Decreto ristori: fondo da 410 milioni alle nuove zone arancioni-rosse

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Un fondo di 340 milioni nel 2020 e 70 milioni nel 2021 per aiutare ulteriori attività se ci saranno nuove zone arancioni o rosse. Lo prevede il decreto ristori bis, bollinato e in attesa di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Il provvedimento stanzia circa 1 miliardo per i contributi a fondo perduto ai nuovi codici Ateco aggiunti alla lista del Ristori 1 le nuove categorie coinvolte dalla stretta anti-Covid.

Altri 280 milioni vengono stanziati nel 2021 per i ristori delle attività nei centri commerciali e per la filiera alimentare. Stanziati anche 234 milioni nel 2020 (e 78 nel 2021) per il credito d’imposta sugli affitti, 38 milioni per il ristoro ai Comuni per l’estensione della cancellazione dell’Imu, e 35,8 milioni per la sospensione delle tasse per gli Isa e circa mezzo miliardo per lo stop ai versamenti di novembre.

Prevista inoltre la sospensione del versamento dei contributi per il mese di novembre per le attività nelle zone rosse che saranno costrette a chiudere, come previsto dall’ultimo Dpcm anti-Covid.

https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2020/11/09/decreto-ristori-fondo-da-410-milioni-alle-nuove-zone-arancioni-rosse_6e78f095-8079-47c3-9719-7b799c41f689.html

Onu: inizia Settimana internazionale della scienza e pace

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(ANSA) – ROMA, 9 NOV – Inizia oggi la Settimana internazionale della scienza e della pace, indetta per la prima volta dalle Nazioni Unite nel 1986, che coincide con la settimana in cui cade il 10 novembre la Giornata internazionale della scienza al servizio della pace e dello sviluppo. In questo periodo si incoraggiano gli Stati membri, le università, le accademie e gli istituti scientifici ad organizzare conferenze, seminari e dibattiti per diffondere informazioni sui legami tra il progresso scientifico e tecnologico e il mantenimento della pace.

Si incoraggia inoltre la cooperazione internazionale tra gli scienziati. Mai come quest’anno, funestato dalla pandemia, la scienza ha dimostrato il suo ruolo essenziale nella risoluzione delle sfide globali. Per questo nel corso di questa crisi sanitaria senza precedenti, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) ha cercato di avvicinare la scienza alla società e rafforzare le collaborazioni scientifiche internazionali tanto necessarie.

La risposta dell’UNESCO al COVID-19 è strutturata intorno a tre pilastri principali: promuovere la cooperazione scientifica internazionale, garantire l’accesso all’acqua e sostenere la ricostruzione ecologica. L’Unesco promuove inoltre uno status appropriato per i ricercatori scientifici, sollecita adeguate politiche nazionali in materia di scienza, tecnologia e innovazione e invita la società ad utilizzare in modo responsabile le conoscenze scientifiche e a condividerle.

(ANSA).



Alto Adige verso il lockdown duro

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L’Alto Adige, da oggi zona rossa, presto potrebbe applicare addirittura un lockdown duro. “Non abbiamo alternative, altrimenti collassa l’intero sistema sanitario”. Lo dice all’ANSA l’assessore alla sanità Thomas Widmann. “I danni collaterali sarebbero devastanti, se gli ospedali non dovessero più garantire chemioterapie e interventi chirurgici”, aggiunge. La questione sarà analizzata domani dalla giunta provinciale. “Siamo oltre il tempo massimo, i campanelli d’allarme non possono più essere ignorati”, afferma.”A marzo – prosegue Widmann – abbiamo chiuso tutto con 42 casi Covid in Alto Adige, ora registriamo 750 nuovi contagi al giorno e c’è ancora chi non capisce e si lamenta delle restrizioni”. Con il lockdown duro anche le elementari e la prima media passerebbe alla didattica a distanza e le attività economiche verrebbero ridotte al minimo. L’assessore auspica un lockdown rigido, ma breve con test a tappetto. “Siamo partiti con 30 tamponi al giorno, ora ne facciamo anche 4.000, questo è importantissimo”. Secondo Widmann, “già adesso la pressione sugli ospedali è enorme. Abbiamo garantito la vita pubblica il più lungo possibile, ma ora va presa una decisione netta, se vogliamo evitare gli ospedali da campo”.



