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BRINDISI – E’ destinato a far discutere il contenuto della puntata di Report, nota trasmissione d’inchiesta in onda su Rai tre, la quale ieri sera si è occupata della spinosa questione del Tap, ovvero la condotta sottomarina che la società Pipeline costruirà per collegare l’Azerbaijan a San Foca. Lo scopo? Rendere l’Italia meno dipendente dal gas russo. Tuttavia, i retroscena emersi nel corso della puntata hanno gettato ombre sulla già opaca situazione legata al gasdotto. Intanto è bene focalizzare l’attenzione sulla ratio e sull’utilità dell’intervento: scopo del gasdotto, come detto, è quello di far acquisire maggiore indipendenza dal gas russo. Il problema, però, è che l’Azerbaijan, di recente, ha richiesto del gas alla Russia. Sorge allora spontanea la domanda su come possa tale Paese rifornirci, se è esso stesso costretto a richiedere un approvvigionamento dalla Russia? Vi sono, inoltre, autorevoli fonti che preconizzano scenari poco felici, poiché, entro il 2023, l’Azerbaijan dovrebbe fare i conti con l’esaurimento dei giacimenti. Alla luce di tali dati, e dell’accordo turco-russo, i dubbi sull’inutilità dell’opera si fanno concreti. Altro aspetto inquietante emerge dai rapporti tra l’Italia ed il governo azero, il quale non brilla di certo in tema di diritti umani. Due gli aspetti sui quali incentrare l’attenzione: i rapporti tra gli europarlamentari italiani ed azeri; quelli tra il primo ministro azero e Renzi. Sul primo fronte, sono in corso delle indagini che riguardano l’europarlamentare italiano Volonté, il quale avrebbe intascato una mazzetta da 2,3 milioni di Euro dal collega azero Suleymanov, riconosciuto come lobbista per conto del suo governo. Scopo della mazzetta, garantirsi l’appoggio del gruppo dei conservatori all’interno del Consiglio Europeo in merito alla vicenda Strasser. Quest’ultimo aveva chiesto di poter accedere in Azerbaijan per redigere un rapporto sulla tutela dei diritti umani nella terra del gas. In Azerbaijan, infatti, vi sono 100 prigionieri politici, molti dei quali giornalisti, i quali hanno come unica colpa quella di avere assunto posizioni critiche verso il primo ministro Aliyev (al potere per via di brogli elettorali). Volonté, quindi, si è speso affinché i consiglieri votassero contro la Risoluzione “anti-Azerbaijan” presentata da Strasser; risultato in effetti raggiunto. Cosa c’entra il Tap con tutto questo? Presto detto. Da alcune mail intercorse tra Volonté ed il lobbista azero è spuntato il nome di Luigi Vitali, il quale, secondo Volonté, avrebbe potuto giocare un ruolo importante ai fini dei rapporti “commerciali” con l’Italia. Il coordinatore regionale di FI, da sempre favorevole all’approdo del gasdotto in Puglia, è stato interpellato nel corso dell’inchiesta, ed ha negato qualsivoglia coinvolgimento personale sulla vicenda, salvo confessare di aver ricevuto del caviale per Natale da Suleymanov. Resta il mistero sulla ragione per la quale Volonté abbia individuato proprio in Vitali un possibile alleato per futuri accordi. Stringendo ancor più il campo su Brindisi, un altro sospetto è venuto a galla. Come è risaputo, il Governatore Emiliano vuole spostare l’approdo del Tap da San Foca a Brindisi, onde evitare l’attraversamento di 55 Km di campagne presidiate da ulivi secolari: Brindisi, infatti, è obiettivamente più vicina all’allaccio nazionale della rete Snam, sito a Mesagne. Tale proposta ha incontrato il fermo “niet” del Governo, il quale non intende discutere la proposta del governatore pugliese. Su tale intransigenza potrebbero pesare i rapporti privilegiati tra Renzi e Aliyev, il quale, molto generosamente, ha finanziato importanti opere di restauro, come i fori romani e tanti altri monumenti di rilevante pregio artistico. Questo rapporto ricorda lontanamente quello tra Berlusconi e Blair, la cui solidità si riverberò sulla insistenza del Governo italiano verso la costruzione a Brindisi del Rigassificatore della British Gas. Anche in quel caso, per non far perdere tempo prezioso all’amico Blair, Berlusconi non volle sentire ragioni sulla possibilità di spostamento dell’impianto off-shore, ovvero fuori dal centro della città. Insomma, corsi e ricorsi storici che vedono l’Italia troppo spesso in posizione subalterna rispetto alle lobby mondiali, con governi sordi alle istanze dei territori, il cui unico fine è quello di compiacere i potenti di turno. Pare proprio che di questa storia se ne sentirà parlare ancora a lungo. Il dato certo è che, ancora una volta, la miopia tutta nostrana sta generando l’ennesimo scarabocchio. La lungimiranza, qui, non è proprio di casa.La trasmissione ‘Report’ scoperchia i misteri sul Tap: tirato in mezzo anche l’ex onorevole Vitali