos (21)

Come si immagina tra qualche anno?

Sono abituata a vivere la vita giorno per giorno. Non penso mai al futuro.

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CRISTIANO RONALDO NEI GUAI – FOOTBALL LEAKS LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE A LAS VEGAS – IL SETTIMANALE TEDESCO “DER SPIEGEL” AVREBBE IL NOME DELLA RAGAZZA STUPRATA E POI PAGATA DAL FUORICLASSE DEL REAL MADRID PER CHIUDERE LA VICENDA – L’ENTOURAGE DI CR7 NEGA TUTTO

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CRISTIANO RONALDOCRISTIANO RONALDO

Da gazzetta.it

 

Cristiano Ronaldo nei guai. E che guai. Football Leaks, l’inchiesta internazionale che si propone di far emergere gli affari sporchi del calcio, lo accusa apertamente di violenza sessuale. La vicenda risale al 13 giugno 2009 e sarebbe avvenuta a Las Vegas: CR7, secondo quanto si apprende dai file venuti alla luce, avrebbe avuto rapporti con una donna contro la volontà della stessa, e avrebbe poi pagato per chiudere la vicenda in tribunale.

 

 L’entourage di Ronaldo nega tutto, compresa la transazione, che sarebbe stata curata da un legale portoghese nel 2010, con risarcimento di 375mila dollari in favore della vittima della violenza. Der Spiegel, il settimanale tedesco con la maggior tiratura in Germania, sostiene di avere il nome della ragazza coinvolta. I contorni della vicenda sono tutti da chiarire.

 

CRISTIANO RONALDO. 3CRISTIANO RONALDO. 3

Non è la prima volta che Cristiano Ronaldo finisce in una situazione del genere. Nel 2005, quando giocava nel Manchester Utd, venne ascoltato da Scotland Yard e rilasciato su cauzione dopo ore. Doveva rispondere alle accuse di due ragazze che sostenevano di essere state violentate da CR7 e da un amico in una suite.

CRISTIANO RONALDOCRISTIANO RONALDO

ULTIM’ORA ++ M5S: la procura chiede l’archiviazione per Grillo e Di Battista

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venerdì 14 aprile 2017

venerdì 14 aprile 2017

++ 

   La procura di Genova ha chiesto l’archiviazione per Beppe Grillo e il deputato Alessandro Di Battista, indagati per diffamazione dopo la querela sporta dalla candidata sindaco Marika Cassimatis. La professoressa aveva denunciato il comico e il deputato per alcune frasi pubblicate sul blog il 17 marzo scorso, all’indomani dell’annullamento delle comunarie che l’avevano scelta come candidata a sindaco, e per una intervista rilasciata al Corriere.    

   In particolare Cassimatis contestava la frase “In qualita’ di garante del MoVimento 5 Stelle, al fine di tutelarne l’immagine e preservarne i valori e i principi, ho deciso, nel pieno rispetto del nostro metodo, di non concedere l’utilizzo del simbolo alla lista di Genova con candidata sindaco Marika Cassimatis” del blog di Grillo, secondo il quale “molti” esponenti della sua lista “hanno ripetutamente e continuativamente danneggiato l’immagine del MoVimento 5 Stelle”.
  
   L’ex candidata aveva anche ritenuto lesive alcune dichiarazioni di Di Battista secondo le quali “ci sono persone non in linea con la nostra lotta” e che, “piuttosto che correre il rischio di ritrovarseli nel gruppo misto qualche settimana dopo, si prende questa decisione”. Grillo nei giorni scorsi aveva depositato una memoria nella quale sosteneva il suo diritto di critica, ritenendo quelle considerazioni non diffamanti. Sara’ ora un gip a valutare se accogliere la richiesta del pm Walter Cotugno. Cassimatis può opporsi alla archiviazione. 

Fonte: http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2017/04/14/m5s-la-procura-chiede-larchiviazione-per-grillo-e-di-battista-_20202166-413d-4719-abe3-03c36312d2ed.html

Photo by fabiolopiccolo: ++ ULTIM’ORA ++ M5S: la procura chiede l’archiviazione per Grillo e Di Battista

   La procura di Genova ha chiesto l’archiviazione per Beppe Grillo e il deputato Alessandro Di Battista, indagati per diffamazione dopo la querela sporta dalla candidata sindaco Marika Cassimatis. La professoressa aveva denunciato il comico e il deputato per alcune frasi pubblicate sul blog il 17 marzo scorso, all’indomani dell’annullamento delle comunarie che l’avevano scelta come candidata a sindaco, e per una intervista rilasciata al Corriere.    

