parla l’ex moglie di Antonio Bardellino

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SAN CIPRIANO DI AVERSA – “Mi sono sposata con Antonio Bardellino nel 1973. L’ultima volta che l’ho visto?  Nel 1987.  Avevo appena vent’anni quando l’ho conosciuto. Avrebbe compiuto 72 anni a maggio…se fosse ancora vivo! Non mi sono più risposata. Ho fatto delle scelte difficili per il bene di mio figlio perché un’alternativa, se si vuole, in questa terra esiste.  Credo che nella vita, quando devi scegliere tra il bene o il male, la strada che ti porta al bene di sicuro è quella più tortuosa. Ho sofferto ma ne è valsa la pena. Le donne in questo territorio portano sulle spalle grandi responsabilità da cui dipende il futuro dei figli”.  A parlare è Immacolata Bretto,

la prima moglie di Antonio Bardellino considerato fondatore del clan dei Casalesi.

Oggi ha poco più di 63 anni, ben portati. Mi ricorda la bella Endora della serie televisiva americana “Vita da strega”. Oggi vive in una piccola e modesta villetta di San Cipriano, la prima vera patria del primo capoclan.  Non è stato facile trovarla, ma dopo vari tentativi e frammentarie indicazioni dei residenti che rispondevano persino a bassa voce, appena sentivano il cognome Bardellino, l’abbiamo rintracciata.

La incontriamo in una casa del centro storico. Al portone nessun cognome…solo un campanello. La signora Bretto ci accoglie in un piccolo cortile circondato da fiori dove troneggia una magnifica pianta di mandarino cinese. Mai vista così bella. Alta più di due metri, traboccante di frutti, con una grande ombra che si allunga nella corte. La donna indossa un camicione verde ed un foulard tra i capelli …non ci aspettava. “Scusate ma non sapevo del vostro arrivo”, ci dice con un sorriso appena entriamo. Subito le chiediamo del suo passato con Bardellino. La donna cambia espressione e comincia a raccontare: “Non mi piace parlare del passato. Ma preciso sono la signora Bretto non Bardellino”.  Ci incuriosisce il fatto che è proprio lei a chiederci: “Ma i giornali dicono che potrebbe essere vivo. È possibile?”

La donna parla lentamente, si ferma spesso come persa tra i ricordi dolci e amari della sua vita. Capelli castani, i lineamenti molto marcati. Da giovane è stata sicuramente una donna bellissima.

Intanto, con non poche perplessità, la Bretto risponde a quasi tutte le nostre domande dividendo la sua vita in “prima e dopo” la scomparsa del marito da San Cipriano.

Ci può raccontare quando e come ha conosciuto Antonio Bardellino?

“Nel 1969 mi fu presentato nel corso di una promessa di matrimonio.  Lo conobbi a casa di sua cugina. Mi corteggiò, fu amore a prima vista.  Ci innamorammo e dopo quattro anni ci siamo sposati. Naturalmente in quel periodo non si parlava di clan e camorra”

Lei non è mai stata coinvolta in fatti di camorra e non sapeva delle attività di suo marito?

“No assolutamente”

Ci può indicare un momento bello e un momento brutto nei suoi ricordi quando era la moglie di Bardellino?

“I momenti belli, che non dimentico mai ancora oggi, è quando arrivava a casa e mi chiamava sottovoce ‘Imma…Imma dove sei?’. Ecco… questo mi piaceva molto, come pure la sua galanteria di cui tanto si parla. Era vera, soprattutto verso le donne.

I momenti brutti, invece, sono cominciati quando si è aperta la guerra fratricida tra i clan. Antonio è andato via. È cominciata la sua latitanza. Io non ho condiviso le sue scelte. Poi ho scoperto che mi ha tradito, che aveva un’altra famiglia…un’altra donna, altri tre figli. Ho saputo, poi, della sua morte, è stato terribile!”

Lei accennava che ha fatto in questa terra delle scelte, e al ruolo delle donne. A che cosa si riferisce? Una madre può in questa terra di camorra cambiare il futuro del proprio figlio?

“Si, ho seguito mio figlio adottivo in tutto e per tutto per farlo studiare e per fargli intraprendere la strada giusta. È vero che spesso non si riescono a controllare i propri figli ma ci si deve impegnare al massimo. Volere è potere insomma… Lui lavora onestamente e ne sono orgogliosa.

