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Chi è proprietario della prima casa non sarà eccessivamente penalizzato nel riconoscimento del reddito di cittadinanza: in base alle ultime formulazioni della normativa in materia, difatti, gli aventi diritto al reddito che pagano il mutuo per l’acquisto dell’abitazione avranno diritto a un’integrazione del sussidio.
L’integrazione, secondo quanto reso noto, sarà pari a 150 euro al mese, entro il tetto massimo dei 780 euro mensili riconosciuti col reddito di cittadinanza: in parole semplici, l’integrazione non fa crescere l’assegno, che può ammontare sino a 780 euro mensili a persona, ma evita che la penalizzazione per chi è proprietario della prima casa diminuisca eccessivamente il sussidio spettante. Questo, perché chi, essendo proprietario, non paga l’affitto, subisce un taglio del reddito di 280 euro mensili.
Tirando le somme, se sei proprietario della prima casa e paghi il mutuo, subisci una decurtazione del reddito di cittadinanza di 280 euro, ma hai anche diritto a un’integrazione di 150 euro: il tuo assegno mensile, quindi, perde solo 130 euro anziché 280, perché si considera la spesa che il mutuo comporta. Pertanto, il reddito di cittadinanza è più alto per chi ha il mutuo.
Come funziona il reddito di cittadinanza?
Il reddito di cittadinanza è un contributo economico riconosciuto ogni mese, su cui non sono dovute imposte, accreditato a chi ha un reddito sotto la soglia di povertà.
È considerato al di sotto della soglia di povertà ai fini del reddito di cittadinanza chi possiede un reddito inferiore ai 780 euro mensili, in caso di nucleo familiare con un solo componente: in caso di nucleo con più componenti, il reddito è aumentato dello 0,4 per il coniuge e dello 0,2 per ogni figlio minore.
Perché l’interessato abbia diritto al reddito di cittadinanza, poi, il reddito Isee della famiglia (cioè l’indice che “misura la ricchezza del nucleo familiare”) richiesto per il diritto al sussidio deve ammontare, in base a quanto reso noto sinora, a 9.360 euro. Inoltre sono previsti limiti aggiuntivi legati al patrimonio mobiliare e immobiliare.
Il reddito dovrebbe essere liquidato con una carta acquisti, una sorta di bancomat, che consentirà di pagare le utenze e l’acquisto di beni di prima necessità.
A quanto ammonta il reddito di cittadinanza?
Il reddito di cittadinanza dovrebbe ammontare a 780 euro, con riferimento a un nucleo familiare di una sola persona: per ogni adulto disoccupato del nucleo il reddito dovrebbe aumentare del 40%, per ogni figlio minore del 20%.
Per chi ha un reddito sotto soglia, il reddito di cittadinanza integrerà gli importi percepiti sino ad arrivare a 780 euro al mese. L’integrazione non può comunque superare i 500 euro mensili.
Il reddito di cittadinanza sarà esente dalle imposte e non pignorabile.
Come funziona il reddito di cittadinanza per chi è proprietario della casa?
Il reddito di cittadinanza sarà ridotto per chi è proprietario della prima casa e non paga l’affitto: la riduzione, in particolare, dovrebbe corrispondere al cosiddetto affitto imputato ed ammontare a circa 280 euro al mese. Chi paga l’affitto, invece, ha diritto a un incremento pari a 280 euro mensili, entro il tetto di 780 euro al mese.
Chi paga il mutuo, però, ha diritto a un incremento del reddito pari a 150 euro mensili, entro il tetto di reddito di 780 euro. In pratica, se si è proprietari della prima casa, ma si paga il mutuo, il reddito non subisce un taglio di 280 euro al mese, ma di 130.
Chi possiede un secondo immobile ha diritto al reddito, ma solo se il suo valore non supera i 30mila euro.
Chi ha diritto al reddito di cittadinanza?
Dal 2019, in base a quanto reso noto, possono chiedere il reddito di cittadinanza i cittadini maggiorenni che soddisfano una delle seguenti condizioni:
- si trovano in stato di disoccupazione o risultano inoccupati (cioè hanno perso il posto o non hanno mai lavorato);
- percepiscono un reddito di lavoro inferiore alla soglia di povertà, cioè sotto i 780 euro mensili;
- percepiscono una pensione inferiore alla soglia di povertà, pari, come abbiamo detto, a 780 euro mensili;
- possiedono un Isee del nucleo familiare inferiore a 9.360 euro; sarà dunque essere richiesta la dichiarazione Isee per beneficiare del reddito di cittadinanza;
- possiedono al massimo due immobili, ma il secondo immobile non deve avere un valore superiore a 30mila euro;
- possiedono un patrimonio mobiliare (conti, carte prepagate, titoli, libretti, partecipazioni…) inferiore a 10mila euro (se la famiglia è numerosa, diversamente il limite è più basso: si parte da 6mila euro per un single).