   In particolare Cassimatis contestava la frase “In qualita’ di garante del MoVimento 5 Stelle, al fine di tutelarne l’immagine e preservarne i valori e i principi, ho deciso, nel pieno rispetto del nostro metodo, di non concedere l’utilizzo del simbolo alla lista di Genova con candidata sindaco Marika Cassimatis” del blog di Grillo, secondo il quale “molti” esponenti della sua lista “hanno ripetutamente e continuativamente danneggiato l’immagine del MoVimento 5 Stelle”.
  
   L’ex candidata aveva anche ritenuto lesive alcune dichiarazioni di Di Battista secondo le quali “ci sono persone non in linea con la nostra lotta” e che, “piuttosto che correre il rischio di ritrovarseli nel gruppo misto qualche settimana dopo, si prende questa decisione”. Grillo nei giorni scorsi aveva depositato una memoria nella quale sosteneva il suo diritto di critica, ritenendo quelle considerazioni non diffamanti. Sara’ ora un gip a valutare se accogliere la richiesta del pm Walter Cotugno. Cassimatis può opporsi alla archiviazione. 

Fonte: http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2017/04/14/m5s-la-procura-chiede-larchiviazione-per-grillo-e-di-battista-_20202166-413d-4719-abe3-03c36312d2ed.html

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Caso Consip. L’editoriale odierno di Travaglio che farà incazzare Renzi e PD

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venerdì 14 aprile 2017

Venerdì 14/04/2017 di Marco Travaglio

Ogni tanto, per farsi quattro risate, è bene prendere sul serio le balle di Renzi e dei suoi leccapiedi e provare a ricostruire la storia, anzi la cronaca (data la statura degli omuncoli) come la raccontano loro. Noi continuiamo a pensare che il caso Consip sia andato così.
L’imprenditore Romeo vuole una fetta del più grande appalto d’Europa e, per partire avvantaggiato (o non svantaggiato) alla Consip, paga mazzette a un dirigente e si fa raccomandare da Tiziano Renzi&Carlo Russo (i quali, già che ci sono, spingono pure una ditta cara a Verdini) in cambio ai due dà una lauta ricompensa (30 mila euro al mese per T. e 5 mila euro a bimestre per C.R.). Purtroppo, indagando su un appalto di Romeo al Cardarelli di Napoli, il pm Woodcock e gli uomini del Noe scoprono la tresca e iniziano a investigare su Consip. Complice un decreto del governo Renzi, approvato in fretta e furia a ferragosto, che impone agli ufficiali di polizia giudiziaria di informare delle indagini i vertici dei rispettivi corpi, i comandi dell’Arma sanno tutto e, preoccupati per il governo che li ha nominati, corrono ad avvertire il Giglio Magico, che avvisa la Consip, che fa sparire le cimici, mentre i pedinatori e intercettatori vengono pedinati e intercettati e sospettano – horribile dictu – i servizi segreti. L’inchiesta è rovinata prima che parta il grosso delle mazzette. Ma gli inquirenti interrogano l’ad di Consip Marroni sulle soffiate e quello fa i nomi dei quattro presunti soffiatori: Del Sette, Saltalamacchia e Lotti, che negano; più il presidente di Publiacqua Vannoni, che conferma. Tutti indagati per favoreggiamento e rivelazione di segreti. Quando la Procura di Roma eredita il fascicolo, indaga Tiziano e Russo per traffico d’influenze e fa arrestare Romeo per corruzione. Poi, fra migliaia di pagine di atti, salta fuori un nome sbagliato e il capitano Scafarto viene indagato per falso, così tutti parlano di lui e nessuno parla più degli indagati per le sue indagini.
A noi questa ricostruzione, alla luce degli atti, pare piuttosto logica. Ma, a scelta, c’è anche quella dei renziani. Tenetevi la mandibola per evitare di sganasciarvi e immaginate come sarebbero andate le cose se avessero ragione loro. Romeo è un onesto e irreprensibile imprenditore che ogni dieci anni finisce sotto inchiesta o in carcere: dunque mai e poi mai pagherebbe mazzette. S’incontra e parla spesso con Russo, amicone di Tiziano e di tutta la famiglia Renzi, ma solo perché anche lui è devoto alla presunta Madonna di Medjugorje. Russo, noto millantatore, discute di appalti Consip sia con lui sia con Marroni.
E parla sempre a nome di Tiziano, che però mai l’ha autorizzato a farlo, visto che mai un galantuomo del suo calibro interferirebbe negli appalti Consip. Romeo, noto sprovveduto, la cui fanciullesca ingenuità è ormai leggendaria nell’ambiente, non s’informa per capire se dietro il carneade 33enne di Scandicci si muova davvero il padre del premier: si fida sulla parola, perde ore e ore a parlarci di appalti, poi annota in due appunti l’intenzione di buttare un sacco di soldi dalla finestra per ricompensare una persona che per lui non vuol fare nulla (T. con 30 mila euro al mese) e un’altra che, anche volendo, non potrebbe fare nulla (C.R. con 5 mila a bimestre). Pure Marroni parla più volte di appalti con Russo come se rappresentasse Tiziano, senza mai chiedere ai renziani che l’han messo lì chi rappresenti quel traffichìno. Marroni incontra anche Tiziano, ma solo perché quello vuole piazzare una statua della presunta Madonna di Medjugorje all’ospedale pediatrico di Firenze e si sa come sono queste statue: o si muove la Consip o niente. Ignaro di tutto, a Rignano sull’Arno, babbo Renzi si gode i meritati successi di self-made-man (una società fallita, altre in cattive acque): mai si sognerebbe di approfittare della parentela col premier. Ma purtroppo c’è chi trama contro di lui. Il capitano del Noe? Non ancora: una sfilza di amici suoi e di suo figlio. Lo avvertono che c’è un’indagine a Napoli su Romeo, che lui non conosce. Ma, anziché farsi una risata, si preoccupa, smette di parlare con gli amici se non nel bosco e spegne il cellulare.
Intanto il governo del figlio ha infilato nel decreto sulla Forestale l’obbligo per gli ufficiali di polizia giudiziaria di avvertire delle indagini che fanno i vertici dei rispettivi corpi. Ma il fatto che i vertici dell’Arma vengano subito informati dell’indagine Consip non c’entra: li ha avvisati l’arcangelo Gabriele, apparso nottetempo come ai bei tempi. E – ma questa è solo un’altra coincidenza – vengono subito avvertiti anche i sospettati del caso Consip. Il capitano Scafarto del Noe se ne accorge ed essendo un manigoldo o un pazzo, si fa l’idea di essere pedinato. E lo mette nero su bianco nell’informativa ai pm, per incastrare non solo Tiziano, ma anche il figlio premier. Intanto un nugolo di renziani doc, che devono la loro carriera a Renzi, si divertono un mondo a inventare calunnie per inguaiare suo padre e i renziani Lotti, Del Sette e Saltalamacchia nello scandalo Consip. Gli aspiranti suicidi sono Marroni, Vannoni e persino il sindaco pd di Rignano Lorenzini, che ci guadagna subito la non ricandidatura. E qui entra in scena quella volpe di Scafarto, detto The Fox: non contento delle accuse raccolte (sotto tortura, si presume) da Marroni, Vannoni e Lorenzini, e pure dal commercialista del Pd Mazzei a proposito di un incontro Romeo-Tiziano in una bettola romana, pensa bene di attribuire a Romeo una frase di Bocchino: l’astuto capitano inverte i due nomi solo nell’informativa, ma non nella trascrizione del colloquio, così aiuta i pm a smascherarlo e a incastrarlo. Quindi è ufficiale: non è successo niente. E gli asini volano.

