Salvini citofona ma per combattere la droga cosa ha fatto?

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Matteo Salvini ha deciso di combattere la droga. Perché, ha spiegato, glielo ha chiesto la mamma di un ragazzo morto di overdose. La lotta contro la droga di Salvini nel concreto è stata andare a citofonare ad una famiglia di cittadini stranieri di origine tunisina accusandoli di essere degli spacciatori e fregandosene abbastanza di violare la privacy delle persone o anche solo dell’idea che magari stava accusando falsamente (e in ogni caso senza prove) un ragazzo di 17 anni di essere uno spacciatore.

La scena di Salvini che chiede «scusi lei spaccia?» e che si offre di «riabilitare il buon nome della sua famiglia, perché c’è qualcuno che dice che lei e suo figlio spacciate» cozza un po’ con il garantismo predicato dalla Lega e dal suo capo. Perché Salvini è pur sempre quello che ripete continuamente che in Italia ci sono «sessanta milioni di innocenti fino a prova contraria». Ma forse qui il punto è che i presunti spacciatori non sono italiani e quindi nella visione salviniana della giustizia si inverte l’onere della prova.

C’è chi ha ricordato come nel dicembre 2018 l’allora ministro dell’Interno venne immortalato con Luca Lucci alla festa per i 50 anni della Curva Sud del Milan organizzata all’Arena Civica fa discutere. Lucci all’epoca era stato arrestato solo pochi mesi prima in un’inchiesta per traffico di droga, con telecamere degli investigatori sistemate fuori dalla sede degli ultrà rossoneri a Sesto San Giovanni: per quella vicenda, Lucci aveva patteggiato una pena di un anno e mezzo di reclusione. Altri invece si sono chiesti come mai Salvini non sia andato a citofonare alle case dei capo clan della ‘Ndrangheta in Calabria visto che proprio le ‘ndrine gestiscono una fetta considerevole del traffico di stupefacenti nella Penisola.

I milioni di euro buttati da Salvini per l’operazione di propaganda contro la droga nelle scuole

Ma la vera domanda è un’altra: cosa ha fatto Salvini per contrastare il traffico di droga in Italia quando era al Ministero dell’Interno? Lui risponderà che ha emanato due Decreti Sicurezza, che però ad oggi evidentemente non hanno sortito gli effetti sperati se il Capitano è costretto a citofonare casa per casa per cercare gli spacciatori. Per la cronaca nei giorni scorsi al Pilastro c’era stata un’operazione di polizia con i cani antidroga.

Altro “grande successo” di Salvini contro lo spaccio? L’operazione “Scuole Sicure 2018-2019” conclusa il 30 giugno 2019. L’esito della massiccia operazione di controllo all’interno degli edifici scolastici durata un anno intero è stato questo14,7 chili di droga sequestrati;  31 arresti;  45 denunce all’autorità giudiziaria;  855 violazioni amministrative e reati accertati. Forse 14 kg di droga sequestrati in un anno sembrano tanti, ma bisogna suddividerli per il numero di istituti scolastici interessati: 598. Ovvero una media di appena 29 grammi di droga non meglio precisata ritrovati in ogni istituto. L’operazione ha coinvolto 26 mila unità di personale, con oltre 13 mila servizi effettuati singolarmente o con operazioni congiunte. In pratica sono state impiegate 26mila agenti della Polizia di Stato e della Polizia Locale per recuperare meno di 15 kg di droga. Giusto per mettere le cose in prospettiva: nello stesso lasso di tempo l’indagine “Grande Raccordo Criminale” del Gico della Finanza ha portato al sequestro di  250 chili di cocaina e 4250 di hashish per un valore di 120 milioni di euro sul mercato. In un solo giorno i finanzieri del comando provinciale di Reggio Calabria hanno sequestrato quattrocento chilogrammi di cocaina, 30 chilogrammi di hashish e 15 di marijuana nell’ambito dell’operazione “Magma” contro il clan Bellocco di Rosarno (Rc).

Salvini poi ha proposto di abolire l’attenuante della modica quantità nei confronti delle persone arrestate in possesso di sostanze stupefacenti, in pratica per la Lega sono tutti spacciatori. La proposta di legge però non è stata approvata mentre la Lega era al governo. Ma Salvini era già impegnato in un’altra grande battaglia: quella contro i Canapa Shop, i negozi che vendono la Cannabis Light, ovvero un prodotto che per la legge è legale coltivare. Il Ministro dell’Interno voleva chiuderli tutti, convinto com’era che la cannabis light venduta in quei negozietti fosse la gateway drug verso le vere droghe. Ma non fu Salvini a chiudere i Canapa Shop: ci pensò una sentenza delle Sezioni Riunite della Cassazione.

Non sfuggirà il paradosso di concentrarsi a combattere una sostanza che non ha alcun principio psicoattivo e nel frattempo evitare di convocare la conferenza nazionale sulle droghe, che non viene convocata dal 2009.Il ministro competente, il leghista Lorenzo Fontana, forse se ne era dimenticato? Eppure Salvini ha spesso fatto visita ai centri di recupero per i tossicodipedenti, dieci giorni fa era ospite a San Patrignano, dove è stato accolto con tutti gli onori. Ma cosa ha fatto il governo di cui era parte per lavorare sulla riduzione del danno? Come ricordano Igor Boni, Presidente Radicali Italiani e Jacopo Vasini, candidato radicale in “+Europa Bonaccini Presidente” «ai responsabili di San Patrignano non interessa forse che durante il primo governo Conte i ministri leghisti Fontana e Locatelli, con delega alle politiche sulle tossicodipendenze, non abbiano fatto nulla? Non hanno neppure pubblicato la relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze entro i termini di legge, resa nota solamente a dicembre dal governo Conte 2». E il Salvini che loda l’impegno e il lavoro delle comunità terapeutiche è lo stesso che ha rilasciato commenti sprezzanti sulla morte di Stefano Cucchi, un ragazzo che era andato a curarsi proprio in una di quelle strutture e che secondo Salvini è morto “per la droga”, per i giudici è morto per le botte prese dalle guardie.

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