Covid: Alto Adige verso lockdown duro

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(ANSA) – BOLZANO, 09 NOV – L’Alto Adige, da oggi zona rossa, presto potrebbe applicare addirittura un lockdown duro. “Non abbiamo alternative, altrimenti collassa l’intero sistema sanitario”. Lo dice all’ANSA l’assessore alla sanità Thomas Widmann. “I danni collaterali sarebbero devastanti, se gli ospedali non dovessero più garantire chemioterapie e interventi chirurgici”, aggiunge. La questione sarà analizzata domani dalla giunta provinciale. “Siamo oltre il tempo massimo, i campanelli d’allarme non possono più essere ignorati”, afferma.

“A marzo – prosegue Widmann – abbiamo chiuso tutto con 42 casi Covid in Alto Adige, ora registriamo 750 nuovi contagi al giorno e c’è ancora chi non capisce e si lamenta delle restrizioni”.

Con il lockdown duro anche le elementari e la prima media passerebbe alla didattica a distanza e le attività economiche verrebbero ridotte al minimo. L’assessore auspica un lockdown rigido, ma breve con test a tappetto. “Siamo partiti con 30 tamponi al giorno, ora ne facciamo anche 4.000, questo è importantissimo”. Secondo Widmann, “già adesso la pressione sugli ospedali è enorme. Abbiamo garantito la vita pubblica il più lungo possibile, ma ora va presa una decisione netta, se vogliamo evitare gli ospedali da campo (ANSA).

Morto Gigi Proietti, aveva 80 anni

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MORTO GIGI PROIETTI, OLTRE 50 ANNI TRA TEATRO E CINEMA © ANSA

Gigi Proietti, attore di teatro, cinema e tv, è morto. Avrebbe compiuto 80 anni proprio oggi 2 novembre.

Gigi Proietti (LA SCHEDA).

Ricoverato da giorni in una clinica romana per accertamenti, era stato colpito ieri da un grave scompenso cardiaco. Da subito le sue condizioni erano apparse molto serie. Proprio oggi Proietti avrebbe compiuto 80 anni. In una carriera lunga oltre 50 anni ha spaziato dal cinema al teatro. Memorabile il successo di ‘A me gli occhi, please’.
‘Nelle prime ore del mattino – spiega la famiglia – è venuto a mancare all’affetto della sua famiglia Gigi Proietti. Ne danno l’annuncio Sagitta, Susanna e Carlotta. Nelle prossime ore daremo comunicazione delle esequie’.