Marco Travaglio replica a Matteo Renzi e lo massacra in modo leggendario.

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giovedì 13 aprile 2017

Marco Travaglio REPLICA a Matteo Renzi
” Con grave sprezzo del ridicolo, il signor Matteo Renzi a Ottoemezzo tenta di spostare l’attenzione dalle indagini – che coinvolgono suo padre e vari suoi amici – sul Fatto Quotidiano, che ha l’unico torto di raccontarle.
Con grave sprezzo della verità, il signor Renzi sostiene che mi sarei sottratto a un’udienza di conciliazione nella causa civile intentata da suo padre al Fatto Quotidiano e al sottoscritto per alcuni articoli che riferivano spiacevoli (per lui) verità: si trattava invece di un’udienza di comparizione delle parti, che richiedeva esclusivamente la presenza degli avvocati.
Con grave sprezzo del diritto, infine, il signor Renzi dimostra una scarsissima conoscenza della giurisprudenza (in cui peraltro risulterebbe laureato), asserendo che io sarei “scappato” dal Tribunale di Firenze. Si informi presso i suoi avvocati o si trovi qualcuno che capisca di leggi e scoprirà che nelle cause civili non è prevista la presenza dei denunciati, ma solo dei loro avvocati, trattandosi di processi che si celebrano in camera di consiglio sulla base di atti scritti.
Ho una lunga esperienza di cause civili, intentatemi da personaggi ben più preoccupanti di lui e del suo babbo, per esempio dal suo co-riformatore costituzionale Silvio Berlusconi, che a suo tempo ci provò più volte e uscì regolarmente sconfitto. Non ho avuto paura dei Berlusconi, dei Dell’Utri, dei Previti, figurarsi se mi spaventano le minacce di questo bulletto e della sua famigliola.
Quando sarà denunciato da me e dal Fatto Quotidiano, da lui diffamato ieri come “Falso quotidiano”, non mi meraviglierò della sua assenza dal Tribunale né lo accuserò di “scappare“: preferirò credere che abbia finalmente deciso di mantenere la leggendaria promessa di ritirarsi a vita privata in caso di sconfitta al referendum costituzionale. Sconfitta che, casomai gli fosse sfuggita, si è verificata il 4 dicembre scorso. ”

