Tensione istituzionale tra Giorgia Meloni e il Quirinale

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Un nuovo episodio di tensione istituzionale si è verificato tra il governo di Giorgia Meloni e il Quirinale. La presidente del Consiglio, infatti, ha convocato il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), Fabio Pinelli, senza informare il presidente della Repubblica e capo del CSM, Sergio Mattarella. Questo gesto, interpretato come un atto di irritualità politica, ha sorpreso il capo dello Stato, che ha accolto la notizia con “stupore”. L’incontro non precedentemente condiviso con il Quirinale viene letto come una mancanza di riguardo verso le consuetudini istituzionali, accentuando una frattura già aperta tra l’esecutivo e la magistratura.

Da tempo il governo Meloni è in aperto conflitto con il sistema giudiziario, accusato da alcuni esponenti della maggioranza di interferire con l’azione politica e di ostacolare le riforme in agenda. L’episodio con Pinelli appare come l’ultimo tassello di una “guerra” totale tra l’esecutivo e le toghe, che ha assunto toni sempre più aspri negli ultimi mesi. Nonostante il tentativo di Mattarella di mantenere l’equilibrio istituzionale – come dimostrato dal recente via libera al decreto sui “Paesi sicuri” – la maggioranza sembra determinata a portare avanti una critica serrata alla magistratura.

Non ha aiutato a distendere gli animi il commento di Matteo Salvini, leader della Lega e vicepremier, che ha definito alcuni giudici “comunisti”, riaccendendo le polemiche con un attacco frontale. Parole forti, quelle di Salvini, che rimarcano la linea dura adottata da parte della maggioranza, che vede nella magistratura un ostacolo al cambiamento e un retaggio di una sinistra giudiziaria che, secondo questa narrazione, condiziona le istituzioni. Tuttavia, il Quirinale sembra intenzionato a mantenere la calma, cercando di mediare, pur in un quadro che diventa sempre più difficile da gestire.

L’atteggiamento del governo verso la magistratura, però, rischia di minare la fiducia reciproca tra le istituzioni, creando un clima di sospetto e conflitto che può avere ripercussioni anche sull’ordinamento giuridico e sulle riforme annunciate. Questo ultimo episodio, con il “mancato avviso” a Mattarella, è emblematico di una strategia politica che non sembra intenzionata a fare concessioni e che mira a ridisegnare i rapporti di forza tra politica e giustizia.