LA RAI? E’ IL PARADISO DEI RACCOMANDATI! SAI CHIE ‘ QUESTA TIZIA? BIGNARDI LE HA APPENA REGALATO UNA TRASMISSIONE TUTTA PER LEI

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giovedì 30 marzo 2017

RAI DA CURARE – LA BIGNARDI ASSEGNA IL PROGRAMMA DI MEDICINA DI RAI3 ‘’TUTTA SALUTE’’ NELLE MANI DI ELSA DI GATI, MOGLIE DI CLAUDIO RIZZA, PORTAVOCE DEL MINISTRO DELLA SALUTE LORENZIN – E SU TWITTER ELSA DI GATI SI DIVERTE A FARE BATTUTE SUL CASO RAGGI E IL CONFLITTO D’INTERESSE CON ROMEO…

DAGOREPORT

All’interno del cda potrebbe essere sollevato un nuovo caso Bignardi. Qualcuno ha sussurrato ai consiglieri di opposizione che la direttora già nell’occhio del ciclone per l’attenzione rivolta agli artisti legati al suo ex manager Beppe Caschetto, avrebbe compiuto un altro passo falso, questa volta tutto politic0.

A capo della struttura dell’unico programma di medicina di Raitre, ‘’Tutta Salute’’, la direttore ha messo una signora che ha un conflitto d’interessi grande quanto una casa. Si tratta di Elsa Di Gati, ex conduttrice, promossa dalla Bignardi dirigente nell’autunno scorso. Della Di Gati non si conoscono opere giornalistiche passate alla storia, non ha fatto programmi memorabili ne ha una grande esperienza alle spalle  di gestione delle risorse. E allora perché promuoverla?

Nei giorni scorsi sul suo account Twitter Elsa Di Gati si è divertita a fare battute sul caso Raggi e il conflitto d’interesse con Romeo; polizze a sua insaputa etc.. Quelli dei 5 stelle lo hanno notato e hanno scoperto che anche lei di conflitti se ne intende. E’ la moglie di Claudio Rizza, portavoce del ministro della salute Beatrice Lorenzin.

Nella stessa struttura della Di Gati ricade anche ‘’Mi Manda Raitre’’ con le sue inchieste al servizio del consumatore. Sono due programmi di servizio, e i responsabili, ca va sans dire, dovrebbero essere cani da guardia del potere. Nei corridoi di Viale Mazzini dove la Di Gati si aggira, raccontano, con fare da papessa dispensando indulgenze per tutti, la domanda è questa: con quale serenità di giudizio la nuova dirigente di Tutta Salute e Mi Manda Raitre potrà autorizzare la messa in onda di un servizio ‘scomodo’ che per qualche motivo getta ombre sul ministero o sul ministro, di cui è portavoce il marito? E poi ancora: ma questa Rai non aveva fatto della distanza dalla politica la sua bandiera?

FONTE

DAGOSPIA

Street Food Festival 2017 ad Aversa

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Ad Aversa  da venerdì 31 marzo a domenica 2 aprile 2017, nell’isola pedonale di via Roma nel tratto antistante Porta Napoli, si svolgerà  la prima edizione di «Aversa Street Food Festival – Il viaggio dei Sapori» Organizzato da Streataly Il Viaggio Dei Sapori porterà ad Aversa i migliori Food Truck e le eccellenze dello Street Food che saranno per la prima volta nella città delle 100 Chiese.

Street Food Festival 2017 ad Aversa

Per questa prima edizione dell’Aversa Street Food Festival ci saranno patrocini importanti  come quello del Comune di Aversa, dell’Ente Autonomo del Volturno e  della Confesercenti di Aversa per una manifestazione che farà gustare ai partecipanti prodotti dolci e salati come arancine, baccalà fritto e ma anche tante altre cose buone dello street Food locale e nazionale in modo da accontentare tutti i partecipanti.

Ma nell’isola pedonale di Via Roma per tre giorni tra il 31 Marzo e il e 2 Aprile anche tanta musica, street art, animazione e anto buon cibo di strada. Nei 3 giorni aversani ci saranno degli tanti truck food, a partire dai classici Apecar ad originali e particolari mezzi vintage, che permetteranno di gustare il meglio delle tradizioni e dei prodotti gastronomici. Sono anche previste esibizioni di artisti di strada con musica ed anche delle particolari visite guidate alla bella città normanna, per far conoscere a tutti i partecipanti la storia e la bellezza del patrimonio artistico aversano.