IL BABBO DI RENZI? LEGGI CHE “BRUTTA PERSONA”! PARLA L’IMPRENDITORE CHE LO HA DENUNCIATO PER NON AVER PAGATO I DEBITI CONTRATTI CON LUI. ECCO DA CHI HA IMPARATO IL CODARDO DI PALAZZO CHIGI

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L’INDAGINE SUL PADRE DI RENZI A GENOVA RESTA IN PIEDI PER UN DEBITO DA 1750 EURO – IL GIP HA DECISO DI FAR CELEBRARE UN PAIO DI UDIENZE PER APPROFONDIRE IL CASO, ANCHE CON L’AIUTO DI UN PERITO COMMERCIALISTA

A dare al Gip l’occasione per approfondire i fatti è stata l’opposizione all’archiviazione presentata da un tignoso creditore, Vittorio Caporali – Caporali tra l’1 gennaio 2003 e il 24 agosto 2005 ha ospitato a Genova in un locale di tre vani di proprietà della Genova press gli uffici della Chil post. Quando l’amministratore riconsegnò le chiavi, lasciò dietro di sé locali semidistrutti…

Giacomo Amadori per “Libero Quotidiano”

Per un debito di 1.750 euro Tiziano Renzi, il babbo del premier Matteo resta indagato a Genova. E pensare che appena quattro giorni fa il presidente del Consiglio in visita nel capoluogo ligure aveva fatto una piccola invasione di campo e rimarcato la richiesta di proscioglimento per il genitore da parte della procura.

Infatti i pm genovesi a marzo avevano proposto l’archiviazione per Renzi senior, inquisito per la bancarotta fraudolenta della sua vecchia società di marketing editoriale, la Chil post srl. Ma il gip Roberta Bossi, forse sentendosi tirata per la toga, non ha accolto la richiesta e ha deciso di far celebrare almeno un paio di udienze per approfondire il caso, anche con l’ausilio di un perito commercialista.

A darle l’occasione una decina di giorni fa è stata l’opposizione all’archiviazione presentata da un tignoso creditore, il settantacinquenne Vittorio Caporali. L’imprenditore, cremonese di origine, ma genovese d’adozione, è il titolare della Genova press, società specializzata nella distribuzione di giornali.

Nella memoria preparata dall’avvocato Ernesto Rognoni sono illustrati i motivi dell’opposizione all’archiviazione. Caporali tra l’1 gennaio 2003 e il 24 agosto 2005 ha ospitato a Genova in un locale di tre vani di proprietà della Genova press gli uffici della Chil post. Quando l’amministratore riconsegnò le chiavi, secondo Caporali, lasciò dietro di sé locali semidistrutti.

Nel 2006 la Genova press si rivolge al giudice per chiedere il risarcimento dei danni. Per il proprietario gli affittuari asportarono le pareti divisorie, danneggiarono il controsoffitto «rendendolo inservibile», distrussero l’impianto elettrico e telefonico e abbandonarono «materiale ingombrante e inutilizzabile». Nel primo grado il giudice dà ragione a Renzi, ma la Corte d’appello, nel maggio del 2012, riforma parzialmente la sentenza.

A fronte di un risarcimento richiesto di 5.900 euro ne concede 1.750 (per le pareti divisorie usate), a cui aggiunge rivalutazione monetaria, interessi e spese legali. Nel frattempo la Chil post ha cambiato padrone e dalla famiglia Renzi è stata ceduta a Mariano Massone (ufficialmente l’intestatario delle quote è il padre settantacinquenne Gian Franco), ex collaboratore genovese di Tiziano. I nuovi titolari, però, non hanno intenzione di risarcire i numerosi creditori e nel febbraio del 2013 dichiarano il fallimento.

A questo punto l’avvocato Rognoni si rivolge al curatore fallimentare per la restituzione di 4.900 euro. Nel marzo del 2014 Renzi senior, Massone e l’ultimo amministratore, Antonello Gabelli, vengono iscritti sul registro degli indagati per bancarotta fraudolenta. Un anno dopo i pm genovesi ritengono «insufficienti» le prove contro Tiziano e ne chiedono l’archiviazione. Ma Caporali, come detto, non ci sta.

