Tutti i falsi miti sul vaccino antinfluenzale

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Facciamo un punto sulle vaccinazioni per prevenire l’influenza stagionale, il cui picco dovrebbe arrivare tra autunno e inverno.

vaccini

Inutile nascondersi. Inutile scappare. L’influenza è in arrivo è si può fare ben poco per evitarla. Se non cercare di evitare il contatto con il virus, e prendere le giuste precauzioni. Una su tutte? Vaccinarsi: una soluzione economica e priva di rischi, che riduce fortemente le probabilità di finire allettati da un virus influenzale. Fondamentale nel caso di persone a rischio: bambini, adulti sopra i 65 anni, donne incinte, pazienti con malattie croniche e altre fragilità che aumentano il pericolo di complicazioni ben più gravi di qualche linea di febbre e un po’ di riposo forzato. Non a caso, per queste (e altre) categorie di cittadini il vaccino in Italia è completamente gratuito. E anche per gli altri non è particolarmente oneroso: il costo si aggira tra i 10 e i 20 euro, in base alla formulazione scelta. Meglio farlo subito allora, visto che mancano appena un paio di mesi al picco epidemico e che i virus che circolano quest’anno potrebbero rivelarsi particolarmente insidiosi (è consigliabile vaccinarsi entro fine dicembre). E se a frenarvi sono dicerie e paure irrazionali, un bel debunking dei principali falsi miti sul vaccino antinfluenzale potrebbe essere quel che fa per voi.

1. L’influenza NON è una malattia da nulla

Soffriamo quasi ogni anno di acciacchi più o meno gravi che si presentano puntualmente all’arrivo dei primi freddi. Sintomi respiratori, qualche linea di febbre, dolori muscolari o alle ossa. Siamo abituati a chiamarla influenza, ma non sempre è così. L’influenza è una malattia con un preciso agente patogeno, e caratteristiche cliniche molto specifiche: insorgenza brusca della febbre con temperatura che supera i 38 gradi, almeno un sintomo sistemico, come dolori muscolari/articolari, e uno respiratorio, come tosse, naso che cola e mal di gola.

Per una conferma clinica serve un tampone che permetta di rilevare il ceppo virale responsabile dell’infezione, ma non è questo il punto. La questione importante è che quando siamo di fronte all’influenza, e non una delle tante sintomatologie para influenzali provocate da altri virus, stiamo affrontando una malattia potenzialmente letale.

Non c’è da spaventarsi eccessivamente ovviamente, perché l’infezione può manifestarsi in forme di diversa gravità e nella stragrande maggioranza dei casi i pazienti guariscono senza strascichi. Ma in soggetti a rischio può facilmente provocare complicazioni come polmoniti o un generale peggioramento delle condizioni fisiche. E rivelarsi, a volte, fatale: l’influenza ogni anno uccide circa 650mila persone in tutto il mondo.

2. NON è un vaccino inutile

Capita di sentire storie di persone che si sono vaccinate e hanno contratto comunque l’influenza. E di fronte a simili testimonianze è facile concludere che il vaccino non funziona come dovrebbe. Nulla di più falso, e per capirlo basta ricordare come viene preparato il vaccino antinfluenzale. Ogni anno un team di esperti dell’Oms stabilisce quali ceppi di virus influenzale hanno maggiori probabilità di assumere dimensioni epidemiche durante l’inverno. Ma il virus dell’influenza ha la brutta abitudine di mutare facilmente, compromettendo velocemente l’efficacia dei vaccini. Servono inoltre circa due settimane perché il nostro corpo sviluppi gli anticorpi necessari a difenderci, e può succedere di contrarre il virus prima che la vaccinazione abbia avuto effetto.

Può quindi capitare che il vaccino, preparato in anticipo, non protegga a dovere dai virus che si ci si trova ad incontrare. Ma questo non vuol dire che sia inutile: moltissime ricerche hanno dimostrato che vaccinarsi diminuisce tra il 40 e il 60% il rischio di contrarre la malattia, e che per i pazienti ospedalizzati aver ricevuto il vaccino diminuisce da due a cinque volte il rischio di conseguenze fatali. Magari non funziona sempre al 100%, quindi, ma di certo può salvarvi la vita.