 

«Cure sotto la soglia minima» Allerta della Lorenzin su 5 regioni

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Si tratta di Calabria, Molise, Puglia, Sicilia e Campania, tutte in Piano di rientro o commissariate.

I commissariamenti, spiega il ministro della Salute, «hanno migliorato
i conti ma non il livello delle cure garantite ai cittadini dal Servizio sanitario»

In cinque regioni non si raggiunge la «soglia minima» delle cure garantite ai cittadini dal Servizio sanitario, ovvero dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), «nonostante un miglioramento dei conti negli ultimi anni».
Lo afferma in un’intervista all’Ansa il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, anticipando i primi dati 2015 sull’attuazione dei Lea. Si tratta di Calabria, Molise, Puglia, Sicilia e Campania, 5 delle 8 regioni in Piano di rientro o commissariate: Piemonte, Abruzzo, Puglia e Sicilia sono in piano di rientro; Molise, Campania, Calabria e Lazio sono anche commissariate.
I commissariamenti, spiega il ministro, «hanno migliorato i conti ma non il livello delle cure».
Preoccupa la Campania

Il punteggio minimo da raggiungere per essere adempienti rispetto all’attuazione dei Livelli essenziali di assistenza, ha spiegato il ministro, «è 160 ma dai primi risultati del 2015, anche se non ufficiali, sono ancora sotto soglia la Calabria (147 punti), il Molise (156 punti), la Puglia (155 punti), la Sicilia (153 punti) e la Campania, con 99 punti». Il dato della Campania, ha sottolineato, «è davvero preoccupante perché, rispetto al 2014, dove la regione raggiungeva un punteggio di 139, nell’ultimo anno si è notato un calo di ben 40 punti». Ad aver peggiorato le performance rispetto al 2014, ha precisato, «sono anche Puglia, Molise e Sicilia».

Assistenza e screening

«Ogni regione ha le sue specifiche criticità, però in troppe regioni ci sono difficoltà nel potenziamento dell’assistenza territoriale. In particolare, nell’assistenza domiciliare, nel numero dei posti letto per l’assistenza residenziale, nell’assistenza ai disabili, nelle coperture vaccinali e negli screening del tumore al colon-retto, alla mammella e alla cervice uterina» ha aggiunto Beatrice Lorenzin, riferendosi alle 5 regioni che risultano, secondo i primi dati anticipati relativi al 2015, sotto la soglia minima di attuazione dei Livelli essenziali di assistenza.

Offerta vaccinale

Il ministro Lorenzin ha parlato anche dei vaccini, la cui offerta è stata ampliata grazie ai nuovi Livelli essenziali di assistenza. «L’offerta vaccinale gratuita rappresenta un’opportunità di salute per tutti i cittadini, perciò le differenze tra le regioni devono essere superate. Il nuovo piano vaccinale ha proprio l’obiettivo di eliminare queste differenze, con un’offerta vaccinale aggiornata e uniforme». È il contenuto di un messaggio inviato dal ministro in occasione della presentazione dell’instant book “Domande e risposte sui vaccini”, promosso dalla Società italiana di medicina generale, in collaborazione con Cittadinanzattiva. «I vaccini hanno cambiato il corso della medicina, affermandosi nel tempo come strumento fondamentale per la riduzione della mortalità e della morbosità», prosegue Lorenzin, all’indomani dell’allarme lanciato dall’Istituto Superiore di Sanità sul record dei casi di morbillo registrati in Italia nei primi mesi del 2017.

Aversa, Maria Grazia Mazzoni (M5S): “Con tutti i soldi che paghiamo per i rifiuti la città dovrebbe essere uno specchio”

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In discussione ieri, nel corso del Consiglio comunale di Aversa, i Tributi e il Piano Finanziario per la determinazione della Tari. Per quest’ultimo tributo, rispetto al 2016, si è avuto un incremento di circa 450mila euro. “Ciò – spiega la consigliera del Movimento 5 Stelle, Maria Grazia Mazzoni – è dovuto alla chiusura dell’Ecotransider e, quindi, a uno smaltimento dei rifiuti biodegradabili in altri siti più lontani e, paradossalmente, al fatto che nell’ultimo anno la differenziata è migliorata del 4% passando dal 48% al 52%. (più si differenzia più costa lo smaltimento). A questo aumento si devono aggiungere altre spese: 208mila euro per il contenzioso, 250mila circa per il costo del personale, che portano la cifra a 13.270.000 circa.