Secondo lui i danni vennero causati quando alla guida della Chil post c’era Tiziano Renzi e adesso festeggia il rinvio del proscioglimento: «Il giudice era da marzo che aveva le carte su tavolo, ma ha deciso dopo la presentazione della nostra memoria. Forse non aspettava altro che la mossa di un creditore per proseguire le indagini, nonostante le pressioni che avrà certamente sentito».

Signor Caporali non ce l’avrà mica con Matteo Renzi?

«Ho votato Grillo, Lega e Berlusconi, mai il Pd o la sinistra. Ma nel mio caso il figlio non c’entra nulla. Io ce l’ho con il padre. Mi ha portato via il porta a porta del Secolo oltre alle pareti dell’ufficio e mi ha distrutto gli impianti elettrici».

 Non le è proprio simpatico…

«Pensi che quando firmammo il passaggio della distribuzione dei giornali non volle andare dal commercialista e mi disse: “Lo faccia venire da noi, io non mi muovo”. Il personaggio è questo».

Però per gli inquirenti il vero responsabile delle disavventure della Chil post è Massone.

«Quell’uomo è un delinquentello. Con la sua ditta curava per me la consegna a domicilio del giornale. Una volta ha minacciato un sciopero e io gli ho dovuto dare 25 milioni di lire sull’unghia perché altrimenti il Secolo XIX non sarebbe stato distribuito».

Questo accadeva il 30 settembre del 2002 e alla fine dello stesso anno il quotidiano genovese tolse l’appalto alla Genova Press.

«Lo assegnarono a Renzi senior (il figlio all’epoca era uno dei soci ndr) che aveva assunto il cognato dell’ex amministratore delegato del giornale».

E Massone?

«Rimase a lavorare con Tiziano e mi risulta che i due abbiano condiviso anche altre avventure imprenditoriali. È per questo che non accetto che il babbo del premier venga considerato estraneo a quanto mi è accaduto».

FONTE

http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/indagine-padre-renzi-genova-resta-piedi-debito-1750-102401.htm

Photo by fabiolopiccolo:

Banche, istruttoria Antitrust su Intesa, Unicredit e Bnl: “Modalità aggressive per indurre clienti a accettare anatocismo”

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Il sospetto è anche che abbiano continuato ad applicare gli interessi sugli interessi fino all’entrata in vigore del decreto che ha ribadito il divieto salvo autorizzazione preventiva del titolare del conto. L’autorità ha fatto ispezioni nelle sedi degli istituti insieme al Nucleo speciale della Guardia di Finanza

La pratica delle banche di far pagare ai clienti interessi sugli interessi finisce sotto la lente dell’Antitrust. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha aperto tre istruttorie su Intesa Sanpaolo, Unicredit e Bnl per presunte pratiche commerciali scorrette legate proprio a quello che in gergo si definisce anatocismo bancario. I suoi funzionari hanno eseguito martedì ispezioni nelle sedi degli istituti, con l’ausilio del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza.
Il sospetto, da provare, è che fino all’entrata in vigore dell’articolo 17-bis del decreto 18/2016, che ha ribadito il divieto di anatocismo salvo autorizzazione preventiva del cliente, le tre banche abbiano continuato ad applicare l’anatocismo nonostante l’espresso divieto contenuto nella legge di stabilità 2014. Dopo la riforma del 2016, i tre istituti avrebbero poi adottato – secondo l’ipotesi che l’authority dovrà ora verificare – “modalità aggressive” per indurre i propri clienti consumatori a dare l’autorizzazione all’addebito su conto degli interessi sugli interessi, appunto. Tutto questo configurerebbe una violazione del Codice del consumo.
Lo scorso ottobre sono entrate in vigore le nuove norme sull’anatocismo contenute nel decreto del ministro dell’Economia dell’agosto 2016 in attuazione del Testo unico bancario. In generale, secondo il decreto, “gli interessi debitori maturati non possono produrre interessi, salvo quelli di mora“. Che diventano esigibili dal creditore l’1 marzo dell’anno successivo a quello in cui sono maturati. Per i contratti già in corso, però, era previsto che dovesse essere richiesta l’autorizzazione del cliente all’addebito.

UNA MONTAGNA DI SOLDI IN LUSSEMBURGO E ISRAELE: ECCO IL “TESORO” DI MATTEO RENZI, REGALATO IN QUESTI ANNI DAI SUOI “PADRONI”

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martedì 11 aprile 2017

Il premier Matteo Renzi oggi salirà al Colle per confrontarsi con il Capo dello Stato sulle nomine dei vertici militari. La partita delle nomine è fondamentale, per sbloccare la casella a cui tiene di più, quella dell’intelligence informatica, di Marco Carrai. Ma chi c’è dietro Carrai? Quali sono i suoi soci? E soprattutto: perché Renzi non può rinunciare alla sua nomina? La risposta è proprio nella rete di rapporti, soldi e uomini, legati a doppio filo con Carrai. Una rete che il Fatto Quotidiano è in grado di rivelare. Grandi imprenditori delle infrastrutture pubbliche, consiglieri di Finmeccanica, capi di importanti gruppi bancari, ex agenti dei servizi segreti israeliani, uomini legati ai colossi del tabacco. Oltre al solito fedelissimo renziano Davide Serra, finanziere trapiantato a Londra e creatore del fondo Algebris. Persino un commercialista accusato di riciclaggio.