Mattatore a teatro, showman assoluto, maestro per i più giovani, direttore e organizzatore, Gigi Proietti aveva pubblicato un’autobiografia dal titolo ‘Tutto sommato – Qualcosa mi ricordo’, (Rizzoli). E se lui ricordava qualcosa l’Italia ricorda moltissimo dell’eterno Mandrake di Febbre da cavallo (o se preferite, Il maresciallo Rocca della tv e il Gastone teatrale) che dall’Accademia al teatro d’avanguardia, dal teatro Tenda al varieta’ e alla tv ha attraversato oltre mezzo secolo di spettacolo italiano. E’ arrivato ad ottant’anni con una storia ricca, di vero attore, di maestro di tecnica, di personaggio di grande ironia e carisma, amatissimo dal pubblico piu’ evoluto come dalla grande platea degli spettatori televisivi. Un personaggio pubblico, quindi, ma che ha sempre difeso la sua vita privata fino all’ultimo, nei momenti positivi e in quelli negativi come il ricovero in terapia intensiva della notte prima dei suoi ottanta, in piena era covid, ma per un attacco di cuore che non era il primo. Nato a Roma il 2 novembre 1940, appassionato musicista e cantante fin dalla giovinezza, durante l’universita’ si avvicina al teatro sperimentale. Nel 1970 trionfa nel musical ‘Alleluja brava gente’. Da allora, la sua carriera e’ una serie di successi a teatro, al cinema e in televisione.. E’ anche doppiatore , tra gli altri di Marlon Brando, Robert De Niro, Dustin Hoffman ma anche del primo Rocky e del funambolico genio di Aladdin (“molto divertente ma faticoso”) fino a Enzo, il saggio golden retriever protagonista di Attraverso i miei occhi. Poi regista e poeta teatrale. In circa 50 anni di attivita’ ha cosi’ collezionato 33 fiction, 42 film, 51 spettacoli teatrali di cui 37 da regista, oltre ad aver registrato 10 album come solista e diretto 8 opere liriche. Una carriera teatrale, da A me gli occhi please, passando per Shakespeare, che aveva riassunto in uno spettacolo Cavalli di battaglia scelto per festeggiare nel 2016 i suoi 50 anni in scena coronati dalla direzione quindicennale dell’elisabettiano Globe Theater di Roma. Anche se molto prima la sua scuola, e la sua vocazione di maestro, si era espressa al Brancaccio, di cui fu direttore dal1978, insieme a Sandro Merli, per dare vita ad una fucina di talenti tra cui figurano Flavio Insinna, Chiara Noschese, Giorgio Tirabassi, Enrico Brignano, Massimo Wertmüller, Paola Tiziana Cruciani, Rodolfo Laganà, Francesca Reggiani, Gabriele Cirilli e Sveva Altieri. Attori che come lui sanno attraversare i generi e che hanno conquistato il cuore del pubblico televisivo come ha fatto Proietti, prima come conduttore (suo un Fantastico 4 nel 1983) poi come protagonista di fiction fortunatissime come Il Maresciallo Rocca, arrivata a conquistare anche 16 milioni di telespettatori, poi L’avvocato Porta sempre uscito dalla penna di Marotta e Toscan, Una pallottola nel cuore e molto altro. ”Raccontare la propria vita non e’ cosa da tutti – scrisse sempre nella sua autobiografia – Certo, chiunque puo’ ricordare gli episodi, cercare di storicizzare, fare riflessioni su come passa il tempo e come cambiano le cose. Ma l’odore della poverta’ misto a quello del sugo della domenica, i richiami delle mamme ai figli discoli che non tornano per cena, l’allegria irrecuperabile del mercato, le chiacchiere sui marciapiedi come li spieghi a chi non c’era? I ‘faccio un goccio d’acqua’ sui muri ancora freschi di calce, la partita a tressette, la vita in strada, le donne ai davanzali, le chiacchiere dei disoccupati… Tutto questo, come puoi farlo rivivere in chi legge?”, per arrivare a concluder che ”forse non e’ stato neppure come lo ricordi tu, perche’ nel ricordo hai enfatizzato qualcosa, e qualcos’altro hai rimosso”. Ora nel bellissimo cameo del Mangiafuoco nel Pinocchio di Garrone, tornerà ancora una volta al cinema, si proprio lui che si lamentava sempre di aver fatto in fondo pochi film, con Marco Giallini e la regia di Edoardo Falcone in “Io sono Babbo Natale” annunciato, sempre che i cinema riescano a riaprire, per il 3 dicembre. E saluterà come piaceva a lui, in commedia.