La consigliera Mazzoni in aula ha evidenziato che “le agevolazioni previste per la Tari, sono quasi tutte a vantaggio delle utenze domestiche (360mila su 400mila) penalizzando molto le attività produttive discriminate anche nella tabella delle nuove tariffe Tari per il 2017 (tutte aumentate del 6%). Dalla tabella, infatti, che assegna a ogni attività produttiva un coefficiente finale si evince chiaramente una disparità tra le varie categorie; le banche e gli istituti di credito, pagano per esempio, 10,67 mentre gli studi professionali e gli uffici il 15.84 e i banchi di mercato generi alimentari il 6,10. Si vede chiaramente che la tabella dovrebbe essere rivista”. A tal proposito la minoranza ha presentato emendamento, respinto dalla maggioranza, per la rivalutazione della tabella.

Infine, la pentastellata ha citato costo, previsto nel piano, di circa 45mila euro di macchina lavastrade e lavacassonetti: “Una ‘macchina invisibile’ che mai nessun aversano ha visto per le strade cittadine”, ha detto la consigliera.

“Negli atti non si evincono le percentuali d’imposta ancora da riscuotere (crediti esigibili) e quelli non più recuperabili. Ma forse questo aspetto sarà più chiaro nella discussione sul bilancio”, ha commentato Mazzoni, per poi sottolineare: “Con più di 13 milioni di spesa annuali per i rifiuti e l’igiene urbana, questa città dovrebbe essere uno specchio, chiunque si renderebbe conto che c’è qualcosa che non va”.

Aversa, Mazzoni (M5S): “Con tutti i soldi che paghiamo per i rifiuti la città dovrebbe essere uno specchio”

Presidenza del Consiglio, gli stipendi dei dirigenti. Chi sono i più pagati

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Ecco i super burocrati. Molti non hanno un incarico preciso e incassano più dei colleghi europei

Roma, 31 marzo 2017 – LA CARICA dei trecento. A tanto ammontano i grand commis di quello che, a ragione, può essere considerato, in rapporto ai dipendenti complessivi, il più grande «dirigentificio» pubblico del Paese: la Presidenza del Consiglio. Sono 27 solo i super-super burocrati, tra Segretariato generale e Dipartimenti: per capirci, all’Economia con lo stesso rango sono solo quattro. E praticamente tutti si portano a casa uno stipendio annuo da 200mila euro circa. Ma, come non bastasse, si contano circa altri 70 dirigenti di prima fascia, quelli che negli altri ministeri fanno i direttori generali, che si collocano sui 160-170mila euro l’anno. E a tutti questi si aggiungono altri 170 manager di seconda fascia, a quota 90-100mila euro. Retribuzioni lorde che, per i livelli «apicali» – come documentato dall’ex cacciatore di sprechi Carlo Cottarelli –, arrivano anche a 12 volte il reddito pro-capite italiano, quando in Germania non superano le 5 volte e in Francia le 6,5 volte le buste paga del lavoratore medio. Mentre, rispetto al Regno Unito, sono più elevate di almeno il 20-25%.

INSOMMA, una pletora di grand commis super-pagati, ai quali si sommano tutti gli altri dirigenti distaccati o assegnati alla Presidenza da altre amministrazioni o dall’esterno. Per non parlare degli alti e altissimi gradi ex militari nelle strutture di intelligence, dei consulenti, commissari straordinari e super esperti a go go nei molteplici comitati, strutture di missione e organismi tecnico-politici. E senza contare tutti gli staff e i gabinetti del Presidente del Consiglio, dei sottosegretari, dei ministri senza portafoglio: fanno comunque capo a Palazzo Chigi le strutture della Funzione pubblica, quelle delle Riforme e dei Rapporti con il Parlamento, come quelle dello Sport o delle Pari opportunità. 

Ma chi sono i big della Presidenza? E quanto si portano a casa di retribuzione e indennità varie?