Una rete che si snoda intorno a Carrai proprio dal 2012: negli stessi giorni in cui Renzi avvia la scalata al Pd e poi al governo. Una rete che arriva sino a oggi, alla Cys4, la società di Carrai per la cybersicurezza. La stessa società a cui il governo si è aggrappato per giustificare le competenze di “Marchino”, come lo chiamano gli amici, per guidare il comparto dell’intelligence. Persino il ministroMaria Elena Boschi ne ha dovuto rispondere in aula. Eppure, è proprio la presenza sul mercato della Cys4 a rendere Carrai un uomo in pieno conflitto di interessi.


Quell’estate calda in Lussemburgo. Torniamo quindi al giugno 2012. Renzi annuncia la sua candidatura alle primarie contro Pier Luigi Bersani. Due mesi dopo Carrai vola in Lussemburgo. È il primo agosto. Il Richelieu del premier crea una società, la Wadi Ventures management capital sarl, con poche migliaia di euro e un pugno di soci. C’è la Jonathan Pacifici & Partners Ltd, società israeliana del lobbista A Carrai e Pacifici si uniscono la società Sdb Srl di e i manager e . I cinque della Wadi Sarl sono gli stessi che oggi controllano il 33 per cento della Cys4, la società di intelligence di Carrai. Un dato che in questa storia non bisogna mai dimenticare. Ma perché Carrai crea in Lussemburgo la Wadi sarl? La risposta arriva dalle visure camerali lussemburghesi. Fine principale: sottoscrivere e acquisire le , omonima e sempre lussemburghese, che in quel momento ancora non esiste: . Nasce nel novembre 2012. Renzi è in piena campagna elettorale. Il 27 novembre l’amico Serra, già finanziatore della Fondazione Big Bang di Renzi, versa i primi 50 mila euro nella Wadi Sca. E nelle stesse settimane Carrai, in Italia, pone le basi della futura Cys4.

A Carrai e Pacifici si uniscono la società Sdb Srl di Vittorio Giaroli e i manager Renato Attanasio Sica eGianpaolo Moscati. I cinque della Wadi Sarl sono gli stessi che oggi controllano il 33 per cento della Cys4, la società di intelligence di Carrai. Un dato che in questa storia non bisogna mai dimenticare. Ma perché Carrai crea in Lussemburgo la Wadi sarl? La risposta arriva dalle visure camerali lussemburghesi. Fine principale: sottoscrivere e acquisire le partecipazioni di un’altra società, omonima e sempre lussemburghese, che in quel momento ancora non esiste: Wadi Ventures Sca. Nasce nel novembre 2012. Renzi è in piena campagna elettorale. Il 27 novembre l’amico Serra, già finanziatore della Fondazione Big Bang di Renzi, versa i primi 50 mila euro nella Wadi Sca. E nelle stesse settimane Carrai, in Italia, pone le basi della futura Cys4.

Il 26 ottobre “Marchino” crea l’embrione della sua futura creatura, quella dedita alla cybersecurity, e che vede Renzi, proprio oggi, impegnato ad affidargli il settore informatico della nostra intelligence.

La ramificazione israeliana. L’embrione della Cys4 si chiama Cambridge management consulting labs. È una società di consulenza aziendale, iscritta alla Camera di commercio il 6 novembre, un mese prima delle primarie. I soci della Cambridge? Gli stessi della Wadi Sarl lussemburghese. Che così controllano anche la cassaforte Wadi Sca. Nella quale, dopo Serra, entra la Fb group Srl, di Marco Bernabé, già socio della Cambridge.

Stessi uomini, società diverse, che dal Lussemburgo portano anche in Israele. Bernabè è socio di un’altra Wadi Ventures, con sede a Tel Aviv, al 10 di Hanechoshet street. È la stessa sede israeliana dell’italianissima Cambridge. Il 2 dicembre Renzi perde le primarie. Le società lussemburghesi legate a Carrai conquistano invece nuovi soci. Non dimentichiamo la squadra: gli uomini della Cambridge, sono gli stessi della Wadi sarl, che controlla la Wadi Sca. E in pochi mesi arriva un altro milione. Con quali soci?

