Tutti i numeri della corruzione in Italia

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Un’indagine dell’istituto di statistica quantifica, per la prima volta, il fenomeno della corruzione nel nostro Paese: chi chiede, cosa chiede e perché.

Il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone - Foto Fabrizio Corradetti / LaPresse
Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone – Foto Fabrizio Corradetti / LaPresse

Un italiano su 13, almeno una volta nella vita, si è visto chiedere dei soldi in cambio di un favore. Ad uno su 27 è stato offerto denaro per il loro voto alle elezioni. Una su quattro, infine, conosce una persona che è stata raccomandata. Sono i numeri della corruzione in Italia: non quelli legati a reati e processi, ma il frutto di un’indagine condotta dall’Istat. Che ha intervistato 43mila persone tra i 18 e gli 80 anni. E, per la prima volta, riesce a quantificare uno dei mali peggiori di questo Paese.

La prima domanda alla quale risponde lo studio realizzato dall’Istituto nazionale di statistica riguarda la diffusione del fenomeno. Che colpisce soprattutto il Lazio:

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Nella regione di Roma capitale il 17,9% dei residenti afferma che, almeno una volta nella vita, si è vista chiedere denaro in cambio di un servizio altrimenti gratuito. Ma si tratta di un fenomeno diffuso in tutto il Paese, con una leggera prevalenza delle regioni centro-meridioniali. Spicca il Trentino Alto-Adige, dove in questa spiacevole situazione si è trovato solo un cittadino su 40.

Bene, ma cosa chiedono i concussi?

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Come si può vedere, si tratta in massima parte di denaro. Vuole soldi il 60,3% dei corrotti. Ma c’è anche una fetta, pari al 4,3% del totale, che in cambio di un ‘favore’ pretende una prestazione sessuale. E per capire quanto il malcostume della corruzione sia diffuso, si può guardare alle modalità in cui viene chiesto il pagamento:

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Nel 38,4% dei casi è la persona interessata che chiede direttamente di essere pagato per qualcosa che non dovrebbe fare.

O che dovrebbe fare gratuitamente. Nel 32,2% dei casi non c’è una richiesta esplicita, ma si fa in modo che la richiesta venga compresa. E poi c’è un 1,5%degli intervistati che non ha avuto bisogno di sentirselo chiedere. Ma ha proposto la ‘transazione’ di propria iniziativa.

Il clima di corruzione che ammorba il Paese, però, non riguarda soltanto la richiesta di denaro o altre utilità in cambio di una prestazione professionale. Ne fa parte anche un altro vezzo tutto italiano, quello della raccomandazione. Un fenomeno molto diffuso:

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L’Istat ha chiesto agli intervistati se conoscessero almeno una persona raccomandata. Dividendo poi i risultati secondo il tipo di raccomandazione. Si scopre così che il 34,3% dei pugliesi sa di una persona che ha chiesto una ‘buona parola’ per ottenere un posto di lavoro. La situazione migliore in Calabria, dove solo il 13,9% ha dichiarato di conoscere qualcuno che è occupato grazie alle sue amicizie e non al curriculum. Sempre in Puglia, il 22,2% degli intervistati conosce qualcuno che grazie ad un ‘aggancio’ si è visto togliere una multa.

Infine l’elemento che forse più degli altri grida vendetta. Ovvero il voto di scambio. Quando cioè i politici, le persone che per prime dovrebbero combattere la corruzione, corrompono gli elettori in cambio di una croce sulla scheda. Un fenomeno, questo, diffuso soprattutto nel Sud:

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In questo caso, la situazione peggiore si verifica in Basilicata. Dove il 9,7%degli intervistati ha affermato che, almeno una volta nella vita, è stato chiesto il loro voto. Il che in democrazia sarebbe normale, se non fosse che in cambio veniva offerto denaro o altri vantaggi. Da notare come, a livello generale, il voto di scambio sia più comune alle elezioni amministrative. Il 3,4% degli intervistati ha ricevuto proposte di questo tipo quando c’era da eleggere il sindaco, solo l’1% quando invece si trattava di rinnovare il Parlamento. Ma, se l’illegalità è diffusa tra chi aspira a rappresentare le istituzioni, non stupiscono i numeri su corruzione e raccomandazioni.

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