AL VERTICE di Palazzo Chigi c’è, come segretario generale, Paolo Aquilanti, braccio destro da qualche anno di Maria Elena Boschi: già consigliere parlamentare, è stato nominato recentemente consigliere di Stato. La sua retribuzione? Sul sito, nella sezione «trasparenza», si legge «a titolo gratuito»: un ironico paradosso di qualche zelante funzionario, perché il dottor Aquilanti lo stipendio lo prende, eccome, ed è quello di magistrato amministrativo (ben oltre i 200mila euro). Sarebbe stato più corretto indicarlo nel suo effettivo ammontare. Come accade, invece, per i tre vice: Luigi Fiorentino e Salvatore Nastasi, che sfiorano i 213mila euro, mentre per Antonino Rizzo Nervo, uomo-Rai, approdato alla Presidenza con Paolo Gentiloni a gennaio scorso, si parla di 149 mila euro circa come «indennità di carica», senza specificare altro.

Arriva al tetto dei 240mila euro l’anno tondi tondi il numero uno della Protezione civile, Fabrizio Curcio. E attorno ai 200mila euro si collocano anche i cinque consiglieri parlamentari schierati a Palazzo Chigi: ci riferiamo a Marco Caputo, Annalisa Cipollone, Carla Ciuffetti, Cristiano Ceresani (anche lui arrivato a Piazza Colonna con la Boschi, essendo stato il suo capo dell’ufficio legislativo e oggi il Capo dell’Ufficio di segreteria del Consiglio dei Ministri) e Roberto Cerreto, nuovo capo del delicato Dipartimento degli Affari giuridici al posto di Antonella Manzione, l’ex guida dei vigili di Firenze, che a sua volta incassava circa 207mila euro per l’incarico.

SULLO STESSO LIVELLO si posizionano altri cinque Capi dipartimento di primo piano: Vincenzo Donato, Pia Marconi, Giovanni Roberto Marino, Antonio Naddeo, Ferruccio Sepe. Tutti gli altri dello stesso rango, però, non sono lontani: tra 200 e 202mila euro. Niente male nella top ten degli stipendi pubblici italiani e, soprattutto, europei.

di CLAUDIA MARIN

Ultimo aggiornamento: 30 marzo 2017

FINI, E’ CACCIA AL BOTTINO: SCOVATO UN ALTRO MILIONE DI EURO! ECCO DOVE L’AVEVA IMBOSCATO IL LADRONE PARASSITA

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giovedì 30 marzo 2017

C’è un lungo elenco di immobili e conti correnti della famiglia Tulliani nell’ordinanza di sequestro del giudice Simonetta D’Alessandro. Un patrimonio immobiliare cresciuto man mano che arrivavano i milioni dagli affari con il manager del gioco Francesco Corallo, non proprio un sistema raffinato di nascondere il denaro. Non erano solo case realmente abitate da Elisabetta Tulliani e Gianfranco Fini, oltre che dal cognato Giancarlo, ma anche messe a reddito, non di rado a nero. Come la macelleria halal Marconi in via Garbasso, a Roma, che fruttava alla proprietaria 1.400 euro al mese puliti puliti. In una casa in via Sardegna invece c’era un’inquilina, sempre a nero, funzionaria dell’ambasciata tedesca che pagava 2333 euro al mese di affitto. Di questi e altri introiti i finanzieri non avrebbero trovato traccia nelle dichiarazioni dei redditi degl indagati.

Niente immobili invece per l’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini. Dal suo conto corrente del Banco di Napoli nel 2014 ha prelevato un milione di euro, poi trasferito sul conto al Monte dei paschi di Siena. Quel denaro è stato poi investito da Fini in tre assicurazioni sulla vita: c’è una “proposta di polizza” da 95 mila euro datata 2 luglio e nello stesso giorno due polizze da 450 mila euro con le due figlie Carolina e Martina riportate come beneficiarie.

FONTE

LIBERO

11 settembre, le foto mai viste dell’attacco al Pentagono

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L’Fbi ha deciso di diffondere una serie di foto inedite che mostrano la devastazione al Pentagono dopo l’attacco dell’11 settembre 2001, in cui morirono 189 persone, i 64 passeggeri dell’aereo (inclusi i terroristi) e 125 persone che lavoravano all’interno dell’edificio. Le immagini sono state pubblicate nella sezione ‘FBI Records: The Vault’ del sito web del Bureau, con il titolo ‘9/11 Attacks and Investigation Images’. Nelle foto drammatiche si vedono i rottami dell’aereo dell’American Airlines che si schiantò contro l’edificio, e anche alcuni interni dell’edificio stesso, con i soccorritori già al lavoro.

