Pagati 4 euro l’ora per lavorare a yacht lusso, arresti dala GdF

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(ANSA) – GENOVA, 10 NOV – La Gdf del Comando provinciale della Spezia ha eseguito 8 ordinanze di custodia cautelare di cui 7 in carcere e uno ai domiciliari e hanno sottoposto a sequestro preventivo oltre 900 mila euro in un’operazione condotta tra Spezia, Savona, Ancona e Carrara, disarticolando una banda dedita al caporalato. La Gdf è partita da una serie di controlli in materia di lavoro nei confronti di una società con oltre 150 dipendenti, perlopiù extracomunitari di provenienza bengalese, operante presso importanti cantieri spezzini che realizzano yacht di lusso individuando lo sfruttamento di decine di operai bengalesi che venivano minacciati, picchiati e offesi e pagati 4 o 5 euro l’ora. (ANSA).



La Gdf del Comando provinciale della Spezia ha eseguito 8 ordinanze di custodia cautelare di cui 7 in carcere e uno ai domiciliari e hanno sottoposto a sequestro preventivo oltre 900mila euro in un’operazione condotta tra Spezia, Savona, Ancona e Carrara, disarticolando una banda dedita al caporalato. La Gdf è partita da una serie di controlli in materia di lavoro nei confronti di una società con oltre 150 dipendenti, perlopiù extracomunitari di provenienza bengalese, operante presso importanti cantieri spezzini che realizzano yacht di lusso individuando lo sfruttamento di decine di operai bengalesi che venivano minacciati, picchiati e offesi e pagati 4 o 5 euro l’ora.

Le indagini, svolte anche grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno confermato gravi condizioni di sfruttamento a cui erano assoggettati gli operai messo in atto da un sodalizio di altri connazionali e di un italiano. I ‘capi’, approfittando dello stato di bisogno dei cittadini bengalesi, li pagavano al massimo 4-5 euro l’ora impiegandoli in turni massacranti fino a 14 ore al giorno in attività lavorative pesanti e pericolose, come la saldatura, e la verniciatura di imponenti super-yacht. Ovviamente gli operai non avevano permessi o riposi e venivano sorvegliati a vista dai “caporali” e spesso minacciati, offesi e picchiati. In caso di malattia, compresi i casi di positività al Covid, i lavoratori bengalesi non percepivano alcun pagamento.

Grazie alle indagini capillari, la Gdf ha scoperto il particolare sistema adoperato dai caporali: tutte le buste paga e i relativi versamenti risultavano, ad un primo controllo, conformi ma una volta pagate le buste paga con bonifici bancari, pretendevano, anche con l’uso della violenza e la minaccia della perdita del posto di lavoro, la restituzione, in contanti, di parte dello stipendio costringendo gli operai a continui prelievi al bancomat. Il meccanismo era stato studiato da un consulente del lavoro di Ancona che predisponeva false buste paga con il minimo dei contributi previdenziali. Al termine delle indagini, su proposta della locale Procura, il gip ha disposto la custodia cautelare nei confronti degli 8 membri della banda e il sequestro dei beni a loro riconducibili, per un valore di circa 1 milione di euro, tra quote societarie, immobili e autovetture. Misura cautelare del “Controllo giudiziario” nei confronti dell’azienda che sfruttava gli operai, per salvaguardare la posizione lavorativa delle maestranze. (ANSA).



Usa 2020: Barr, indagare su accuse frode elettorale

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(ANSA) – WASHINGTON, 10 NOV – Il ministro della giustizia americano William Barr ha autorizzato il Dipartimento di giustizia a indagare su “accuse rilevanti ” di frode elettorale.



Lo riporta la Associated Press.

L’indagine, ha affermato Barr, possono essere avviate “se ci sono accuse di irregolarità chiare e apparentemente credibili.

Irregolarità che, se riscontrate realmente, potrebbero potenzialmente impattare sul risultato elettorale di un singolo stato”. (ANSA).



Abu Mazen, morte Erekat ‘grande perdita per Palestina’

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(ANSA) – TEL AVIV, 10 NOV – La morte del “fratello e amico, il grande combattente” Saeb Erekat è “una grande perdita per la Palestina e il nostro popolo”. Lo ha detto il presidente palestinese Abu Mazen aggiungendo – citato dalla Wafa – di “provare un profondo dolore per la sua perdita, specialmente alla luce di queste difficili circostanze che deve affrontare la causa palestinese”.

“Il nostro popolo – ha continuato Abu Mazen dopo aver ripercorso le tappe dell’azione politica di Erekat – ricorderà il giusto figlio della Palestina che era in prima linea per difendere le cause della sua patria e del suo popolo nei campi del lavoro e della lotta nazionale e nell’arena internazionale”.
Il presidente ha deciso che saranno osservati 3 giorni di lutto in tutti i Territori Palestinesi e che le bandiere nazionali saranno a mezz’asta. (ANSA).



Industria: istat, produzione cala, -5,6% a settembre

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Torna a scendere la produzione industriale che, dopo quattro mesi di recupero, segna a settembre un tonfo del 5,6% rispetto ad agosto e del 5,1% rispetto ad un anno prima. Lo rende noto l’Istat.

Nonostante il calo di settembre il trimestre iniziato a luglio mantiene un forte segno positivo (+28,6%) rispetto al precedente trimestre caratterizzato dal lockdown Covid

Dopo quattro mesi di crescita e il forte aumento registrato ad agosto – spiega l’Istat – a settembre la produzione industriale diminuisce in termini congiunturali, registrando comunque un livello superiore dell’1,3% rispetto a luglio. Rispetto a febbraio 2020, mese immediatamente precedente l’esplosione della crisi, il livello è inferiore di circa il 4% mentre, in termini tendenziali, l’indice corretto per gli effetti di calendario è più basso del 5,1%.

