Views: 1
Pensavamo di aver toccato il punto più basso per la cultura italiana con Sangiuliano ministro, le sue gaffe, i suoi strafalcioni, i suoi scandali.
Poi arriva Alessandro Giuli e tira fuori un mattone di 65 minuti in cui inanella una supercazzola dietro l’altra, una citazione di Hegel a casaccio, paroloni presi a caso dal vocabolario (o che nel vocabolario neanche esistono) e dalla sintassi incomprensibile, esercizi di stile a profusione, tra un’”infosfera globale”, un “apocalittismo difensivo” e un’”ontologia intonata alla rivoluzione permanente” buttati lì per vedere l’effetto che fa.
Il tutto letto dalla prima all’ultima riga senza quasi mai alzare lo sguardo o prendere una pausa, un respiro, al punto che termina pure col fiatone, per il sollievo generale.
Nel giro di pochi giorni siamo passati da un gaffeur seriale a un parvenu col complesso d’inferiorità intellettuale che finisce per strafare nel tentativo di scimmiottare una specie di erudito, o questo forse pensava di fare.
Se questo era l’uomo che doveva far dimenticare Sangiuliano, non solo non ce l’ha fatta, ma per 65 minuti è riuscito nell’impresa all’apparenza impossibile di farlo rimpiangere.
Signore e signori, ecco a voi il nuovo ministro della cultura di destra.
Scusate l’ossimoro.
Lorenzo Tosa