Chi lavora o percepisce la disoccupazione ha diritto al reddito di cittadinanza?
Il reddito di cittadinanza sarà compatibile con l’attività lavorativa: nello specifico, se il lavoratore ha un contratto part time, il suo salario sarà integrato, attraverso il reddito di cittadinanza, fino ad arrivare a 780 euro al mese. L’integrazione non potrà superare i 500 euro al mese.
Naspi e altre prestazioni collegate allo stato di disoccupazione saranno compatibili col reddito di cittadinanza sino al limite di 780 euro mensili.
Se ci si rifiuta di lavorare per timore di perdere il reddito si commette una sciocchezza: al terzo rifiuto di un’offerta di lavoro equa, difatti, si decade dal reddito di cittadinanza.
Chi percepisce prestazioni di assistenza avrà diritto al reddito di cittadinanza?
L’importo mensile del reddito di cittadinanza, come avviene ora per il Rei, sarà ridotto in corrispondenza al valore mensile di eventuali prestazioni di assistenza di cui fruiscono uno o più componenti del nucleo familiare. In particolare, le prestazioni saranno compatibili col reddito di cittadinanza sino al limite di 780 euro mensili per ogni familiare del nucleo, con un tetto massimo d’integrazione pari a 500 euro al mese.
Per ottenere il reddito di cittadinanza si deve lavorare?
In base a quanto previsto dalle attuali proposte, il reddito di cittadinanza obbligherà il beneficiario non solo a cercare assiduamente un lavoro ed a riqualificarsi, ma anche ad offrire 8 ore alla settimana di lavoro gratuito per il proprio Comune di residenza.
Chi si rifiuterà di lavorare, al terzo rifiuto perderà il sussidio.
Per quanto riguarda, poi, la partecipazione alle iniziative di politica attiva del lavoro previste per il beneficiario del reddito, sarà obbligatorio (a meno che l’interessato non sia pensionato):
- iscriversi presso i centri per l’impiego e offrire subito la disponibilità al lavoro, firmando un apposito patto;
- iniziare un percorso, seguiti da un tutor, per essere accompagnati nella ricerca del lavoro dimostrando la reale volontà di trovare un impiego;
- offrire la propria disponibilità per progetti comunali utili alla collettività (l’impegno lavorativo richiesto è di 8 ore settimanali);
- frequentare percorsi per la qualifica o la riqualificazione professionale, che per il disoccupato sono gratis;
- effettuare ricerca attiva del lavoro per almeno 2 ore al giorno;
- comunicare tempestivamente qualsiasi variazione del reddito;
- accettare uno dei primi tre lavori equi che verranno offerti.
Chi ha un lavoro a tempo pieno, ma è sottopagato, avrà comunque diritto all’integrazione del reddito, senza bisogno di partecipare alle iniziative di politica attiva del lavoro.
Per ottenere la pensione di cittadinanza, cioè il reddito di cittadinanza riconosciuto ai pensionati, non sarà necessario lavorare, in quanto il sussidio, che incrementerà l’integrazione al trattamento minimo e le maggiorazioni, è destinato a persone non più in età lavorativa.
Che cosa succede al reddito di cittadinanza se rifiuto un lavoro?
L’interessato che percepisce il reddito di cittadinanza può rifiutare al massimo tre proposte lavorative eque (come saranno definite dal decreto in materia) nell’arco di due anni.
Ha anche la possibilità di recedere dall’impiego per due volte nell’arco dell’anno solare. Superati questi limiti, perde il sussidio.
Chi viene assunto e percepisce il reddito di cittadinanza porta in dote al datore di lavoro uno sgravio contributivo sino a 18 mesi.
Come si chiede il reddito di cittadinanza?
In base a quanto annunciato dal Governo, il reddito di cittadinanza partirà dal 1° aprile 2019.
Il reddito sarà riconosciuto con una carta acquisti, emessa da Poste Italiane, che consentirà solo l’acquisto di beni di prima necessità e il pagamento delle utenze: le modalità per il rilascio non sono state ancora rese note, ma è probabile che saranno simili a quelle relative alla carta Rei.