A marzo 2013, nel capitale sociale, entra la Equity Liner con 100 mila euro, creata nel 2006 da tre società (Global Trust, Finstar Holding srl, Regent Sourcing Ltd) rappresentate da AnnalisaCiampoli. La Finstar Holding, è del commercialista e faccendiere romano Bruno Capone. La signora Ciampoli, pur non essendo indagata, è definita, in alcuni atti d’indagine – quelli su un’associazione per delinquere dedita al riciclaggio transnazionale – la collaboratrice di Capone. Capone, invece, è indagato dalla Procura di Roma per riciclaggio in relazione a ingenti trasferimenti di denaro in Lussemburgo che non riguardano la Wadi.

Nel marzo 2012, dunque, il nuovo socio del gruppo di Carrai è un presunto riciclatore, tuttora indagato. Sei mesi dopo, la Equity Liner riconducibile a Capone, viene venduta a un’altra società, la Facility Partners Sa. E Renzi torna a candidarsi per le primarie.

Signori del tabacco e delle banche. In quei mesi, la lobby del tabacco è impegnata nella battaglia sulle accise. Il collegato alla Legge di stabilità prevede un aumento di 40 centesimi sui pacchetti più economici. L’operazione però salta. Renzi in quel momento non è ancora al governo. Ma è in corsa per le primarie, stavolta può vincere. Il presidente della Manifattura italiana tabacco, in quel momento, si chiama Francesco Valli. È lo stesso Valli che, fino al 2012, è stato a capo della British American Tobacco Italy. Non è di certo un uomo legato al Pd. Anzi. Presiede per tre anni, dal 2009 al 2012, la Fondazione Magna Charta creata dal senatore allora Pdl Gaetano Quagliarello. È lui il prossimo uomo ad aprire il portafogli. È il nuovo socio della Wadi Sca e del gruppo Carrai. Che la lobby della nicotina avesse finanziato Renzi, attraverso la fondazione Open, diventa noto nel luglio 2014, quando la British American Tobacco versa 100mila euro. Il Fatto può rivelare che l’interesse della lobby risale a un anno prima: tra aprile e settembre, Valli versa 150 mila euro alla Wadi Sca, diventando anch’egli socio di Carrai e Serra. Valli, contattato dal Fatto, ha preferito non commentare.

In pochi giorni si aggiunge anche Luigi Maranzana, che acquista azioni per 100 mila euro. È lo stesso Maranzana che oggi riveste la carica di presidente della Intesa San Paolo Vita, ramo assicurativo del gruppo bancario guidato da Giovanni Bazoli. Interpellato, non se n’è accorto: “Socio di Carrai e di Serra? Non ne so niente, Carrai non lo conosco, sono sempre stato lontano dalla politica – risponde al Fatto –. Ho solo fatto un investimento”. Chi gliel’ha suggerito? Clic.

Alla fine del 2013, quando Renzi diventa segretario del Pd e si avvicina a scalzare Enrico Letta, è il caso di fare qualche conto. Nella Wadi Sca, in un solo anno, sono entrati un milione e 50 mila euro e cinque nuovi soci. A controllare il tutto c’è Carrai. Non solo. Gli stessi soci di Carrai in Lussemburgo – Moscati, Bernabé, Pacifici, Sica e Giaroli – sono già attivi da un anno, in Italia, nella Cambridge, che a fine 2013 matura un utile di appena 46 mila euro. È destinato a salire vorticosamente nell’anno successivo. Quando Renzi diventa premier. Ed è proprio il 2014 a segnalare le novità più interessanti sul fronte lussemburghese.

Nominato in Finmeccanica, arriva il nuovo socio. Nella primavera del 2014, dopo aver conquistato la segreteria del Pd e varcato la soglia di Palazzo Chigi, Renzi è già impegnato nella sua prima tornata di nomine per le aziende di Stato. E nel cda di Finmeccanica entra un uomo che l’ha sostenuto sin dall’inizio: Fabrizio Landi, esperto del settore bio-medicale, tra i primi finanziatori della Leopolda con 10 mila euro. “Ma lei pensa che con 10 mila euro ci si compra un posto nella società più tecnologica del Paese?”, dice Landi all’Huffington Post. In effetti, tre mesi dopo la sua nomina in Finmeccanica, Landi versa altri 75 mila euro comprando altrettante azioni della Wadi Sca.

Non è l’unico a incrementare il capitale della Wadi e, soprattutto, a diventare socio del gruppo legato a Carrai. C’è anche un importante imprenditore che, proprio in quelle settimane, fatica a farsi ascoltare dall’ex ministro per le Infrastrutture, Maurizio Lupi, nonostante gestisca appalti pubblici per miliardi. Il suo nome è Michele Pizzarotti, costruttore.