3. Ripeterlo tutti gli anni NON è inutile

Per essere efficace il vaccino antinfluenzale va ripetuto ogni anno. La protezione immunologica che induce compare (come dicevamo) dopo circa due settimane dalla somministrazione, e rimane alta per un periodo di circa 6/8 mesi, oltre i quali decresce progressivamente. Anche se i ceppi virali in circolazione non fossero mutati rispetto all’anno precedente, è bene ripetere regolarmente la vaccinazione per minimizzare le probabilità di contrarre il virus.

Meglio, ovviamente, farlo alle porte della nuova stagione influenzale, per affrontare i mesi invernali in tutta sicurezza: la raccomandazione del ministero è di effettuare il vaccino in un periodo compreso tra la metà di ottobre e la fine di dicembre.

4. Il vaccino NON provoca l’influenza

È vero, nel vaccino antinfluenzale ci sono gli stessi virus che punta a combattere. Ma non esistono rischi di contrarre la malattia: i virus usati per le vaccinazioni vengono inattivati, e non possono quindi causare infezioni. Quello che può accadere, invece, è che la puntura provochi qualche piccolo effetto collaterale: reazioni locali come indolenzimento e arrossamento nel punto dove è stata praticata l’iniezione, e meno di frequente febbre, dolori muscolari, articolari o mal di testa.

Sintomi che si presentano più spesso in bambini e adolescenti, e che solitamente hanno intensità modesta: non richiedono altro che trattamenti sintomatici (paracetamolo o aspirina, per intenderci). E che in ogni caso sono molto meno gravi di quelli dell’influenza vera e propria.

5. Guillain–Barré e altri disturbi

Come per molte forme di vaccinazione, si sentono spesso raccontare i possibili pericoli legati al vaccino antinfluenzale. Colpevole – si dice – di indurre malattie croniche di vario tipo, nonché la pericolosa sindrome di Guillain-Barré. Una malattia che colpisce il sistema nervoso provocando una paralisi progressiva della muscolatura che, durante la fase acuta, può provocare debolezza dei muscoli respiratori e portare quindi alla morte. Su questo fronte, il nostro ministero della Salute è piuttosto chiaro: non esistono prove scientifiche che dimostrino il legame tra vaccino antinfluenzale e l’insorgenza di malattie croniche.

Per quanto riguarda la sindrome di Guillain–Barré, esiste una certa incoerenza nei dati disponibili che impedisce di confermare, o smentire, in modo definitivo il legame con la vaccinazione. Ma se anche esistesse un rischio, sarebbe di entità lieve: al massimo – scrive il ministero – un paio di casi in più per ogni milione di persone che ricevono il vaccino. Per questo motivo, i benefici del vaccino superano di gran lunga i possibili rischi. Se non in persone che hanno già sofferto di questa patologia proprio in seguito a un vaccino antinfluenzale. Persone che devono rivolgersi al proprio medico curante prima di sottoporsi a una nuova dose del vaccino.

6. NON è un pericolo per le donne incinte

Tutto il contrario. La gravidanza è un periodo delicato in cui le donne sono a maggior rischio di complicazioni in caso di infezione da virus influenzale. Aumenta infatti l’incidenza di disturbi come la polmonite, che mettono a rischio la salute della mamma come del nascituro. E anche limitandosi ai normali sintomi dell’influenza i pericoli non mancano: sintomi respiratori importanti e febbre molto alta, superiore ai 38 gradi, possono stimolare la comparsa di contrazioni e indurre un travaglio prematuro, con tutti i rischi che comporta.

La forma migliore di prevenzione è quindi la vaccinazione: assolutamente sicura anche in gravidanza, e completamente gratuita per le future mamme.

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