Il Boeing 757 dirottato si schiantò sul Pentagono alle 9.43 (ora locale) dell’11 settembre 2001, colpendo il lato ovest dell’edificio. L’impatto danneggiò gravemente la struttura provocando anche un incendio: ai vigili del fuoco servirono giorni per domare le fiamme. Il commando che dirottò l’aereo era legato ad Al Qaeda. La commissione di indagine sull’11 settembre stimò che il volo fu dirottato tra le 08:51 e le 08:54, pochi minuti dopo che il primo aereo dell’American Airlines si schiantò contro le Torri Gemelle del World Trade Center di New York.

http://www.quotidiano.net/esteri/foto/pentagono-11-settembre-1.3004533?google_editors_picks=true

 

Dio salvi il Re (Sole)

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Lo abbiamo corteggiato per lunghi anni. Settimane e mesi in cui ci siamo goduti i suoi aneddoti a pranzo, divertendoci immensamente con le curiosità scientifiche, storiche, naturalistiche che riusciva a propinarci.

Oggi finalmente riusciamo a pubblicarlo. Siore e siori, il Bori.

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Questo non è il Bori ma Il Re Sole. E ora vi spieghiamo perchè.

 

Chi di voi non ha mai sentito parlare del Re Sole? All’anagrafe Luigi XIV di Borbone è noto ai più per la splendida Reggia Di Versailles e per il suo luminoso regno; un numero ancora maggiore di persone direbbe: “Ah si, buone, le pasticche del Re Sole”, ma qui facciamo cultura e non commentiamo certe frivolezze.
Riporto alla vostra memoria il Re Sole non solo per le belle cose e bla bla e bla che ha fatto ma perché il suddetto monarca, come ogni buon essere umano che si rispetti, ha avuto i suoi bei problemini di salute tra i quali, come il diario dei suoi medici riporta, una tenia intestinale ancorata a vita che lo faceva mangiare come un pitone e una devastante fistola anale che quasi l’accoppò.

Si si, avete capito bene, fistola anale. Dovete sapere che il Re soffriva così tanto per questo “foruncolone” che incaricò il chirurgo di corte, tale Charles Francois Felix, di prepararsi ad operarlo visto che creme, unguenti e cure termali pare non alleviassero minimamente il dolore.

Felix, dal canto suo, non aveva la minima cultura in materia e decise quindi, per arricchire la sua dottrina o forse per paura di finire sulla ghigliottina con l’accusa di Reicidio, di fare un po’ di pratica su un nutrito gruppetto di malati analoghi ( tutti consenzienti mi immagino ) prelevati dai vari ospizi ed ospedali parigini. E dai e dai e dai che sbagliando si impara, alla fine mise in pratica a una tecnica che poteva dare il risultato sperato; poco importa che solo 6 dei 30 derelitti sopravvissero al “servizietto” applicato loro da Felix con il bisturi da lui stesso creato e di cui vi regaliamo una agghiacciante immagine:

http://www.masedomani.com/wp-content/uploads/2011/05/strumento_resole.jpg

Alle 7 del mattino del 18 novembre 1686 scattò l’operazione “salvachiappe” del Re Sole il quale, scrissero i medici, sopporto con fiera dignità il dolore senza emettere nemmeno un gemito, forse per indomito coraggio o forse perché (dicono i malevoli) svenne nei primi istanti dell’intervento dopo che vide cosa il fido chirurgo stava per infilargli nel sedere.

L’intervento riuscì, Felix fu nominato Conte di Tassy e il monarca poté quindi sedersi ( è proprio il caso di dirlo ) sul trono ancora per molti molti anni.
Finito? Nemmeno per sogno. Pensate che il popolo, festante per la riuscita dell’operazione, dedicò all’amato monarca un inno alla sua salvezza intitolato “Dieu Sauve Le Roi”, che dopo varie manipolazioni divenne il famoso inno inglese “God Save the King” (come sia passato dalla Francia all’Inghilterra lo ignoro).