“Sostegno all’estero” per l’uomo delle strade. Ad aprile Pizzarotti ha un problema: riuscire a parlare con l’ex ministro Maurizio Lupi. Per riuscirci, deve passare attraverso tale FrancoCavallo, detto “zio Frank”, amico di Lupi, che organizza tavoli con visione del ministro, annesso dialogo e strette di mano, in cene da 10mila euro: “Inizia alle 7? A che ora finirà? Si cena in piedi?”, chiede Pizzarotti a “zio Frank”, il 19 marzo 2014, annunciandogli la sua presenza. Dodici giorni dopo – il primo aprile 2014 – “zio Frank” gli fissa un appuntamento telefonico con Emanuele Forlani, della segreteria di Lupi, ma l’aggancio non funziona. “Mi ha detto ‘devo vedere’…”, spiega Pizzarotti a zio Frank, “per l’amor di Dio sarà impegnatissimo, però, ragazzi, stiamo parlando di un’impresa che ha in ballo 4 miliardi di opere bloccate per motivi burocratici assurdi”. Ecco, nell’aprile 2014, Pizzarotti ha un problema: tenta di parlare con Lupi perché vede le sue “opere bloccate per assurdi motivi burocratici”. Cinque mesi dopo, versa 100 mila euro in Lussemburgo, alla Wadi Sca, diventando socio degli uomini più vicini a Renzi. Eppure il business delle start up non è mai stato il suo core business. Due mesi dopo questo versamento Renzi è a Parma, nell’azienda Pizzarotti, dove lo accolgono il patron Paolo con i figli Michele ed Enrica: “Occorre far ripartire l’edilizia”, dice davanti alle tv, “il governo vuol sostenere le imprese italiane all’estero”.

Di certo, in quel momento, c’è che è proprio Pizzarotti a sostenere un’azienda all’estero, per la precisione la Wadi sca. Contattato dal Fatto, l’imprenditore spiega che i problemi sono rimasti anche con l’arrivo al posto di Lupi di Graziano Delrio che però, a differenza del predecessore, almeno l’ha ricevuto. “Ci ha accolto, sì, ma senza alcun vantaggio per i nostri lavori”. Chi l’ha invitata – chiediamo – a investire nella Wadi? “Pacifici. Non sapevo fosse controllata da Carrai”. E sono due. Poi aggiunge: “L’ho scelta perché investe in start up in Israele, Paese più innovativo assieme alla California, dove peraltro la mia impresa lavora, nella convinzione di fare un affare azzeccato. Pacifici mi invia periodicamente report sull’andamento dei nostri investimenti”. E Israele, in questa storia, è davvero centrale.

Dal Mossad agli affari. Alla Wadi Sarl, nell’estate del 2014, si aggiunge un’altra società, la Leading Edge, riconducibile a Reuven Ulmansky, veterano della unità 8200 dell’esercito israeliano, creata nel 1952, equivalente alla National security agency (Nsa) degli Usa, dedita da sempre alla guerra cibernetica e alla “raccolta dati” per l’intelligence israeliana. Ulmansky è socio di Carrai e degli stessi uomini che, pochi mesi dopo, nel dicembre 2014, partecipano con il 33 per cento alla neonata Cys4 che, guarda caso, vanta tre sedi in Italia e una a Tel Aviv.

Chi sono i soci della Cys4? Per il 33 per cento, appunto, sono Sica, Moscati, la Fb di Bernabè, Pacifici e Carrai. Quali sono i soci della lussemburghese Wadi Sarl? Sica, Moscati, Bernabé, Pacifici, Carrai. E Sica, Moscati e Carrai, amministrano la cassaforte Wadi sca, dove hanno investito i loro soldi Serra, il futuro capo di San Paolo Vita, Maranzana, il futuro consigliere di Finmeccanica Landi, l’uomo della lobby del tabacco Valli, il grande imprenditore Pizzarotti.

Con i nuovi soci si cresce. Il 30 novembre 2014 la società porta il capitale a 1,5 milioni e delibera aumenti fino a 3 milioni. Gestiti dagli stessi uomini che controllano, attraverso la Cambridge, il 33 per cento della Cys4. E sul fronte italiano? La Cambridge, amministrata dallo stesso gruppo, nel 2014 vede esplodere l’utile da 46 mila euro a 1,5 milioni.

Ieri Il Fatto ha contattato Carrai, che ha preferito non rispondere alle nostre domande. È per lui che il premier Renzi sta ridisegnando l’intelligence del Paese, ridistribuendo poteri e rischiando disequilibri e frizioni con il Quirinale. Il tutto solo per creare un ruolo chiave da assegnare a Marco Carrai.

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/21/carrai-la-rete-occulta-dello-007-di-renzi-tra-soldi-allestero-e-faccendieri/2566729/