PENSATI LOTA

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Come si dice dalle mie parti:< Chest nun s’abboff manc ‘e terra ‘e campusant>.

La “prenditrice digitale” lo scorso Natale si accordó con Balocco per immettere sul mercato un bel pandoro solidale alla modica cifra di circa 9,50 euro. NOVE EURO e passa anziché i tradizionali 3 euro e qualcosa. La differenza di prezzo veniva giustificata, esteticamente, dal colore dello zucchero e dalla scatola griffata. Ufficialmente invece, i sei euro di differenza dovevano servire, secondo la propaganda dei due marchi e su suggerimento dello staff della divina pensatrice libera, a raccogliere fondi per la ricerca su due gravi e rare malattie infantili.
Invece, simpaticamente, ad esclusione di 50 mila euro versati a priori dalla Balocco a quello scopo, i soldi finirono tutti in tasca a la lei bambina diventata adulta senza vergogna e alla Balocco. Per lo più a lei. Agghiaccianti sono alcune mail rese pubbliche tra la Balocco e lo Staff della mamma della Vitto nelle quali si legge che quei soldi delle vendite sarebbero serviti a pagare il cachet della bionda in calzini e ciabatte.
Ora, inutile dire che già lo scorso anno scrissi della operazione abominevole che appariva squallida già senza conoscerne appieno i dettagli che, comunque, erano facilmente intuibili. Però davvero, leggere che su milioni di euro introitati da quella che io non saprei nemmeno definire a parole, 50 mila euro (versati solo da Balocco) hanno servito lo scopo pubblicizzato e gli altri milioni (in eccedenza) hanno servito il conto della tizia (che tra l’altro sta godendo ancora dei soldi per i ristori delle aziende in difficoltà per il covid eh…) moglie di quello che aspetta sotto casa quelli che gli toccano i figli sfottendoli sui social, è aberrante.
Il risultato è una multa milionaria. Perché siamo in Italia. Se fossimo altrove probabilmente sarebbe stata la galera.
E se non fosse “chiaro” il livello di perversione di tale operazione allora provate ad immaginare, solo per un attimo, di avere un figlio piccolo malato, di una gravissima patologia rara, e di riversare le uniche speranze di vederlo ancora vivo nella ricerca scientifica su quella stessa malattia. Poi immaginate solo per l’attimo successivo che un noto personaggio, ricco come la merda senza evidenti meriti morali, inizi a pubblicizzare e vendere cose a prezzi esorbitanti usando, per giustificarsi, il nome della malattia di vostro figlio e promettendo una valanga di milioni da mettere a disposizione per la cura.
Infine immaginate, nell’ultimo istante di lucidità, che quei soldi, guadagnati esclusivamente sulla pelle di vostro figlio, se li chiavi in tasca, con gran soddisfazione, la tizia ricca come la merda per farsi i cazzi suoi e poi vederla fare una bella diretta col marito dal nuovo appartamento di stralusso appena acquistato mentre ride e scherza coi figli belli, ricchi e sani grazie anche ai soldi dei bambini meno ricchi e meno sani. Ma più belli.
Inutile dire che Lady occhi di ghiaccio ha già annunciato ricorso poiché, dice, è stata fraintesa e tutti quei soldi spettavano a lei.
Fa ricorso.
La multa non la paga. Lei.
Provateci voi a non pagarla una multa.
Io una parola ce l’avrei ma poi se ne esce quell’altro disagiato, vittima del matriarcato scomposto e spietato della moglie, e via di “dillo alla mamma, dillo all’avvocato”.

Il danno, adesso, è la percezione che la gente comune può avere nei confronti di chi fa beneficenza vera e pulita per aiutare la ricerca perché, grazie alla signora pensati ricca e alla sua ennesima lordata, la fiducia verso queste associazioni potrebbe venire meno, aumentando la diffidenza in chi dona.
E le vittime di questo schifo saranno i bambini che soffrono e i loro genitori.
Onestamente, se io fossi in loro (nelle associazioni) intenterei una clamorosa class action contro la regina di denari per una enorme richiesta di risarcimento danni in maniera tale da lasciarla in mutande. Stavolta non per sua scelta…

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