Salvini in aula a Milano, io minacciato da post antagonista

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(ANSA) – MILANO, 30 OTT – “Se ci sono minacce fisiche a me o alla mia famiglia non transigo, se uno poi chiede scusa o dà qualcosa in beneficenza va bene, ma se non ci sono le scuse vado avanti”. Lo ha spiegato il leader della Lega Matteo Salvini, testimoniando in aula a Milano nel processo a carico di un giovane antagonista, Valerio Ferrandi, accusato di avere diffamato e minacciato su Facebook il 25 aprile 2016 l’ex ministro dell’Interno. Ferrandi, usando un profilo ‘fake’, aveva risposto così in un commento a un post di Salvini: “Salvini, in nome della bellezza e dell’intelligenza. Fai un gesto nobile. Sparati in bocca. Ps: prima o poi verrai appeso a un lampione, ne sei consapevole?”. (ANSA).

Processi Moro digitalizzati, detenuti salvano la Storia

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“Mi è stato detto con tutta chiarezza che sono considerato un prigioniero politico, sottoposto – come presidente della DC – ad un processo diretto ad accertare le mie trentennali responsabilità…”. La lettera di Aldo Moro recapitata il 29 marzo 1978 a Francesco Cossiga è solo un piccolo frammento delle 550mila pagine che raccontano il sequestro, l’assassinio dello statista, le Brigate Rosse e gli anni di piombo, ma anche tutto il dramma di uomo ridotto in prigionia. Faldoni che contengono reperti, dibattimenti, interrogatori, missive e fotografie dei cinque procedimenti (quattro processi) sull’omicidio del leader democristiano. A distanza di 42 anni e in piena era Covid, la digitalizzazione di questa enorme, importantissima documentazione si sta svolgendo in un carcere italiano: Rebibbia di Roma. Qui, sette detenuti, alle prese con carte giudiziarie e scanner, lavorano per rendere immateriali e più accessibili queste testimonianze. Lavorano per salvare anche dall’incuria del tempo un pezzo drammatico della Storia d’Italia. E proprio in questi giorni hanno concluso tutte le operazioni riguardanti il primo procedimento istruttorio del primo processo (il cosiddetto “Moro uno”). Dopo una sospensione di qualche mese a causa dell’epidemia, il progetto è rientrato nel vivo quest’estate. Ad oggi i reclusi, rigorosamente in mascherina, operano in un ambiente videosorvegliato nella casa circondariale e scansionano le carte che compongono i fascicoli nell’ordine preciso in cui le trovano, sotto la costante supervisione di tre archivisti-formatori. A guidare l’equipe formata da Maria Carmela De Marino, Paolo Musio ed Elvira Grantaliano è il professor Michele Di Sivo che nel 2017 ha avviato, insieme a loro, a Eleonora Lattanzi, Enzo Pio Pignatiello e alla restauratrice Alessandra Terrei, lo studio preparatorio della documentazione. Poi, il contenuto delle carte è stato inserito nella banca dati dell’Archivio di Stato di Roma e i faldoni sono stati trasportati dalla Corte di Assise di San Basilio a Rebibbia. In una fase iniziale i detenuti ‘scelti’ per questa attività, hanno dovuto seguire corsi di formazione ed oggi possono vedere e toccare con mano testimonianze cruciali della storia dell’Italia. “All’inizio ho posto un’unica condizione nella scelta dei partecipanti: che fossero detenuti non politici – racconta Di Sivo -. Visto l’argomento mi sembrava necessario. Per loro si sta rivelando un’esperienza forte, sia per i più anziani che ricordano di aver vissuto quel periodo e addirittura cosa stavano facendo quando arrivò la notizia del ritrovamento del corpo, sia per i più giovani che all’inizio nemmeno sapevano chi fosse Aldo Moro. Molti ci hanno detto di essere rimasti colpiti dai volantini e comunicati delle Br. Tutti, alla fine, hanno compreso la portata politica enorme di questa vicenda, mostrando istintivamente solidarietà umana allo statista democristiano”. Del progetto, promosso dal Ministero della Giustizia e da quello dei Beni Culturali, è molto soddisfatta anche la direttrice del carcere Rosella Santoro: “È una bellissima iniziativa e i detenuti che vi partecipano sono molto bravi”. I tutor che prima venivano tre volte a settimana ora varcano i cancelli di Rebibbia quasi tutti i giorni: bisogna digitalizzare il “Moro bis”, poi il dibattimento e, quindi, proseguire con gli altri tre processi. Tempo stimato: almeno due anni ancora. De Marino, una libera professionista in questo lavoro ci sta mettendo cervello e cuore. “Per me è un’esperienza di alto spessore professionale e soprattutto umano”, commenta. Definisce i sette reclusi con cui opera “motivati, pieni di tatto e sensibilità. Si crea un confronto continuo e produttivo – continua -. Si dimostrano propositivi, ciascuno secondo le proprie competenze. Dimostrano profonda gratitudine per questa opportunità di riflettere, crescere e impiegare il loro tempo in modo produttivo. Insomma, si è creato un clima di fiducia. Soprattutto tra i più giovani pensano che bisognerebbe onorare il sacrificio di Aldo Moro. Non escludo, considerato l’interesse dimostrato, che un domani alcuni di loro possano intraprendere studi nel settore dei beni culturali e in particolare degli archivi”. Uno degli esiti di questo lavoro è stata anche la pubblicazione del “Memoriale di Aldo Moro, 1978. Edizione critica” diretto dallo stesso Di Sivo. I detenuti gli hanno chiesto di presentarlo in carcere. “Superata la crisi Covid – assicura lui – manterrò questa promessa”.