Riduzioni tendenziali particolarmente ampie riguardano le industrie tessili , dell’abbigliamento, pelli e accessori (-20,8%) e quelle petrolifere (-20,4%). Gli unici settori di attività economica che registrano incrementi tendenziali sono l’attività estrattiva (+2,7%), la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+2,0%) e le altre industrie (+0,2%). Se si guarda ai comparti, l”indice destagionalizzato mostra diminuzioni congiunturali: variazioni negative caratterizzano, infatti, i beni di consumo (-4,8%), i beni strumentali (-3,9%), i beni intermedi (-1,6%) e, in misura meno rilevante, l’energia (-0,3%). Corretto per gli effetti di calendario, a settembre 2020 l’indice complessivo diminuisce rispetto all’anno precedente del 5,1% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 22 contro i 21 di settembre 2019). Le flessioni sono più ampie per i beni strumentali (-7,1%), i beni di consumo (-5,7%) e i beni intermedi (-4,2%), mentre resta sostanzialmente stazionaria l’energia (-0,1%).



Brexit: Camera Lord dice no a legge anti Ue

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– LONDRA, 10 NOV – La Camera dei Lord ha respinto oggi a larga maggioranza, con 433 no contro 165 sì una delle parti più contestate della controversa legge sulla Brexit presentata dal governo Tory di Boris Johnson (Internal Market Bill) con l’obiettivo di rivendicare alle istituzioni britanniche il potere di modificare alcuni aspetti cruciali degli accordi di divorzio sottoscritti con l’Ue – in particolare sul delicato dossier dei confini fra Irlanda e Irlanda del Nord – anche a costo di minacciare una violazione “limitata” del diritto internazionale.



La bocciatura della camera non elettiva di Westminster, che l’esecutivo non controlla, era attesa ed ha avuto anche il sostegno di 44 conservatori ‘ribelli’. Ma il governo ha già chiarito di non voler modificare nella sostanza il testo – che ha fatto infuriare Bruxelles e preoccupare lo stesso presidente eletto americano Joe Biden – e d’essere deciso a farlo riapprovare a tempo debito alla Camera elettiva dei Comuni (che ha già votato a favore del provvedimento oltre un mese fa e che alla fine avrà comunque l’ultima parola), dove Johnson conta su una maggioranza blindata. L’Internal Market Bill viene denunciato dalle voci critiche come una macchia sulla reputazione internazionale del Regno Unito. Mentre viene difeso dal premier e dai suoi ministri come una forma di autotutela della sovranità britannica sull’Irlanda del Nord – legittima da un punto di vista costituzionale interno – in caso di fallimento dei negoziati in corso con l’Ue sulle relazioni commerciali post Brexit: negoziati che la polemica sulla legge non ha del resto fermato e che proprio questa settimana sono entrati in una fase decisiva per evitare lo spettro del no deal.



L’uragano Eta si abbatte sull’Honduras, almeno 57 morti

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(ANSA) – TEGUCIGALPA (HONDURAS), 10 NOV – Almeno 57 persone sono morte e altre 8 risultano disperse in seguito al passaggio dell’uragano Eta in Honduras. Lo riferiscono le autorità precisando che da domenica a oggi le vittime sono più che raddoppiate.

La tempesta tropicale, classificata a categoria 4, ha colpito i Paesi dell’America centrale la scorsa settimana provocando almeno 200 tra morti e dispersi. L’Honduras è stato uno dei Paesi più colpiti, con aree della regione sommerse e le autorità che inizialmente hanno segnalato 23 morti. Due grandi fiumi sono straripati nel cuore economico della valle del Sula, causando inondazioni diffuse e intrappolando decine di migliaia di persone. Otto al momento risultano disperse.



MORTO PRESIDENTE UNICEF ITALIA, FRANCESCO SAMENGO

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(ANSA) – ROMA, 10 NOV – E’ morto a Roma il presidente dell’Unicef Italia Francesco Samengo, ucciso dal Covid. A darne notizia è la stessa Unicef. Era ricoverato all’ospedale Spallanzani. “È stato per tutti una guida sicura, un esempio di abnegazione e instancabile costanza, uno sprone a dare sempre il meglio di noi nel perseguire la causa dei diritti dei bambini in Italia e nel mondo. In prima linea nella difesa dei diritti dei bambini e dei giovani in Italia e nel mondo, Francesco Samengo si è sempre distinto per l’enorme sensibilità e la ferma convinzione che realizzare un mondo migliore significhi innanzitutto prendersi cura dei più vulnerabili e indifesi, in particolare i bambini, senza lasciare indietro nessuno. Nei due anni del suo incarico ha guidato l’organizzazione con grande impegno, passione e un’incessante dedizione”, scrive l’Unicef. (ANSA).



Nagorno: folla arrabbiata invade sede governo Erevan

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– EREVAN, 10 NOV – Una folla di manifestanti arrabbiati per l’intesa appena firmata da Armenia e Azerbaigian sul cessate il fuoco nella contesa regione del Nagorno-Karabakh, ha invaso la sede del governo armeno a Erevan saccheggiando gli uffici e frantumando i vetri delle finestre. Migliaia di persone si erano radunate all’esterno dell’edificio che ospita il governo e poche centinaia hanno fatto irruzione dopo l’annuncio del raggiunto accordo da parte del premier armeno Nikol Pashinyan.