Credo che le donne, la chiesa sono in questa terra un punto di forza. Più sono forti più combattono il malaffare. Mi spiego meglio: anch’io, quando ero la moglie di Bardellino, avevo paura, perché capivo da come mi guardava la gente che ero in pericolo, ma il destino e la mia forza mi hanno aiutato a stare dall’altra parte, dalla parte della normalità, come tutte quelle persone che hanno tirato su i figli di questa terra e hanno condiviso la cultura della legalità e che lavorano onestamente. Questo voglio dire. Un ruolo forte oggi lo riveste la scuola, lo studio infatti è importantissimo per i giovani”.

Quando è stata l’ultima volta che ha visto suo marito?

“Nel ’87. Vent’anni fa” – la donna in silenzio e con emozione si sofferma su questo ricordo che la trascina del passato… nella memoria della sua “prima vita” con il marito. E poi dopo una lunga pausa aggiunge “Ci siamo visti di nascosto perché era già in atto la guerra tra clan. Fu quella…sì fu quella l’ultima volta che l’ho visto!”.  Da alcune testimonianze investigative, infatti, risulta che ad ottobre di quell’anno, il 1987, Bardellino fu visto per l’ultima volta proprio a San Cipriano.

Che cosa ne pensa della notizia che vorrebbe suo marito ancora vivo? O forse non è stata detta tutta la verità sulla sua morte? Ad esempio, ha mai sentito parlare di altre persone che sarebbero state coinvolte nel delitto?

“No, assolutamente non so nulla. Ma non penso che sia vivo.”

Suo figlio non porta il cognome del padre?

“No anche questa è stata una scelta per tenerlo in tutto per tutto fuori da certe allusioni e collegamenti che si sarebbero potuti fare”.

“Ora devo lasciarla” – ci sorprende congedandoci all’improvviso – “mi devo preparare…mi aspetta una mia amica”

La signora Bretto, dice un secco “no” quando le chiediamo, al termine dell’intervista, prima di salutarla, di farci vedere una sua foto con Bardellino il giorno del matrimonio. Forse per lei è un ricordo troppo intimo che non deve essere violato da estranei …uno dei pochi momenti felici della sua vita con il marito, quando ancora non sapeva che il boss che stava spostando aveva stretto dei patti di morte con la malavita. Non sapeva ancora che quell’uomo di cui era innamorata, dopo qualche anno avrebbe avuto un’altra vita, un’altra moglie, un’altra famiglia dall’altro lato del mondo.

Intanto da fonti della Dda di Napoli, il pubblico ministero Catello Maresca, dopo alcune rivelazioni di nuovi collaboratori di giustizia, sta ricostruendo alcuni dettagli sulla morte di Bardellino perché prove che sia ancora vivo non ce ne sono, ma tanti i dubbi di come e dove sia stato ucciso. La seconda moglie del boss, Rita De Vita, di origine napoletana si sarebbe risposata in Brasile altre due volte dopo la morte di Antonio Bardellino a Buzios. Da alcune indiscrezioni si apprende che l’unico testimone oculare ancora in vita del presunto delitto del boss non sia mai stato ascoltato e ci si chiede perché. Si tratta del taxista Gennaro Esposito di Napoli, oggi 77enne, che secondo la ricostruzione giudiziaria, avvenuta all’interno del maxi processo Spartacus I, avrebbe aiutato Mario Iovine a seppellire Bardellino. Inoltre sembrerebbe, secondo indiscrezioni raccolte da Luigi Basile – autista del boss che si costituì a Napoli alla caserma Pastrengo dal comandante Tommasone, appena saputo dell’uccisione del suo capo e del nipote – che in realtà all’esecuzione di “Tonino Bardellino” fosse presente la compagna brasiliana di Iovine, Rosangela Mendozvga e la madre. Una trappola studiata a tavolino

Antonio BardellinoParide Salzillo, zio e nipote segnati da uno stesso destino: muoiono lo stesso giorno il 26 maggio del ’88 ed i corpi di entrambi non sono stati mai ritrovati.  La sentenza Spartacus I ha visto condannare solo Sandokan come l’istigatore morale del delitto di Antonio Bardellino ed esecutore dell’omicidio di Paride insieme a Francesco Schiavone Cicciariello, Giuseppe Caterino, Peppinotto, Raffaele Diana Rafilotto Ciglione, Antonio Iovine o’ Ninno, Walterino Schiavone e Vincenzo Zagaria.

A proposito degli omicidi di Antonio Bardellino e di Paride Salzillo, ecco quanto si legge nella motivazione: “Si tratta degli omicidi, strategici che costituiscono la linea di confine tra il periodo dominato dal Bardellino e quello successivo del gruppo dei casalesi.”

Tina Palomba

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