ANSA-IL-PUNTO/COVID: la Sardegna piange altri 7 morti

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(ANSA) – CAGLIARI, 30 OTT – Nel giorno della protesta del mondo dello spettacolo per la ‘stretta’ contenuta nell’ultimo Dcpm – 500 artisti con tamburi e trampolieri davanti alla Prefettura di Cagliari in rappresentanza dei circa 5mila lavoratori sardi del settore – l’Isola piange altri sette morti (214 in totale dall’inizio dell’emergenza) contagiati dal Covid, tutti anziani dai 63 ai 92 anni, e 298 nuovi positivi a fronte di un incremento di oltre 3mila tamponi in 24 ore. Cresce la pressione sugli ospedali: 323 (+1) i pazienti ricoverati nei reparti non intensivi e 40 (+1) in quelli intensivi, mentre le persone in isolamento domiciliare sono complessivamente 5.458.

Regione al lavoro per superare le criticità nell’Oristanese.

Apertura del Covid-hotel nel capoluogo, riconfigurazione dei posti letto nell’ospedale di Ghilarza per l’assistenza ai pazienti positivi e individuazione dell’hot-spot per l’esecuzione dei tamponi drive-in in applicazione dell’accordo con l’Esercito: queste le soluzioni presentate dal neo commissario Ats-Ares Massimo Temussi in un vertice con il prefetto Gennaro Capo, il sindaco di Oristano Andrea Lutzu e la direttrice dell’Assl Valentina Marras.

E’ stallo intanto sull’ordinanza del governatore Solinas che dovrebbe integrare il Dcpm del Governo con misure in parte restrittive (didattica a distanza al 100%, riduzione della capienza dei trasporti pubblici fino al 50% e degli arrivi in porti e aeroporti) e in parte “permissive” (apertura di bar fino alle 20 e di ristoranti fino alle 23, ma anche di palestre, piscine e teatri seppur con ingressi contingentati). Lo stop arrivato da Roma alle fughe in avanti delle Regioni potrebbe essere ‘aggirato’ con una apposita legge regionale, ma su questo l’opposizione si è già chiamata fuori. Un’altra soluzione – forse l’unica al momento praticabile – consiste nell’adozione di un provvedimento con le sole misure restrittive. Il pacchetto ‘allentamenti’ non piace all’Anci. “E’ del tutto fuori luogo il tentativo di estendere gli orari di apertura ad alcune categorie quando appare inevitabile la serrata totale o semitotale, cioè misure simili a quelle di marzo”, chiarisce su Facebook il presidente Emiliano Deiana (ANSA).